venerdì, luglio 31, 2009

Ma che paese è?




Sotto l’ombrellone accanto a un morto
L’indifferenza dei bagnanti: c’è chi spalma la crema e chi si tuffa

Fonte: corriere.it

C’è un ombrellone rovesciato sulla battigia sotto il quale è adagiato il cadavere di un uomo interamente coperto da un lenzuolo e da un asciugamano. A un paio di metri, una borsa e una sedia da bar vuota. Siamo sulla cosiddetta Mappatella Beach, pieno lungomare di Napoli, su via Caracciolo, dove ai napoletani piace fare il pic nic.
Quel che è successo, si può anche raccontare dopo, ma sono le fotografie a colpire per prime. Intorno al corpo senza vita, c’è una spiaggia estiva moderatamente affollata: una donna dalla schiena abbondante di pieghe che spalma la crema sulle spalle di una signora con cappellino bianco, un gruppetto di uomini che sembra chiacchierare le mani incrociate sul dorso, chi continua a prendere la tintarella, chi si sistema sulla sdraio, chi stende il suo telo sulla sabbia, chi si bagna i piedi, chi legge, un ragazzino che corre a tuffarsi nel mare calmissimo. C’è anche un cane accucciato dietro una sedia. Agghiacciante normalità da solleone. Normalità con morto. Solo un bambino e un anziano poco distanti gettano uno sguardo a quell’uomo disteso sotto il lenzuolo, con un’aria di attesa, le mani sui fianchi.

Il resto sono occhi che guardano altrove, anzi che fanno di tutto per evitare di incrociare l’immagine della morte così sfacciatamente immobile. O forse no, non evitano niente, non la vedono e basta. L’ombrellone rovesciato li aiuta a schermare uno scandalo tanto intollerabile. L’uomo aveva 73 anni, si chiamava Antonio Sommaripa, abitava nel quartiere Miano e in mattinata i bagnanti hanno visto galleggiare il suo corpo (che per quanto ne sapevano poteva essere ancora in vita) su quell’innocuo e piccolo specchio d’acqua chiuso dagli scogli, dove dicono che non annegherebbe neanche un bambino lasciato solo. Invece di soccorrerlo, hanno preso un telefonino e hanno chiamato il 118, perché ci pensassero i medici del Pronto Soccorso a fare il possibile (l’impossibile).

Solo dopo, qualcuno ci ha ripensato e ha deciso di trascinarlo a riva. I medici non hanno potuto che constatarne il decesso per annegamento. Niente bagnini, sulla spiaggia centrale di Napoli? Niente bagnini, a quanto pare. Ma soprattutto, nessuna pietà sulla spiaggia centrale di Napoli? Nessuna pietà. A giudicare dall’agghiacciante normalità di quelle scene, dove nulla riesce a turbare i sacri rituali preagostani, un morto vale una sedia vuota, una borsa abbandonata, un cestino dei rifiuti. Rifiuto esso stesso, se si può continuare a leggere un libro o il giornale con un cadavere a due passi, se si riesce ad aprire un tubetto per spalmarlo sulle spalle arrossate dell’amica, se si può rimanere sdraiati pancia all’aria e gambe divaricate ad abbronzarsi.


Neanche i sassi che circondano la Mappatella Beach sembrano capaci di tanta indifferenza di fronte a un uomo morto. C’è una famosa poesia di Ungaretti, intitolata «Veglia», in cui un soldato evoca una nottata di guerra del ’14 passata a fianco di «un compagno / massacrato / con la sua bocca / digrignata / volta al plenilunio / con la congestione delle sue mani»: ricorda che in quella notte, disteso a fianco della morte («penetrata nel mio silenzio »), non si è sentito mai «tanto attaccato alla vita» e ha cominciato a scrivere «lettere piene d’amore». Ci vuole il massacro di una guerra per avere tanto rispetto della morte, e perciò della vita? O lo si può avere non solo sotto il plenilunio ma nel solleone, non solo al fronte ma anche su una spiaggia, non solo in divisa ma anche in costume da bagno? Con le pance sporgenti, con le gambe adipose? Insomma, in tempo di pace. E di benessere.

giovedì, luglio 30, 2009

Persone serie

Fonte Repubblica
Grazie, ma no. Grazie e un cortese, fermo rifiuto. I turisti giapponesi che hanno pagato un conto salatissimo in un noto ristorante romano dicono no all'offerta di tornare in Italia come ospiti del governo: "Perché è una spesa inutile fatta con le tasse del popolo italiano".

Yasuyuki Yamada, giapponese di 35 anni, vittima con la sua fidanzata del conto-truffa da 695 euro al ristorante "Il Passetto" di Roma, è netto nei confronti della proposta del ministro del Turismo, Michela Vittoria Brambilla, di tornare in Italia a spese del governo.

Nonostante la brutta esperienza nel locale romano, il ricordo del viaggio non è negativo. "Le persone che fanno truffe esistono in tutto il mondo", dice Yamada. E non esclude di tornare nel Bel Paese, ma a spese proprie. "La prossima volta - spiega all'Ansa - vorrei visitare meglio il Vaticano, tornare a Capri e godermi lo splendido panorama".

Alè, l'occupazione è completa




Fonte www.Dagospia.com

1 - PISSI 23 LUGLIO - BOATOS! FELTRI A "IL GIORNALE", GIORDANO AL TG5 E MIMUN A LA7
Una cosa è certa: il prossimo anno la legge permetterà a Mediaset di inglobare nella sua pancia "Il Giornale". Il resto è mera indiscrezione. A dirigere l'ammiraglia di carta di Berlusconi dovrebbe essere Vittorio Feltri, Mario Giordano occuperebbe il Tg5 e Mimun sarebbe diretto a La7 come direttore dei programmi e del Tg.

martedì, luglio 28, 2009

E da allora non è successo nulla

...Il decreto anti-crisi taglia i fondi per l'efficienza energetica (l'iva di sky è solo una scusa)
Post n°1025 pubblicato il 02 Dicembre 2008 da kudablog

Fino a ieri la spesa per montare pannelli solari, installare infissi isolanti o cambiare la caldaia ad alto consumo con una più efficiente, poteva essere detratto al 55% dalla dichiarazione dei redditi, ma d'ora in avanti non sarà più così. La normativa introdotta un paio di anni fa dall'allora ministro dello Sviluppo economico Pierluigi Bersani prevede infatti l'opportunità di detrarre dalla dichiarazione dei redditi il 55% delle spese sostenute, ad esempio, per installare un pannello solare o sostituire un impianto di climatizzazione o cambiare gli infissi alle finestre. Ma ora, con l'entrata in vigore del decreto anticrisi, accedere a questo incentivo sarà molto più difficile. L'iter per avere accesso alle detrazioni Irpef e Ires diventa decisamente più complesso. Il decreto prevede che per le spese sostenute dopo il 31 dicembre 2007, i contribuenti debbano inviare all'Agenzia delle entrate, esclusivamente in via telematica, "un'apposita istanza per consentire il monitoraggio della spesa e la verifica del rispetto dei limiti di spesa complessivi". Il provvedimento stabilisce ancora che l'Agenzia delle entrate esamini le domande secondo l'ordine cronologico di invio e comunica entro 30 giorni l'esito della verifica agli interessati. Decorsi i 30 giorni senza esplicita comunicazione di accoglimento "l'assenso si intende non fornito" e il cittadino non potrà usufruire della detrazione. Finora il bilancio della norma è stato infatti molto positivo con un +56% nel settore della caldaie a condensazione (giungo 2007-giugno 2008) e un +42% nei metri quadri di solare termico, dati in controtendenza con altri settori, soprattutto in un momento di difficoltà economica come quello attuale. Per le richieste di sgravio viene introdotta la strana formula del “silenzio dissenso” (mentre in precedenza vigeva il “silenzio assenso”): l’agenzia dell’entrate, che vaglierà e giudicherà le richieste, ha a disposizione 30 giorni per comunicare l’accettazione delle richieste, richieste vagliate in base all’ordine cronologico di invio. La mancata comunicazione da parte dell’agenzia dell’entrate significa automaticamente la bocciatura della richiesta senza possibilità di appello o di spiegazioni in proposito. In sintesi il metodo per eliminare le detrazioni è il seguente:
Il decreto legge n. 185/2008, il cosiddetto “decreto anticrisi” prevede l’obbligatorio assenso dell’Agenzia delle Entrate per chi vuole ottenere la detrazione al 55% per il risparmio energetico per gli anni dal 2008 al 2010. Tale assenso dovrà essere richiesto via internet (su un portale dell’Agenzia delle Entrate ancora inesistente). In caso di mancato assenso entro 30 giorni la domanda si considererà rifiutata.
I fondi previsti, oltre i quali non saranno accolte le domande, sono 82,7 milioni di euro per il 2008; 185,9 milioni per il 2009 e 314,8 milioni per il 2010. Ossia una piccolissima parte delle possibili richieste.
Si prevede che solo un 5% di richieste potrà essere soddisfatto. Considerato che nel 2007 (primo anno di detrazioni e con obbligo di certificazione anche per infissi e pannelli solari termici) le richieste sono state di 825 milioni, gli 82,7 milioni previsti per il 2008 sono il 10%, ma sicuramente le domande quest’anno sarebbero state molte di più, si stima anche il doppio proprio grazie all’assestamento della legge e all’eliminato obbligo della certificazione energetica per infissi e pannelli solari termici.
Quindi:
il 95% delle persone rimarrà a bocca asciutta, perchè questa norma è retroattiva per tutto il 2008, chi ha predisposto la documentazione (bonifici, certificazione energetica, allegati) potrebbe non ottenere nulla, tranne il 36% in 10 anni, ammesso che vi siano le condizioni
gli italiani che non hanno internet non potranno richiedere le detrazioni, alla faccia della legge uguale per tutti
le aziende dei settori delle energie alternative subiranno un collasso di ordinazioni visto che nessuno penserà di ottenere una detrazione che è “illusoria” coloro che hanno investito nel 2008 pensando di ottenere già un 18,3% nel 2009 resteranno a bocca asciutta ed è probabile che eviteranno nuovi investimenti ci saranno seri problemi tra i clienti e i tecnici che hanno consigliato le detrazioni metto solo in fondo le conseguenze sull’ambiente che a quanto pare non interessano affatto al governo

lunedì, luglio 27, 2009

Who wants to kill Brüno?



Source The Times

Terrorist threat to Sacha Baron Cohen over Bruno ridicule
Sacha Baron Cohen as Brüno: the actor is said to be taking the threat seriously

David Brown, Kartik Mehta

The al-Aqsa Martyrs’ Brigades, a coalition of Palestinian militias in the West Bank, said it was “very upset” that it featured in the film starring Baron Cohen’s homosexual fashionista alter ego.

Baron Cohen’s Austrian character ridicules the terrorist group when he attempts to get himself kidnapped during a meeting with Ayman Abu Aita, who is identified in the film as the leader of the Martyrs’ Brigades.

The London-born actor is reportedly taking the threat seriously and has improved security arrangements for himself and his family in preparation for violent reprisals.

The Martyrs’ Brigades has issued a statement to a Jerusalem-based journalist including a veiled threat against Baron Cohen, 37. “We reserve the right to respond in the way we find suitable against this man,” it said. “The movie was part of a conspiracy against the al-Aqsa Martyrs’ Brigades.”

The group condemned the use of the interview with Mr Abu Aita. “According to what we checked there was was no meeting about the real context of the film,” the statement said. “This was a dirty use of our brother, Ayman, and we don’t accept that the al-Aqsa Martyrs’ Brigades is part of the film.”

The group is alleged to be responsible for dozens of suicide bombings and shootings. It has been designated as a terrorist organisation by the European Union and United States. Baron Cohen’s Austrian character is shown telling Mr Abu Aita: “I want to be famous. I want the best guys in the business to kidnap me. Al-Qaeda is so 2001.”

Before Mr Abu Aita can respond, Brüno suggests that he remove his moustache, explaining: “Because your king Osama looks like a kind of dirty wizard or homeless Santa.”

Mr Abu Aita claims that he was tricked into appearing in the film and has insisted that he is no longer involved in the Martyrs’ Brigades. He has threatened to sue Baron Cohen. “This man, I think he is not a man,” Mr Abu Aita said. “He is not saying the truth about me.”

Mr Abu Aita’s lawyer, Hatem Abu Ahmad, has said that he is preparing a legal action against Baron Cohen and Universal Studios, alleging that the terrorist reference could get his client in trouble with the Israelis and that the homosexual association could get him killed by the Palestinians.

Mr Abu Ahmad said: “This joke is very dangerous. We are not in the United States, we are not in Europe, we are in the Middle East and the world operates differently here.”

Baron Cohen, who is Jewish, also angered Orthodox Jews in Israel. During the filming of Brüno he nearly provoked a riot in an ultra-Orthodox Jewish neighbourhood in Jerusalem when he strutted down the street in a sexed-up Hasidic outfit that included skintight shorts.

Baron Cohen is reported to have received death threats in America and Kazakhstan after his previous film, Borat: Cultural Learnings of America for Make Benefit Glorious Nation of Kazakhstan.

A spokesman for Baron Cohen refused to comment.

Aaron Klein, a WorldNet reporter who received the statement from the Martyrs’ Brigades, said: “These are terrorists who are fundamentalist Islamists. They are offended by Hollywood in general. They are against feminism, gay rights and abortion.

“Once I asked them what would they do if they found out one of their members was a homosexual. They said they would cut off his head. That’s what they think of that issue

domenica, luglio 26, 2009

An italian week




Source: the Times

My Week: Silvio Berlusconi
According to Hugo Rifkind

Lunedi “A tape?” I say to my private secretary. “Impossible!” My private secretary is loyal. Without my patronage, she would still be predicting cold fronts on Il Bazookas!, Italy’s finest, nude, cable weather channel, which I own. Normally, she is a fine girl, firm-buttocked and unflappable. But today, standing there in her miniskirt, on the huge mirror that covers the floor surrounding my desk, she looks distinctly uncomfortable. “It does not sound like a fake, Signor Berlusconi,” she says.

“But where could she have put the tape recorder?” I ask. My private secretary says she doesn’t know. “The things we did,” I breathe. “It is not possible. I shall draw you a diagram.” My private secretary says this won’t be necessary.

“Anyway,” I continue. “I have nothing to hide. What does this so-called tape have me say?” My private secretary blushes and says something about a bed.

“A flower bed?” I suggest. “Clearly I was considering making her Minister for Agriculture!” “You called it the Putin bed,” she says. “You said it had curtains.” “These Russians!” I say, grandly. “Notoriously flashy gardeners.” “And anyway,” says my private secretary, “you made me Minister for Agriculture. Remember? When I wore those heels.”

Martedi I am hiding out in my office. In the morning, Putin calls. He’s pretty angry. “Now whole vorld is knowing that Putin bed is next to Silvio bed,” he says. “I am looking nancy. Thees schleepover voz to be our secret. If you say I cry at scary ghost stories, I deny everything. Lasht varning. Or no more gas for Italy.”

“He is just bitter,” I say to my private secretary, once he has hung up. “Because all his women look like potatoes! Ha!” My private secretary says that I ought to stop making jokes like that.

“This is becoming a real issue,” she says. “Especially for women voters. They’re starting to think you might be a misogynist.” “A misogynist?” I scoff. “Even with so many hot pieces of ass in my Cabinet?” “Even so,” says my private secretary.

She’s not thinking straight. Misogynist indeed. It must be her time of the month.

Mercoledi Still in the office. A Cabinet meeting. It’s an unusually terse and uncomfortable affair, mainly because, unusually, we're not having it in a hot-tub. Even so, I still allow all the women to wear tiny bikinis, and rub sun cream into each other as much as they like.

Misogynist indeed.

Giovedi My God. Can it be true? Apparently there is another tape!

“Seriously,” I say to my private secretary, when she wakes me up on the sofa. “It’s just not physically possible. The woman must work in a circus.”

My private secretary rubs her eyes. Perhaps, she says, it’s time for a new strategy. One tape even suggests that I don’t usually use condoms, for heaven’s sake. It doesn’t look good. So, my press officer has decided that maybe it’s time to sound contrite. Release a statement.

To all newspapers. Not just the ones I own. “And no jokes,” she continues. “OK?” “Fine,” I sigh. “Tell them I’m not a saint.” My private secretary writes this down.

“Although,” I add, “a saint wouldn’t use a condom either, eh? Eh?” “Oops,” says my private secretary, grimly, “broken pencil.”

Venerdi Another night in the office. Where else can I go? I have many homes, but they are all full of young women in bikini bottoms and big sunglasses, who spend their time drinking champagne and calling me Papi. I’m suddenly worried that they might all have tape recorders. Somewhere. Would a misogynist find himself in a situation like that?

All the same, I’m lonely. Who can I invite over, without causing scandal? I pick up the phone, and dial Moscow.

“Vladimir,” I say. “Fancy a sleepover? Scary ghost stories? I’m sleeping on the sofa, but there’s another sofa for you.”

“Will it have curtains?” says Putin, sulkily.

“Sure,” I say.

Putin says he’ll be here in time for a midnight feast.

Che cazzo sono gli "insurgents"?



Una incapace al Tg1. Ovvero Monica Maggioni che parla di Taliban e insurgents. Peraltro un servizio girato da cani con lei, la coraggiosa collega, con un cappello in piena ombra che non permette di poter vedere il viso. E questi sono giornalisti? Ma andiamo, su.
Segue un pezzo parafascista in difesa dei buoni soldati italiani che aiutano l'Afghanistan e in missione di pace bombardano per difendersi con gli elicotteri Mangusta. Grandissimo TG1.

Quanto ci manchi maestro



Fonte: la Repubblica

Luigi racconta la De Filippo dinasty
"Che lite tra Eduardo e Peppino..."
di LUIGI DE FILIPPO

FU UNA bella lite, accesa, mio padre si ribellò in maniera non solo violenta, ma, se vogliamo, anche ironica. Stavano provando al teatro Diana di Napoli, era il 1944. L'atmosfera era già tesa da un po' di tempo, due galli in un pollaio non ci possono stare. Peppino voleva fare una cosa, Eduardo un'altra. Quella mattina Eduardo notò un atteggiamento svogliato da parte di mio padre alle prove e lo rimproverò davanti agli altri attori. Mio padre si risentì parecchio di quello che gli sembrò un gesto dittatoriale e si rivolse a Eduardo facendo il saluto romano e gridandogli in faccia: "Duce... duce... duce...". Gli astanti dovettero intervenire per separarli.

Anni e anni dopo, quando mio padre si ammalò, avvisai Eduardo. Un po' si fece pregare, ma poi riuscii ad accompagnarlo in clinica; li lasciai da soli. Avevano tante cose da dirsi e poco tempo. Devo ammettere che come famiglia siamo stati molto uniti in scena, ma una volta chiuso il sipario, ognuno faceva la sua vita.

Ho continuato a vedere Eduardo anche dopo il litigio. Andavo spesso nella villetta di via Nomentana a Roma e sono stato il primo ascoltatore di Filumena Marturano. Una mattina, a Napoli, mi fece sedere e cominciò a leggere, interpretando da solo tutti i personaggi. Quella commedia in origine aveva un altro titolo, Filumena Maisto, ma il cognome della protagonista corrispondeva a quello di una nota famiglia napoletana che si risentì moltissimo di vedersi rappresentata da una prostituta. Così Maisto diventò Marturano. Mia zia Titina ha interpretato moltissime volte quella parte e un giorno, nel camerino del teatro romano Eliseo, un gruppo di signore entrò per complimentarsi, ma soprattutto per chiederle di svelare il nome del padre dei tre ragazzi Marturano. Titina, come se confidasse un segreto, rispose: "Lo so ma non ve lo posso dire, mio fratello Eduardo farebbe una tragedia!".

La famiglia De Filippo si trasferì nella capitale nel '42, due anni prima della celebre rottura. A Roma c'erano i grandi palcoscenici, Cinecittà, la radio e, soprattutto, non c'erano i bombardamenti. I De Filippo erano accaniti antifascisti e non perdevano occasione per sfottere il regime. Mi viene in mente un episodio che riguarda La fortuna con la effe maiuscola. Durante una replica serale al Quirino, eravamo in pieno conflitto, Peppino cambiò il copione: "Finalmente ho trovato un lavoro. Mi sono iscritto all'Unpa", proferì, rivolto a Eduardo, con lui in scena.

Ora, l'Unpa era l'Unione nazionale protezione antiaerea: quando squillava la sirena intervenivano le forze per aiutare i cittadini ad andare al ricovero. Questa Unione era formata da gerarchetti fascisti, gente anziana che non poteva andare al fronte, mezzi rimbambiti. Eduardo capì al volo la battuta improvvisata e rilanciò: "Ma come? Tu sei cretino". "Appunto mi hanno preso all'Unpa". La cosa venne riferita al federale di Roma, che decise di mandare una squadraccia per dargli una lezione. Fu lo stesso Mussolini a salvarli decretando: "Lasciateli perdere, sono la mia valvola di sicurezza".

I De Filippo da una certa area politica non sono mai stati amati. Eduardo è stato molto vicino al Pci e rammento la sua commozione ai funerali di Berlinguer; mi ricordo anche che Togliatti portava la figlia al Teatro delle Arti a Roma e andavano a salutare mio padre, che allora lo gestiva. La Dc invece ha sempre osteggiato Eduardo, per esempio impedendogli di aprire la sua scuola di recitazione. Non hanno mai censurato le sue commedie in tv perché sarebbe stato come "tagliare" un monumento nazionale, ma queste sue simpatie di sinistra gli sono costate care.

Peppino De Filippo ha girato cento film, ha scritto una cinquantina di commedie, con lui ho conosciuto tantissima gente. Fellini, per esempio. Scherzava sempre e, come me, aveva il problema della perdita dei capelli. Un giorno sul set di Boccaccio '70 mi fermò per dirmi: "Luigi, ho trovato che cosa impedisce la caduta dei capelli... il pavimento".

La televisione è stato un mezzo di comunicazione che i due fratelli De Filippo, in maniera diversa, hanno saputo usare: ero a casa di Eduardo quando arrivò una telefonata della Rai. Mio zio, finita la conversazione, ce la raccontò: "Pronto, qui è la televisione...", "Piacere, adesso le passo subito il frigorifero". Peppino accettò di condurre Scala Reale negli anni Sessanta ma gli ascolti non erano soddisfacenti. Allora gli venne in mente il personaggio di un cuoco che si esprimeva per strafalcioni e che aveva usato in teatro. Pappagone diventò più di una maschera, la gente parlava come lui ("ecque qua...").

La Titanus gli offrì di fare una serie di film con Pappagone, ma lui rifiutò. Di B-movie, come si direbbe adesso, ne aveva girati tanti; ma insieme a Totò, era un'altra faccenda.
(testo raccolto da Alessandra Rota)

And the Daily Telegraph



Mildly contrite Silvio Berlusconi woos the church with a nod and a wink
Italians might scarcely countenance it, but the braggadocio is slipping just a little.

By Nick Pisa in Rome

Over the next few weeks, Silvio Berlusconi, Italy's libidinous prime minister, is to play a role little seen in his testosterone-fuelled repertoire to date: the penitent.

Faced with a drip-feed of ever more lurid revelations about his private life, he has undertaken a mission to finesse his tainted image. The hope is to show Italians that he can act the responsible, devout leader just as well as the cavorting, septuagenarian playboy.

Mr Berlusconi is therefore resisting the temptation of spending his Summer holiday at his Sardinian retreat, scene of some of the orgiastic bacchanals that have got him into trouble in the past. Instead, in a reprise of one of his most successful domestic policy successes, he will spend his break overseeing construction in Abruzzo, the central Italian region struck by an earthquake in April.


It is an astute gesture by a man whose populist instincts are better honed than any other European leader. There is also sense in avoiding the Villa Certosa, a 300-acre estate that lends itself to moral turpitude with its whirlpool baths and hidden coves.

Taking his new-found asceticism a step further, there is growing talk that the prime minister will even pay homage at the shrine of one of Italy's most revered stigmatics, St Pio of Pietrelcina.

"The Lord accepts all and as the Lord said: "I have come for sinners not the just,'" a Cappuccin friar at the shrine near Foggia in southern Italy, told La Repubblica.

Observers suggest that through these stunts, the prime minister is seeking the propitiation of Italy's conservative Catholics, the only community that has viewed Mr Berlusconi's antics with a degree of disapprobation.

Even before the release of an audiotape recording Mr Berlusconi's nocturnal encounter with a Bari escort girl, Patrizia D'Addario, the Vatican had spoken censoriously of the need for greater sobriety in the government.

Italy's leading Catholic newspaper, Avvenire, yesterday condemned the prime minister in some of its most strident language yet.

Still, Mr Berlusconi is hardly donning sackcloth. With conservative Catholics lacking a significant political force to defect to, most observers reckon that Mr Berlusconi is only slightly chastened.

He still enjoys popularity ratings unrivalled in much of the European Union, and for many Italians the revelations have elicited either indifference or admiration.

Berlusconi's antics deserve our censure




Source the Observer

As a political defence goes, it has the merit of being irrefutable: "I'm no saint," said Silvio Berlusconi, Italian prime minister, in response to an ongoing scandal around the release of tapes purporting to capture him having sex with a prostitute.

While Mr Berlusconi is, in the words of one opposition leader, trapped in his own reality TV show, the affair needn't stop him from continuing to serve as PM.

Plenty of reasons have been cited for his apparent immunity: the scandal burnishes the macho credentials that appeal to some of his supporters; Italy is used to corruption; enough voters prefer stability and brazenness under Mr Berlusconi to instability and hypocrisy under past premiers.

Besides, Mr Berlusconi has weathered scandals that include allegations far more sinister than cavorting with call girls.

While it is true that Italian politics has its own peculiar dynamics, cultural exceptionalism does not excuse rotten government. The real scandal is the way the story has been suppressed.

Mr Berlusconi controls enough Italian media outlets to stymie negative reporting. Where he does not directly own newspapers and TV stations, he owns companies that control advertising revenue. News of the sex scandal has been limited to a few websites and one major newspaper - La Repubblica. Mr Berlusconi has described its coverage as "subversive".

Meanwhile, in the entirely hypothetical event that some evidence of serious wrongdoing should emerge, Mr Berlusconi is safe from prosecution under a law he himself introduced.

Does it matter if Italian democracy is warped in this way? It is certainly sad to witness. But more important, Italy is still an influential power - currently chair of the G8 and a major player in the EU with a big economy inside the euro zone. Fellow European countries should be less forgiving of a partner who brings their club into such disrepute. Would other EU leaders tolerate, in a country applying for membership today, a situation where civil society is so flagrantly bent to the will of the prime minister? Surely not.

Mr Berlusconi may try to protect himself from criticism inside Italy; he should not enjoy any such immunity abroad.

giovedì, luglio 23, 2009

Mario Biondi & Fiorello

Perle del Giornale



Uno dei più attivi difensori del "Cavaliere del Cialis", come scrive Dagospia, è il Giornale. Amano fare le vittime, soprattutto il loro direttore, ma poi cassano sistematicamente (molto più di Libero) ogni commento contrario (ma documentato) sul loro forum. Questa l'ennesima dimostrazione, fatta proprio da loro, del perché Silvio B debba dimettersi. Invece il Giornale cerca di usare l'articolo unicamente per screditare la D'Addario come testimone: ma una persona così, se davvero fosse tutto vero, si fa entrare a contatto col Premier? Berlusconi non è in grado di fare il PM. Non basta dare tutte le responsabilità a servizi segreti talmente ridicoli che nemmeno le isole di Tonga. È evidente che SB non sta bene. Lo stesso Libero ha mantenuto per mesi un corsivo sul proprio sito che recitava: "il problema è la figa". A questo paese ridicolo che è l'Italia di oggi B piace, vigliaccamente in tantissimi lo votano, m poi negano (anche perché dall'altra parte c'è gentaglia). Io sperò che l'Europa non voglia tollerare questo stato di cose. Spero che non lo faccia.

GIAN MARCO CHIOCCI PER "IL GIORNALE"

Questa è l'altra faccia dell'inchiesta per tentato omicidio nei confronti di Patrizia D'Addario, inchiesta nata nel 2006 dalle denunce dell'ex convivente, Giuseppe Barba, che accusò la donna di averlo tamponato di proposito in autostrada per mandarlo a morire fuori strada. Nel fascicolo figurano sia le numerose denunce di Barba che quelle sottoscritte dall'ex moglie e dalle figlie che alla polizia, a più riprese, hanno raccontato delle molestie, delle tentate aggressioni e dei danneggiamenti delle loro auto ad opera dalla D'Addario.

Uno spaccato inedito di questo filone processuale, che s'è concluso - in assenza di riscontri - con una sentenza di non luogo a procedere nei confronti della escort barese. Ma vediamolo questo violentissimo affaire-domestico culminato, il 13 dicembre 2006, nella denuncia di Barba alla polizia.

«CI HA BUTTATO FUORI STRADA»
«Nell'area di servizio di Canne della Battaglia sulla A/14 la mia auto veniva urtata sulla fiancata laterale da una 147 con alla guida Patrizia D'Addario che mi fissava con espressione minacciosa». Dopodiché, tornato in autostrada, «venivo sistematicamente tamponato dalla 147» fino a quando «vicino Bitonto mi ha urtato nella parte sinistra con l'intento di farmi uscire di strada, cosa che si è verificata». Anche Michaela S., amica di Barba presente nell'auto dell'uomo, aggiunge a verbale: «... ci ha raggiunto iniziando a tamponarci, zigzagando con l'intento di farci uscire di strada, ho chiamato il 112 (...)».

«LO SGUARDO SPIRITATO...»
«La stessa riusciva nell'intento. Ho pensato che fosse finita per me. Ricordo che quando ha urtato l'auto al distributore, aveva lo sguardo spiritato...». Ad aiutare la D'Addario a uscire indenne dal processo, una ritrattazione di Barba, che fa seguito a una precedente raccontata sotto interrogatorio il 9 giugno 2006: «L'ho ritirata perché piangeva e gridava al telefono, perché aveva paura che le togliessero la bambina, allora mi sono fatto uno scrupolo di coscienza, le dissi: "Va bene, l'importante è che te ne vai"...».


Un rapporto, quello fra Patrizia e Giuseppe, costellato dalle denunce. Il 21 agosto 2003, Bernardina M., moglie di Giuseppe Barba, rivela alla polizia: «Ero in auto con mia figlia quando la D'Addario, accortarsi della mia presenza, cambiava direzione di marcia, indirizzando la sua auto a tutta velocità, con chiare intenzioni di collidere con la mia macchina (...). Da quando ho scoperto la relazione che ha con mio marito sono iniziati i problemi. Da fine giugno per due volte (la D'Addario, ndr) ha chiamato a casa, parlando una volta con me, soprattutto con mia figlia: "Vi devo distruggere. Digli a tua madre che è una grandissima puttana troia"». Due mesi dopo, il 24 ottobre, nuova denuncia al commissariato Bari-Nuova.

«TI DEVO PORTARE LE MUTANDINE?»
«Mi continuano ad arrivare telefonate, la voce che ho riconosciuto con certezza è quella della D'Addario. Diceva: "Puttana, mi sto scopando tuo marito, sentilo come gode... tu non ci sai fare, sono più troia io di te (...)". Poi a mia figlia (...) di 11 anni, al telefono, ha detto: "Tesoro vuoi che ti porto le mutandine?"». A dicembre la signora Bernardina scopre che il marito e la D'Addario sono di ritorno da un viaggio all'estero. Si reca con la figlia in aeroporto, dove viene aggredita dalla D'Addario: «Le ho chiesto di poter parlare con mio marito, lei senza alcuna giustificazione iniziava a urlare e a offendere: "Sei una lesbica, fai gli scambi di coppia!".

Dopodiché "manifestava odio e rabbia anche nei confronti di mia figlia poiché la donna cercava di assalirla cercando di tirarle i capelli, senza riuscirvi, grazie all'intervento di un militare». Passano due anni, e il 2 aprile 2005 la moglie (in via di separazione) di Barba si reca in commissariato. «Il 24 marzo mia figlia (...) di 17 anni ha ricevuto una telefonata dalla D'Addario che le diceva di stare molto attenta perché se l'avesse trovata per strada le avrebbe tagliato la faccia (...). Il 27 marzo, sempre mia figlia, ha risposto al citofono: era la D'Addario: "Siete delle puttane e marchettare, ve la farò pagare"».

SE TI PRENDO, T'AMMAZZO»
L'altra figlia di 20 anni, presa a verbale il 19 aprile, aggiunge: «Prima di Ferragosto sul cellulare di papà arrivò un sms della D'Addario che diceva: "Se non torni per Ferragosto mi faccio di cocaina"(...). Poi da dicembre iniziarono le sue telefonate sui nostri cellulari. Ricordo... "puttana, marchettara, tuo padre mi ha comprato un appartamento, alla fine distruggerò tuo padre" (...).

Dopo le festività pasquali incontrai la D'Addario in viale Einaudi. Mi disse urlando: "Se ti prendo ti ammazzo". Per evitare che la situazione degenerasse mi allontanai col motorino». Il 29 aprile, sempre la ragazzina, fa un altro verbale: «Al semaforo venivo raggiunta da un'auto Honda Crv (...). La conducente D'Addario ha iniziato ad avvicinarsi e stringermi verso destra tanto da farmi cadere rovinosamente a terra...».

«FREQUENTAVA ASSESSORI...»
Il 19 settembre 2005 è Giuseppe Barba a dire la sua al commissariato di San Nicola. Spiega che con la D'Addario c'era una relazione, ma niente di più. «E quando ho cercato di allontanarla perché sapevo che si vendeva, ogni volta mi minacciava, dicendo che sarebbe andata dalla polizia». Precedentemente, col pm che lo interrogava, Barba s'era lasciato andare a una confidenza politica: «Quando ho iniziato a conoscerla ho visto che si circondava di persone, da assessori, mai un'amica donna... E ho iniziato a capire».

Uno dei tanti episodi molesti, a dire di Barba, avvenne a casa dei suoi genitori: «Urlava contro i miei dalla strada: "A tuo figlio lo devo ammazzare col coltello"». Analoghe situazioni - continua Barba a verbale - riguardano il danneggiamento delle mie auto, Porsche, Audi A6, Peugeot, con un corpo contundente. Sulla Smart e sull'Audi ha lasciato scritto "Porco-Luri-Bastardo" e sulla fiancata ha inciso "puttane-nere"...».

La risposta del Pd a Grillo

mercoledì, luglio 22, 2009

La memoria corta


Gli asini della PdL ragliano di "gravità inaudita" se un deputato fa valere il suo diritto a parlare e criticare persino il Presidente, non Dio. Capisco che in certi schieramenti non si possa aprir bocca se il manovratore non da il permesso, ma io posto questa ennesima news. La rileggerò da vecchio e forse ne riderò a vedere il mio ex paese ridotto al livello di una nazione da barzelletta sudamericana

Fonte Repubblica

ROMA - "La prego, signor Presidente, mi risponda nel merito, invece di offendermi anche Lei gratuitamente". Così Antonio Di Pietro riaccende la lunga polemica con Giorgio Napolitano attraverso una lunga lettera aperta indirizzata al Capo dello Stato, nella quale contesta una serie di atti del Quirinale, come la controfirma del ddl sicurezza, del Lodo Alfano o la mancanza di iniziative dopo la cena tra Berlusconi e due giudici costituzionali.

Secondo l'ex magistrato di Mani Pulite, il Presidente avrebbe potuto, "prima di promuovere la legge, con messaggio motivato alle Camere, chiedere una nuova deliberazione. Insomma, a norma di legge costituzionale, poteva e doveva non controfirmare né promulgare la legge ma rinviarla al Parlamento con le stesse identiche motivazioni con cui ha scritto la 'letterina di rimprovero a Berlusconi".

Inoltre, Di Pietro rimprovera a Napolitano di aver polemizzato contro chi lo aveva invitato a non firmare, avendo dichiarato che "chi invoca polemicamente e di continuo poteri e perfino doveri che non ho, mostra di aver compreso poco della Costituzione".

La lettera, pubblicata sul blog del leader dell'Idv, prosegue con una serie di domande con le quali Di Pietro vuole mettere in luce quelle che ritiene essere le contraddizioni del Presidente della Repubblica: "E' vero o no che, in questi casi, Lei ha il potere di non promulgare immediatamente la legge ma di rinviarla alle Camere, con un messaggio motivato?".

Dura la replica della maggioranza. "E' un fatto di gravità inaudita che il signor Di Pietro continui a insolentire il Capo dello Stato", sostiene il portavoce del Pdl, Daniele Capezzone. "Non è ammissibile che un garante super partes sia ogni giorno oggetto di attacchi, offese e insinuazioni da parte dell'Italia dei Valori. Ecco perché c'è da augurarsi che il nuovo segretario del Pd abbia la forza e la visione necessari per rompere l'alleanza con l'Idv".

Anche dall'opposizione si alzano proteste contro l'ex magistrato. "Il Pd vada dove vuole ma abbia il coraggio di liberarsi del grillismo e di Di Pietro che inietta veleno allo stato puro sul Pd, spiega Pier Ferdinando Casini, leader dell'Udc. "Ora il Pd non sa nemmeno se difendere le istituzioni del paese o seguire Di Pietro nella sua deriva".

Il Verbo della Lega nord

Quando razzisti (o semplici idioti) come Matteo Salvini. Gente come Umberto Bossi, (incapaci o che comunque non hanno mai lavorato in vita loro) continuano a fare carriera, a circondarsi di belle donne, a fare la bella vita vigliaccamente a spese di Roma Ladrona. Quando un secessionista diventa ministro degli interni, ecco che ci capisce perché le nuove generazioni diventano così. L'Italia di oggi è purtroppo persa, non c'è nulla da fare. Forse, quando si ritroverà al livello dell'Ucraina, o gli italiani rifaranno il fascismo (molto probabile) oppure, forse, si rimboccheranno le maniche. Intanto accade questo.

«Puzzi perché sei meridionale». La mamma gli fa cambiare scuola
Gli altri alunni intonavano canzoni contro i napoletani, e disinfettavano le penne che lui toccava

Fonte Corsera

TREVISO - I compagni di scuola lo hanno preso di mira fino a quando sua madre, una donna napoletana ha deciso di trasferire il figlio 12enne in un'altra scuola media. Era stanca delle offese e dei comportamenti razzisti che il ragazzino subiva dai compagni. È accaduto a Treviso. La donna, che ha raccontato la vicenda all'emittente televisiva "Antenna Tre Nordest", ha sostenuto che il figlio veniva preso di mira in quanto «meridionale».

NESSUNA DENUNCIA - La signora, che non ha presentato però alcuna denuncia, ha spiegato che gli altri alunni lo sbeffeggiavano, intonando canzoni contro i napoletani, dicevano che avevano paura di lui, «perché figlio di un camorrista», e lo emarginavano durante le attività scolastiche e ricreative. Tra i gesti più odiosi riferiti dalla donna, anche l'abitudine di alcuni compagni del figlio di disinfettare le penne dopo che lui aveva toccate «perché puzzava». La signora ha provato a far presente la situazione alle insegnanti della scuola - un istituto del centro di Treviso - ma si sarebbe sentita rispondere che era il suo ragazzo ad essere problematico.

lunedì, luglio 20, 2009

Soldi suoi o soldi pubblici?


LAVORO, GUADAGNO, PAGO, PRETENDO – IL CAV. HA FATTO TALMENTE TANTI REGALI AI LEADER G8 CHE IL PREMIER CANADESE TEMEVA PROBLEMI CON IL “COMMISSARIO ALL’ETICA” IN PATRIA – I LIBRI IN MARMO DEL CANOVA COSTATI 150MILA € A PEZZO: QUANTO UNA CASA RICOSTRUITA…

Il Congiurato per "l'Unità"

Quando lo racconti in Transatlantico non ti crede nessuno. «Non è possibile, uno schiaffo alla miseria!». Però l'opera merita. E poi il presidente del Consiglio italiano non è un qualsiasi premier, da lui non ci si aspettano regali banali. Tanto più in un G8, come quello dell'Aquila, quello dei «disagi logistici». Coi regali bisognava strafare.

Anche a costo di mettere in imbarazzo gli ospiti, come è capitato al premier canadese
che, di fronte a tanta opulenza, ha dichiarato di temere problemi in patria con il «commissario all'etica». Peccato che non se ne sia accorta nessuna delle affilatissime penne che si sono scatenate contro Carla Bruni.

Avrebbero potuto scrivere, per esempio, che il primo ministro canadese, più che del garante etico, si preoccupava dei suoi conti visto che il suo paese è l'organizzatore
del prossimo G8. Stava mettendo le mani avanti. Ma quanto sono costati quei regali? Parecchio, se è vero quel che si dice a Montecitorio.

Però l'oggetto vale. Un libro su Antonio Canova per ognuno degli otto del G8. Ventiquattro chili di libro che nemmeno l'atletico Obama si è sentito di sollevare. Un volume di circa 70 centimetri per 45, la cui copertina è un bassorilievo di marmo che riproduce Le Grazie e Venere di Canova e con rilegatura in broccato e fili d'oro.

All'interno, su una speciale carta velata di puro cotone e impreziosita dalla filigrana, sono stati impresse al torchio selezioni di testi di autori coevi del Canova. Ogni componente dell'opera è stato rilegato a mano. Insomma uno di quegli oggettini che trovi al primo negozietto sotto casa. Soprattutto se abiti a Roma, in via del Plebiscito 102, a Palazzo Grazioli.

Praticamente lo stesso condominio dove abita e riceve i suoi ospiti Silvio Berlusconi. Il
«libraio» è proprio lì. Si chiama «Fondazione Marilena Ferrari». Non c'è la vetrina, ma il prezzo, secondo quanto si dice alla Camera, si aggira intorno ai centocinquantamila. A pezzo. Per un totale di un milione e duecentocinquantamila. Lire?

No. Euro. Se fosse vero ogni volume sarebbe costato praticamente quanto una casa ricostruita. Il fatto che a pagare siano stati gli sponsor non elimina il dubbio che, forse, quei soldi sarebbe stato possibile spenderli più utilmente, e senza creare imbarazzi.

Ma Ghedini sta bene?

Una cosa che tanti politici italiani amano. Vivere facendo i fatti propri, adattando le regole e le leggi alle proprie esigenze sempre con un crocefisso in bella vista....



Persino in Italia vale la pena di gettare anni di carriera alle ortiche con affermazioni talmente assurde? Basta è stato beccato, si dimetta e il PdL presenti un'altra persona. Come si fa, persino in Italia, a dire che delle registrazioni sono frutto di invenzioni. Berlusconi è stato un pollo. Si è fatto beccare. Ha dimostrato di non poter stare dove sta. Cambiare un leader non è la fine del mondo. Ghedini, parafrasandoti: ma valà valà valààààààààààà...


Fonte Repubblica

"Materiale senza alcun pregio, del tutto inverosimile, e frutto di invenzione". L'avvocato di Silvio Berlusconi, e deputato Pdl Niccolò Ghedini, commenta le registrazioni dell'Espresso che testimoniano gli incontri fra il presidente del Consiglio e la escort Patrizia D'Addario a Palazzo Grazioli. Chiede alla magistratura di "verificare", e annuncia azioni legali. Parla dopo un incontro con il premier, nel pomeriggio, ad Arcore.

Sostiene Ghedini che "come risulta dagli atti, la D'Addario ha consegnato delle registrazioni asseritamente eseguite, alla Procura della Repubblica di Bari, e che sono tuttora in possesso di tale Procura, sottoposte a regime del segreto di indagine e del divieto assoluto di pubblicazione. La veridicità e la liceità delle asserite registrazioni erano già state contestate".

"Alla luce della lettura di quelle pubblicate sul sito di Repubblica, e l'autorità giudiziaria competente si auspica verifichi come i giornalisti ne siano entrati in possesso - prosegue Ghedini - non si può che ritenere trattarsi di materiale senza alcun pregio, del tutto inverosimile e frutto di invenzione. Comunque la pubblicazione integra è di per sé un illecito che dovrà essere perseguito, e nei confronti di chiunque ritenesse di riprendere tale materiale saranno esperite tutte le azioni legali del caso".

Reazioni dall'opposizione. Le registrazioni "ristabiliscono il confine tra realtà dei fatti e pietose bugie tese a nasconderla", afferma il responsabile Comunicazione del Pd Paolo Gentiloni, secondo il quale dagli audio emerge che la D'Addario "non era affatto una sconosciuta e che i compensi alle partecipanti alle feste del premier erano una consuetudine". Solidarietà all'Espresso dall'Italia dei valori: "Si guardi la spazzatura e non chi rovista - afferma Antonio Di Pietro - le conversazioni arrivano da una delle due parti perciò non c'è violazione del segreto. Doveva pensarci prima di frequentare l'altra parte...".

Fine

Fonte Corriere

’INTERVISTA LA PRESIDENTE DEL FAI: SPERO CHE BONDI MANTENGA LA PAROLA
«Svendono l’Italia solo per fare cassa»
Giulia Maria Crespi: il piano casa, rovina irreversibile


Corteo dell'associazione «Salviamo la valle del Curone» (Angelini)ROMA—«Stanno svendendo l’Italia solo per ricavare un utile immediato. Sul paesaggio, sul territorio italiani non c’è più da nutrire preoccupazione: ma autentica disperazione. Sarà una rovina irreversibile di cui soffriranno le nuove generazioni. E poi ne risentiranno il turismo, che abbandonerà il nostro Paese, e già sta avvenendo. Poi la salute, l’identità, le radici stesse degli italiani». Giulia Maria Crespi parla dalla sua casa in Sardegna, ma è in continuo collegamento con gli uffici del Fai, il Fondo ambiente italiano, trust privato che negli anni è riuscito a sottrarre straordinari beni culturali italiani alla speculazione e alla scomparsa. Un’esperienza citata in Europa come un modello di tutela in mano ai privati.

Qual è la ragione del suo allarme, signora Crespi?
«Prima di tutto la sorte del Codice dei Beni culturali, varato dal ministro Giuliano Urbani, in mezzo a mille difficoltà, sotto il precedente governo Berlusconi e concluso da Francesco Rutelli. Sandro Bondi mi aveva dato la sua parola d’onore davanti a quattro testimoni che la parte relativa al paesaggio sarebbe entrata in vigore a gennaio scorso, poi a giugno di quest’anno. Infine lo slittamento alla fine di dicembre... ».

Parla dell’articolo 146 che attribuisce ai soprintendenti il potere di esprimere un parere obbligatorio e vincolante sugli interventi nelle aree protette e che non è ancora andato in vigore? C’è un regime di proroga...
«Penso proprio a quel problema. I soprintendenti calano di numero e hanno sempre meno mezzi a disposizione. Ora c’è questa proroga che consente ai soprintendenti di pronunciarsi solo a cose fatte, a progetto varato. Intanto le regioni stanno approntando i loro piani. Il Veneto prevede la possibilità di intervenire nel 40% del territorio. La Lombardia nel 35% con la possibilità di intervenire anche nei parchi regionali. Allucinante. L’Umbria le sta seguendo. Altra tragedia: ora i comuni permettono ai costruttori di autocertificarsi l’idoneità del progetto. Sono insegnamenti che definirei di gravissimo scadimento morale dell’intero sistema italiano».

Bondi ha assicurato che la proroga finirà a dicembre...
«Spero. Anche se non ci credo più. Senza il Codice completo, il Piano Casa potrà avere effetti devastanti, purtroppo irreversibili sul paesaggio».

Dice però Berlusconi: con le nuove regole del Piano Casa verranno rimessi in circolazione tra i 70 e i 150 miliardi di euro ora inoperosi nelle banche. Non temete di apparire come ostacoli alla ripresa dell’economia?
«Questo è quello che dice Berlusconi, poi bisogna vedere se gli effetti economici saranno davvero quelli... Ma io guardo al futuro. Il Piano Casa prevede la possibilità di abbattere vecchi edifici, di aumentarne la cubatura, di stravolgere insomma interi panorami. Unico Paese in Europa: guardiamo cosa avviene in Francia o altrove. Ma qui non c’è solo il Piano Casa. È tutto un sistema... ».

A cosa si riferisce in particolare, signora Crespi?
«Ho tanti altri esempi che addolorano solo al pensarli. In Lombardia, nel cuore del parco del Curone, cioè della Brianza ancora ben conservata, un meraviglioso parco di 2.700 ettari, è pronto uno studio di fattibilità per permettere alla società australiana Australian Po Valley, per il 50% di proprietà Edison, di estrarre petrolio. Petrolio lì! Con conseguente emissione di acido solforico che avrà un’azione intossicante nell’arco di dieci chilometri, col problema dello smaltimento dei fanghi. Tutti i 21 comuni, di qualunque colore, e la provincia di Lecco protestano ma non hanno potere di bloccare il piano perché è stato dichiarato di pubblica utilità! Come si può solo immaginare tutto questo?».

Altri esempi che la preoccupano?
«Ho ancora un esempio legato alla Lombardia che, nel suo piano prevede la possibilità di intervenire addirittura nelle aree protette. Per esempio nel meraviglioso Parco Agricolo Sud: 47 mila ettari! Altro massacro che resterà indelebile che distruggerà un’area ricca di fontanili antichi, terreno ad alta fertilità, piena di antiche abbazie e cascine forzesche. Un polmone verde per i milanesi».

Se la prende con questo governo?
«Io credo che ormai circoli un ragionamento trasversale: fare soldi subito. E poi, dopo di me il diluvio. Lo disse Luigi XV, ma dopo ci fu la Rivoluzione francese. E dopo, per noi, ci sarà solo un territorio devastato per sempre. E qui nessuno è più sensibile. Non lo è la destra. Ma non lo è nemmeno la sinistra: neanche l’attuale opposizione colloca l’ambiente tra le sue priorità. Anzi, se ne disinteressa totalmente. Guardiamo cosa sta avvenendo in Toscana e presto in Umbria... Rimaniamo solo noi associazioni: Fai, Italia Nostra, Lipu, Wwf. Siamo visti da tutti come scomodi cretini. Poi, un giorno, forse qualcuno dirà che quegli scomodi cretini avevano ragione. Ma sarà troppo tardi. Un padre non svende la figlia per far cassa. Qui, lo ripeto, stanno svendendo la nostra Italia davanti all’indignazione del resto d’Europa».

Paolo Conti

Ognuno

domenica, luglio 19, 2009

AU LECTEUR

La sottise, l'erreur, le péché, la lésine,
Occupent nos esprits et travaillent nos corps,
Et nous alimentons nos aimables remords,
Comme les mendiants nourrissent leur vermine.

Nos péchés sont têtus, nos repentirs sont lâches ;
Nous nous faisons payer grassement nos aveux,
Et nous rentrons gaiement dans le chemin bourbeux,
Croyant par de vils pleurs laver toutes nos taches.

Sur l'oreiller du mal c'est Satan Trismégiste
Qui berce longuement notre esprit enchanté,
Et le riche métal de notre volonté
Est tout vaporisé par ce savant chimiste.

C'est le diable qui tient les fils qui nous remuent !
Aux objets répugnants nous trouvons des appas ;
Chaque jour vers l'enfer nous descendons d'un pas,
Sans horreur, à travers des ténèbres qui puent.

Ainsi qu'un débauché pauvre qui baise et mange
Le sein martyrisé d'une antique catin,
Nous volons au passage un plaisir clandestin
Que nous pressons bien fort comme une vieille orange.

Serré, fourmillant, comme un million d'helminthes,
Dans nos cerveaux ribote un peuple de démons,
Et, quand nous respirons, la mort dans nos poumons
Descend, fleuve invisible, avec de sourdes plaintes.

Si le viol, le poison, le poignard, l'incendie,
N'ont pas encor brodé de leurs plaisants dessins
Le canevas banal de nos piteux destins,
C'est que notre âme, hélas ! N'est pas assez hardie.

Mais parmi les chacals, les panthères, les lices,
Les singes, les scorpions, les vautours, les serpents,
Les monstres glapissants, hurlants, grognants, rampants,
Dans la ménagerie infâme de nos vices,

Il en est un plus laid, plus méchant, plus immonde !
Quoiqu'il ne pousse ni grands gestes ni grands cris,
Il ferait volontiers de la terre un débris
Et dans un bâillement avalerait le monde ;

C'est l'ennui ! - l'œil chargé d'un pleur involontaire,
Il rêve d'échafauds en fumant son houka.
Tu le connais, lecteur, ce monstre délicat,
Hypocrite lecteur, - mon semblable, - mon frère !

Charles Baudelaire

sabato, luglio 18, 2009

In mezzo a tanti buffoni

.... una delle poche che non ti fa vergognare di essere italiano.....ITW a Giorgia Meloni

I 99 Posse si riformano?

...purtroppo senza MEG

Bravo Donadoni




L'etica non c'entra niente. Si chiama buona educazione. Quanto mi piacerebbe che il Napoli facesse risultati allenato da uno così.

Fonte Corriere

Con decolleté e minigonna non si entra. San Pietro? No, è il ritiro del Napoli. Vietato l'accesso alle donne con abiti troppo provocanti. Una ragazza costretta al cambio-short col fidanzato


LINDABRUNN – Il bunker Napoli si arricchisce di un’altra regola ferrea. Che magari può anche far scattare qualche sorriso, ma che di sicuro rende il senso di quan to austero, spartano e senza fronzoli sia il ritiro nel mo­nastero di Lindabrunn. Ma prima facciamo un passo in dietro e ricapitoliamo: si parte dal silenzio stampa e dal le regole interne al gruppo azzurro, con tanto di multe, anche salatissime, per i trasgressori; si passa al divieto assoluto per stampa e tifosi di tenere attiva la suoneria dei cellulari durante le sedute di allenamento, accompa gnato dall’invito di parlare al telefono lontano dai cam pi.

REGOLAMENTO FERREO - C’è quindi l’obbligo per i tifosidi entrare nel centro sportivo a piedi e rigorosamente a scaglioni, in gruppi al massimo di 15 unità. Durante le sedute, poi, bisogna bisbigliare, e al termine dell’allenamento pomeridiano solo due giocatori, decisi dall’entourage azzurro, si avvi­cinano per foto e autografi. Se a ciò aggiungete che la Lindabrunn Sportschule è in collina, isolata e recintata, e che il Napoli alloggia nella stessa foresteria del centro, il quadro è completo. Anzi, quasi completo. C’è infatti la nuova regola di carattere morale che ha preso corpo in questi ultimi giorni, per diventare, proprio ieri, un diktat acclarato: le donne devono indossare abiti casti gati, altrimenti non si pas sa. A cadere nella rete pri ma una signora arrivata al centro sportivo (con marito e figlia) con scollatura troppo azzardata, quindi una ra gazza in shorts.

CAMBIO DI SHORT - Giovedì altri due episodi. La prima protago nista si chiama Marina, e arriva da Procida. I funzionari del Napoli hanno giudicato il suo decolletè un po’ gene roso, quindi niente accesso. La ragazza fortunatamente aveva una maglia in auto, l’ha infilata e tutto è andato liscio. Il secondo episodio chiama in causa Jolanda, arri vata fin qui da Zalaegerszeg, Ungheria (dove il Napoli giocò in amichevole l’anno scorso durante il ritiro pre campionato), insieme a Marko, il fidanzato (nella foto sopra). Indossava la maglia di Lavezzi e dei pantalonci ni. Giudicati troppo corti. I due hanno usato un escamo tage spiccio: si sono scambiati gli shorts, col risultato che il ragazzo sembrava uscito da un film anni ’70, e lei dava l’impressione di essere scappata da un circo. Ma l’etica era salva e i giocatori erano stati preservati da pensieri impuri. Per la gioia dei funzionari azzurri, che in questi giorni ricordano i «Matawa» (i guardiani del l’etica) citati da Donadoni l’altro giorno raccontando la sua esperienza in Arabia Saudita, o i vigili urbani degli anni ’60, che battevano le spiagge col metro, per misura re i primi bikini e controllare se erano ‘a norma’.

Dino Manganiello

Fanatici pericolosi



Fonte Corriere

Avere Fede non è un delitto. L'evasione fiscale si. La fanaticissima signora Kakà (quella che centrifugava i coglioni con questa storia di arrivare vergini al matrimonio) è stata fatta sacerdotessa di Renascer, chiesa i cui due fondatori sono inseguiti da mandati di cattura internazionale perché sono due truffatori. Questa tizia è una semplice, lo si vede da come parla, resta il fatto che non si può dare tanto spazio a una solo perché il marito lo ricoprono d'oro per tirare calci a un pallone. Forse il Real Madrid dovrebbe intervenire.

La moglie di Kakà diventa «pastora». Il sermone: «Segno di Dio i soldi del Real»
La compagna del calciatore brasiliano: «Mentre lui segna gol noi schiacceremo la testa al diavolo»

MILANO - «Mentre papà segna gol, noi schiacceremo la testa al diavolo». Un annuncio che potrebbe benissimo uscire dalla bocca di Ned Flanders, il religiosissimo vicino di casa di Homer Simpson. Invece a pronunciare queste parole è stata Caroline, moglie dell'ex fuoriclasse milanista Kakà oggi in forza al Real Madrid, che diventata «pastora» ha deciso di aprire un tempio della setta evangelica «Renascer em Cristo» nella capitale spagnola. E che su YouTube ha già postato il video in cui annuncia la sua nuova missione.


«UN SEGNO DI DIO» - Con il figlioletto Luca in braccio, Caroline ha spiegato quello che intende fare. «Ci sono vite che hanno bisogno della nostra testimonianza», ha detto la signora Kakà. Che poi ha parlato della necessità di mantenere la verginità fino al matrimonio: «Avevo fatto l'alleanza con il Signore, che mi aveva convinto in spirito a sposarmi vergine - dice la bella Caroline -. All'inizio dell'innamoramento con Kakà, ho pensato che per la mia decisione avrebbe finito per mollarmi. Allora gli ho detto chiaramente che volevo restare vergine fino al matrimonio». Secondo la moglie, Kakà si sarebbe emozionato e avrebbe risposto: «Era il segnale che avevo chiesto al Signore». Secondo Caroline, nel clamoroso passaggio del marito al Real c'è un altro un segno divino. «Come può qualcuno, in questo periodo di crisi, avere tanti soldi - si chiede -? Dio ha messo questo denaro nelle mani del Real per ingaggiare Kakà e noi potremo aprire una chiesa a Madrid, ci sono persone che devono sentire la nostra parola».
LA NOMINA DI CAROLINE - I due fondatori della Renascer, Sonia Hernandes e il marito Estevam, erano stati arrestati nel 2007 negli Stati Uniti per esportazione illegale di valuta, e sono ricercati in Brasile per evasione fiscale. La nomina di Caroline a «pastora» della setta è stata annunciata la stessa Hernandes in uno dei filmati ora visibili in rete.

Legendary newsman Walter Cronkite dead at 92

Source The Boston Globe

By Mark Perigard

Walter Cronkite, the CBS news anchor who was considered “the most trusted man in America,” died yesterday at his New York home at age 92, after suffering for many years from cerebrovascular disease, according to family members.

Cronkite anchored the “CBS Evening News” from 1962 to 1981 and was easily the most influential broadcast journalist of the 20th century.

Millions of viewers came to depend upon the St. Joseph, Mo., native for his stately reading of headlines. He ended each newscast with his trademark signoff,“. . . and that’s the way it is.”

In a 1996 interview, he talked about the standards of excellence that served as the bedrock of his career. “A professional journalist recognizes his or her prejudices and biases and avoids them in writing and reporting. There’s no place in journalism for biased reporting on the front page. There is no place for subjective, personal opinions to creep in,” he said.

He began his career as a radio announcer in Oklahoma in 1935. In 1937, he joined United Press and became one of its top reporters covering the war effort in Europe and flew on several bombing raids in Germany. Edward R. Murrow recruited him to work for CBS in 1950.

Cronkite was the first broadcast journalist to be referred to as an “anchor” for his work covering both the Republican and Democratic conventions in 1952 for the network.

One of Cronkite’s finest hours was also his most trying. On Nov. 22, 1963, Cronkite broke into CBS’ airing of the soap “As the World Turns” to tell a stunned nation that President John F. Kennedy had been shot while riding in a motorcade in Dallas. As the hours progressed, he sifted through the often conflicting information about Kennedy’s condition. Later that afternoon, choking back emotion, he informed viewers that the president had died.

After he criticized the Tet Offensive in Vietnam in a 1968 editorial, then President Johnson reportedly said, “‘If I’ve lost Cronkite, I’ve lost Middle America.”

During the Apollo 11 mission to the moon in 1969, Cronkite was on the air for 27 of the 30 hours, prompting some to dub it “Walter to Walter” coverage. When Neil Armstrong stepped out onto the moon’s surface, Cronkite was rendered speechless, much to his everlasting dismay.

Cronkite retired from the news desk at age 65, in keeping with CBS’ mandatory retirement policy at the time, but he later stated that he regretted giving up the job that he loved.

Post-“Evening News,” Cronkite remained busy, lobbying for campaign finance reform, providing voiceovers to documentaries, supporting NASA, writing a syndicated column, voicing the character of Ben Franklin for PBS’ animated series “Liberty’s Kids” and hosting the annual Kennedy Center Honors for many years. He can be heard every night introducing Katie Couric on CBS Evening News.

Cronkite maintained a summer home in Edgartown on Martha’s Vineyard and was a longtime opponent of plans to build a wind farm there.

He was married for almost 65 years to Mary Elizabeth “Betsy” Maxwell, until her death in 2005. He is survived by three children and several grandchildren.

Over the course of his career, Cronkite received just about every award a broadcast journalist could receive. He received the Presidential Medal of Freedom in 1981 and was inducted into the Television Academy Hall of Fame in in 1985. Arizona State University named its school of journalism and mass communication after him.

His family revealed in June that he had been suffering from cerebrovascular disease for some time and was not expected to recover.

Asked once by a reporter as to how he’d like to be remembered, Cronkite replied, “Oh, as a fellow who did his best. I’d like to be remembered as a person who tried to give the news as impartially, as factually, as possible, and succeeded most of the time.”

n today’s crowded cable universe, there are prettier news readers. There are anchors who scream from the right and from the left, but it seems unlikely that any of them will win the popularity and the trust Cronkite attained.

And that’s the way it is today.

Il Minzo

L'ottava potenza al mondo....




o la nona, o la decima o ....?

Sopravvivere senza welfare ecco le famiglie dei miracoli
di MARIA NOVELLA DE LUCA

fonte: la Repubblica

ROMA - Famiglie sole, piccole, povere. Cancellate dal welfare, dimenticate dallo Stato. Microcosmi con pochissimi figli e molti anziani, dove la rete di mutuo soccorso si è incrinata, e per la prima volta nella storia d'Italia la formidabile alleanza di mamme-nonne-figlie-sorelle dichiara forfait. È racchiuso in tre G il disastro dello stato sociale italiano: di genere, generazionale e geografico. Dietro queste tre G ci sono le storie di coppie troppo povere per avere più d'un figlio, di donne del Sud che hanno ormai abbandonato la speranza di trovare un lavoro, di anziani che la sera cenano con pane e latte, di bambini "parcheggiati" dove si può.

Siamo il primo paese occidentale dove gli over 60 hanno superato il 20% della popolazione, il tasso di fecondità di 1,4 figli per donna è uno dei più bassi del mondo, le risorse destinate alla voce "famiglia" sono la metà della media europea, i giovani laureati il 16% contro il 32% delle statistiche Ocse, il numero di posti nido disponibili per i piccoli da 0 a 3 anni è dell'11% contro il 50% della Norvegia e il 40% della Francia. E partono proprio dalle tre G di un paese impoverito due studiosi, Alessandro Rosina, professore di Demografia all'università Cattolica di Milano, e Daniela Del Boca, professore di Economia all'università di Torino, per raccontare quant'è duro sopravvivere in Italia con un welfare inefficiente. Nel libro "Famiglie sole", da poco uscito per il Mulino, un dato meglio di altri fotografa la situazione: chi è nato a metà degli anni Sessanta, in pieno baby-boom, ha circa un milione di coetanei, invece la generazione di chi ha 20-25 anni è ridotta del 40%, per effetto del "degiovanimento" della società italiana.

Al di là dei numeri però la famiglia italiana è molto vicina al crac per un fatto nuovo e probabilmente irreversibile. "La crisi di oggi è annunciata - spiega infatti Alessandro Rosina -. Da sempre la famiglia italiana è stata costretta ad arrangiarsi potendo contare su un welfare assai scarso. Anzi sono state proprio le "reti informali" , e cioè il mutuo soccorso tra parenti e congiunti, a costituire nel tempo il vero ammortizzatore sociale nei confronti dei più fragili, i bambini, gli anziani. Ma queste reti informali si sono basate storicamente sul ruolo delle donne di mezza età, le care givers. Un modello che da tempo si è spezzato con l'ingresso delle donne nel mondo del lavoro.

A questo non ha corrisposto però, come nel resto d'Europa, la creazione di una rete di supporti statali, il welfare appunto: asili nido, congedi parentali, orari flessibili, concreti aiuti economici per le coppie con i figli. Il risultato? Il declino che abbiamo sotto gli occhi".
Alice Monetti, 65 anni, insegnante in pensione, è oggi nonna di due bambine, di cui si occupa quasi a tempo pieno, quando non deve assistere la madre. "Mi sono sempre sentita schiacciata tra le generazioni - racconta -. Adoro tutti, figli, nipoti, mia madre, ma senza la mia presenza lei non potrebbe alzarsi dal letto e mia figlia non potrebbe andare a lavorare". E infatti , dice la ricerca, "finora i servizi pubblici per l'infanzia sono stati pensati come complementari al servizio gratuito fornito da madri e nonni".

Il welfare sostitutivo quindi, la rete parentale. Una situazione di fragilità su cui si è inserita la recessione. E a pagare il prezzo più alto è il Mezzogiorno, una delle aree europee "con il peggior rapporto tra anziani inattivi e persone occupate". Uno dei suoi grandi paradossi è infatti il calo demografico. Da sempre il Sud è stato una delle aree più prolifiche del Paese. Ma a partire dal 1995 la tendenza si inverte. Al Nord la crescita demografica riprende, mentre nel Sud continua il declino. Il risultato è che nel 2007, secondo l'Istat, il primato si rovescia, i bambini ricominciano a nascere, ma soltanto nelle aree più ricche del Centro Nord, dove i servizi per l'infanzia sono migliori, e in certe regioni come l'Emilia Romagna l'occupazione delle donne coinvolge il 60% della popolazione femminile. Proprio per usufruire del welfare sostitutivo della rete parentale, in Italia i giovani lasciano la famiglia d'origine a trent'anni passati. Quasi una scelta obbligata se si pensa che, secondo Almalaurea, nel periodo 2000-2007 gli occupati a un anno dalla laurea sono scesi dal 57 al 53% e tra questi i lavoratori atipici sono passati dal 37 al 48%. Numeri che raccontano un paese ormai impoverito di ricchezza umana e materiale. Eppure, scrivono Rosina e Del Boca nelle conclusioni, per invertire la rotta basterebbe la voglia di elaborare (e di finanziare) "un nuovo modello culturale, che sia alla base di un'alleanza virtuosa tra Stato e famiglie".

Beppe Grillo iscritto al Pd

venerdì, luglio 17, 2009

giovedì, luglio 16, 2009

Prime minister in a ridiculous country




SOURCE la Repubblica

Berlusconi and the tarts
by GIUSEPPE D'AVANZO


"Torte?" asked the public prosecutor. "Torte" (literally, "cupcakes", or "tarts") is a euphemism he had never heard. This occurred recently, in Bari, when the prosecutor was questioning a drug dealer and the man was relating the customs of his gang. The prosecutor went on to ask, "What do mean by 'tarts'?" The dealer answered, "Just 'tarts', sir. Orgies, parties, what do you call them?" That expression - 'tarts' - figures today in the words of a source close to the Bari investigation because these "tarts" are the critical point that render the reconstruction of the evenings with Silvio Berlusconi so politically embarrassing. Among the 19 young women, paid guests at the Prime Minister's residence who were questioned by the Bari public prosecutor, there is more than one witness who admits to spending the night with Silvio Berlusconi, "along with other girls."

Patrizia D'Addario has already talked about "parties" and "orgies". Patrizia was at Palazzo Grazioli for the first time on the evening of 15 October 2008. She refused to spend the night in "the big bed", a gift from Vladimir Putin to the Prime Minister. She did stay soon afterwards, on the night of 4 November; regarding those hours we know - more or less - everything. But why did Patrizia leave Palazzo Grazioli that first time?

She didn't leave on impulse, Patrizia maintains. She says she's never managed to enjoy orgies and she had a hunch that she was going to find herself in an unpleasant situation if she stayed on after the dinner, the dancing, the hoopla, the jokes, the songs and the music by Apicella. There were a lot of escorts (call girls) there that evening at the Prime Minister's residence. At least five. Two were very conspicuous: lesbians, "the only ones wearing pants; they always work as a couple." Dinner was still underway, Patrizia remembers, when Berlusconi wanted to show her the bedrooms. Especially the one with "the big bed". They weren't alone, Patrizia recalls. There were another two escorts with Berlusconi who began to nuzzle "the sultan". Berlusconi, Patrizia says, called to her, inviting her with words and gestures to join them. Instead, she chose to lock herself in the bathroom and leave only after the group had returned to the salon to finish dinner. It was then, in the bedroom with "the big bed", that Patrizia decided not to spend the night although she'd been hired for two thousand euros. Back at her hotel, the Valadier, she immediately told her friend Barbara Montereale about the episode. Barbara, though very reticent, does remember one thing quite clearly: "Patrizia preferred to leave because there were two other escorts." Besides, she herself witnessed similar scenes at Villa Certosa in January 2009, when "scores of foreign girls squeezed around Papi, fighting amongst themselves, almost attacking each other."


* * *

Patricia's account has been confirmed by the testimony of another woman, Maria Teresa De Nicolò, a 37-year-old from Bari. Her participation in an evening at Palazzo Grazioli followed along the same lines as Patricia's experience, almost a ritual. The same modality, identical rules to respect. A sudden, rather mysterious summoning to Rome. A little black dress, discreet makeup. Before going to bed, if requested by the host, show complete willingness to evince ecstatic admiration for "Silvio's" accomplishments, appreciation for the jokes and songs, and gratitude for the little "boutique" gifts. The same contact, Gianpaolo Tarantini. Poor 'Gianpi', a friend recounts, some days he was really desperate because although it's easy enough to organize "a little party" with a few days' notice, it's pretty tough to do it in a single afternoon. In the summer and fall of 2008, Berlusconi's sexual addiction was compulsive, a frenzied satyriasis. He sometimes called Tarantini ten times a day (calls intercepted by the magistrate of Bari). He'd ask him to get "the girls" together that very evening, with only a few hours' notice. Gianpi did what he could, his friends recall. But haste, without exception, makes waste. Thus he didn't always have time to "invite", to Rome from Milan, the "perfect courtesans" - i. e. "beautiful, very young, very professional and above all, mindful of maintaining the necessary confidentiality".

When pressed, Gianpi had to make do, his friends say, "with what he had at hand." And thus it was that people entered Palazzo Grazioli who would never have set foot inside, had more time been available. Maria Teresa was summoned (for the first and only time) in just such an emergency. She went to Rome, and as occurred with Patrizia, Barbara and Lucia R. ("guests" on 4 November), she discovered in the salons of the Russie that the destination for that evening's work would be Palazzo Grazioli. Maria Teresa admitted to the Bari investigators that she had sex with the Prime Minister and was "reimbursed" by Gianpi. But what matters here is the "tart", the number of "girls" who stayed over that night with the Prime Minister in his residence at Palazzo Grazioli. (It was "a Monday or Tuesday in September 2008", Maria Teresa recalls vaguely, probably Tuesday, 23 September.) Maria Teresa won't state the number (although she did tell the magistrate questioning her). However, she was disposed to admit to La Repubblica that "there were other girls". The following day, some of them followed Berlusconi to Melezzole, near Todi. Then, (as L'Espresso has revealed), the Prime Minister renounced a "mission" to go to New York and participate in the UN Millennium Campaign to end hunger and poverty in the world, in order to consort with his "girls" at the Marc Mességué health center (which was closed to outsiders).

* * *


The relevance of the most factual account of these evenings with Silvio Berlusconi rests therefore on this 'critical point', which has yet to be cleared up: the "tarts" at Palazzo Grazioli. So far, the story has been outlined this way. An ambitious young man (Tarantini) brings high-priced call girls to the residences of the head of the government, offering them to the "sultan" (Berlusconi) in order to lubricate business and boost his power and influence. The "sultan" - ignorant and ingenuous - has sex with one of these girls (Patrizia D'Addario). Once the episode comes to light, the "sultan" makes three moves: he denies the episode ("I don't remember this Patrizia's face"); he discredits the witness ("My political enemies paid her to accuse me"); and he trivializes what happened ("I just chose the wrong guests").

In the words of Nicolò Ghedini, Berlusconi is simply a "person caught unawares. If I'm going to the Prime Minister's home and I show up with a call girl, to make myself look good, it would be hard for him to know that. And, if there should be relations [sexual ones between the Prime Minister and that woman], he would continue not to know and therefore [the fact] cannot have any legal or moral implications." (Agi, 18 June).

Never mind justice (Bari does not argue that Berlusconi has committed any sort of crime and holds Tarantini guilty only of aiding and abetting prostitution; the guests were not induced into prostitution, it was their profession and nobody was ignorant of that). Never mind morality (and the right of every person to exercise the sexual habits he deems appropriate). What counts here is what happened and what it means.

What happened can be rationally stated this way. In contrast to what Berlusconi and his lawyer claim, the Prime Minister was aware that Tarantini's "girls" are call girls. He asked Gianpi expressly for them. Berlusconi knew what D'Addario's 'profession' is, as Patrizia said, as Barbara Montereale confirmed and as Maria Teresa De Nicolò has testified in other circumstances.

Therefore a well-defined tableau emerges from the Bari investigation. There is a very discrete, if reckless, organization around the Prime Minister that supplies the "sultan" with prostitutes for his evenings with a "tart" for dessert; a service network that moves according to forms, programs and desires that are always the same. Tarantini is merely one of the servers that the Prime Minister activates when he's in the grip of his sexual addiction. It is emerging from the investigation that the same "job" Gianpi executes is performed by at least two other people (a professional in Bari and a madam in Rome).

This happens. What it means (Stefano Rodotà has already written it here) calls public ethics into question. "A politician cannot lie. He must accept public divulgation of his every activity when this serves to evaluate the coherence between the values he espouses and the behavior he engages in." (La Repubblica, 10 July). From this point of view, the scenario is clear. Berlusconi has once again deceived this country about this story. He was not unaware that the "girls" swarming over Putin's "big bed" were prostitutes. He demanded prostitutes for his "tarts" from the very middlemen who were seated at his table (and he did not hesitate to fondle the girls before the eyes of those present).

The private behavior of the Prime Minister is in alarming contradiction with the values (God and family) he proclaims in public and the laws he proposes in Parliament (severe punishment for those who aid and abet prostitution and for those who have sex with prostitutes). And this is the state of things that Berlusconi must finally face up to in public, whatever the outcome may be for his reputation and his political destiny.

(traduzione a cura di Lynn Swanson)

No tg1? No party

Jacko on fire

mercoledì, luglio 08, 2009

Soffioni imbarazzanti



Assisto al Tg1. Che il telegiornale guidato da Minzolini dia notizie è effetivamente chiedere troppo, ma si tratta di uno spottone imbarazzante e difficilmente credibile anche dal più sprovveduto telespettatore. Poi Giorgino che si atteggia a Enzo Biagi agitando gli occhiali senza dire nulla è davvero troppo. Peccato che il primao canale Rai sia ridotto così.

Citato senza saperlo



Bòn, visto che il mio canale è stato citato e che la diretta l'ho fatta io....copincollo dal Corsera

Tra la morte (25 giugno) e il tributo (7 luglio) c'è stato un lasso di tempo che ognuno ha riempito secondo i propri gusti. Il media event tradizionale non era soltanto la rottura della normale routine di programmazione, era anche una liturgia pubblica che ognuno consumava a casa propria ma secondo il rituale imposto dai conduttori-celebranti. Con il MJ memorial è cambiato tutto, almeno nel mondo. Il tributo ha funzionato come una sorta di colonna audiovisiva. Migliaia di siti coniugavano la diretta con commenti personali, secondo le modalità del live blogging. Facebook ha chiamato a raccolta le sue comunità virtuali, con più di 8 milioni di fans connessi. Per quel che riguarda le nostre tv, la Rai si è data assente, Italia 1 non ha tradito la sua vocazione di rete generalista «giovane». In studio il direttore Giorgio Mulè con Tarak Ben Ammar, David Zard, il vecchietto Linus, di professione giovane, Kay Rush. Ma sul satellite si poteva seguire la diretta della cerimonia anche su SkyTg24, Euronews (con sobrio commento), Sky News, Cnn, Fox News, Bbc, Canal 24 horas, France 24, Zdf, ProTv (Romania) e naturalmente su Mtv Gold (MJ è stato il primo cantante afroamericano ad apparire su Mtv).

Aldo Grasso

Innocenti



Appena sei mesi di per gli assassini di Aldrovandi.

Se la sono cavata con 3 anni e mezzo, 3 dei quali indultati, il mantenimento del ruolo in divisa e anche lo stipendio.
Una sentenza storica la definisce uno degli avvocati di parte civile Fabio Anselmo. Io la ritengo pericolosa e diseducativa perché lancia un segnale pericoloso: ossia che anche se ammazzi, in Italia, in qualche modo te la cavi.

Dal sito di Daniele Martinelli

Quel pirla di Matteo Salvini (simpaticamente)



Ci sono un tedesco, un francese e Matteo Salvini... potrebbe cominciare così una barzelletta di quelle razziste che piacciono ai legaioli. Matteo Salvini dimostra comunque di essere un buffone. Perché? Perché come tutti i buffoni è un uomo senza palle. Incapace di assumersi le proprie responsabilità. Degno di far parte di un partito con un leader come Umberto Bossi. Andrà in Europa, magari dovrebbe imparare almeno una lingua straniera....

da Repubblica.

ROMA - E' un europarlamentare, quindi non perderà il posto. Ma quella di oggi non è stata una bella giornata per Matteo Salvini. Repubblica.it ha pubblicato il video di una sua sconcertante esibizione alla festa della Lega di Pontida. Chiama i napoletani "colerosi, terremotati". E' stato criticato da tutti i partiti, eccetto la Lega. E alla fine, ha almeno dovuto rassegnare le dimissioni dal Parlamento italiano. Anche se a Radio Capital ha voluto specificare: "I napoletani non c'entrano: "Dovevo optare fra Parlamento italiano e Parlamento europeo. E ho scelto l'Europa". Salvini è un esponente di primo piano della Lega Nord, capogruppo al consiglio comunale di Milano.

La giornata. "Salvini venga fatto dimettere". "Un atto pubblico deplorevole e vergognoso". "La performance canora dell'on. Salvini mette in luce la vera anima della Lega Nord nei confronti di Napoli e del Sud". Sono le prime reazioni al video sull'esibizione del deputato europeo pubblicato da Repubblica.it. E, quasi subito arriva anche la sua risposta: "Erano solo cori da stadio. Politica e razzismo non c'entrano. E' una triste polemica". E se Pd e Idv attaccano sottolineando la natura "razzista" della canzone, del Pdl parla il coordinatore Ignazio La Russa che chiede al leghista semplicemente di "chiedere scusa". "Sono sicuro che stava scherzando - dice il ministro della Difesa - basterebbe chiedere scusa. Certo, è una storia che fa girare le scatole". Il presidente della Camera Gianfranco Fini chiede spiegazioni all'esponente leghista. Il leader del Carroccio Umberto Bossi copre invece il suo eurodeputato: "Tutte stronzate, dovrebbe dimettersi perché canta male". Il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa chiede al governo: "Cosa ne pensa?".

"La canzonaccia razzista di Matteo Salvini non può essere liquidata come semplice folklore e per questo non può passare impunita. Non è la prima volta che il parlamentare leghista rende pubblica la sua vena razzista" sostiene il vicepresidente dell'Italia dei valori alla Camera, Fabio Evangelisti. "Non solo Salvini deve chiedere scusa ai napoletani, ma è bene che la Lega prenda le distanze e chieda le sue dimissioni".

"Sono scandalizzata dalla volgarità delle sue parole dice la deputato Pd, Pina Picierno: "Per questo motivo e per denunciare la gravità di un tale atteggiamento che tradisce una preoccupante deriva razzista di alcuni esponenti della maggioranza, presenterò un'interpellanza parlamentare sulla condotta dell'on. Salvini, che non è nuovo ad uscite di questa natura".

Il suo collega di partito Vinicio Peluffo: "Salvini chieda scusa e si dimetta". In parte è successo. Angelo Chianese, responsabili dei giovani Udc della Campania, parla di "espressioni di infimo profilo". Alessandra Mussolini risponde con un rap in dialetto con traduzione annessa. "Ehi Matteo, tu sei curioso, porti l'orecchino e sei un invidioso, lavati la bocca prima di parlare, sei un pezzente e non ci scocciare!". Più tardi in aula si è scatenata: "Coro vergognoso e offensivo". Ed è andata vicino ai banchi della Lega con fazzolettini e disinfettante. Un'altra deputata del Pdl, Nunzia De Girolamo promette: "Voterò contro tutti i provvedimenti della Lega in Parlamento se il leghista non chiede scusa". Italo Bocchino (Pdl) definisce Salvini "simpatico" ma lo invita a chiedere scusa. "Poi lo inviterò a Napoli".

L'Ansa registra anche la reazione di Mariano Apicella, il menestrello preferito da Berlusconi: "Salvini è un uomo privo di intelligenza".

"Non c'è che dire - commenta l'on. Riccardo Villari, del gruppo Misto - Una performance degna del peggior razzismo da stadio e che la dice lunga sull'alto senso di appartenenza alle istituzioni dell'esponente della Lega. Chissà cosa ne pensano i colleghi del Pdl dell'on. Salvini, soprattutto quelli orgogliosi di essere napoletani come lo sono io. Se stessimo parlando di una persona civile, ci aspetteremmo delle scuse".

Ma Salvini cerca di giustificarsi: quella sera, il gruppo di amici leghisti si stava solo esercitando in una piccola "rassegna" di cori da stadio. E dice: "Qui la politica non c'entra nulla, non c'entra nulla il razzismo, e chi si stupisce o si scandalizza vuol dire che sono almeno 30 anni che non mette piede in uno stadio...".

Salvini dimentica che con le leggi attuali, promulgate dal suo governo, in caso di cori del genere la partita verrebbe sospesa.

Secondo Salvini "la politica è questo governo che ha ripulito Napoli da rifiuti e schifezze dopo anni di degrado. Il video in cui canto invece è un'altra cosa, è una festa tra amici che nulla c'entra con la politica, nel corso della quale si sono cantate canzoni da stadio. Quella messa in rete è la canzone sfottò che si canta ai tifosi del Napoli e poi ne abbiamo cantata subito dopo una contro il Verona. Ci si sfotte tra tifoserie e io ero appunto con tifosi bergamaschi che facevano coretti da stadio, e non in una sede politica".

Parole che non toccano il suo collega al Parlamento europeo, Enzo Rivellini (Pdl): "Ho chiesto l'intervento del capodelegazione del Ppe a Bruxelles, Mario Mauro".

Alla fine, Salvini annuncia le dimissioni dal Parlamento italiano. Altro che cori da stadio.

Salvini sei un buffone....!