mercoledì, marzo 12, 2008

Leaderini e leaderoni

Credo che Gianfranco Fini sia stato uno dei politici più sopravvalutati dell'ultimo ventennio (ops!) si tratta di una persona che sogna di prendere il posto di Berlusconi, ma non mi sembra ne abbia il cabotaggio. Adesso gli capita questa storia di Ciarrapico. Bhé, chi la fa l'aspetti

Il grande leader riflette sulle prossime furbesche mosse


da Repubblica.it
La bufera non spaventa il Ciarra - "Me ne frego, Fini è uno sguattero"
di CARMELO LOPAPA

ROMA - La sveglia suona poco dopo l'alba, come sempre, nell'appartamentone di Via Aldrovandi, quartiere Parioli. I giornali sono stati già portati e per il "Ciarra" è il risveglio sognato da una vita, quello del guerriero dopo la battaglia. Vinta, per quanto lo riguarda: candidatura ormai al sicuro, massimo della visibilità, un putiferio che ha messo in seria difficoltà soprattutto quel Gianfranco Fini che lui non ha mai amato (ricevendone la medesima disistima).

"Pdl, bufera su Ciarrapico", "Ciarrapico nel Pdl, è bufera", "Ciarrapico spacca il Pdl", "Scontro nel Pdl su Ciarrapico" titolano i principali quotidiani italiani. C'è chi spara in prima pagina la foto che lo ritrae in giacca e cravatta in un nostalgico saluto romano scattato ai funerali di Edda Mussolini Ciano, figlia del Duce, datata 1995.

Brillano gli occhi, all'editore dei quotidiani locali il cui sostegno sta tanto a cuore a Berlusconi in vista del voto di aprile. Sbotta: "Mah, viviamo in un mondo di matti". E sorride anche, Giuseppe Ciarrapico. Perché a sentire lui "il caso è finito con la presentazione delle liste ed è stato sepolto quando Berlusconi ha dichiarato che Alleanza nazionale era informata e d'accordo sulla mia candidatura. E ha detto la verità!".

Musica per le orecchie dell'ex presidente della Roma calcio, le parole con le quali nel pomeriggio il Cavaliere difende la scelta di candidarlo e spiffera perfino che Fini e i suoi erano al corrente. È andata proprio così, rivela adesso l'imprenditore che negli anni Ottanta non ha disdegnato collocarsi nell'orbita andreottiana. E poi questa storia del fascio littorio, sbuffa, "quando il fascismo ha fatto le leggi razziali io avevo quattro anni: ma che responsabilità posso avere? Mi hanno trattato come se fossi il comandante del campo di Auschwitz. Una follia. Ma io me ne frego. Anzi, me ne fotto! Completamente".

Una pagina di giornale via l'altra, poi gli viene quasi da ridere quando legge dei Fini, dei Bossi e di tutti gli alleati che gli hanno chiesto un passo indietro. Altro che forfait. "Ho un rapporto stretto col Cavaliere, che ieri (lunedì, il giorno della bufera dopo l'intervista a "Repubblica, ndr) mi ha chiamato quattro volte". Dice proprio così, quattro volte.

E Gianfranco Fini? "Ma cosa vuole, ormai lo trattano come uno sguattero! E poi, in pubblico mi dà del fascista, in privato mi invita a pranzo. Anzi, a volerla dire tutta, anche Gianni Alemanno e Altero Matteoli mi hanno invitato a pranzo". Veleno, distillato e servito al tavolo dei parenti serpenti di una destra ritrovatasi a dispetto e a sorpresa nello stesso partito, quello del Popolo della libertà.

Il ciarra

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