Pentma vuol dire pietra, ma questo blog è solo un sassolino, come ce ne sono tanti. Forse solo un po' più striato.
giovedì, agosto 18, 2005
Fareste adottare un bimbo a un finocchio?
Un bambino in affidamento a una coppia omosessuale? Ma siamo matti? Perfino sui giornali di sinistra, perfino sui forum di Repubblica i lettori si dicono contro. Ormai in Italia se non alzi la voce e non gridi non esisti. Ecco un'intervista di Repubblica a Javier Cercas, l'autore de "Soldati di Salamina". Marzullo la definirebbe "un'intervista sottovoce". A me è piaciuta molto. Lo scrittore prova a spiegare perché anche un gay potrebbe essere un genitore. È stata pubblicata in occasione dell'approvazione della legge sui matrimoni gay da parte del parlamento spagnolo.
MADRID - «Certo che sono d' accordo sui matrimoni gay. Ma è arcinoto che la grande maggioranza degli spagnoli è d' accordo». Javier Cercas si stupisce. Non della domanda, ma del fatto che si debba ancora discutere di questo tema. «E' un diritto che doveva essere riconosciuto, e finalmente ci siamo arrivati», dice lo scrittore che ha ottenuto un successo strepitoso con il suo romanzo Soldati di Salamina edito in Italia da Guanda. La legge è stata approvata dal Parlamento spagnolo, ma c' è ancora chi non ci sta.
Perché, questo dei matrimoni tra omosessuali, è un tema che divide tanto?
«Per varie ragioni, alcune comprensibili anche se non giustificabili, altre del tutto oscure. Ad esempio, la scoperta più assurda la facciamo se andiamo a vedere qual è la posizione del Partito popolare: si sono opposti alla legge, sono scesi in piazza insieme ai movimenti ultraconservatori, ma in realtà ciò su cui non sono d' accordo con il governo è soprattutto la terminologia: non volevano che si chiamasse matrimonio, tutto qui».
Ma la Chiesa va molto più in là.
«La posizione della Chiesa è incredibile e sorprendente. E' normale che la gerarchia ecclesiastica dia indicazioni e raccomandazioni di ordine morale ai fedeli. Ma non può pretendere di imporre la sua opinione all' intera popolazione e interferire nelle leggi di uno Stato laico».
Forse la questione che divide di più è quella delle adozioni...
«Sì, ma quando parliamo di adozioni dobbiamo sempre ricordare che ci sono bambini che non hanno nessuno al mondo: e allora sarà sempre meglio che li accolga una coppia omosessuale, cioè due persone che gli diano l' affetto di cui hanno bisogno. E' logico che un bambino dovrebbe avere per genitori un padre e una madre, ma questo non sempre è possibile, e non è assolutamente detto che l' amore che possono ricevere da due padri o da due madri sia meno valido o importante».
Si è parlato di «attacco alla famiglia».
«E' semplicemente assurdo. Il fatto che una coppia omosessuale si possa sposare non costituisce alcuna minaccia per la famiglia come veniva intesa fino a questo momento. Anzi, io rovescerei il discorso: i gay sono i più entusiasti in questo momento del fatto di poter formare una famiglia e di poter dare vita a un' unione stabile».
La Spagna era conosciuta, tempo fa, come un paese «machista» e omofobico. Che cosa è cambiato?
«E' cambiato moltissimo. Trent' anni fa è finito un regime e, a partire da quel momento, la rivoluzione dei costumi è stata tanto rapida da sorprendere tutti. In uno spazio di tempo relativamente breve, il paese ha fatto in maniera molto più rapida di altri Paesi che avevano recuperato prima di noi la democrazia».
Ma l' omofobia come si sconfigge? Così, come ha fatto Zapatero, a colpi di nuove leggi?
«E' anche questo, ma non solo. Una legge molto avanzata, perché possa essere efficace, deve essere piò o meno in linea con l' orientamento della società, altrimenti rischia di essere controproducente. Ma nel caso spagnolo, il primo ministro ha rispettato la convinzione di buona parte della popolazione: quasi tre quarti dei cittadini erano a favore del matrimonio omosessuale. E questo significa che la Spagna sta cambiando davvero. Che se esisteva un' omofobia diffusa come in altri Paesi, col tempo la mentalità ha cominciato a cambiare. In meglio naturalmente». (a. o.)