Pentma vuol dire pietra, ma questo blog è solo un sassolino, come ce ne sono tanti. Forse solo un po' più striato.
mercoledì, agosto 17, 2005
Ritratto di Andrea
Ho incontrato a Bogotà la cantante solista degli Aterciopelados (i vellutati), probabilmente il gruppo più noto di tutta la Colombia. Ecco che cosa mi ha detto.
Ritratto di Andrea Echeverri
In Colombia si può fare politica attraverso le note di un pentagramma? Dopo aver conosciuto Andrea Echeverri, una delle due anime (l’altra è Hector Buitrago) del gruppo rock Aterciopelados, uno si convince che è possibile. La cantante è un’artista molto diversa dall’ammiccante bambolina Shakira, l’altra star nazionale tutta mossette e borchie di pelle. Andrea Echeverri è alta e magra, con lunghe dita affusolate che tracciano il niente e l’aria di trovarsi lì per caso. Neppure una punta di trucco. E’ l’antidiva per eccellenza e si rivolge all’interlocutore con un “sumercé”, quel “vossignoria” che usano solo i contadini della provincia. Nel modo di essere, ma non nel fisico, ricorda un po’ Carmen Consoli. Anche lei, come la siciliana, ha preferito restare fra la sua gente anziché ascoltare le sirene dello show business. “La Colombia è il posto dove sono nata. Un luogo da cui in tanti vogliono andarsene. Ma se partiamo tutti alla fine qui restano solo i maiali, no?”.
Andrea Echeverri continua a lavorare nella sua casa di Teusaquillo, al centro di Bogotà. Edifici bassi, imprese di pompe funebri e decine di cliniche clandestine dove si praticano aborti senza fare troppe domande. Alla porta di casa c’è un’immagine della Vergine. L’edificio è a due passi dall’Avenida Caracas, una grande arteria intossicata, di giorno, dallo smog di migliaia di automobili, costellata, di notte, da centinaia di lucciole che illuminano, a modo loro, una miriade di squallidi localetti notturni. Quest’artista non ama essere intervistata, non ama parlare, preferisce cantare. È così che comunica con sua figlia, la piccola Milagros (l’ha chiamata proprio così, al plurale), nata dalla sua relazione con Manolo. Sopporta il giornalista solo perché sta uscendo il suo primo lavoro solista. Sono canzoni d’amore. Il titolo porta il suo nome.
Andrea Echeverri, trentanove anni, nasce da una famiglia borghese. La futura rockstar cresce con un’educazione conservatrice. Ottimi istituti e una vita pianificata fino a quando, agli inizi degli anni novanta, non si mette in testa di studiare arte all’Università bogotana di Los Andes. È allora che conosce un bassista, Hector Buitrago con cui decide di formare un gruppo rock. Il nome è terribile come la musica di quegli anni: Delia y los Aminoacidos.
“Ancora oggi quando riascoltiamo brani di quell’epoca ci si rizzano i capelli in testa. Eravamo tutta energia e nessuna tecnica”. Con gli anni lo stile si affina e il sodalizio inizia a dare i suoi frutti. Hector apporta la rabbia del rock, Andrea i ritmi della tradizione popolare e la sua energia. Nel 1993 nascono gli Aterciopelados, i vellutati, ed esce il primo disco, con el corazón en la mano. “Il lavoro è subito piaciuto ed abbiamo iniziato a girare per il paese. Una sensazione strana. A noi della fama non importava nulla e invece, di colpo, c’era tutta quella gente a chiedere autografi”, ricorda oggi Andrea. Dal circuito dei bar e dei locali underground ai palcoscenici internazionali è un passo. Nel 1996, dopo il successo del loro secondo lavoro, el Dorado, vanno in tour negli USA come spalla di altri gruppi. Il pubblico statunitense rimane colpito da questa donna diafana, una specie di Mortisia Addams punk che sul palco esprime una forza senza eguali. Ma non è tutto così semplice. Una della canzoni del disco, “Pilas”, ad alcuni proprio non piace. Parla degli squadroni della morte mandati di notte a ripulire le strade dai mendicanti. En las sombras de la noche en un negro coche/ todos saben a que vienen/ que intenciones tienen…/el paisa y la Karen ya nunca se vieron../ dice que por Guadalupe botan los cuerpos/ eso supe ellos hacen la limpieza… (arrivano a bordo di un’auto nera / con le prime ombre della notte / tutti sanno che cosa vengono a fare / le loro intenzioni… /el Paisa e la Karen sono scomparsi/ dicono che gettino i corpi dalla Guadalupe/ questo ho saputo/ sono loro che fanno pulizia. Arrivano le minacce, ma anche la fama. L’industria del disco non può non accorgersi che in Colombia è nata una stella. Gli Aterciopelados realizzano la Pipa de la Paz un lavoro che ottiene una nomination ai grammy come migliore album latino. Nel 1998 è la volta di Caribe Atomico dove ritmi sudamericani si fondono con sonorità elettroniche. E’ un’altra nomination, come miglior gruppo rock alternativo. La terza volta, nel 2001, è quella buona, ma quasi nessuno se ne accorge. Il mondo è troppo preso dagli attentati terroristici di New York per celebrare Gozo Poderoso, il lavoro che vale agli Aterciopelados la statuetta come migliore interpretazione vocale rock. Un successo discreto, come lo è da sempre la vita di Andrea: “Mi piace girare a piedi per la città, andare per vetrine. Non guardo la tv e non ascolto troppo la radio, il mio mondo lo tengo per me, come i miei ricordi e le mie speranze. Uso la mia immaginazione personale per salvarmi dall’immaginazione collettiva. Non è facile. Devi correre più forte se non vuoi che la notorietà ti acchiappi e ti trasformi in qualcosa che non sei.”.
Andrea Echeverri però, non ha paura di mischiarsi con la realtà e se necessario sporcarsi le mani. Non ha timore di cantare di quella reginetta di bellezza (Miss Panela) che finì sposa di un noto narcotrafficante per poi consegnarlo in brache di tela alla DEA, l’antidroga americana.
E’ un’artista che racconta la vita così com’è, senza fronzoli, spesso in maniera spiacevole, come quando parla del fascino che la mafia, che in Colombia ama ammantare i propri crimini d’ideologia politica, ha su tanti giovani. Ascoltando le sue canzoni è facile capire perché uno come Pablo Escobar, il narcotrafficante più famoso del mondo, quaggiù era diventato un idolo prima di finire ammazzato.
“Qui c’è molta povertà e tanti ne approfittano. Finché ci sarà fame ci saranno persone disposte a prendere un fucile per mangiare”. Viene voglia di ribattere. In fondo è comodo parlare di amore. Così con ci si fa nemici. Sorride. “In Colombia siamo in guerra da decenni. Se uno si lascia coinvolgere nel conflitto, prendendo le difese di questo o quel partito, non ne usciremo più. Chiaro che come persone abbiamo le nostre idee, ma anche una responsabilità nei confronti di chi ci ascolta. Dobbiamo dare una speranza, essere patriottici senza essere stupidamente nazionalisti”. E del presidente Álvaro Uribe Velez che pensa? “La sua politica è stata più aggressiva di quella dei suoi predecessori. Questo però non sembra aver ridotto la violenza”. Ergo? “Non so davvero se le sue scelte siano giuste”. Sbuffa. Andrea Echeverri e diventata suo malgrado un’icona in un paese che di figure positive ne ha davvero bisogno. Ma questa donna, che per tanti è un simbolo, ha un ideale femminile? “Certo! Ha occhi enormi, due anni e mezzo e si chiama Milagros. È mia figlia”.
http://www.aterciopelados.com/
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