Se ne discute tanto. Soprattutto in economia. Ricordo che in uno dei miei viaggi in Colombia, paese che conosco abbastanza bene, quando parlavo della Parmalat gli imprenditori cominciavano a ridere per poi lanciarmi un "que pena contigo" (scusami). Tutti sapevano che bufala era la società di Tanzi e tutti conoscevano le magagne fatte da questa azienda in America Latina (almeno coloro che parlavano con me non avrebbero MAI investito un peso in quel grupppo). In Italia però, le banche continuavano a consigliare l'acquisto di prodotti spazzatura come le azioni Parmalat o i tangobond. Una dimostrazione della lillipuziana (quando non truffaldina) dimensione del nostro paese in ambito economico-finanziario-bancario.
Nel mio caso potrei anche raccontare di un fondo integrativo che lo scorrettissimo (o forse soltanto imbecille) impiegato di un istituto di credito italiano mi convinse a firmare dicendomi che avrei potuto "chiudere il fondo quando avessi voluto e ritirare il denaro accumulato". Come no? Un giorno mi son presentato e mi hanno detto che avrei potuto chiuderlo nel 2042!!! Sto pensando di rivolgermi ai Carabinieri, ma vedo che questa mancanza di chiarezza è comunque una cosa abbastanza diffusa nel mondo bancario italiano.
Ecco uno splendido articolo di Bananews, una delle firme più brillanti del sito de il Barbiere dalla sera www.ilbarbieredellasera.com sul nostro meraviglioso paese e sui nostri soldi. Se avrete la pazienza di leggerlo vi spiegherete tante cose.
La miracolosa Finanziaria dei ''Lazzaro'' bond
di BananaNews
Da bond "mondezza" a bond "Lazzaro". La Finanziaria fa risorgere le speranze dei possessori dei bond delle società in default. Ma è giusto?
I detti comuni insegnano tante cose. Ad esempio, quando, finalmente ci si decide ad affrontare una questione complessa, si dice che è arrivato il momento di "prendere il toro per le corna".
Sempre per le corna e mai per le palle. Il successo nella risoluzione della questione sarebbe, infatti, assai meno sicuro causa il comprensibile risentimento del toro.
Vediamo di traslare la presa del toro, per le corna o per le palle, sul delicatissimo tema del risparmio.
Il Governo non ha preso per le corna il tema del risparmio perché, passati ormai quasi due anni dal caso Parmalat e da tutto quello che è poi successo, non ha emanato alcuna norma conclusiva a protezione dei risparmiatori. Invece, ha preso il toro, il tema del risparmio, per le palle, quelle dei contribuenti.
Dunque, ragioniamo. Nella prossima Finanziaria, per quello che se ne sa, è previsto, limitatamente al 2006, un parziale rimborso ai possessori dei titoli obbligazionari circolanti presso il pubblico di emittenti sovrani, ovvero società insolventi. In soldoni, trattasi dei possessori di bond argentini e di bond Parmalat, Cirio, etc, etc.
Non ho ben capito come verrebbe finaziato questo rimborso, perché prima ho letto che a finanziarlo sarebbe stato il 5 per mille del gettito irpef, poi ho letto che il finanziamento sarebbe avvenuto grazie alla creazione di un fondo in cui confluivano le somme dei conti correnti giacenti presso gli Istituti di credito e dormienti da più di dieci anni.
La differenza incide sul quantum, ma non sul principio. Se fosse vera la prima ipotesi, considerando che il gettito irpef 2006 dovrebbe ammontare a circa 280mila miliardi delle vecchie lire, il rimborso ai possessori di bond costerebbe allo Stato circa 1400 miliardi.
Se è vera la seconda ipotesi, quella del fondo, è difficile dire quale sarà l' entità del rimborso, ma è presumibile che l' entità sia molto inferiore.
In ogni caso, quello che emerge, qualunque sia l'ipotesi di copertura della spesa, è che un 'entrata dello Stato (anche le somme del fondo sarebbero un' entrata dell Stato) viene destinata a ristorare i risparmiatori. Non paga Tonna, non paga Tanzi, non pagano le società di revisione, ma paga il contribuente.
L'operaio, l'impiegato, il lavoratore agricolo a 900 euro al mese sappia che in parte pagherà anche lui, perché le entrate dello Stato saranno destinate anche a ripagare i risparmiatori traditi.
Ora, massima comprensione per i risparmiatori traditi, perché tra i possessori dei bond argentini, dei bond Parmalat e di tutti gli altri, ci sono dei casi veramente drammatici, ma, pur con questa considerazione, il principio dello Stato che si sostituisce come pagatore proprio non va.
L'obbligazione è un titolo di credito che ha sempre una certa alea. La misura di questa alea è data dal rating che agenzie tipo Moody's assegnano alle società emittenti. Più alto è il rating, minori sono le probabilità di insolvenza della società e più basso è il rendimento dell' obbligazione.
Ma l'alea esiste sempre, esiste anche per i semplici bot poiché lo Stato potrebbe consolidare il debito pubblico. Insomma, se desideriamo che il nostro denaro renda il 3%, il 4%, il 5% annuo, etc, etc, dobbiamo sapere che corriamo dei rischi.
Purtroppo, quello che è mancata totalmente è sia un' informativa dei rischi al povero risparmiatore, sia, come nel caso Parmalat, una spaventosa catena di "buchi neri" che hanno coinvolto collegio sindacale, società di revisione e comportamenti bancari.
Proprio sul comportamento delle banche scrissi un pezzo "Cirio, la truffa delle banche in pieno Sole" che gettava molte ombre sul comportamento delle banche. Non lo ritrovo più perché col passaggio di server del Barbiere è andato perso, peccato.
Dunque, il povero risparmiatore in balia di tempeste dove non sa navigare. A soccorerlo, però, non vanno quelli che lo hanno mandato per mare, ma i contribuenti, anche quelli che il mare non lo amano per niente.
Vorrei ricordare, perché anche qui c'entra il tema dell' intervento dello Stato, quanto successe quasi tre lustri fa. Mi riferisco ai cittadini vittime dei mutui in Ecu nei primi anni 90.
Il caso fu veramente drammatico. L' Ecu era l'unità di conto europea che vigeva in quegli anni (l'euro è la trasmutazione in moneta dell'unità di conto Ecu). La lira italiana faceva parte dello Sme, il sistema monetario europeo, e cioè un sistema di cambi fissi, ma aggiustabili.
Ogni moneta poteva oscillare negli intorni del tasso centrale per una certa percentuale; per la lira, il margine di oscillazione era quello più ampio, del 6%. Questo significava che se il tasso centrale della lira era di 1 Ecu = 1550 lire, i margini di oscillazione erano tra il più ed il meno 6% delle 1550 lire.
Consideriamo che quelli erano anni di inflazione importante e che il costo del denaro era assai elevato. Così, quando furono emessi dei mutui in Ecu, che erano a sconto di qualche punto percentuale rispetto a quelli in lire, molti cittadini aderirono.
Poi, nel 92, ci fu il tracollo della lira. Attaccata dalla speculazione internazionale divenne una fragile navicella nel maremoto. Ogni argine, quasi come oggi a New Orleans, fu travolto e la lira fu costretta ad uscire dallo Sme ed a far fluttuare il cambio.
In breve se prima un Ecu valeva 1550 lire, dopo l'uscita dallo Sme il valore dell'Ecu divenne 1800-1900 lire. Così, i mutuatari in Ecu si videro accollata tutta la svalutazione della lira. In pratica, il costo del mutuo crebbe in un attimo del 20%-25% annuo. Immaginate il dramma.
Cosa mancò? L'informazione, probabilmente per ignoranza, da parte delle banche dei grossi rischi che si correvano legando il costo del mutuo all'Ecu. Però, allora, non ci fu nessun accollo diretto al Bilancio statale del maggiore e drammatico costo dei mutui.
Perché deve esserci oggi per tutti quelli che hanno comprato i bond in default?
Sia consentito, dopo aver ricordato ciò che avvenne nel 92, rammentare che è necessario accendere ogni sera un cero di ringraziamento all'euro. Dove saremmo oggi, dopo tutti gli scandali finanziari che sono successi e dopo (dopo?) l'incredibile caso Fazio?
BananaNews
Un risparmiatore seduto sul letto. Gl avevano detto di essere furbo ad aver acquisito TangoBond
1 commento:
messaggio pubblicitario:acquista i giulioresta bond,rendono sicuramente di piu'...
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