domenica, novembre 30, 2008

Alè, un altro




Dopo essere passato senza che nessuno se ne accorgesse nella vita intellettuale del nostro Paese spacciandosi per profondo e soprattutto obiettivo conoscitore del mondo musulmano Magdi "Cristiano" Allam è riuscito incredibilmente ad arrivare ad essere vicedirettore del Corsera. Una parabola che poteva accadere solo in Italia. Adesso, visto che alcuni nodi sono venuti al pettine, l'Allam passa alla politica. Come ogni persona che cambia campo, deve dimostrare di essere più papista del Papa e fonda un partito dal nome assolutamente superato: protagonisti per l'Europa cristiana. Qui mi fermo per evitare querele.

«Il mio partito per l'Europa cristiana». Magdi Cristiano Allam: «Aperti a tutti, anche ai musulmani. Sono contrario alla guerra di religione»

Da corriere.it

Sicuro?
«Sicurissimo».
E come si chiama?
«Protagonisti per l'Europa Cristiana». Magdi Cristiano Allam, asciutto, quasi esile, non dimostra neanche un po' i suoi 56 anni e ha un sorriso da ragazzino mentre apre la brochure con simbolo e nome del partito che ha fondato. Di là dalla porta e giù in strada, l'auricolare all'orecchio, gli uomini della scorta sorvegliano che sia tutto tranquillo. «"Protagonisti", capisce? La via del riscatto passa da noi stessi».

Mentre parla distoglie lo sguardo e fissa un punto nel vuoto, come leggesse dentro di sé. In fondo sono cose che ha scritto molte volte, solo che ora è diverso. «Dopo 35 anni» lascia il giornalismo e crea un partito. Questo pomeriggio, a Roma, un'assemblea di cinquanta soci fondatori darà vita alla nuova formazione (da oggi è attivo il sito www.protagonistiec.it). «Ci presenteremo alle Europee del 7 giugno 2009. Da domani inizieremo a lavorare, raccogliere firme, creare circoli in tutta Italia per darci un radicamento nel territorio ».

Passare dall'altra parte della barricata non le fa effetto?
«Fin da piccolo, quando mi chiedevano "cosa vuoi fare da grande?", rispondevo: il giornalista o il politico. Le mie passioni. Giornalista lo sono diventato e con soddisfazione. Ma negli ultimi tempi ho sentito crescere la necessità di andare oltre la testimonianza e agire: mettendo in pratica ciò che per anni ho scritto e detto nei tantissimi incontri in giro per l'Italia con decine di migliaia di persone ».

Cominciamo dal nome e del simbolo...
«Nel logo, vede?, sono indicati tre binomi che rappresentano i passaggi fondamentali del mio percorso spirituale, culminato nell'adesione piena e convinta al cristianesimo: "Verità e Libertà", il cuore della civiltà europea; "Fede e Ragione", l'essenza della civiltà cristiana; e infine "Valori e Regole", il fondamento dell'azione di riscatto dalla deriva etica nella quale è precipitata la nostra Europa cristiana».

Un partito religioso?
«No, il mio non è un partito religioso né si rivolge solo ai cristiani. È un partito laico che proclama uno stato di emergenza etica in Europa e individua nella civiltà cristiana la verità storica delle radici del nostro Continente, il nostro punto di riferimento irrinunciabile, da riscoprire e difendere. Siamo aperti a tutte le persone di buona volontà, compresi i musulmani...».

Be', magari i musulmani sarà più difficile, no?
«Ma perché? L'Europa "è" cristiana!».


Il simbolo del nuovo partito
Si può obiettare che l'Europa è «anche» cristiana, e in misura importante, ma è pure Atene e Roma, è Federico II e la convivenza di culture, la rivoluzione scientifica, le varie espressioni del pensiero laico eccetera...
«Non lo nego, e le considero tutte realtà positive e importanti, ma le radici giudaico-cristiane sono il binario principale e oggi rappresentano una necessità: è la loro dimenticanza che ci ha portati al relativismo etico e religioso, alla deriva. L'Europa rischia il suicidio».

Quindi, che farete?
«Insieme, da "protagonisti", definiremo un programma a partire da tre considerazioni. Primo, l'Europa attraversa una crisi profonda di valori e di identità, è succube di malattie ideologiche come il buonismo, il laicismo, il multiculturalismo... Secondo, sul piano economico è destinata a soccombere davanti a un capitalismo selvaggio e disumano, senza regole etiche né diritti umani, perfettamente rappresentato dalla Cina comunista: c'è una crisi strutturale, l'Europa deve ridefinire il suo modello di sviluppo mettendo al centro regole e valori, e noi offriremo soluzioni concrete. E, terzo, c'è un estremismo islamico che minaccia la nostra identità e sfruttando una concezione formale del nostro diritto è riuscito a imporci l'Islam e la cultura dell'islamicamente corretto, a legittimare la sharia».

E quando?
«Anche in Italia, per dire, ci sono stati casi in cui si è legittimata la poligamia nel rispetto della "specificità" della religione. E poi, le stesse posizioni del cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, quando al Meeting di Rimini ha detto che tutte le religioni hanno in sé i germi della pace e la violenza tradisce la vera fede... ma questa non è la realtà dell'Islam! Come quando si parla di Islam moderato!».

L'alternativa è lo scontro totale.
«Ma no, questo è un errore in cui si incorre spesso. Io sono assolutamente contrario alla guerra di religione o di civiltà. Dico che dobbiamo distinguere tra religioni e persone. Un cristiano è tenuto a rispettare e amare i musulmani come persone. E il dialogo è tra persone, non tra le religioni. Magari le fedi sono radicalmente diverse ma le persone possono e devono essere accomunate dai diritti fondamentali e dai valori non negoziabili, come la sacralità della vita o il bene comune. Non siamo chiamati a pronunciarci sulla compatibilità dei "musulmani" in astratto. La domanda riguarda le persone concrete, i musulmani che vengono qui per migliorare le loro condizioni di vita o perché cercano maggiore libertà: possiamo convivere in modo pacifico e costruttivo? In questi termini la mia risposta è senz'altro sì. Se partiamo dalla certezza di una piattaforma comune di diritti e doveri, di regole che valgono per tutti».

In politica il contrario del relativismo è l'assolutismo.
«Ma io parlo di relativismo etico e culturale, non nego il ruolo della politica come mediazione e arte del possibile, e difendo la più assoluta libertà, senza alcuna discriminazione. Dico però che quest'Europa non ha un anima e senz'anima è destinata a soccombere. Affermo il primato dell'etica».

Nel 2006 disse di non aver votato. E alle ultime Politiche?
«Non ho votato neanche stavolta. Con l'abolizione delle preferenze, la triste realtà sono quasi mille parlamentari designati da sei persone, i leader dei partiti che ce l'hanno fatta, e non dal popolo italiano. Ma c'è un'altra ragione: mi sentivo lontano da una politica priva di valori».

Si diceva volesse scendere in campo con Berlusconi...
«Ci vuole un bel coraggio... Ma se l'ho criticato proprio per aver sostenuto che il Pdl è "anarchico" sul piano dei valori!».

Quindi? Quale gruppo, quali alleanze?
«Oggi i partiti di ispirazione cristiana, in Europa, confluiscono nel Ppe, non è che ci sia scelta. Destra e sinistra sono definizioni superate, per fortuna. Ora ritengo che sia fondamentale dare vita a un nuovo soggetto politico che cammini sulle sue gambe, ragioni con la propria testa e si distingua nel considerare valori e regole come fondamento dell'impegno per la riforma etica della politica. Non mi pongo il problema delle alleanze né della soglia di sbarramento, anche se ci fosse. Penso a quando nacque la Lega: riuscì a farcela perché aveva idee forti e provocatorie e, una volta messa alla prova, amministrò bene il territorio».

È minacciato di morte, non teme di esporsi ancora di più?
«Davanti a ciò che percepivo come vocazione e missione di vita non mi sono mai tirato indietro. Così ho fatto da giornalista e così farò come politico. La paura non l'ho mai presa in considerazione: le mie scelte si basano sulla fede in ciò che sento dentro».

Gian Guido Vecchi

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