sabato, novembre 12, 2005

Continuare a dire grazie...




Reportage sulla situazione nell'arcipelago della Maddalena dove il Governo italiano ha imposto alla giunta di centrosinistra l'aumento spropositato della base americana (si, proprio quella dove si esercitavano gli uomini di Gladio). In barba alle richieste di chi laggiù ci abita. "Per quanto tempo dovremo continuare a dire grazie agli Americani?", si chiedono gli abitanti.

La Repubblica -

Maddalena, la base triplica Sardegna in rivolta anti-Usa - E la Ue richiama l´Italia: illegittimo tenere il segreto

Da una parte gli americani, dall´altra il governatore Soru. E in mezzo un progetto che il governo minimizza: "Solo bonifica"
Un documento riservato parla di alloggi per altri 350 militari della Us Navy, che si aggiungerebbero agli attuali 2500
In costruzione un molo da 180 metri A Pizzarotti gran parte dei lavori
"Allarme suonando le trombe" per l´evacuazione in caso di incidente


di alberto statera
Renato Soru tutto vuol fare fuorché il Masaniello, non ha neanche il phisique du role, così va per gradi e non si muove se non documentando tutto, carte alla mano. Prima il contenzioso fiscale, gli arretrati di Irpef e Iva per le quote previste dallo Statuto autonomo del ‘48 e non pagate alla Regione negli ultimi anni, per un totale di 4,5 miliardi di euro, di cui nessuno si era mai accorto e la cui rivelazione ha fatto montare una protesta autonomista che non si ricordava dai tempi del Partito Sardo d´Azione. Poi, pronta a deflagrare, la vera grande questione ultratrentennale che unisce tutti i sardi: le servitù militari, che nella base per sottomarini atomici della Maddalena, a un passo dal paradiso delle vacanze dove se la spassano i briatores di mezzo mondo, hanno l´epitome. Neanche alla vista dei briatores possono essere sfuggiti i "salsicciotti", le barriere che separano lo specchio di mare della Maddalena da quello di Santo Stefano, né la Military Police che pattuglia le isole a bordo di Fiat Bravo bianche, le stesse che alla targa AFI hanno sostituito una targa italiana, né il guizzare di enormi sagome scure nelle acque cristalline. Come se a Capri spuntasse un sottomarino nucleare tra i Faraglioni e la Canzone del mare. Ma pochi sanno cosa c´è esattamente e cosa ci sarà in futuro nelle zone off-limits e nella pancia dell´arcipelago.
Quel che si sa ufficialmente è che il governo e la precedente giunta sarda hanno autorizzato l´ampliamento della base militare americana per sottomarini a propulsione e armamento nucleare, con l´edificazione di fabbricati per 52 mila metri cubi e la costruzione di un nuovo molo da 180 metri per l´attracco di altre unità da guerra. Questi lavori sono in corso protetti dalla Security americana, in gran parte ad opera del gruppo italiano Pizzarotti. Ma debordano, secondo le informazioni in possesso della Commissione europea, ben oltre le opere e i metri cubi previsti.
Per saperne di più, all´inizio dell´estate scorsa Soru, che è un sardo di poche parole ma anche di caparbietà tutta isolana, invita a Cagliari Edward Luttwak, esperto di affari militari e consulente del Dipartimento di Stato assai vicino alla Casa Bianca. I due passeggiano per le vie e sotto i portici del centro, di fronte al porto, l´americano gradisce la cucina del "Corsaro" e apprezza la villa tutta bianca da poco ristrutturata dal governatore, il quale gli spiega con il suo linguaggio senza fronzoli quel che lui, di sicuro non antiamericano, vorrebbe: che gli americani lasciassero l´arcipelago della Maddalena «da amici», per tornarci da graditi turisti e anche per far spazio a nuove iniziative imprenditoriali cui si sono candidati di nuovo l´Aga Khan e l´americano Tom Barrack, cui il principe ismailita ha venduto la Costa Smeralda. E qui ha inizio il giallo. Luttwak spiega all´inventore di Tiscali, delle cui gesta imprenditoriali è ben informato, che i costi della guerra in Iraq sono immensi e che, nel clima di tagli al bilancio di Washington, la base Us Navy sarda, anch´essa molto costosa, potrebbe essere abbandonata. Il governatore esce confortato dal colloquio, ponti d´oro al nemico che fugge, tanto che vorrebbe assumere Luttwak come consulente per accelerare la "pratica dismissione". Passano poche settimane e al presidente, ma anche alla Commissione europea, giungono notizie di un´accelerazione e di un ulteriore ampliamento dei lavori nella base americana.

Poi il colpo di scena: sul Pc di Soru - almeno così dice la vulgata che il presidente non conferma - giunge da una fonte anonima il piano segreto americano per la base dei sommergibili atomici. Vi si parla di «rafforzamento di lungo periodo», attraverso l´acquisizione dell´ex Arsenale, quello che l´Aga Khan, Barrack e un gruppo francese vorrebbero per farne il più moderno centro nautico del Mediterraneo, dei tunnel-deposito di armi italiane a Santo Stefano e a Caprera, della costruzione di altri 50 mila metri cubi al nord di Santo Stefano e di «bachelor apartments» per almeno altri 350 militari americani, che si aggiungerebbero agli attuali 2.500. Tutto ciò per «incrementare la capacità operativa di assistenza dei sottomarini e alle navi da guerra nucleari della Us Navy». Il piano, composto di quattro documenti e corredato di mappe, si deve all´ammiraglio Harry G. Ulrich III, comandante dell´Usnaveur ed è stato discusso anche al Congresso Usa, dove si è già dato per scontato che la Marina Militare italiana ha concesso l´uso dell´Arsenale.
Se Luttwak nel migliore dei casi si era sbagliato prevedendo l´imminente dismissione della Maddalena, qual è invece il reale progetto dell´Us Navy per la base? Farne, da quel che si capisce, un punto di addestramento e di partenza per i Navy Seals, le truppe speciali per operazioni di commandos e di attacco segreto, addestrando a Punta Rossa anche i commandos del Consubim, quelli della nostra Marina. Ma forse Luttwak non si era affatto sbagliato, sapeva che la triplicazione della base sarda o si farà ora, subito, Berlusconi regnante, o non si farà mai più. Lo sapeva comunque l´ammiraglio Ulrich III, che nel documento Milcom (Costruzioni militari) ha scritto: «Da quando l´amministrazione è cambiata, il clima politico si è fatto meno favorevole alla nostra presenza», per cui è necessario condurre una politica «proactive», ovvero di propaganda attiva e incisiva. Se non è già troppo tardi, perché nel frattempo si è mossa la Commissione europea, che nei giorni scorsi ha trasmesso al governo italiano una comunicazione di «costituzione in mora» per violazione dell´articolo 10 del trattato Ue, cioè per non aver risposto alla richieste di spiegazioni avanzate da Bruxelles sull´ampliamento della base. Il bello è che la procedura d´infrazione europea si riferisce al «piccolo» progetto d´ampliamento e non a quello vero misteriosamente arrivato nelle mani del governatore sardo.
A questo punto il governo italiano dovrebbe bloccare i lavori in corso nell´arcipelago. Ma come si fa a bloccare qualcosa che non esiste? Perché tante storie per una semplice «bonifica ambientale», secondo il ministro Antonio Martino, e una «riqualificazione», secondo il ministro Carlo Giovanardi? Insomma, acqua in bocca, come sempre dal 1972, quando, presidente del Consiglio Andreotti, la base della Maddalena nacque con la firma di un protocollo di cui il Parlamento non fu informato. Storia che si è ripetuta nel 1995, nella fase di transizione tra il primo governo Berlusconi e il governo Dini.
In compenso, non è più segreto il piano di emergenza dell´Arcipelago della Maddalena in caso di incidente nucleare, 200 pagine consegnate ai sindaci dal prefetto di Sassari. Si divide in due parti: «Ipotesi di incidente durante la stagione estiva e durante la stagione invernale». Primi ad andarsene i turisti che non abbiano grotte antiatomiche come quelle che si dice siano state scavate a Villa La Certosa. Gli altri, i residenti, vengono rimandati a pagina 89: saranno avvertiti con «trombe esponenziali» del pericolo, poi si metteranno in fila, in attesa di «contingenti di personale previamente dimensionati in relazione alla stagione». In bocca al lupo.

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