giovedì, novembre 24, 2005

Uff, con ritardo....

Volevo dire che se ne vanno. La base della Maddalena viene abbandonata.


Via i sommergibili nucleari USA dalla base della Maddalena?
sommergibili nucleari americani andranno via dalla base della Maddalena. Il giorno dopo le rivelazioni di un istituto francese sul disastro atomico sfiorato a un passo dalla costa il 25 ottobre 2003 e le successive menzogne dei militari Usa, il ministro della Difesa Antonio Martino rivela di aver concordato, in un incontro ieri a Washington con il suo omologo Donald Rumsfeld, il trasferimento fuori dal territorio nazionale della base per sommergibili nucleari. L'operazione si inserirebbe nel quadro della ridislocazione delle forze Usa in Europa. Smentita qualsiasi ipotesi di ampliamento, così come non sarebbe prevista alcuna cessione di parte dell'arsenale militare italiano alla Us Navy. Ma sono ancora ignoti i termini dell'accordo: se insieme ai sommergibili andrà via anche la nave-appoggio e i militari, dove verranno ridislocati e soprattutto quando. Nel frattempo i porti nucleari italiani si riducono a dieci.

Alla fine il movimento pacifista sardo ha vinto. I sommergibili nucleari della Us Navy andranno via dalla Maddalena. Lo ha detto ieri il ministro della Difesa, Antonio Martino, al termine di un incontro con il suo collega americano Donald Rumsfeld.

"I sottomarini atomici - ha detto il ministro della Difesa - saranno trasferiti fuori dal territorio della base di Santo Stefano secondo tempi e modi che dovranno essere definiti più avanti". "L'operazione - spiega Martino - si inserisce nel quadro di una ridislocazione delle forze Usa in Europa e conferma che le notizie relative al potenziamento della presenza di sommergibili nucleari Usa alla Maddalena e di un ampliamento della base erano prive di fondamento e che non è prevista alcuna cessione di parte o di tutto l'Arsenale alla Us Navy".

Martino ha fatto cenno alle richieste che sono arrivate dalla giunta Soru, per dire che la decisione presa ne ha tenuto conto. Un'ammissione del peso che la pressione del movimento pacifista sardo ha avuto in tutta questa storia. Poi il ministro ha ringraziato l'alleato a stelle e strisce: "Desidero esprimere tutta la riconoscenza italiana agli Stati uniti per l'importante presidio di sicurezza che la base di Santo Stefano ha rappresentato per oltre un trentennio e per il grande contributo che la sua presenza ha fornito allo stesso sviluppo e alla crescita economico-sociale dell'area". Giustificata la soddisfazione del presidente della giunta regionale sarda, Renato Soru, che da più di un anno chiede che la base della Maddalena venga chiusa. "E' una cosa fantastica, è la più bella notizia degli ultimi tempi», ha detto ieri Soru quando è stato informato dell'annuncio di Martino. Ma il trasferimento, non si sa dove, dei sommergibili atomici non risolve tutti i problemi. I sottomarini, infatti, vanno via, ma la base resta. Con tutti i problemi che, nonostante le parole di Martino, la presenza della Us Navy crea ad un'area che è parco naturalistico nazionale e che ha una vocazione soprattutto turistica. L'obiettivo della chiusura della base rimane e la decisione di Martino non potrà significare la rinuncia a questo obiettivo o un indebolimento della pressione, su questo punto, del movimento che in Sardegna chiede lo smantellamento di tutte le servitù militari. Inoltre, bisognerà vedere quali saranno i modi, ma soprattutto i tempi, del trasferimento dei sottomarini. Un eventuale governo di centrodestra, dopo le prossime elezioni politiche, che garanzia darebbe dei modi e dei tempi della decisione annunciata da Martino?

La notizia dell'allontanamento dei sommergibili nucleari dalla Maddalena è arrivata all'inizio di una giornata nel corso della quale si sono sentite ancora molte voci allarmate per le rivelazioni sull'incidente all'Uss 768 Hartford, il sommergibile nucleare Usa incagliatosi a poche miglia dalla Maddalena il 25 ottobre 2003. "Nuove inquietanti notizie - dice Ermete Realacci, presidente onorario di Legambiente e deputato della Margherita - che confermano i sospetti, aumentano i timori e la sfiducia. E che impongono un ripensamento complessivo della presenza della base militare".

"Sfiducia perché - spiega Realacci, che sull'argomento presenta un'interrogazione parlamentare ai ministri della difesa, della salute e dell'ambiente - ogni nuovo tassello dimostra una gestione oscurantista dell'incidente, e una gravissima sottovalutazione dei rischi, a dispetto della salute dei cittadini e del loro diritto a sapere". "L'incidente - ricorda il parlamentare della Margherita - non sarebbe avvenuto ad oriente ma ad occidente di Caprera, e non al largo ma a poche centinaia di metri dalla Maddalena e dalla base Nato". Ai ministri Martino, Matteoli e Storace, Realacci chiede di sapere "se quanto apprendiamo corrisponda a verità e se il governo fosse a conoscenza dell'esatta localizzazione dell'incidente". "E perché - chiede ancora il deputato della Margherita - in caso positivo, non abbia fornito informazioni veritiere alla popolazione e al Paese". Se, invece, fosse stato all'oscuro di tutto, "quali iniziative intendano attuare" i tre ministri "nei confronti degli Stati Uniti, gravemente manchevoli" verso il governo italiano.

Fermata la costruzione di una rampa di lancio a Capo San Lorenzo.

Prima la base della Maddalena che triplica, adesso il poligono di Capo San Lorenzo, sulla costa sud-orientale dell'isola, che s'ingrandisce. O meglio che avrebbe dovuto ingrandirsi, prima che arrivasse lo stop della giunta regionale sarda. Convocata dal ministro per le infrastrutture e i trasporti, ieri mattina si è tenuta a Cagliari una conferenza di servizio in cui il Centro italiano di ricerche aerospaziali ha presentato un progetto per realizzare, nella base, una rampa di lancio per navicelle senza pilota da sperimentare nella stratosfera. Il tutto è stato presentato dal ministero come un piano di ricerca tra scienza e tecnologia a fini esclusivamente civili.

Si tratterebbe di sperimentare materiali e tecniche di costruzione di nuovi velivoli con ricadute solo indirettamente militari. Ma il presidente della giunta sarda, Renato Soru, che chiede che la presenza militare in Sardegna sia drasticamente ridotta, ha risposto con un secco no. Almeno per il momento il progetto è bloccato. La prudenza del governatore è giustificata dalla localizzazione della rampa di lancio dentro la base, che è un poligono utilizzato dalle forze armate italiane e dalle forze dei paesi Nato. Che possibilità di controllo avrebbe la Regione se l'attività di ricerca venisse collocata all'interno di una zona sotto stretto controllo militare? Su questo punto il progetto presentato ieri non dà alcuna garanzia. Nei mesi scorsi si è anche discusso di un progetto per la costruzione di una nuova pista per caccia bombardieri all'interno del poligono di Quirra.

Anche questo progetto per il momento è fermo, forse in attesa che si spengano i riflettori dei media, che hanno denunciato come in molti comuni all'interno della base, la più grande d'Europa, siano stati registrati, negli ultimi anni, indici di morte per tumore molto superiori alla media nazionale. Anche dopo lo stop di Soru e l'annuncio di Martino il coordinamento dei gruppi pacifisti e antimilitaristi sardi continua a chiedere la sospensione immediata di tutte le esercitazioni militari in Sardegna e la chiusura delle basi. Oltre La Maddalena e Capo San Lorenzo ci sono anche Quirra e Capo Teulada.

"Le servitù - affermano i promotori dell'iniziativa - impediscono, nei territori gravati da servitù militari, qualsiasi altra forma di economia basata sui reali bisogni dei cittadini e sul rispetto dell'ambiente". I comitati di base chiedono "perché non esistono sistemi di monitoraggio ambientale e perché non sia mai stata realizzata un'indagine epidemiologica seria".

Ma in Italia rimangono 10 porti nucleari

Quello della Maddalena non sarà il primo porto nucleare a chiudere i battenti. Da quando il manifesto, nel febbraio 2000, portò alla luce l'esistenza di ben 12 porti nucleari in Italia, rigorosamente tenuti segreti, in ognuna delle città coinvolte si avviarono mobilitazioni per la chiusura. La prima, e fino a ieri l'unica, a ottenerla, era stata quella di Genova, in virtù dell'impegno diretto del comune e del fatto che si tratta di una città d'arte. Ma questa volta non si tratta solo del ritiro di una concessione all'approdo per imbarcazioni a propulsione atomica. Alla Maddalena c'è una nave-appoggio Usa con un migliaio di marines a bordo, e lì vengono effettuate anche riparazioni.

Il Manifesto, 23 novembre 2005.

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