sabato, gennaio 03, 2009

Sei malata? Cazzi tuoi.

Quando si cerca di difendere dei delinquenti che hanno rubato, abusando del fatto di aver rivestito del ruolo pubblico, quando si parla di accanimento giudiziario se un amministratore finisce in galera, quando si giustifica il furto perché è solo "un fatto contabile", bisogna pensare che dietro quei numeri ci sono delle persone. Per cinque milioni di euro rubati in Abruzzo, Puglia, Sicilia, posti dove curarsi è oggettvamente un lusso, ci sarebbero molte persone che di quel denaro potrebbero aver bisogno. Un'ennesima cronaca da un paese in ginocchio.

Malata e indigente chiede l'eutanasia. Il vescovo: "Un grido di dolore"
di GIUSEPPE CAPORALE

CASTEL DI SANGRO (L'AQUILA) - Indigente e malata di cancro. Per questo Angela S., 58 anni, pensionata, vuole morire e chiede l'eutanasia. "Non auguro a nessuno di vivere in queste condizioni", ripete dal giorno di Natale, quando per mettere assieme il pasto ha dovuto chiedere aiuto ai vicini. Ora il disperato appello è diventato un caso. La sua vita, già piena di difficoltà, da quando ha scoperto di essere gravemente malata è scivolata in un baratro. Ma il tumore ai polmoni e l'indigenza non sono i suoi unici nemici: c'è anche la burocrazia che acuisce il dolore.

Già, perché Angela vive con 250 euro al mese di pensione (ottenute per una invalidità) in un paese arroccato sulle montagne abruzzesi. Appena scoperta la malattia, ha chiesto alla Asl una semplice indennità di accompagnamento. Un modo per ottenere un aiuto nei lunghi viaggi (250 chilometri circa tra andata e ritorno) per sottoporsi alla chemioterapia che deve necessariamente svolgere a Pescara. Ma la sanità abruzzese - già sconquassata e priva di fondi, anche a causa degli scandali legati alle tangenti nella pubblica amministrazione - è stata irremovibile. La donna non può avere l'indennità. Al massimo può percepire un rimborso spese per i viaggi dovuti alle cure.

La commissione di medicina legale - assicurano dalla direzione della Asl - l'ha più volte visitata ed ha constatato la "mancanza dei requisiti di legge". Il "no" da parte dell'ente ha spinto la donna a chiedere pubblicamente una "morte dignitosa piuttosto che una vita di stenti, dolore e umiliazione". Non sa come mantenersi, figurarsi come potersi curare. Angela non può nemmeno sostenere le spese per presentare ricorso contro la decisione della Asl. Ma almeno per questo aspetto è intervenuto il Comune di Castel di Sangro, che ha annunciato la copertura delle spese legali.

Intanto lei continua a rivendicare i suoi diritti: "Non voglio essere di peso a nessuno, chiedo solo aiuto allo Stato. Me la sono sempre cavata da sola, con poco. Adesso però il male mi ha attaccato i polmoni e non mi consente di procacciarmi il necessario per vivere. Purtroppo non rientro in nessuna forma di ammortizzatore sociale". L'unico apporto concreto lo ha ricevuto da Comune e Comunità Montana che hanno messo a disposizione una vettura per consentirle di recarsi a Pescara e sottoporsi alle cure. Tutto per un importo massimo di 1800 euro frutto di un contratto di solidarietà, ormai esaurito. "Ora non so proprio come farò a continuare con i cicli antitumorali...".

L'assessore comunale Andrea Liberatore, uno dei primi ad occuparsi della vicenda, giudica la decisione della Asl "iniqua verso una persona che non riesce a sopravvivere. È il risultato di una sanità poco accorta. In passato sono stati concessi benefici a tutti, ora invece si negano quelli essenziali a chi ne ha bisogno".

Per il vescovo della diocesi di Sulmona, Angelo Spina, si tratta di "un grido di dolore, un grido di una persona sola che reclama il diritto alla vita e non alla morte". Ma anche la chiesa non è stata d'aiuto. La donna infatti si è rivolta anche al parroco del paese per cercare sostegno, senza ottenere risultati. Intanto in paese è scattata una raccolta fondi.

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