martedì, marzo 31, 2009

Aranciata senza arance

da Repubblica.it

L´ultima beffa: aranciata senza arance

Sì del Senato alla legge Ue: bastano aromi e coloranti. Coldiretti: la vittoria dei cibi finti

Eliminata la percentuale minima del 12% di frutta. L´allarme delle associazioni di categoria: a rischio la produzione italiana

LICIA GRANELLO

MILANO - E venne l´ora delle aranciate senza arance. Con l´approvazione dell´articolo 21 della annuale Legge Comunitaria, ieri il Senato ha dato il via libera alla commercializzazione di bibite con colore e aroma d´arancia. Dell´agrume mediterraneo, nemmeno l´ombra, visto che la norma spazza via l´obbligo del già misero 12%, percentuale minima ammessa finora.
Tutte sul piede di guerra, le associazioni di categoria, dai consumatori dell´Adoc («Una legge che mette a rischio la salute e la qualità dell´alimentazione dei cittadini, e crea un danno di centinaia di milioni di euro ai produttori di arance e al made in Italy»), ai commercianti della Fipe («Un inganno per i consumatori e un danno di immagine ai pubblici esercizi»).
Si calcola che grazie alla normativa approvata ieri, in un anno verranno azzerati circa 7 milioni di litri di succo destinato ai consumatori, pari a 235 mila quintali di arance. Destinate, in mancanza di altri sbocchi, al macero. Il tutto, senza dimenticare che l´Italia è uno delle nazionali a più alto tasso di sovrappeso infantile. Se per un bambino su tre (uno sue due da Roma in giù) esiste un problema di disciplina alimentare, l´irrompere sul mercato di bibite sempre meno valide e sempre più "vuote" dal punto di vista nutrizionale può avere soltanto effetti deleteri.
In realtà, la scomparsa delle arance dalle bibite che ne portano il nome è solo l´ultimo � e sicuramente non definitivo � anello di una catena viziosa destinata a spolpare gli alimenti migliori della loro stessa essenza, in nome dell´omologazione del gusto e delle produzioni. Un mix nefasto di interessi industriali, ignoranza e menefreghismo sta facendo terra bruciata di tradizioni e qualità.
La Coldiretti ha stilato un elenco di cibi che formano da secoli il nostro miglior mangiare quotidiano � vini, cioccolato, formaggi � oggi tradotti in prodotti truffaldini, anche grazie alle etichette-fantasma, dove dettagli di irridente inutilità tolgono spazio a quelli basilari. Del resto, l´Unione Europea ha regolamentato la proporzione tra ingombro delle confezioni e dimensione delle etichette, evitando accuratamente di andare oltre il minimo indispensabile in materia di informazioni: marchio, peso e pochissimo altro.
Così, sono passati i vini senza uva � da fermentazione di frutti rossi, per compiacere i Paesi nordici � i formaggi senza latte (economicissimi caseinati per filare le mozzarelle), il cioccolato impastato con l´olio di palma (il burro di cacao vale molto di più se venduto all´industria cosmetica). E fino a luglio e ammesso e non concesso che la legge voluta dal governo Prodi diventi finalmente esecutiva è a tutti gli effetti italiano l´olio da olive albanesi o greche, purché italiana sia la fabbrica che lo imbottiglia. In attesa del prossimo scempio, chissà chi avrà voglia di brindare con una bella aranciata, rigorosamente finta.

2 commenti:

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