mercoledì, giugno 03, 2009

L'elefantino cazzaro

























Ve lo ricordate Giuliano Ferrara con le sue voglie da piatello? Uno così che ha cambiato bandiera senza alcun problema. Ha creato un lista anti-aborto e si è spacciato per cattolico. Fortunatamente non tutti oltretevere gli hanno creduto anche se, al di qua del Tevere, molti lo considerano intelligentissimo. Praticamente un genio. Prego leggere la sua difesa del Cavaliere.

Giuliano Ferrara per "Il Foglio" del lunedì

Se Berlusconi fosse gay, se le sue feste avessero lo charme discreto di casa Armani o il sapore un po' trasgressivo di una serata firmata Dolce & Gabbana, non staremmo qui a domandarci se e come si debba difendere il suo stile di vita da una serie di sospetti, di attacchi, di inquisizioni, di stupori planetari.

C'è un film francese di qualche anno fa, mi dice il mio amico Buttafuoco, in cui compare un marito in difficoltà, che recupera la gioia di vivere seguendo il consiglio di un amico: fingiti gay. Dopodiché riconquista l'affetto della moglie e dei figli, e la società che lo circonda lo porta in trionfo, letteralmente.

Ida Dominijanni è la persona che, da una posizione culturale comunista e femminista, ha meglio capito, anche nel rigetto ideologico feroce della personalità e dello stile umano del caro leader, un suo tratto infantile, ludico, adolescenziale e femminile, anche nel senso della femminilizzazione del potere a ogni livello, principiando da se stesso.

E' il Berlusconi del cucù a frau Merkel, del trucco truccato nel fazzoletto, del lifting esibito, del trapianto di capelli con bandana, la cura della chiostra dentaria che il sorriso piacione incastona, e tutta quella adesione quasi filosofica alla parure, alla galanteria, ai giochi di corte, dispetti e chiacchiericci;

eppure no, pare che il Berlusconi vero sia eguale al suo modello emerso di recente, un autentico maschio latino, etnicamente mainstream, bianco e cattolico, padre di famiglia e di famiglie, dunque ripopolatore del mondo, ma sopra tutto tombeur che appartiene in tutto al cliché della maggioranza silenziosa, quella con Benignaccio cantore che adora la passera, la passerina, la topa e la topina e via ridendo a crepapelle, come da sempre accade, con in più il tratto kennediano del puttaniere hollywoodiano tra starlet e pin up di un biondo glamour su tacchi altissimi. Happy birthday, mr president, happy birthday to youuuuuuuuuu!

C'è qualcosa di marcio nel moralismo machofobico di certi ambienti cattolici che stanno sempre lì a far "sociologia comprendente" intorno alle famiglie superallargate, scisse, sghembe, single o di vario altro disordine, prosternandosi a ogni forma di desiderio che sgorga dalle coscienze, cattolici che ci spiegano compunti la qualunque eterologa, che arieggiano romanticherie di passaggio sui diritti delle persone conculcati dall'ottusa morale ratzingeriana e wojtyliana.

Ma anche tutta questa bella gente dell'Espresso e dintorni, questi giornalisti laici bigami, trigami o in quadricromia, gente che si vanta, che si compiace di sé, che conquista e stende prede sessuali a più non posso, ora se la tirano da protocolli istituzionali viventi, si alleano con la cosiddetta (da loro) sessuofobia dei preti, mostrano di detestare negli altri quello che alberga in loro, che loro teorizzano quando partono in crociata contro noi bacchettoni,

insomma il sesso come piacere disancorato da promesse d'amore, come allegria totalmente disinibita, come festa panica e idolatrica, come esibizione narcisista di potenza e primato, come raccolta dongiovannesca di infinite possibilità in attesa della resa dei conti asessuata e finale, la statua del Commendatore o del Cumenda.

E' tutta una cultura politicamente corretta, fondata non sulla realtà degenere della misoginia, ma sull'idealizzazione mitica sociologizzante della violenza contro le donne, dello stupro, del machismo, del prepotere fondato sulla odiosa penetrazione e mescolato variamente con le altre potenze del male metastorico, come il denaro e l'autorità paterna, sia pure di papi.

In questa orgia vera di fottutissime e morbosissime idee correnti non c'è spazio per capire che cosa sia il patronage, il rapporto di uomini o di donne importanti, in età, con persone più giovani che coltivano sogni impossibili da realizzare senza la guida e la protezione dei loro maggiori. Tutto si risolve, nonostante mille prove in contrario, nell'immaginazione libidinosa e violenta che prevede lo stato di accusa, una improvvisa recrudescenza e reviviscenza del senso del peccato, parola peraltro dimenticata quando significhi davvero qualcosa. In aggiunta, la volgarità del pensiero giovanilista e brutale che accusa: sei vecchio, fa' la calza, vade retro.

Caro Cav., dia retta, si ricordi di quel che diceva di lei il compianto Enzo Biagi: "Se potesse, si metterebbe al posto dell'annunciatrice e si farebbe crescere le tette". Si finga gay, e saranno applausi.

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