giovedì, giugno 04, 2009

Mostri in Europa





MARCO ZATTERIN PER "LA STAMPA"

Sbaglia di grosso chi credeva che avere in lista alle Europee anche un principe, una showgirl, una vincitrice di Sanremo, un anchorman, una surfista, un transgender, un islamico convertito e un'attrice serba facesse dell'Italia un paese bizzarro e unico. Si sbaglia perché non siamo soli a giocare carte originali.

A Strasburgo, dietro agli eurodeputati di professione e aspiranti tali, oltre i trombati in cerca di nuova gloria o di una seconda pensione, si prepara un Barnum multilingue per le esibizioni di un'umanità dalle mille forme. In giro per il continente sono in corsa attori, sportivi, rallisti, cantanti, gestori di nightclub, persino riciclatori di denaro. Per dirla alla Sergio Leone, questa è la saga de «i buoni, le belle e i cattivi».

È dolce cominciare da José Saramago, scrittore divino, Nobel per la letteratura nel 1998 che ha deciso di candidarsi per la seconda volta coi «comuverdi» portoghesi, scegliendo però una posizione che non gli permetterà di essere eletto. Peccato.

Sembra invece destinata a farcela Elena Basescu, 28 anni, figlia del presidente romeno, la «Paris Hilton» di Bucarest, concorrente per una lista indipendente che ha messo bene in mostra gli attributi della ragazza. Poche chance per l'omologa britannica, Katie Hopkins, bionda dalla grande mascella, celebre per essere scappata nel 2007 da un reality show, «The Apprentice».

L'Europarlamento è un richiamo irresistibile per la gente dello spettacolo e del piccolo schermo. In Francia sono in lizza l'attore Dieudonné M'bala M'bala, un nero folgorato dall'estrema destra che si candida con lo schieramento negazionista; il rocchettaro verde Francis Lalanne; e l'ex volto del tg di stato Jean-Marie Cavada.

In Slovacchia ci prova anche Ibrahim «Ibi» Maiga, originario del Mali, proposto dalla sinistra alternativa. Dalla Lituania tenta il balzo Daiva Tamosiunaité-Budré, attrice sobria, insieme con la popstar Donalda Meiželyté-Sviliené. Buona posizione per la slovena Tania Fajon, socialista, inviata del tg nazionale durante il semestre di presidenza Ue di Lubiana.

A giudicare le ragazze ci penserà magari il bulgaro Slavi Binev, 43 anni, tutto meno che progressista, un lungo curriculum come proprietario di nightclub, dopo essere stato campione di Taekwondo. Un tipo con cui è meglio non litigare, cosa che vale per il connazionale Alexander Tomov, ex presidente del Cska Sofia, che cerca l'immunità in Europa per sfuggire a un processo in cui è accusato di aver fatto sparire 26 milioni di euro.

E che dire di Ivailo Drazhev, già presidente del football club Chernomorets, alla sbarra per aver ucciso due persone mentre guidava ubriaco? E cosa di George Becali, detto «Gigi», romeno, nei guai quando era il patron dello Steaua, leader di Nuova generazione, xenofobo e antisemita?

Meglio voltare pagina e tornare ai «buoni». Ari Vatanen, ad esempio, il finlandese che ha vinto quattro volte la Parigi-Dakar. Adesso corre coi conservatori. Gli sfidanti vengono dallo sport muscolare: Jani Sievinen, socialdemocratico, già campione del mondo di nuoto; Joona Puhakka, ex campione europeo di tuffi e Johanna Manninen, celebrata sprintista, entrambe con la Coalizione nazionale di centrodestra.

Completano il quadro variopinto il ceco Vladimir Remek, primo cosmonauta non russo nello spazio, che già ha un mandato a Strasburgo vinto coi comunisti. Infine il club delle ex mogli: Carmen Romero Lopéz, già signora Gonzalez, e Merja Vanhanen, separata dall'attuale premier di Helsinki.

Tutto il mondo è paese? Non proprio. A scorrere gli elenchi non ufficiali non si trova altro se non politici o intellettuali nelle prime linee delle liste austriache, in Belgio ci sono un paio di commentatori televisivi, a Cipro la «stranezza» è un produttore di vino. Tutto ordinario in Danimarca e Germania, come in Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna. Niente outsider, campioni e ballerine. Gli approcci sono diversi, evidentemente. Ancora una volta dividono l'Europa.

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