mercoledì, febbraio 23, 2011

Facciamo come ci pare

Quanti deliri tra i filo Cav.
di Marco Travaglio


Fonte l'espressonline

Dicono che se il concusso nega di esserlo stato, il reato non c'è. Dicono che se Berlusconi ignorava la minore età della ragazza, il reato non sussiste. Tutte balle: urge un corso accelerato di diritto penale

Sentendo parlare Berlusconi, viene il dubbio che i suoi onorevoli avvocati, forse per un eccesso di umana pietà, non l'abbiano bene informato su quel che rischia dal processo Ruby. Infatti dice serafico: "Accuse infondate e risibili: il dirigente della polizia che sarebbe stato concusso nega di esserlo mai stato e la minorenne nega di aver mai avuto avances o rapporti sessuali e afferma di essersi presentata come ventiquattrenne". Non gli hanno spiegato che, per la concussione, non è necessario che il concusso si dichiari tale: trattandosi di un'estorsione commessa da un pubblico ufficiale, essa pone il concusso in uno stato di sudditanza. Di solito, nei processi per estorsione, la vittima del racket nega di aver pagato il pizzo, eppure chi gliel'ha imposto viene condannato lo stesso. Per la prostituzione minorile, basta provare che la prostituta era minorenne, non che l'indagato lo sapesse; se non lo sapeva, peggio per lui (altrimenti non si riuscirebbe mai a condannare nessuno).

È dunque consigliabile un corso accelerato di diritto penale non solo per il premier imputato, ma anche per la legione di commentatori che si esercitano sul caso Ruby. Maurizio Belpietro, giurista per caso, ripete che il Cavaliere è in una botte di ferro: "Se la Procura non incrimina i funzionari della Questura per aver rilasciato Ruby dopo la sua telefonata, è evidente che lui non li ha costretti a fare nulla di illecito". Ma per la concussione non occorre che il concusso faccia qualcosa di illecito: basta che il concussore, "abusando della sua qualità o dei suoi poteri", lo "induca" a "dare o promettere indebitamente, a lui o a un terzo, denaro o altra utilità". Ora, il pm minorile aveva raccomandato di trattenere Ruby o di affidarla a una comunità, invece i funzionari la affidarono "indebitamente" alla consigliera regionale Nicole Minetti ed, essendo vittime di concussione, non sono perseguibili. Piero Ostellino, in uno dei venti-trenta articoli pro Berlusconi scritti sul "Corriere", sempre con l'aria di difendere il liberalismo a nome di Locke, Stuart Mill, Tocqueville e gli altri suoi spiriti guida, insinua che "l'inchiesta sul capo del governo, e le relative intercettazioni, sarebbero partite prima della famosa telefonata in Questura, cioè prima di qualsiasi notitia criminis... un abuso di potere tipico dei regimi dittatoriali".

Due giorni dopo, sempre sul "Corriere", Ernesto Galli della Loggia ripete: "Qual era la notitia criminis che prima della famosa notte della Questura ha indotto a mettere sotto controllo la villa di Arcore?". Tutte balle. L'indagine partì a giugno e le intercettazioni a luglio, dunque dopo la notte della Questura (27 maggio); e mai fu controllata la villa di Arcore: lo furono solo i cellulari delle ragazze invitate dal trio Mora-Fede-Minetti, sospettato di organizzare un giro di prostituzione. Per scoprirlo non occorre nemmeno conoscere i codici. Basterebbe che gli opinionisti del "Corriere" leggessero le cronache del "Corriere".

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