Pentma vuol dire pietra, ma questo blog è solo un sassolino, come ce ne sono tanti. Forse solo un po' più striato.
giovedì, febbraio 03, 2011
Nel paese dei viados
Nel paese dei limoni puo' accadere che due criminali, due trans coscienti di essere sieropositivi, si fanno 600 clienti al mese (quanti senza preservativo) e quando vengono presi vengono espulsi. In USA sarebbero condannati per omicidio colposo e prenderebbero 20 anni minimo. Qui li buttano fuori sapendo che fra due settimane questi rientrano. Via, fuori dall'Europa a calci in culo un paese cosi'.
Fonte Corsera
I due viados sieropositivi
Ogni mese 600 clienti
Fermati i brasiliani. Timori per il contagio
MILANO - Due monolocali a Milano, in via Ferrante Aporti, vicino alla stazione Centrale. Il marciapiede, il sesso, la paura di morire da un momento all'altro di Aids. Due viados brasiliani che nei rispettivi 45 metri quadrati vendevano il proprio corpo minato dall'Hiv. Trecento clienti a testa al mese per un giro complessivo di affari di 250 mila euro all'anno. Una sorta di untori, indagati l'altro giorno dagli agenti della polizia locale. Due brasiliani clandestini. Uno di 26 anni, già espulso. L'altro di 38 anni, con un ordine di espulsione della questura di Rimini.
I due sono stati sorpresi a prostituirsi. Ma, di fronte agli agenti che pensavano di arrestarli perché già espulsi, hanno detto di essere sieropositivi e di essere in cura in ospedale. Una malattia grave che gli ha evitato l'arresto, ma che non gli impedisce di continuare a prostituirsi.
«Il pm - dice il vicesindaco Riccardo De Corato - ha negato l'arresto. In questo modo il contrasto alla clandestinità, in particolare di chi è recidivo e non rispetta gli ordini di allontanamento, risulterà sempre più virtuale. E' infatti presumibile che queste persone li ritroveremo ancora in giro, creando problemi di sicurezza e un rischio per la salute pubblica vista la condizione di sieropositività della quale dubito informassero i clienti».
I brasiliani in Italia possono venire senza visto. E rimanere nel nostro Paese per tre mesi dal timbro di ingresso sul passaporto. Così viados e prostitute brasiliani iniziano a battere i marciapiedi. Anche se sanno di avere l' Aids. E quando i tre mesi scadono, si presentano in ospedale per farsi rilasciare un documento che attesti l'infezione: così possono chiedere un permesso di soggiorno «per cure mediche». Un permesso concesso per dare loro la possibilità di curarsi: da noi ci si cura gratis, nei loro Paesi no. E la legge è chiara: «Questo permesso ha una durata pari a quella del trattamento, è rinnovabile finché durano le necessità terapeutiche e deve essere richiesto insieme con un visto specifico per cure mediche della durata massima di un anno». Quindi gli immigrati sieropositivi, anche se irregolari, hanno diritto di restare in Italia se nel loro Paese di origine non hanno la possibilità di ricevere cure adeguate. In casi di sieropositività conclamata non si può procedere con l'espulsione e il malato va assistito qui. Ma il problema non è la malattia, è che molti continuano a prostituirsi.
«I due transessuali sieropositivi indagati - spiega l'assessore alla salute Giampaolo Landi di Chiavenna - non sono le uniche mine vaganti presenti sui nostri marciapiedi. Il fenomeno è ampio: una "lucciola" su due, tra prostitute e trans, è positiva al virus Hiv. L'unica soluzione che potrebbe arginare l'emergenza sanitaria è legalizzare la prostituzione. E il problema non è solo quella su strada, ma anche quella negli apparenti centri estetici, dello scambio di coppie e più in generale della mancanza di educazione sulla buona salute anche nei rapporti sessuali. La legalizzazione comporterebbe miglioramenti igienico sanitari, farebbe emergere il "nero" ed aiuterebbe, tra l'altro, le casse nazionali. Disarmando così la malavita. Basti pensare che ogni giorno delle 11 persone che contraggono il virus dell'Aids in Italia, due vivono a Milano».
Michele Focarete
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