trascritto da Repubblica:
Dalla "porcata" all´autogol e Calderoli lanciò l´Unione - Mussolini esclusa, ma fa eleggere il nemico Storace
"Ma l´autorete più clamorosa è di Tremaglia, ricorda Comunardo Niccolai" - Stefania vince la guerra dei Craxi, la Dc di Rotondi si ferma allo 0,7%
SEBASTIANO MESSINA
Mentre Prodi festeggia a spumante, e Berlusconi si prepara a ricontare le schede una per una, si può già stendere l´elenco (provvisorio) dei grandi perdenti di queste elezioni.
CALDEROLI, Roberto. La sua legge elettorale - da lui stesso definita «una porcata» - ha consegnato al centro-sinistra un formidabile premio di maggioranza (340 seggi garantiti alla Camera) con soli 25 mila voti di vantaggio. Ancora una volta, chi ha provato a fare il furbo manipolando i meccanismi elettorali è stato il primo a pagare pegno. Conoscendo la sua passione per le t-shirt, un gruppo di giovani comunisti romani ha deciso di mandargli in omaggio, in segno di riconoscenza, una delle goliardiche magliette del centro-sinistra. Quelle con lo slogan: «Io sono un coglione».
CECCHI GORI, Vittorio. Il produttore che dieci anni fa doveva essere l´anti-Berlusconi dell´Ulivo, dopo essere stato sonoramente sconfitto cinque anni fa nel collegio di Acireale ha cercato la rivincita, per contrappasso, candidandosi con la Lega Nord: bocciato anche stavolta. Errare è umano, perseverare è grottesco.
CRAXI, Bobo. Lui nel centro-sinistra non ce l´ha fatta, sua sorella Stefania nel centro-destra invece sì. Eppure i suoi 115 mila voti sono risultati determinanti, per la vittoria di Prodi. Il ritorno a sinistra del figlio di Bettino avrebbe meritato maggiore generosità da parte dell´Unione: ma forse il premio sarà una poltrona da sottosegretario.
FRANCO, Pippo. Doveva essere il primo comico prestato alla politica, con l´obiettivo inconfessato di raccontare barzellette migliori di quelle di Berlusconi. Il prestito invece non è scattato - nonostante il lusinghiero appoggio di Andreotti - e dunque ognuno resterà al suo posto: Pippo Franco al Bagaglino, Berlusconi a Montecitorio.
MUSSOLINI, Alessandra. Ingaggiata per evitare il bis della sconfitta alle regionali, non ha portato abbastanza voti da impedire al Cavaliere di perdere per la seconda volta. Lei non ce l´ha fatta, mentre la sua lista si è fermata allo 0,7 per cento e non ha eletto nessun parlamentare. In compenso, grazie ai suoi voti è scattato nel Lazio il premio in seggi a beneficio dell´odiato Storace. E´ in momenti come questi che si avverte l´assenza di un ragioniere.
PANNELLA, Marco. Pensava di guidare un robusto drappello di radical-socialisti nell´assemblea dall´equilibrio più delicato, il Senato, e aveva già aperto le ostilità con il leader di Rifondazione, Bertinotti, definendolo «compagno di merende di Berlusconi». E invece - dopo che il segretario del Pr Capezzone aveva incautamente annunciato il ruolo «determinante» del suo partito - l´anziano capo radicale è finito nell´elenco dei trombati illustri: la Rosa nel pugno non ha avuto neanche un senatore.
PAVONE, Rita. Aveva chiuso con la canzone, voleva cominciare con la politica, correndo nella circoscrizione Estero: «Io, che non sono né di destra né di sinistra, non potevo che candidarmi con la lista di Tremaglia, perché non ha nessun tipo di connotazione». Una che crede che Tremaglia non sia né di destra né di sinistra avrebbe meritato almeno un applauso d´incoraggiamento. Si aspettava che gli emigrati le dicessero: «Come te non c´è nessuno». Si sbagliava.
REPUBBLICANO, Partito. E´ ufficiale: si è definitivamente dissolto. Scisso in due mezzi partiti, La Malfa con Berlusconi e Sbarbati con Prodi, ha totalizzato lo 0,1 per cento di qua e lo 0,1 per cento di là. Quello che fu il quarto partito italiano è oggi visibile solo al microscopio elettronico.
ROTONDI, Gianfranco. L´uomo che per tre mesi è apparso ogni giorno al Tg1 come «il segretario della Dc» è risultato, alla conta dei voti, capo di un partitino che ha appena lo 0,7 per cento, sorpassato perfino dalla lista dei pensionati. Lui tornerà alla Camera grazie alla generosa ospitalità del suo testimone di nozze, Silvio Berlusconi, ma adesso sarà imbarazzante per lui tornare a presentarsi con lo stesso titolo che fu di De Gasperi, di Moro e di Fanfani. Si spera in un soprassalto di umiltà, anche se il suo primo commento post-elettorale conferma le sue indiscusse doti di adulatore: «E´ fin troppo chiaro che ieri è iniziata una nuova alba per Berlusconi».
TREMAGLIA, Mirko. E´ stato grazie al voto degli italiani all´estero, al quale lui ha dedicato anni di battaglie politiche, che Prodi ha conquistato la maggioranza assoluta al Senato. Non solo, ma la sua lista («Per l´Italia nel mondo - Con Tremaglia») ha fatto registrare un clamoroso flop: un solo eletto su 18 parlamentari. Così Formigoni, maramaldeggiando, ha paragonando Tremaglia a Comunardo Nicolai, lo stopper del Cagliari passato alla storia del calcio per le sue autoreti. Anni e anni di viaggi in Argentina, per far vincere la sinistra in zona Cesarini.
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