Pentma vuol dire pietra, ma questo blog è solo un sassolino, come ce ne sono tanti. Forse solo un po' più striato.
giovedì, settembre 28, 2006
Proverbio
Maso Notarianni di PeaceReporter mi scuserà se gli ho rubato questo splendido proverbio dalla sua home page. Ci pensino quelli che credono di risolvere tutto con
la forza.
Quando gli elefanti combattono
sono i fili d'erba a soffrire
(proverbio dell'africa centrale)
mercoledì, settembre 27, 2006
A volte è dura...
non definirla una città di merda...
NAPOLI - Hanno arrestato un rapinatore e sono stati aggrediti da più di cinquanta persone, tutti amici e parenti del ladro. E' successo agli agenti del commissariato di Torre del Greco, vicino a Napoli. A fare da sfondo alla scena - che di recente si è ripetuta più volte - i quartieri spagnoli della città partenopea.
Gli agenti si sono recati in via Santa Maria Ognibene, ai Quartieri Spagnoli, dopo che un uomo questa mattina aveva denunciato un furto di 10 mila euro. Dopo aver ritirato il denaro presso una filiale della banca Intesa di Torre del Greco l'uomo ha detto di essere stato avvicinato da due persone a bordo di uno scooter. I due lo hanno minacciato con una pistola, hanno preso i suoi soldi e sono scappati. Per fortuna però la vittima è riuscita ad annotare la targa del motorino e ha presentato denuncia. Le forze dell'ordine hanno effettuato i controlli e hanno scoperto che lo scooter era intestato a una donna appunto residente ai Quartieri Spagnoli. Ed è scattata la retata.
I poliziotti, arrivati sul posto, si sono imbattuti nei due ladri. Uno è riuscito a scappare a piedi, l'altro, Giuseppe Saltamacchia, 27 anni, a bordo di un ciclomotore, è stato arrestato. L'uomo, con precedenti penali, era già noto alle forze dell'ordine.
Poi, improvvisamente, circa cinquanta persone, in gran parte donne, tutti amici dei due ladri, hanno cominciato a urlare contro i poliziotti, li hanno aggrediti con calci e pugni e spintonati. Nel mirino degli aggressori è finita anche una volante della polizia arrivata a sostegno dei colleghi. Nel caos i poliziotti sono comunque riusciti a difendersi e ad arrestare altre due persone: Elena Forte, 44 anni, che risultata imparentata con il malvivente che è riuscito a fuggire, e Maria Saltamacchia, 24 anni, sorella dei Giuseppe.
I tre sono accusati di resistenza, violenza, minacce, danneggiamento e lesioni. Accompagnati in questura hanno trovato anche lì amici e sostenitori. Una ventina di persone si erano infatte radunate sotto la sede per protestare ancora contro gli agenti e chiedere la liberazione dei tre arrestati.
Pirla... the award
World Champions of Stupidity Revealed
Winners for 4th Annual World Stupidity Awards Announced
US President Bush wins Award for Being "Most Out of touch with Reality"
Middle East takes Lifetime Achievement Award for Stupidity
STUPIDITY AWARDS CONTACT: 416-926-8886
The 4th Annual World Stupidity Awards has revealed this year's global champions of stupidity and ignorance, as decided by a worldwide Internet vote.
An American judge who presided over several murder trials while attached to a throbbing penis pump was voted Stupidest Man of the Year - edging out US Vice President Dick Cheney and Iranian President Mahmoud Ahmadinejad (neither men are not known to use the device while working). "I think this sends a clear warning to all the other penis pumping judges, airline pilots and heart surgeons," said World Stupidity Awards SpokesMoron Robert Spence, "turn off that penis pump now!
Although some are already calling this a humiliating defeat for Cheney, the Vice President took the award for having created the Stupidest Moment of the Year when he shot his friend in the face during a hunting trip instead of a bird. "Although Vice President Cheney had worthy adversaries," said Spence, "you must bear in mind, the Cheney shooting unleashed a series of stupid events, and helped create what would become this year's stupidest statement.
In the category of Stupidest Statement of the Year, a comment by Cheney's shooting victim Harry Whittington was the clear winner. After Cheney shot him, Whittington, a lawyer said: "My family and I are deeply sorry for all that Vice President Cheney and his family have had to go through this past week."
Always a contender, US President George W. Bush won the hotly contested new category, the Disinformation Stupidity Award for Being Most out of Touch with Reality. "I think the feeling from voters is that all the nominees, which included Michael Jackson, Tom Cruise and Hilary Clinton, were deserving," said Spence. "The award, however, went to the person most out of touch with reality, while having the most influence on it." President Bush was also awarded with his own category this year after voters complained that his presence in the Stupidest Statement category was unfair to other nominees.
The President's statement that won the Stupidest Statement by President George W. Bush was Bush's famous Katrina disaster line "Brownie, you're doing a heck of a job." It beat out "Wow, Brazil is big!" and even "I am the decider." Killing people for God won in the category of Stupidest Trend of the Year, followed closely by the media's tendency towards glibly an nouncing that World War 3 has already begun. The trend towards showing off Ass Cleavage brought up the rear. "Killing people for God was voted a clear victor in this category," said Spence. "And it probably serves as a reminder to check with your god before murdering innocent people, as most gods will send you directly to hell." The Middle East itself was awarded the prestigious Lifetime Achievement Award for Stupidity.
Betting on Stupidity
The World Stupidity Awards added a new twist this year with several major online betting sites taking wagers on the outcome.
"We think betting on stupidity is a rock solid proposition," said World Stupidity Awards founder, Albert Nerenberg. "The only thing in this world you can be 100 per cent sure of is that there will be more stupidity." The Awards are decided by online voting at www.stupidityawards.com. The World Stupidity Awards is governed by the Academy Recognizing Stupidity Everywhere (ARSE), which gathers a team of highly qualified experts in the field. "Basically they're a bunch of idiots," said SpokesMoron Spence. The World Stupidity Awards began in 2003, when researchers on the hit documentary Stupidity, discovered that achievement in stupidity and ignorance were rarely recognized.
giovedì, settembre 21, 2006
La Carfagna di sinistra
L’ex magistrato che negozia in minigonna
di Luca Telese
da Il Giornale.it
Il sottosegretario è sconosciuto anche all’interno del governo
Luca Telese
da Roma
La Melchiorre tratta. La Melchiorre dichiara. La Melchiorre si rammarica. La Melchiorre avverte che c’è una battuta d’arresto. Bene, ottimo, perfetto. Ma la Melchiorre chi è? La cosa bella di finire in un governo, è che prima poi qualcosa ti tocca. E così, nel bel mezzo della più delicata crisi internazionale, nel più delicato snodo di una trattativa impossibile fra affetti e leggi, tra bambini e Stati, Daniela Melchiorre, sottosegretario alla Giustizia, il suo impegno, la sua battaglia e persino il suo momento di gloria l’ha trovato.
Le agenzie si sono improvvisamente riempite di foto di una ragazza-sventola di 36 anni: gonne in pelle elettrochoc, scollature da apnea, viso incantevole, chioma nera e fluente. Insomma, lei. Nei corridoi di Montecitorio un boato: «Abbiamo la Carfagna di sinistra, tiè!» (professione di orgoglio all’indirizzo dei colleghi di centrodestra). D’accordo. Ma da dove viene la Melchiorre? Boh? Nessuno lo sa. La cosa meravigliosa della terza Repubblica è che si può arrivare anche così, paracadutati dal possibile alla prima linea. Il suo curriculum informa: «Magistrato militare presso la procura di Verona e Torino», poi «Sostituto procuratore militare della Repubblica presso il Tribunale militare di Torino». Bene. Ma - per farsi la domanda che si è fatto Clemente Mastella (vecchia scuola) - quando se l’è trovata per la prima volta al ministero: «Scusate, ma questa di che cavolo di partito è?». Gli hanno risposto: «È un tecnico». Caspita. Il curriculum informa anche: «È madre di una bambina di due anni». La foto su Giustizia.it fa impallidire la Gregoraci e la Canalis. Ieri esibiva un body di raso avorio che ha fatto strabuzzare gli occhi agli agenti di Ps. Nel caso di Maria aveva esordito dicendo: «La bambina va restituita». Poi ha avvertito: «Il dialogo fra le parti non è facile». Ieri era costernata: «La trattativa è fallita». Si muore dalla voglia di saperne di più. Qualcuno ti dice: «È in quota Margherita». Alla Margherita rispondono: «Non la conosciamo». Possibile? No, ecco la spiegazione: «Forse viene dall’area diniana». Fantastico. Telefonata all’onorevole Italo Tanoni, luogotenente diniano, vecchia volpe di Palazzo: Il talent scout è lei? Sorriso: «Non mi faccia dire... ». Ma dica, dica... «Be’, insomma... io sono della teoria: una bella donna non guasta mai». E così è riuscito a piazzarla a governo? «Sa come sono quegli equilibri, no? Mancavano donne, Milano era scoperta... ». E a lei è venuta in mente la Melchiorre: «Conoscevo Daniela che è moglie di un architetto nostro simpatizzante, rispondeva a entrambi requisiti, è la splendida ragazza che lei sa, e questo aiuta... è stato un colpo di fortuna». Insomma, un sottosegretario tanoniano: «Eh, eh... Mi consente una espressione maschilista?». Prego, prego: «Daniela è una con le palle: vedrete, se qualcuno può risolvere il caso, quello è lei».
di Luca Telese
da Il Giornale.it
Il sottosegretario è sconosciuto anche all’interno del governo
Luca Telese
da Roma
La Melchiorre tratta. La Melchiorre dichiara. La Melchiorre si rammarica. La Melchiorre avverte che c’è una battuta d’arresto. Bene, ottimo, perfetto. Ma la Melchiorre chi è? La cosa bella di finire in un governo, è che prima poi qualcosa ti tocca. E così, nel bel mezzo della più delicata crisi internazionale, nel più delicato snodo di una trattativa impossibile fra affetti e leggi, tra bambini e Stati, Daniela Melchiorre, sottosegretario alla Giustizia, il suo impegno, la sua battaglia e persino il suo momento di gloria l’ha trovato.
Le agenzie si sono improvvisamente riempite di foto di una ragazza-sventola di 36 anni: gonne in pelle elettrochoc, scollature da apnea, viso incantevole, chioma nera e fluente. Insomma, lei. Nei corridoi di Montecitorio un boato: «Abbiamo la Carfagna di sinistra, tiè!» (professione di orgoglio all’indirizzo dei colleghi di centrodestra). D’accordo. Ma da dove viene la Melchiorre? Boh? Nessuno lo sa. La cosa meravigliosa della terza Repubblica è che si può arrivare anche così, paracadutati dal possibile alla prima linea. Il suo curriculum informa: «Magistrato militare presso la procura di Verona e Torino», poi «Sostituto procuratore militare della Repubblica presso il Tribunale militare di Torino». Bene. Ma - per farsi la domanda che si è fatto Clemente Mastella (vecchia scuola) - quando se l’è trovata per la prima volta al ministero: «Scusate, ma questa di che cavolo di partito è?». Gli hanno risposto: «È un tecnico». Caspita. Il curriculum informa anche: «È madre di una bambina di due anni». La foto su Giustizia.it fa impallidire la Gregoraci e la Canalis. Ieri esibiva un body di raso avorio che ha fatto strabuzzare gli occhi agli agenti di Ps. Nel caso di Maria aveva esordito dicendo: «La bambina va restituita». Poi ha avvertito: «Il dialogo fra le parti non è facile». Ieri era costernata: «La trattativa è fallita». Si muore dalla voglia di saperne di più. Qualcuno ti dice: «È in quota Margherita». Alla Margherita rispondono: «Non la conosciamo». Possibile? No, ecco la spiegazione: «Forse viene dall’area diniana». Fantastico. Telefonata all’onorevole Italo Tanoni, luogotenente diniano, vecchia volpe di Palazzo: Il talent scout è lei? Sorriso: «Non mi faccia dire... ». Ma dica, dica... «Be’, insomma... io sono della teoria: una bella donna non guasta mai». E così è riuscito a piazzarla a governo? «Sa come sono quegli equilibri, no? Mancavano donne, Milano era scoperta... ». E a lei è venuta in mente la Melchiorre: «Conoscevo Daniela che è moglie di un architetto nostro simpatizzante, rispondeva a entrambi requisiti, è la splendida ragazza che lei sa, e questo aiuta... è stato un colpo di fortuna». Insomma, un sottosegretario tanoniano: «Eh, eh... Mi consente una espressione maschilista?». Prego, prego: «Daniela è una con le palle: vedrete, se qualcuno può risolvere il caso, quello è lei».
Vladimì, adesso hai stufato
Roma, Luxuria boccia Veltroni - "No alle telecamere anti-prostitute"
ROMA - Vladimir Luxuria boccia la soluzione anti-prostituzione avanzata ieri dal sindaco di Roma Walter Veltroni. "Il Comune di Roma ha scelto la via peggiore per affrontare il tema della prostituzione: fare la spia", spiega la deputata del Prc stroncando senza appello il progetto di ricorrere alle telecamere per scoraggiare il lavoro delle lucciole.
"L'idea delle telecamere nelle zone delle lavoratrici del sesso - obietta Luxuria - non è originale e si è già rivelata altrove inefficace, come a Ostia dove i clienti hanno preso le biciclette. La consegna delle multe a domicilio dei clienti è una grave violazione della privacy: costringerà migliaia di cittadini a dover rendere conto del luogo e dell'orario della multa a genitori o a consorte. Invece di risolvere i problemi della prostituzione minorile o involontaria, gli unici effetti che si avranno saranno liti in famiglia, separazioni e divorzi".
da Repubblica.it
Evidentemente il signor Vladimiro Guadagno ignora che sono sempre di più le minorenni che si prostituiscono e sarebbe anche ora che la maggioranza della popolazione avesse qualche diritto. Non solo le minoranze spesso, fin troppo rumorose. E stavolta non metto foto perché Luxuria si sta rivelando una terribile delusione come parlamentare.
ROMA - Vladimir Luxuria boccia la soluzione anti-prostituzione avanzata ieri dal sindaco di Roma Walter Veltroni. "Il Comune di Roma ha scelto la via peggiore per affrontare il tema della prostituzione: fare la spia", spiega la deputata del Prc stroncando senza appello il progetto di ricorrere alle telecamere per scoraggiare il lavoro delle lucciole.
"L'idea delle telecamere nelle zone delle lavoratrici del sesso - obietta Luxuria - non è originale e si è già rivelata altrove inefficace, come a Ostia dove i clienti hanno preso le biciclette. La consegna delle multe a domicilio dei clienti è una grave violazione della privacy: costringerà migliaia di cittadini a dover rendere conto del luogo e dell'orario della multa a genitori o a consorte. Invece di risolvere i problemi della prostituzione minorile o involontaria, gli unici effetti che si avranno saranno liti in famiglia, separazioni e divorzi".
da Repubblica.it
Evidentemente il signor Vladimiro Guadagno ignora che sono sempre di più le minorenni che si prostituiscono e sarebbe anche ora che la maggioranza della popolazione avesse qualche diritto. Non solo le minoranze spesso, fin troppo rumorose. E stavolta non metto foto perché Luxuria si sta rivelando una terribile delusione come parlamentare.
Chi ha detto che gli gnomi non esistono?
Richards: «La droga? E' di pessima qualità» «Ecco perché non la prendo più. E io me ne intendo». Il chitarrista dei Rolling Stones ha detto di aver smesso con gli stupefacenti
da Corriere.it
LONDRA - Non è una scelta salutista quella di Keith Richards. Ha smesso con le droghe solo perché «la qualità di oggi è pessima». Il chitarrista dei Rolling Stones, che ha 62 anni, è stato dipendente dall'eroina. Ma le cose sono cambiate anche nel mondo della droga, e oggi Keith non vede nulla che valga la pena di ingerire, sniffare o iniettarsi. «Credo che la qualità sia veramente andata giù. Tutto quel che fanno (i chimici e gli spacciatori) è togliere il momento di massima forza da tutto. Non mi piace come hanno effetto sul cervello, invece che lavorare attraverso il sistema ircolatorio. Ecco perchè non le prendo più. E io sono uno che di droghe se ne intende», ha osservato Richards.
MORFINA IN OSPEDALE, «NE CHIEDEVO UN PO' DI PIU'» - Keith ha però ammesso di aver preso di nuovo della morfina quando era in ospedale nei mesi scorsi, in seguito a un'operazione al cervello resasi necessaria dopo la sua caduta di un albero alle isole Fiji. «Per due settimane sono stato sotto morfina. Ho sempre tentato di chiederne un pò di più all'infermiera di turno. E lei è stata piuttosto disponibile», ha detto Richards, aggiungendo: «Non prendo più droghe, a meno che non debba farlo, come in quel momento di grande sofferenza, con il cervello aperto».
martedì, settembre 19, 2006
A questi Buster Keaton gli fa una pippa
Figlio Gheddafi: "Il Papa si dimetta"
"Benedetto XVI si dovrebbe dimettere e convertire all'Islam". Lo ha detto Moamer Gheddafi, il figlio maggiore del leader libico, respingendo le "scuse" del Papa dopo le dichiarazioni fatte a Ratisbona. "Se questa persona fosse realmente ragionevole non dovrebbe restare un minuto di più al suo posto, ma dovrebbe convertirsi all'Islam", ha detto Moamer Gheddafi nel corso di una competizione internazionale di memorizzazione del Corano a Tripoli.
Turchia, autorità religiosa: "Arrestate il Papa"
Il Papa sia arrestato durante la sua visita in Turchia prevista per fine novembre. A chiederlo è il direttorato generale per gli affari religiosi di Ankara (Diyanet), un'istituzione governativa che sovrintende all'attività degli iman turchi e che ha inoltrato al ministero della Giustizia una petizione contro le frasi di Papa Benedetto XVI su Islam e guerra santa. Il Santo Padre, sostine la Diyanet, ha violato le leggi turche su libertà di credo e pensiero, "insultando" l'Islam a il profeta Maometto".
- Buster Keaton arrestato dopo aver proposto all'Ayatollah Khomeini di aprire un autogrill sulla Teheran - Reggio Calabria con specialità maiale alla griglia.
"Benedetto XVI si dovrebbe dimettere e convertire all'Islam". Lo ha detto Moamer Gheddafi, il figlio maggiore del leader libico, respingendo le "scuse" del Papa dopo le dichiarazioni fatte a Ratisbona. "Se questa persona fosse realmente ragionevole non dovrebbe restare un minuto di più al suo posto, ma dovrebbe convertirsi all'Islam", ha detto Moamer Gheddafi nel corso di una competizione internazionale di memorizzazione del Corano a Tripoli.
Turchia, autorità religiosa: "Arrestate il Papa"
Il Papa sia arrestato durante la sua visita in Turchia prevista per fine novembre. A chiederlo è il direttorato generale per gli affari religiosi di Ankara (Diyanet), un'istituzione governativa che sovrintende all'attività degli iman turchi e che ha inoltrato al ministero della Giustizia una petizione contro le frasi di Papa Benedetto XVI su Islam e guerra santa. Il Santo Padre, sostine la Diyanet, ha violato le leggi turche su libertà di credo e pensiero, "insultando" l'Islam a il profeta Maometto".
- Buster Keaton arrestato dopo aver proposto all'Ayatollah Khomeini di aprire un autogrill sulla Teheran - Reggio Calabria con specialità maiale alla griglia.
lunedì, settembre 18, 2006
Faccia di tolla
Si è vestito con un costume di terracotta e, immobile, si mimetizzato tra i celebri 3mila guerrieri dello stesso materiale custoditi a Xian, in Cina. Per diversi minuti, lo studente tedesco Pablo Wandel è riuscito a sfuggire alla polizia e a rimanere tra le statue, realizzate 2.200 anni fa. Alla fine, gli agenti lo hanno trovato e rispedito a Hangzhou, dove studia arte.
Che sia io a difendere il Papa...
Per l'Iran le scuse del Papa non bastano. I gruppi radicali sciiti legati all'Iran mostrano vivo un risentimento islamista per nulla placato dal "rammarico" del Papa. Le spiegazioni date ieri dal Papa sul suo discorso a Ratisbona, spiega l'Iran, erano "necessarie" ma non sufficienti. Il portavoce del governo di Teheran, Gholam Hossein Elham, ha detto che il Pontefice "deve dire chiaramente che quello che aveva affermato è sbagliato". Elham, pur giudicando "positive" le parole pronunciate ieri dal Pontefice durante l'Angelus, ha riaffermato che la Repubblica islamica ritiene indispensabile per Benedetto XVI, "chiarire le cose usando parole chiare e trasparenti. Deve dire che quello che aveva affermato a Ratisbona è sbagliato".
Già dire "l'Iran", mi sembra una cazzata. In Iran, come in Italia, esistono diversi gruppi. Uno ascolta nel belpaese Adel Smith e crede che tutti i musulmani (o presunti tali) siano come lui. Fortunatamente non è così. Il Pontefice a volte dice cosa opinabili, ma non è che adesso non si possa aprir bocca. Purtroppo alcuni vermi (non radicali, proprio vermi) amano incendiare gli animi. Benedetto XVI non ha detto nulla di offensivo. Adesso nemmeno più la Jihad si può criticare? Sarebbe opportuno che personaggi come il notissimo Gholam Hossein Elham (ho incontrato gente che lo conosceva in un Autogrill di Barletta) andassero a pescare invece di fare danni.
- un disegno del portavoce del governo iraniano mentre si prepara a discutere amichevolmente i concetti espressi dal Papa -
Già dire "l'Iran", mi sembra una cazzata. In Iran, come in Italia, esistono diversi gruppi. Uno ascolta nel belpaese Adel Smith e crede che tutti i musulmani (o presunti tali) siano come lui. Fortunatamente non è così. Il Pontefice a volte dice cosa opinabili, ma non è che adesso non si possa aprir bocca. Purtroppo alcuni vermi (non radicali, proprio vermi) amano incendiare gli animi. Benedetto XVI non ha detto nulla di offensivo. Adesso nemmeno più la Jihad si può criticare? Sarebbe opportuno che personaggi come il notissimo Gholam Hossein Elham (ho incontrato gente che lo conosceva in un Autogrill di Barletta) andassero a pescare invece di fare danni.
- un disegno del portavoce del governo iraniano mentre si prepara a discutere amichevolmente i concetti espressi dal Papa -
domenica, settembre 10, 2006
Una donna presa all'amo
Fine luglio, ristorante della Camera: la deputata Ds Pina Fasciani sta consumando un'insalata di polipi. All'improvviso, rimane a bocca spalancata, si alza e inizia a tossire. Ansimando, rossa in viso, l'onorevole inizia ad armeggiare tra i denti tirando fuori un appuntito amo da pesca nascosto tra i polipi. Terrore in sala: arrivano i camerieri, s'invoca l'intervento del medico, si decide alla fine un'antitetanica. Unica consolazione per la Fasciani: viene esentata dal pagamento del conto. Risparmia due euro, ma che paura.
PS non ho trovato in rete uno straccio d'immagine della Fasciani. Signora ecchediamine, si attivi un po'. Presenzi. Si vespizzi.
mercoledì, settembre 06, 2006
Io meno
"Condivido completamente le valutazioni del presidente Bush su Ahmadinejad, perchè è evidente che il successore, ammesso che l'interessato non sia già morto, di Osama Bin Laden non può che essere lui. Ma comunque, se fossi Bush, tenterei l'ultima azioni diplomatica: non so quando Ahmadinejad compie gli anni ma se è così appassionato del nucleare perchè gli Stati Uniti non gli mandano un'atomica per il suo compleanno? Magari innescata per posta aerea?". Lo afferma il vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli. Mi fa sorridere quando qualcuno diceva che" la lega è una costola della sinistra". Un'affermazione quanto meno bizzarra.
Quando alle prossime elezioni questo simpatico caratterista (uomo di carattere) si ripresenterà, spero ardentemente venga trombato. Mi chiedo però se non sarebbe il caso di denunciare una persona che continua (assieme al suo partito) a provocare danni all'Italia. Nel caso l'Iran chiudesse i rubinetti del petrolio sarà la Lega Nord a pagare la differenza? Quando andranno a casa queste persone?
Avrebbe detto
Schumi: "Mi sento italiano"
Il tedesco non ha voluto parlare di ritiro e pensa a Monza: "La Ferrari va forte, sappiamo cosa fare. In questi 10 anni al Cavallino ormai non ho colleghi ma tanti amici".
Come dubitarne dopo aver sentito parlare perfettamente in italiano una persona che guadagna cento milioni di euro l'anno?
Un'immagine di Totò e Peppino che sarebbero stati i perfetti maestri d'Italiano per
il pilota della Ferrari. Si deve ammettere però che il livello linguistico dello Schumacher ricorda, effettivamente quel "noio volevòns savoir".....
Il tedesco non ha voluto parlare di ritiro e pensa a Monza: "La Ferrari va forte, sappiamo cosa fare. In questi 10 anni al Cavallino ormai non ho colleghi ma tanti amici".
Come dubitarne dopo aver sentito parlare perfettamente in italiano una persona che guadagna cento milioni di euro l'anno?
Un'immagine di Totò e Peppino che sarebbero stati i perfetti maestri d'Italiano per
il pilota della Ferrari. Si deve ammettere però che il livello linguistico dello Schumacher ricorda, effettivamente quel "noio volevòns savoir".....
martedì, settembre 05, 2006
Chiamatooooo...
Forse assomiglia a Lurch, il terribile cameriere della famiglia Addams, ma ho appena scoperto che Dirk Nowitzky, il campione tedesco di Dallas, continua a pagare di tasca propria la metà dell'assicurazione di 200.000 dollari che la sua compagine NBA lo ha costretto a sottoscrivere. Lo fa pur di continuare a giocare in nazionale. Tenuto conto che che in altri sport i giocatori bisogna andarli a pregare, credo che questo comportamento sia da elogiare.
lunedì, settembre 04, 2006
Messaggio ai fanatici
Questo articolo dall'Unità ha fatti incazzare come le bisce quelli di Informazione Corretta (ho già parlato di questi signori in un altro post). Ve lo posto. è un grande articolo di Robert Frisk. Ottima la traduzione.
Finita la guerra, assistiamo ora a un valzer di ipocrisie, falsità, minacce, impudenti menzogne.
Partiamo dall’uomo dagli occhi di fuoco, Sayed Hassan Nasrallah, capo del movimento guerrigliero degli Hezbollah che ha inflitto a Israele una batosta non da poco in Libano – purtroppo a spese di quest’ultimo. Sono stati gli uomini di Nasrallah a varcare il confine israeliano lo scorso 12 luglio.
A catturare due militari israeliani, a ucciderne altri tre, scatenando la prevedibile furia delle forze israeliane di terra e di aria contro il Libano. Per essere precisi, prevalentemente contro la popolazione civile libanese.
Ora Sayed Nasrallah se ne esce con: «Se avessi saputo che la cattura di quei militari avrebbe scatenato un conflitto di queste proporzioni, se Hezbollah avesse immaginato soltanto l’uno percento di ciò che è successo, di certo non avremmo agito così». Non è vero, è una grossa bugia. Se Hezbollah non aveva idea di come avrebbe reagito Israele, – e vi assicuro che parliamo di gente acuta, disciplinata, che sapeva benissimo quale fosse al momento la posizione politica di Ehud Olmert (oggi è notevolmente peggiorata, grazie alla sconfitta registrata dall’esercito israeliano proprio in Libano) – perché mai ha costruito negli anni che hanno preceduto questa guerra tutti quei bunker in cemento armato nelle grotte, nelle rocce, nei fianchi delle alture libanesi? Come mai si erano predisposti a colpire una nave israeliana – cosa che peraltro hanno fatto, tant’è che la nave è quasi affondata – e avevano preparato con tanta cura quella piccola offensiva di terra che poi è servita da pretesto a Israele?
Dovremmo forse credere che hanno tenuto duro sotto le pesanti incursioni aeree israeliane che hanno fatto più di mille vittime tra la popolazione civile – particolare che non può essere loro sfuggito – senza che ciò rientrasse in un preciso piano? O che gli uomini di Hezbollah si sono alzati una mattina, hanno fatto colazione e poi si son detti: «Forza, andiamo a sparare a una nave da guerra israeliana!» No, davvero. Anche quell’attacco, perfettamente giustificabile alla luce dell’aggressione israeliana, era stato accuratamente pianificato.
A quanto sostiene Seymour Hersh sul The New Yorker, anche l’attacco da parte di Israele era stato studiato accuratamente e aveva ottenuto il placet dell’amministrazione Bush nel contesto della campagna mirata ad intimidire l’Iran. Penso che Hersh abbia ragione. Ma credo anche che il conflitto fosse nei piani di ambedue le parti in causa; e me lo confermerebbe un altro passaggio del discorso sorprendentemente ipocrita di Nasrallah.
«In ogni caso», ha sostenuto, «Israele avrebbe scatenato una guerra all’inizio dell’autunno, e ne sarebbe derivata una distruzione ancora maggiore». Beh, grazie per avercelo detto.
Questo ci fa capire come Hezbollah rigiri la frittata: non intendevano far soffrire i libanesi, i quali però avrebbero comunque sofferto più avanti. E poi, comunque Hezbollah aveva vinto la guerra. Ora la leadership hezbollah annuncia formalmente che intende attenersi alla risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU che esige il disarmo dell’organizzazione – ma noi sappiamo bene che, in concreto, il disarmo non avverrà.
Sospiro di sollievo... Così ora c’è pace, di nuovo... Fino alla prossima guerra.
Non meno losca e assolutamente falsa è la versione dei fatti che gli israeliani stanno elaborando con i loro sodali per poi proporla al mondo intero. Contiene le solite vecchie fandonie, come quella dell’antisemitismo dei giornalisti o del coinvolgimento della Croce Rossa nel terrorismo internazionale.
Prendiamo ad esempio un volgare articolo a firma di Shmuel Trigano, apparso giovedì scorso sul quotidiano francese Liberation e intitolato «Guerra, bugie e videotape». Vi si ritrovano tesi trite e ritrite, volutamente fuorvianti, di cui la più odiosa è quella secondo cui, mostrando le immagini dei bambini uccisi a Cana dai raid israeliani, la stampa avrebbe cercato di «riproporre un antico concetto di matrice antisemitica che vede gli ebrei come infanticidi. Nell’antichità, gli ebrei venivano accusati di cannibalismo; nel Medio Evo – e tuttora nei paesi arabi – di compiere delitti rituali».
Ovviamente, non mi sfugge il messaggio insito in queste parole: non avremmo dovuto mostrare le immagini di quegli innocenti lacerati dalle bombe israeliane (peggio ancora sarebbe stato se avessimo detto che quelle bombe erano “Made in USA”); avremmo dovuto tacere sul fatto che una decina di anni fa l’artiglieria israeliana aveva ammazzato, sempre a Cana, altri 106 innocenti di cui oltre la metà erano bambini. In effetti, se non vogliamo essere tacciati di antisemitismo medievale, non dovremmo mai far vedere immagini di bambini arabi uccisi.
Nel suo pezzo, Trigano cita poi un fatto avvenuto in passato e che ora mi viene riproposto da portavoce ufficiali di Israele: siccome in passato un reporter libanese aveva ritoccato la foto di un deposito di munizioni aggiungendovi due pennacchi di fumo, e l’aveva venduta alla Reuters – uno scherzo che giustamente lo ha tolto dal giro seduta stante – tutte le fotografie provenienti da Beirut sono con tutta probabilità ritoccate o false. Una vera assurdità. Tuttavia, sentendo ricordare quella foto fasulla, avevo predetto a un amico che i sodali di Israele avrebbero messe in dubbio tutte le immagini giunte dal Libano. Le falsità da essi diffuse sul conto dei giornalisti sono tanto prevedibili quanto ignobili.
E arriviamo all’accusa rivolta a noi reporter di aver operato nel sud del Libano tutti sotto il «controllo» degli Hezbollah, mentre i nostri colleghi a Gaza lavoravano sotto il «controllo» di Hamas. Stando a Trigano, «i giornalisti sanno benissimo che lavorano grazie all’autorizzazione dei poteri locali presso i quali sono accreditati e al cui vaglio sono soggette tutte le immagini». Perdonami, Shmuel, ma queste sono solenni str...ate. Non siamo affatto “autorizzati” da Hezbollah; tant’è che quando durante il conflitto avevamo cercato di intervistarne qualche esponente, non siamo riusciti a beccarne uno. Esattamente come non c’è riuscita l’aviazione israeliana.
Che dire poi del fatto che, sempre stando all’articolo in questione, noi giornalisti troveremmo «giusto» che i civili israeliani debbano soffrire, che ci occuperemmo soltanto delle «vittime» dei militari israeliani, che ci si troverebbe di fronte a un «antisemitismo di principio»?
Avendo una lunga esperienza in fatto di guerre sporche con il coinvolgimento del Libano, debbo dire che questa è la medesima menzogna che veniva propinata ai tempi del bombardamento israeliano del 1978, durante l’invasione del Libano del 1982, in occasione del bombardamento di civili nel 1993, e ancora del bombardamento di civili nel 1996. Oggi ci risiamo.
Spesso mi chiedo: forse che gli amici di Israele attaccano giornalisti seri e rispettabili accusandoli di antisemitismo, per dare in qualche modo rispettabilità all’antisemitismo? Come reagire di fronte a una tale disonestà: con un sospiro stomacato o con malcelata rabbia? Sapete che vi dico: quanto a disonestà, Nasrallah fa parte della cricca. Ma ha ancora molto da imparare dagli israeliani.
Finita la guerra, assistiamo ora a un valzer di ipocrisie, falsità, minacce, impudenti menzogne.
Partiamo dall’uomo dagli occhi di fuoco, Sayed Hassan Nasrallah, capo del movimento guerrigliero degli Hezbollah che ha inflitto a Israele una batosta non da poco in Libano – purtroppo a spese di quest’ultimo. Sono stati gli uomini di Nasrallah a varcare il confine israeliano lo scorso 12 luglio.
A catturare due militari israeliani, a ucciderne altri tre, scatenando la prevedibile furia delle forze israeliane di terra e di aria contro il Libano. Per essere precisi, prevalentemente contro la popolazione civile libanese.
Ora Sayed Nasrallah se ne esce con: «Se avessi saputo che la cattura di quei militari avrebbe scatenato un conflitto di queste proporzioni, se Hezbollah avesse immaginato soltanto l’uno percento di ciò che è successo, di certo non avremmo agito così». Non è vero, è una grossa bugia. Se Hezbollah non aveva idea di come avrebbe reagito Israele, – e vi assicuro che parliamo di gente acuta, disciplinata, che sapeva benissimo quale fosse al momento la posizione politica di Ehud Olmert (oggi è notevolmente peggiorata, grazie alla sconfitta registrata dall’esercito israeliano proprio in Libano) – perché mai ha costruito negli anni che hanno preceduto questa guerra tutti quei bunker in cemento armato nelle grotte, nelle rocce, nei fianchi delle alture libanesi? Come mai si erano predisposti a colpire una nave israeliana – cosa che peraltro hanno fatto, tant’è che la nave è quasi affondata – e avevano preparato con tanta cura quella piccola offensiva di terra che poi è servita da pretesto a Israele?
Dovremmo forse credere che hanno tenuto duro sotto le pesanti incursioni aeree israeliane che hanno fatto più di mille vittime tra la popolazione civile – particolare che non può essere loro sfuggito – senza che ciò rientrasse in un preciso piano? O che gli uomini di Hezbollah si sono alzati una mattina, hanno fatto colazione e poi si son detti: «Forza, andiamo a sparare a una nave da guerra israeliana!» No, davvero. Anche quell’attacco, perfettamente giustificabile alla luce dell’aggressione israeliana, era stato accuratamente pianificato.
A quanto sostiene Seymour Hersh sul The New Yorker, anche l’attacco da parte di Israele era stato studiato accuratamente e aveva ottenuto il placet dell’amministrazione Bush nel contesto della campagna mirata ad intimidire l’Iran. Penso che Hersh abbia ragione. Ma credo anche che il conflitto fosse nei piani di ambedue le parti in causa; e me lo confermerebbe un altro passaggio del discorso sorprendentemente ipocrita di Nasrallah.
«In ogni caso», ha sostenuto, «Israele avrebbe scatenato una guerra all’inizio dell’autunno, e ne sarebbe derivata una distruzione ancora maggiore». Beh, grazie per avercelo detto.
Questo ci fa capire come Hezbollah rigiri la frittata: non intendevano far soffrire i libanesi, i quali però avrebbero comunque sofferto più avanti. E poi, comunque Hezbollah aveva vinto la guerra. Ora la leadership hezbollah annuncia formalmente che intende attenersi alla risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU che esige il disarmo dell’organizzazione – ma noi sappiamo bene che, in concreto, il disarmo non avverrà.
Sospiro di sollievo... Così ora c’è pace, di nuovo... Fino alla prossima guerra.
Non meno losca e assolutamente falsa è la versione dei fatti che gli israeliani stanno elaborando con i loro sodali per poi proporla al mondo intero. Contiene le solite vecchie fandonie, come quella dell’antisemitismo dei giornalisti o del coinvolgimento della Croce Rossa nel terrorismo internazionale.
Prendiamo ad esempio un volgare articolo a firma di Shmuel Trigano, apparso giovedì scorso sul quotidiano francese Liberation e intitolato «Guerra, bugie e videotape». Vi si ritrovano tesi trite e ritrite, volutamente fuorvianti, di cui la più odiosa è quella secondo cui, mostrando le immagini dei bambini uccisi a Cana dai raid israeliani, la stampa avrebbe cercato di «riproporre un antico concetto di matrice antisemitica che vede gli ebrei come infanticidi. Nell’antichità, gli ebrei venivano accusati di cannibalismo; nel Medio Evo – e tuttora nei paesi arabi – di compiere delitti rituali».
Ovviamente, non mi sfugge il messaggio insito in queste parole: non avremmo dovuto mostrare le immagini di quegli innocenti lacerati dalle bombe israeliane (peggio ancora sarebbe stato se avessimo detto che quelle bombe erano “Made in USA”); avremmo dovuto tacere sul fatto che una decina di anni fa l’artiglieria israeliana aveva ammazzato, sempre a Cana, altri 106 innocenti di cui oltre la metà erano bambini. In effetti, se non vogliamo essere tacciati di antisemitismo medievale, non dovremmo mai far vedere immagini di bambini arabi uccisi.
Nel suo pezzo, Trigano cita poi un fatto avvenuto in passato e che ora mi viene riproposto da portavoce ufficiali di Israele: siccome in passato un reporter libanese aveva ritoccato la foto di un deposito di munizioni aggiungendovi due pennacchi di fumo, e l’aveva venduta alla Reuters – uno scherzo che giustamente lo ha tolto dal giro seduta stante – tutte le fotografie provenienti da Beirut sono con tutta probabilità ritoccate o false. Una vera assurdità. Tuttavia, sentendo ricordare quella foto fasulla, avevo predetto a un amico che i sodali di Israele avrebbero messe in dubbio tutte le immagini giunte dal Libano. Le falsità da essi diffuse sul conto dei giornalisti sono tanto prevedibili quanto ignobili.
E arriviamo all’accusa rivolta a noi reporter di aver operato nel sud del Libano tutti sotto il «controllo» degli Hezbollah, mentre i nostri colleghi a Gaza lavoravano sotto il «controllo» di Hamas. Stando a Trigano, «i giornalisti sanno benissimo che lavorano grazie all’autorizzazione dei poteri locali presso i quali sono accreditati e al cui vaglio sono soggette tutte le immagini». Perdonami, Shmuel, ma queste sono solenni str...ate. Non siamo affatto “autorizzati” da Hezbollah; tant’è che quando durante il conflitto avevamo cercato di intervistarne qualche esponente, non siamo riusciti a beccarne uno. Esattamente come non c’è riuscita l’aviazione israeliana.
Che dire poi del fatto che, sempre stando all’articolo in questione, noi giornalisti troveremmo «giusto» che i civili israeliani debbano soffrire, che ci occuperemmo soltanto delle «vittime» dei militari israeliani, che ci si troverebbe di fronte a un «antisemitismo di principio»?
Avendo una lunga esperienza in fatto di guerre sporche con il coinvolgimento del Libano, debbo dire che questa è la medesima menzogna che veniva propinata ai tempi del bombardamento israeliano del 1978, durante l’invasione del Libano del 1982, in occasione del bombardamento di civili nel 1993, e ancora del bombardamento di civili nel 1996. Oggi ci risiamo.
Spesso mi chiedo: forse che gli amici di Israele attaccano giornalisti seri e rispettabili accusandoli di antisemitismo, per dare in qualche modo rispettabilità all’antisemitismo? Come reagire di fronte a una tale disonestà: con un sospiro stomacato o con malcelata rabbia? Sapete che vi dico: quanto a disonestà, Nasrallah fa parte della cricca. Ma ha ancora molto da imparare dagli israeliani.
domenica, settembre 03, 2006
Ciao Andre
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