lunedì, settembre 04, 2006

Messaggio ai fanatici

Questo articolo dall'Unità ha fatti incazzare come le bisce quelli di Informazione Corretta (ho già parlato di questi signori in un altro post). Ve lo posto. è un grande articolo di Robert Frisk. Ottima la traduzione.

Finita la guerra, assistiamo ora a un valzer di ipocrisie, falsità, minacce, impudenti menzogne.
Partiamo dall’uomo dagli occhi di fuoco, Sayed Hassan Nasrallah, capo del movimento guerrigliero degli Hezbollah che ha inflitto a Israele una batosta non da poco in Libano – purtroppo a spese di quest’ultimo. Sono stati gli uomini di Nasrallah a varcare il confine israeliano lo scorso 12 luglio.
A catturare due militari israeliani, a ucciderne altri tre, scatenando la prevedibile furia delle forze israeliane di terra e di aria contro il Libano. Per essere precisi, prevalentemente contro la popolazione civile libanese.
Ora Sayed Nasrallah se ne esce con: «Se avessi saputo che la cattura di quei militari avrebbe scatenato un conflitto di queste proporzioni, se Hezbollah avesse immaginato soltanto l’uno percento di ciò che è successo, di certo non avremmo agito così». Non è vero, è una grossa bugia. Se Hezbollah non aveva idea di come avrebbe reagito Israele, – e vi assicuro che parliamo di gente acuta, disciplinata, che sapeva benissimo quale fosse al momento la posizione politica di Ehud Olmert (oggi è notevolmente peggiorata, grazie alla sconfitta registrata dall’esercito israeliano proprio in Libano) – perché mai ha costruito negli anni che hanno preceduto questa guerra tutti quei bunker in cemento armato nelle grotte, nelle rocce, nei fianchi delle alture libanesi? Come mai si erano predisposti a colpire una nave israeliana – cosa che peraltro hanno fatto, tant’è che la nave è quasi affondata – e avevano preparato con tanta cura quella piccola offensiva di terra che poi è servita da pretesto a Israele?
Dovremmo forse credere che hanno tenuto duro sotto le pesanti incursioni aeree israeliane che hanno fatto più di mille vittime tra la popolazione civile – particolare che non può essere loro sfuggito – senza che ciò rientrasse in un preciso piano? O che gli uomini di Hezbollah si sono alzati una mattina, hanno fatto colazione e poi si son detti: «Forza, andiamo a sparare a una nave da guerra israeliana!» No, davvero. Anche quell’attacco, perfettamente giustificabile alla luce dell’aggressione israeliana, era stato accuratamente pianificato.
A quanto sostiene Seymour Hersh sul The New Yorker, anche l’attacco da parte di Israele era stato studiato accuratamente e aveva ottenuto il placet dell’amministrazione Bush nel contesto della campagna mirata ad intimidire l’Iran. Penso che Hersh abbia ragione. Ma credo anche che il conflitto fosse nei piani di ambedue le parti in causa; e me lo confermerebbe un altro passaggio del discorso sorprendentemente ipocrita di Nasrallah.
«In ogni caso», ha sostenuto, «Israele avrebbe scatenato una guerra all’inizio dell’autunno, e ne sarebbe derivata una distruzione ancora maggiore». Beh, grazie per avercelo detto.
Questo ci fa capire come Hezbollah rigiri la frittata: non intendevano far soffrire i libanesi, i quali però avrebbero comunque sofferto più avanti. E poi, comunque Hezbollah aveva vinto la guerra. Ora la leadership hezbollah annuncia formalmente che intende attenersi alla risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU che esige il disarmo dell’organizzazione – ma noi sappiamo bene che, in concreto, il disarmo non avverrà.
Sospiro di sollievo... Così ora c’è pace, di nuovo... Fino alla prossima guerra.
Non meno losca e assolutamente falsa è la versione dei fatti che gli israeliani stanno elaborando con i loro sodali per poi proporla al mondo intero. Contiene le solite vecchie fandonie, come quella dell’antisemitismo dei giornalisti o del coinvolgimento della Croce Rossa nel terrorismo internazionale.
Prendiamo ad esempio un volgare articolo a firma di Shmuel Trigano, apparso giovedì scorso sul quotidiano francese Liberation e intitolato «Guerra, bugie e videotape». Vi si ritrovano tesi trite e ritrite, volutamente fuorvianti, di cui la più odiosa è quella secondo cui, mostrando le immagini dei bambini uccisi a Cana dai raid israeliani, la stampa avrebbe cercato di «riproporre un antico concetto di matrice antisemitica che vede gli ebrei come infanticidi. Nell’antichità, gli ebrei venivano accusati di cannibalismo; nel Medio Evo – e tuttora nei paesi arabi – di compiere delitti rituali».
Ovviamente, non mi sfugge il messaggio insito in queste parole: non avremmo dovuto mostrare le immagini di quegli innocenti lacerati dalle bombe israeliane (peggio ancora sarebbe stato se avessimo detto che quelle bombe erano “Made in USA”); avremmo dovuto tacere sul fatto che una decina di anni fa l’artiglieria israeliana aveva ammazzato, sempre a Cana, altri 106 innocenti di cui oltre la metà erano bambini. In effetti, se non vogliamo essere tacciati di antisemitismo medievale, non dovremmo mai far vedere immagini di bambini arabi uccisi.
Nel suo pezzo, Trigano cita poi un fatto avvenuto in passato e che ora mi viene riproposto da portavoce ufficiali di Israele: siccome in passato un reporter libanese aveva ritoccato la foto di un deposito di munizioni aggiungendovi due pennacchi di fumo, e l’aveva venduta alla Reuters ­– uno scherzo che giustamente lo ha tolto dal giro seduta stante – tutte le fotografie provenienti da Beirut sono con tutta probabilità ritoccate o false. Una vera assurdità. Tuttavia, sentendo ricordare quella foto fasulla, avevo predetto a un amico che i sodali di Israele avrebbero messe in dubbio tutte le immagini giunte dal Libano. Le falsità da essi diffuse sul conto dei giornalisti sono tanto prevedibili quanto ignobili.
E arriviamo all’accusa rivolta a noi reporter di aver operato nel sud del Libano tutti sotto il «controllo» degli Hezbollah, mentre i nostri colleghi a Gaza lavoravano sotto il «controllo» di Hamas. Stando a Trigano, «i giornalisti sanno benissimo che lavorano grazie all’autorizzazione dei poteri locali presso i quali sono accreditati e al cui vaglio sono soggette tutte le immagini». Perdonami, Shmuel, ma queste sono solenni str...ate. Non siamo affatto “autorizzati” da Hezbollah; tant’è che quando durante il conflitto avevamo cercato di intervistarne qualche esponente, non siamo riusciti a beccarne uno. Esattamente come non c’è riuscita l’aviazione israeliana.
Che dire poi del fatto che, sempre stando all’articolo in questione, noi giornalisti troveremmo «giusto» che i civili israeliani debbano soffrire, che ci occuperemmo soltanto delle «vittime» dei militari israeliani, che ci si troverebbe di fronte a un «antisemitismo di principio»?
Avendo una lunga esperienza in fatto di guerre sporche con il coinvolgimento del Libano, debbo dire che questa è la medesima menzogna che veniva propinata ai tempi del bombardamento israeliano del 1978, durante l’invasione del Libano del 1982, in occasione del bombardamento di civili nel 1993, e ancora del bombardamento di civili nel 1996. Oggi ci risiamo.
Spesso mi chiedo: forse che gli amici di Israele attaccano giornalisti seri e rispettabili accusandoli di antisemitismo, per dare in qualche modo rispettabilità all’antisemitismo? Come reagire di fronte a una tale disonestà: con un sospiro stomacato o con malcelata rabbia? Sapete che vi dico: quanto a disonestà, Nasrallah fa parte della cricca. Ma ha ancora molto da imparare dagli israeliani.

4 commenti:

Selene Verri ha detto...

Visto che l'ho letto?
Niente male soprattutto il finale.
Hai anche la fonte originale? potrei mettere entrambe sul mio blog.

Anonimo ha detto...

Bello!

Anonimo ha detto...

bello? fantastico!!

Pentma ha detto...

eh, mò... sempre esagerati....