Pentma vuol dire pietra, ma questo blog è solo un sassolino, come ce ne sono tanti. Forse solo un po' più striato.
domenica, novembre 30, 2008
Beccato
da l'espressonline.com
Che furbetto quel Brunetta. Inchiesta dell'Espresso
La trasferta a Teramo per diventare professore. La casa con sconto dall'ente. Il rudere che si muta in villa. Le assenze in Europa e al Comune. Ecco la vera storia del ministro anti-fannulloni
La prima immagine di Renato Brunetta impressa nella memoria di un suo collega è quella di un giovane docente inginocchiato tra i cespugli del giardino dell'università a fare razzia di lumache. Lì per lì i professori non ci fecero caso, ma quella sera, invitati a cena a casa sua, quando Brunetta servì la zuppa, saltarono sulla sedia riconoscendo i molluschi a bagnomaria. Che serata. La vera sorpresa doveva ancora arrivare. Sul più bello lo chef si alzò in piedi e, senza un minimo di ironia, annunciò solennemente: "Entro dieci anni vinco il Nobel. Male che vada, sarò ministro". Eravamo a metà dei ruggenti anni '80, Brunetta era solo un professore associato e un consulente del ministro Gianni De Michelis.
Ci ha messo 13 anni in più, ma alla fine l'ex venditore ambulante di gondolette di plastica è stato di parola. In soli sette mesi di governo è diventato la star più splendente dell'esecutivo Berlusconi. La guerra ai fannulloni conquista da mesi i titoli dei telegiornali. I sondaggi lo incoronano - parole sue - 'Lorella Cuccarini' del governo, il più amato dagli italiani. Brunetta nella caccia alle streghe contro i dipendenti pubblici non conosce pietà. Ha ristretto il regime dei permessi per i parenti dei disabili, sogna i tornelli per controllare i magistrati nullafacenti e ha falciato i contratti a termine. Dagli altri pretende rigore, meritocrazia e stakanovismo, odia i furbi e gli sprechi di denaro pubblico, ma il suo curriculum non sempre brilla per coerenza. A 'L'espresso' risulta che i dati sulle presenze e le sue attività al Parlamento europeo non ne fanno un deputato modello. Anche la carriera accademica non è certo all'altezza di un Nobel. Ma c'è un settore nel quale l'ex consigliere di Bettino Craxi e Giuliano Amato ha dimostrato di essere davvero un guru dell'economia: la ricerca di immobili a basso costo, dove ha messo a segno affari impossibili per i comuni mortali.
Chi l'ha visto Appena venticinquenne, Brunetta entra nel dorato mondo dei consulenti (di cui oggi critica l'abuso). Viene nominato dall'allora ministro Gianni De Michelis coordinatore della commissione sul lavoro e stende un piano di riforma basato sulla flessibilità che gli costa l'odio delle Brigate rosse e lo costringe a una vita sotto scorta. Poi diventa consigliere del Cnel, in area socialista. Nel 1993, durante Mani Pulite firma la proposta di rinnovamento del Psi di Gino Giugni. Nel 1995 entra nella squadra che scrive il programma di Forza Italia e nel 1999 entra nel Parlamento europeo.
Proprio a Strasburgo, se avessero applicato la 'legge dei tornelli' invocata dal ministro, il professore non avrebbe fatto certo una bella figura. Secondo i calcoli fatti da 'L'espresso', in dieci anni è andato in seduta plenaria poco più di una volta su due. Per la precisione la frequenza tocca il 57,9 per cento. Con questi standard un impiegato (che non guadagna 12 mila euro al mese) potrebbe restare a casa 150 giorni l'anno. Ferie escluse. Lo stesso ministro ha ammesso in due lettere le sue performance: nella legislatura 1999-2004 ha varcato i cancelli solo 166 volte, pari al 53,7 per cento delle sedute totali. "Quasi nessun parlamentare va sotto il 50, perché in tal caso l'indennità per le spese generali viene dimezzata", spiegano i funzionari di Strasburgo. Nello stesso periodo il collega Giacomo Santini, Pdl, sfiorava il 98 per cento delle presenze, il leghista Mario Borghezio viaggiava sopra l'80 per cento. Il trend di Brunetta migliora nella seconda legislatura, quando prima di lasciare l'incarico per fare il ministro firma l'elenco (parole sue) 148 volte su 221. Molto meno comunque di altri colleghi di Forza Italia: nello stesso periodo Gabriele Albertini è presente 171 volte, Alfredo Antoniozzi e Francesco Musotto 164, Tajani, in veste di capogruppo, 203.
La produttività degli europarlamentari si misura dalle attività. In aula e in commissione. Anche in questo caso Brunetta non sembra primeggiare: in dieci anni ha compilato solo due relazioni, i cosiddetti rapporti di indirizzo, uno dei termometri principali per valutare l'efficienza degli eletti a Strasburgo. L'ultima è del 2000: nei successivi otto anni il carnet del ministro è desolatamente vuoto, fatta eccezione per le interrogazioni scritte, che sono - a detta di tutti - prassi assai poco impegnativa. Lui ne ha fatte 78. Un confronto? Il deputato Gianni Pittella, Pd, ne ha presentate 126. Non solo. Su 530 sedute totali, Brunetta si è alzato dalla sedia per illustrare interrogazioni orali solo 12 volte, mentre gli interventi in plenaria (dal 2004 al 2008) si contano su due mani. L'ultimo è del dicembre 2006, in cui prende la parola per "denunciare l'atteggiamento scortese e francamente anche violento" degli agenti di sicurezza: pare non lo volessero far entrare. Persino gli odiati politici comunisti, che secondo Brunetta "non hanno mai lavorato in vita loro", a Bruxelles faticano molto più di lui: nell'ultima legislatura il no global Vittorio Agnoletto e il rifondarolo Francesco Musacchio hanno percentuali di presenza record, tra il 90 e il 100 per cento.
Se la partecipazione ai lavori d'aula non è da seguace di Stakanov, neanche in commissione Brunetta appare troppo indaffarato. L'economista sul suo sito personale ci fa sapere che, da vicepresidente della commissione Industria, tra il 1999 e il 2001 ha partecipato alle riunioni solo la metà delle volte, mentre nel biennio 2002-2003, da membro titolare della delicata commissione per i Problemi economici e monetari, si è fatto vedere una volta su tre. Strasburgo è lontana dall'amata Venezia, ma non si tratta di un problema di distanza. A Ca' Loredan, nel municipio dove è stato consigliere comunale e capo dell'opposizione dal 2000 al 2005, il nemico dei fannulloni detiene il record. Su 208 sedute si è fatto vedere solo in 87 occasioni: quattro presenze su dieci, il peggiore fra tutti i 47 consiglieri veneziani.
Un tuffo in Costiera Anche il buen retiro di Ravello è stato un affare immobiliare da Guinness. Brunetta, che si autodefinisce "un genio", diventa improvvisamente modesto quando passa in rassegna i suoi possedimenti campani. "Una proprietà scoscesa", ha definito questa splendida villa di 210 metri quadrati catastali immersa in 600 metri di giardino e frutteto. Seduto nel suo patio il ministro abbraccia con lo sguardo il blu e il verde, Ravello e Minori.
Emiliano Fittipaldi e Marco Lillo
Alè, un altro
Dopo essere passato senza che nessuno se ne accorgesse nella vita intellettuale del nostro Paese spacciandosi per profondo e soprattutto obiettivo conoscitore del mondo musulmano Magdi "Cristiano" Allam è riuscito incredibilmente ad arrivare ad essere vicedirettore del Corsera. Una parabola che poteva accadere solo in Italia. Adesso, visto che alcuni nodi sono venuti al pettine, l'Allam passa alla politica. Come ogni persona che cambia campo, deve dimostrare di essere più papista del Papa e fonda un partito dal nome assolutamente superato: protagonisti per l'Europa cristiana. Qui mi fermo per evitare querele.
«Il mio partito per l'Europa cristiana». Magdi Cristiano Allam: «Aperti a tutti, anche ai musulmani. Sono contrario alla guerra di religione»
Da corriere.it
Sicuro?
«Sicurissimo».
E come si chiama?
«Protagonisti per l'Europa Cristiana». Magdi Cristiano Allam, asciutto, quasi esile, non dimostra neanche un po' i suoi 56 anni e ha un sorriso da ragazzino mentre apre la brochure con simbolo e nome del partito che ha fondato. Di là dalla porta e giù in strada, l'auricolare all'orecchio, gli uomini della scorta sorvegliano che sia tutto tranquillo. «"Protagonisti", capisce? La via del riscatto passa da noi stessi».
Mentre parla distoglie lo sguardo e fissa un punto nel vuoto, come leggesse dentro di sé. In fondo sono cose che ha scritto molte volte, solo che ora è diverso. «Dopo 35 anni» lascia il giornalismo e crea un partito. Questo pomeriggio, a Roma, un'assemblea di cinquanta soci fondatori darà vita alla nuova formazione (da oggi è attivo il sito www.protagonistiec.it). «Ci presenteremo alle Europee del 7 giugno 2009. Da domani inizieremo a lavorare, raccogliere firme, creare circoli in tutta Italia per darci un radicamento nel territorio ».
Passare dall'altra parte della barricata non le fa effetto?
«Fin da piccolo, quando mi chiedevano "cosa vuoi fare da grande?", rispondevo: il giornalista o il politico. Le mie passioni. Giornalista lo sono diventato e con soddisfazione. Ma negli ultimi tempi ho sentito crescere la necessità di andare oltre la testimonianza e agire: mettendo in pratica ciò che per anni ho scritto e detto nei tantissimi incontri in giro per l'Italia con decine di migliaia di persone ».
Cominciamo dal nome e del simbolo...
«Nel logo, vede?, sono indicati tre binomi che rappresentano i passaggi fondamentali del mio percorso spirituale, culminato nell'adesione piena e convinta al cristianesimo: "Verità e Libertà", il cuore della civiltà europea; "Fede e Ragione", l'essenza della civiltà cristiana; e infine "Valori e Regole", il fondamento dell'azione di riscatto dalla deriva etica nella quale è precipitata la nostra Europa cristiana».
Un partito religioso?
«No, il mio non è un partito religioso né si rivolge solo ai cristiani. È un partito laico che proclama uno stato di emergenza etica in Europa e individua nella civiltà cristiana la verità storica delle radici del nostro Continente, il nostro punto di riferimento irrinunciabile, da riscoprire e difendere. Siamo aperti a tutte le persone di buona volontà, compresi i musulmani...».
Be', magari i musulmani sarà più difficile, no?
«Ma perché? L'Europa "è" cristiana!».
Il simbolo del nuovo partito
Si può obiettare che l'Europa è «anche» cristiana, e in misura importante, ma è pure Atene e Roma, è Federico II e la convivenza di culture, la rivoluzione scientifica, le varie espressioni del pensiero laico eccetera...
«Non lo nego, e le considero tutte realtà positive e importanti, ma le radici giudaico-cristiane sono il binario principale e oggi rappresentano una necessità: è la loro dimenticanza che ci ha portati al relativismo etico e religioso, alla deriva. L'Europa rischia il suicidio».
Quindi, che farete?
«Insieme, da "protagonisti", definiremo un programma a partire da tre considerazioni. Primo, l'Europa attraversa una crisi profonda di valori e di identità, è succube di malattie ideologiche come il buonismo, il laicismo, il multiculturalismo... Secondo, sul piano economico è destinata a soccombere davanti a un capitalismo selvaggio e disumano, senza regole etiche né diritti umani, perfettamente rappresentato dalla Cina comunista: c'è una crisi strutturale, l'Europa deve ridefinire il suo modello di sviluppo mettendo al centro regole e valori, e noi offriremo soluzioni concrete. E, terzo, c'è un estremismo islamico che minaccia la nostra identità e sfruttando una concezione formale del nostro diritto è riuscito a imporci l'Islam e la cultura dell'islamicamente corretto, a legittimare la sharia».
E quando?
«Anche in Italia, per dire, ci sono stati casi in cui si è legittimata la poligamia nel rispetto della "specificità" della religione. E poi, le stesse posizioni del cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, quando al Meeting di Rimini ha detto che tutte le religioni hanno in sé i germi della pace e la violenza tradisce la vera fede... ma questa non è la realtà dell'Islam! Come quando si parla di Islam moderato!».
L'alternativa è lo scontro totale.
«Ma no, questo è un errore in cui si incorre spesso. Io sono assolutamente contrario alla guerra di religione o di civiltà. Dico che dobbiamo distinguere tra religioni e persone. Un cristiano è tenuto a rispettare e amare i musulmani come persone. E il dialogo è tra persone, non tra le religioni. Magari le fedi sono radicalmente diverse ma le persone possono e devono essere accomunate dai diritti fondamentali e dai valori non negoziabili, come la sacralità della vita o il bene comune. Non siamo chiamati a pronunciarci sulla compatibilità dei "musulmani" in astratto. La domanda riguarda le persone concrete, i musulmani che vengono qui per migliorare le loro condizioni di vita o perché cercano maggiore libertà: possiamo convivere in modo pacifico e costruttivo? In questi termini la mia risposta è senz'altro sì. Se partiamo dalla certezza di una piattaforma comune di diritti e doveri, di regole che valgono per tutti».
In politica il contrario del relativismo è l'assolutismo.
«Ma io parlo di relativismo etico e culturale, non nego il ruolo della politica come mediazione e arte del possibile, e difendo la più assoluta libertà, senza alcuna discriminazione. Dico però che quest'Europa non ha un anima e senz'anima è destinata a soccombere. Affermo il primato dell'etica».
Nel 2006 disse di non aver votato. E alle ultime Politiche?
«Non ho votato neanche stavolta. Con l'abolizione delle preferenze, la triste realtà sono quasi mille parlamentari designati da sei persone, i leader dei partiti che ce l'hanno fatta, e non dal popolo italiano. Ma c'è un'altra ragione: mi sentivo lontano da una politica priva di valori».
Si diceva volesse scendere in campo con Berlusconi...
«Ci vuole un bel coraggio... Ma se l'ho criticato proprio per aver sostenuto che il Pdl è "anarchico" sul piano dei valori!».
Quindi? Quale gruppo, quali alleanze?
«Oggi i partiti di ispirazione cristiana, in Europa, confluiscono nel Ppe, non è che ci sia scelta. Destra e sinistra sono definizioni superate, per fortuna. Ora ritengo che sia fondamentale dare vita a un nuovo soggetto politico che cammini sulle sue gambe, ragioni con la propria testa e si distingua nel considerare valori e regole come fondamento dell'impegno per la riforma etica della politica. Non mi pongo il problema delle alleanze né della soglia di sbarramento, anche se ci fosse. Penso a quando nacque la Lega: riuscì a farcela perché aveva idee forti e provocatorie e, una volta messa alla prova, amministrò bene il territorio».
È minacciato di morte, non teme di esporsi ancora di più?
«Davanti a ciò che percepivo come vocazione e missione di vita non mi sono mai tirato indietro. Così ho fatto da giornalista e così farò come politico. La paura non l'ho mai presa in considerazione: le mie scelte si basano sulla fede in ciò che sento dentro».
Gian Guido Vecchi
Dovesiamonelmondo
Fino a poco tempo fa quando andavo in missione in paesi difficili, credendo di fare buona cosa, ho cercato di mettermi in contatto preventivo con l'Unità di crisi della Farnesina (è accaduto un paio di volte). L'ultima volta ho parlato con l'ufficio stampa (convinto di potermi meglio spiegare con colleghi giornalisti), e mi sono sentito rispondere: "scusi ma perché va laggiù?". A nulla è servito spiegare che è il mio lavoro andare in certi posti. Da allora mi rivolgo a strutture francesi, tedesche o svizzere (a seconda dei clienti) e ottengo l'assistenza che non ho dai miei connazionali. Anche queste cose dividono nettamente paesi seri e gli altri. In Tailandia i nostri connazionali stanno avendo problemi? A Roma non sembrano essersene accorti.
Fonte: l'Unione Sarda
"E' stata una sorta di rientro fai da te. Ci siamo sentiti abbandonati a noi stessi. E' mancata l'assistenza che ci aspettavamo". E' quanto lamentano i primi italiani, una novantina circa, rientrati oggi all'aeroporto romano di Fiumicino dalla Thailandia dove i manifestanti antigovernativi occupano da alcuni giorni i due aeroporti di Bangkok. I turisti hanno cominciato a lasciare la Thailandia da U-Tapao, una base militare che si trova a 190 km a sudest di Bangkok. Chi con un volo Thai, chi in pullman, i nostri connazionali hanno raggiunto Chiang Mai, località nel nord della Thailandia. Da qui hanno proseguito il viaggio di ritorno verso casa a bordo di un volo di linea del China Airlines partito da Taipei per Roma con scalo intermedio a Chiang Mai.
Bum!
Quando fra 50 anni Berlusconi sarà morto e i nostri figli, i nostri nipoti, rileggeranno le sue folli dichiarazioni, le sue sfacciate menzogne, béh, on credo che avranno grande rispetto della gente di questo periodo. Guardate cosa è stato capace di dire il presidente del consiglio dopo la sua legge contro sky...
(AGI) - Sesto San Giovanni, 30 nov. - Il provvedimento sulle pay-tv contenuto nel pacchetto anticrisi del governo, che ha provocato la reazione di Sky, penalizza Mediaset. Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, durante il suo intervento telefonico al convegno nazionale della Dca, non ci sta ad essere accusato di aver danneggiato un 'concorrente' raddoppiando l'Iva. Prima di tutto "Sky non e' un concorrente di Mediaset - precisa Berlusconi - in quanto viaggia sul satellite e ha altre regole. Il provvedimento ha penalizzato anche Mediaset che sta per far partire una tv su abbonamento.
Questo dimostra che hanno inventato il conflitto di interessi".
E se Sky fino ad oggi ha goduto di un "privilegio" questo lo deve ai suoi "buoni rapporti con la sinistra. Siamo andati a eliminare questo privilegio. E si sono inventati che e' una norma punitiva". "Non si sono accorti - ha sottolineato il premier - che qualche settimana fa abbiamo introdotto una norma che stabilisce che i libri di testo non si possono cambiare prima di cinque anni eppure questa norma colpisce la Mondadori nella quale la famiglia del premier ha qualche interesse". "La sinistra e' in divorzio con la realta' - ha concluso -. La sua capacita' di volgere a suo vantaggio, con assolute menzogne, quello che facciamo, e' straordinaria".
(AGI) - Sesto San Giovanni, 30 nov. - Il provvedimento sulle pay-tv contenuto nel pacchetto anticrisi del governo, che ha provocato la reazione di Sky, penalizza Mediaset. Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, durante il suo intervento telefonico al convegno nazionale della Dca, non ci sta ad essere accusato di aver danneggiato un 'concorrente' raddoppiando l'Iva. Prima di tutto "Sky non e' un concorrente di Mediaset - precisa Berlusconi - in quanto viaggia sul satellite e ha altre regole. Il provvedimento ha penalizzato anche Mediaset che sta per far partire una tv su abbonamento.
Questo dimostra che hanno inventato il conflitto di interessi".
E se Sky fino ad oggi ha goduto di un "privilegio" questo lo deve ai suoi "buoni rapporti con la sinistra. Siamo andati a eliminare questo privilegio. E si sono inventati che e' una norma punitiva". "Non si sono accorti - ha sottolineato il premier - che qualche settimana fa abbiamo introdotto una norma che stabilisce che i libri di testo non si possono cambiare prima di cinque anni eppure questa norma colpisce la Mondadori nella quale la famiglia del premier ha qualche interesse". "La sinistra e' in divorzio con la realta' - ha concluso -. La sua capacita' di volgere a suo vantaggio, con assolute menzogne, quello che facciamo, e' straordinaria".
sabato, novembre 29, 2008
Guerra dei media
Il presidente del consiglio, direttamente legato al primo gruppo mediatico italiano, fa una legge che va contro la concorrenza di Sky. Anche volendo non si può non pensare a un conflitto di interessi. Ma gli italiani non faranno nulla nemmeno stavolta.
da Repubblica.it
Crisi, sull'Iva Sky contro il governo "E' un'altra tassa sulle famiglie". Insorge anche il Pd: "Così il premier di Mediaset colpisce la concorrenza"
ROMA - Nel pacchetto anticrisi varato ieri dal governo c'è anche la sorpresa pay-tv. Vale a dire il raddoppio dell'Iva sugli abbonati. Decisione che da infuriare la tv di Murdoch, leader in Italia nel settore. Con tanto di nota ufficiale dell'amministratore delegato di Sky Italia Tom Mockridge.
I toni sono durissimi. "In una fase di crisi economica i governi lavorano per trovare una soluzione che aumenti la capacità di spesa dei cittadini e sostenga la crescita delle imprese con l'obiettivo di generare sviluppo e nuovi posti di lavoro. Ad esempio, questa settimana, il primo ministro inglese Gordon Brown ha annunciato una riduzione dell'Iva dal 17,5% al 15%. Ieri invece il governo italiano ha annunciato invece una misura che va nella direzione opposta: il raddoppio dell'Iva sugli abbonamenti alla pay-tv dal 10 al 20%".
Tom Mockridge dunque non usa mezzi termini nel criticare la norma approvata ieri dal Consiglio dei ministri. E ricorda che "dal 2003 Sky ha costantemente investito in Italia trainando la crescita dell'intero settore televisivo, grazie a questi investimenti e senza sussidi da parte del governo".
Inoltre, prosegue, "Sky oggi dà lavoro direttamente ad oltre 5000 persone e ad altre 4000 nell'indotto, più del triplo del totale dei dipendenti sommati di stream e tele+ nel 2003. Con la decisione annunciata ieri le tasse generate grazie agli abbonati di Sky cresceranno a 580 milioni di euro, una crescita evidentemente in contrasto con l'affermazione del governo che questo pacchetto 'sostiene lo sviluppo delle imprese'".
Dunque, puntualizza, "deve essere chiaro che questo provvedimento è un aumento delle tasse per le oltre 4.6 Milioni di famiglie italiane che hanno liberamente scelto i programmi di Sky. Informeremo immediatamente i nostri oltre 4,6 milioni di abbonati di questa decisione del governo di aumentare le loro tasse, affinchè in questi tempi difficili abbiano chiaro che cosa sta accadendo alla loro capacità di spesa".
Ma il provvedimento non è piaciuto neppure al Partito democratico, che denuncia il palese conflitto d'interessi. "Il raddoppio dell'Iva per la tv a pagamento inserito a sorpresa nel decreto anti crisi del governo ha tutta l'aria di un blitz contro Sky, il principale concorrente privato di Mediaset", denuncia Paolo Gentiloni, responsabile comunicazione del Pd.
"L'azienda di proprietà della famiglia Berlusconi - aggiunge - non è infatti coinvolta dall'aumento visto che la norma del 1995 abrogata ieri riguarda solo la tv via satellite e via cavo. L'eventuale coinvolgimento di Mediaset, lamentato dall'azienda di Cologno ieri a tarda sera, sarebbe comunque insignificante perché relativo non alle carte prepagate del calcio ma soltanto agli abbonamenti mensili per alcuni canali digitali. In pratica, anche se fosse vero questo coinvolgimento, sarebbe infinitesimale".
"In ogni caso - conclude Gentiloni - sarebbe molto grave che ad essere colpiti dal blitz governativo fossero alla fine i quasi 5 milioni di abbonati a Sky. Nei prossimi giorni ci rivolgeremo alle Autorità di garanzia per verificare se la norma anti Sky non è un caso classico di quel 'sostegno privilegiato' all'azienda di proprietà di Berlusconi che è vietato anche dalla nostra blanda normativa sul conflitto di interessi".
E all'attacco va anche il ministro ombra dell'Economia Pierluigi Bersani. "L'onorevole Berlusconi - si chiede ironicamente - era presente al Consiglio dei ministri che ha approvato il decreto anti crisi? In quel decreto c'è una tassa sulla pay-tv che pagheranno milioni di famiglie e che pesa uno per le aziende del presidente del Consiglio e cento per un suo concorrente". "Benché ci si siamo ormai abituati a tutto - aggiunge Bersani - voglio credere che una simile stortura del mercato non passi inosservata. Sarà una buona occasione per sapere quanti liberali ci sono in Parlamento".
Dello stesso tenore il commento dell'Italia dei Valori. "La 'tassa Sky' - afferma il capogruppo Idv alla Camera, Massimo Donadi - è l'ennesimo caso che dimostra ancora una volta la necessità e l'urgenza di risolvere il conflitto d'interessi nel nostro paese. Un'anomalia unica nel panorama delle democrazie occidentali". "E' singolare - prosegue - che tra i provvedimenti ce ne sia uno che colpisce direttamente un'azienda concorrente di Mediaset. Un caso del genere non sarebbe mai stato possibile né negli Usa né in un altro paese europeo".
Non ha tutti i torti
di Norma Rangeri per il Manifesto
Dalla Muccassassina, locale romano simbolo della trasgressione, all'Isola dei famosi, cuore televisivo del conformismo popolare, passando per il Parlamento. È la parabola, davvero spettacolare, di Vladimir Luxuria, ieri deputato transessuale di Rifondazione comunista, oggi metafora incarnata del vertiginoso precipizio di un comune sentire. La sua è la classica vittoria di Pirro, il successo di chi alza la coppa del trionfo come fosse la bandiera rossa del transgender mentre in realtà sventola le mutande di Valeria Marini (messe come fascia per i capelli) nella pantomima che la incorona per meglio annullarne l'identità.
Non c'è bisogno di scomodare i sacri testi (le note di Giorgio Agamben a «I commentari della società dello spettacolo» di Debord) per convincersi di come « nella piccola borghesia planetaria, nella cui forma lo spettacolo ha realizzato parodisticamente il progetto marxiano di una società senza classi, le diverse identità che hanno segnato la tragicommedia della storia universale, stanno esposte e raccolte in una fantasmagorica vacuità». Gli italiani stanno vivendo da quasi un ventennio l'egemonia sociale, prima ancora che elettorale, di un berlusconismo , che riceve sempre nuove conferme da una classe politica di sinistra affollata di uomini, donne e transessuali convinti di cavalcare una tigre che se li è già mangiati.
In una delle sue incursioni marziane, Adriano Celentano propose, tra i filmati shock, un piccolo «Blob» con scene dall'Isola dei famosi: vallette in tanga che si strappavano i capelli insultandosi, per la gioia del pubblico voyeur. Un concentrato di sessismo, conformismo e luoghi comuni, ovvero il nocciolo duro dei reality. La povera Luxuria (in senso lato vista la sontuosa vincita) è entrata nello show come un volantino stampato («parlerò di problemi sociali e politici»), e ne è uscita come una donnetta da ballatoio. Il massimo della popolarità lo ha infatti raggiunto con la spiata di un flirt tra una bella argentina (Belen Rodriguez) e un rubacuori del jet-set (Rossano Rubicondi), marito di Ivana Trump. «Vi siete baciati» svela Luxuria. «Dici questo perché sei invidiosa di me che sono una donna vera», ribatte Belen. Altro che «rottura del tabù dell'eterosessualità», come scrive Liberazione. Semmai l'incoronazione della reginetta del pettegolezzo nazionale, il trionfo del perbenismo, l'apoteosi del meccanismo conformista che spinge la macchina della televisione italiana. Viceversa, dovremmo sostenere che Cristiano Malgioglio o Platinette sono i portabandiera della libertà sessuale, il Costanzo show la barricata della rivoluzione di genere e il Billionaire di Briatore l'avanguardia dell'emancipazione femminile.
Nella puntata finale, mentre la regia inquadrava le maxi-tette di Mara Venier e della stessa Ventura, la conduttrice sottolineava il bel momento con il suo stile: «A proposito di tettame e di fisicame, qui c'è una che ci batte tutte, è lei, la nostra Pamela Prati!!!!». Tette , culi e famiglia, ecco gli ingredienti sopraffini dell'Isola. Suggellati dalla Foggia in festa per la vincita del suo illustre concittadino. Per ricevere Luxuria i ragazzi della sua città hanno già preparato un bel rap: «Sei bbona, sei tosta». Una vera rivoluzione, ma all'incontrario.
Morte a Catania
Morire nell'aula dei veleni memoriale di un ricercatore
di FRANCESCO VIVIANO e ALESSANDRA ZINITI per Repubblica.it
CATANIA - Lo chiamava "il laboratorio della morte". A Raffaella, la sua fidanzata, a suo padre Alfredo, lo aveva detto più volte: "Quel laboratorio sarà anche la mia tomba". Una stanza di 120 metri quadri, tre porte e tre finestre non apribili, due sole cappe di aspirazione antiche e inadeguate e tutte le sostanze killer, le sue "compagne" di studio e lavoro lasciate lì sui banconi, nei secchi, in due frigoriferi arrugginiti: acetato d'etile, cloroformio, acetonitrile, diclorometano, metanolo, benzene, con vapori e fumi nauseabondi e reflui smaltiti a mano.
Lì dentro il laboratorio di farmacia dell'Università di Catania nel quale sognava di costruire il suo futuro, Emanuele, "Lele" Patanè, negli ultimi due anni aveva visto morire e ammalarsi, uno dietro l'altro, colleghi ricercatori, studenti, professori amministrativi: Maria Concetta Sarvà, giovane ricercatrice, entrata in coma mentre era al lavoro e morta pochi giorni dopo; Agata Annino stroncata da un tumore all'encefalo; Giovanni Gennaro, tecnico di laboratorio, ucciso anche lui da un tumore. E poi quella giovane ricercatrice, al sesto mese di gravidanza, che aveva perso il bambino per mancata ossigenazione. E diagnosi di tumori a raffica: per uno studente, per una docente, per la direttrice della biblioteca, per un collaboratore amministrativo. Fino a quando, nel dicembre 2003, è toccato a lui. Ad Emanuele, 29 anni, un ragazzone forte e sportivo, laureato con 110 e lode, idoneo all'esercizio della professione farmaceutica, dottore di ricerca, stroncato in meno di un anno da un tumore al polmone.
Il suo diario, adesso, è finito agli atti dell'inchiesta che tre settimane fa ha portato al sequestro e all'immediata chiusura del laboratorio di farmacia dell'Università e alla notifica di avvisi di garanzia per disastro colposo ed inquinamento ambientale all'ex rettore dell'Università ed attuale deputato dell'Mpa Ferdinando Latteri e al preside della facoltà Angelo Vanella, ad altri sette tra docenti e responsabili del laboratorio di farmacia. Da anni, ha già accertato l'indagine, sostanze chimiche e residui tossici utilizzati giornalmente venivano smaltiti attraverso gli scarichi dei lavandini, senza alcuna tutela per chi in quel laboratorio studia e lavora. Adesso, dopo la denuncia dei familiari di Emanuele Patanè, alle ipotesi di reato si è aggiunta anche quella di omicidio colposo plurimo e lesioni. Per i cinque morti e i dodici ammalati che negli ultimi anni in quegli ambienti hanno vissuto.
"Quello che descrivo è un caso dannoso e ignobile di smaltimento di rifiuti tossici e l'utilizzo di sostanze e reattivi chimici potenzialmente tossici e nocivi in un edificio non idoneo a tale scopo e sprovvisto dei minimi requisiti di sicurezza". Così Emanuele comincia le cinque pagine datate 27 ottobre 2003, tre mesi prima della sua morte. È stato l'avvocato Santi Terranova a consegnare in Procura il tragico diario ritrovato nel computer del giovane ricercatore. Nei giorni scorsi, dopo aver sentito del sequestro del laboratorio disposto dal procuratore di Catania Vincenzo D'Agata, l'anziano padre di Emanuele, Alfredo Patanè, 70 anni, si è ricordato di quelle pagine lette nel pc del figlio.
"Quel memoriale Lele lo voleva consegnare ad un avvocato per denunciare quello che accadeva lì dentro, che lì dentro si moriva - racconta - Ma l'avvocato a cui si era rivolto gli aveva detto che ci volevano dei testimoni perché contro i "baroni" dell'Università non l'avrebbe mai spuntata...". Adesso saranno i sostituti procuratori Carla Santocono e Lucio Setola a valutarne la valenza.
Emanuele evidentemente si rendeva conto delle condizioni di estremo pericolo in cui lavorava, ma la paura di perdere la sua opportunità di carriera deve averlo fatto continuare. E così particolarmente grande fu la sua amarezza quando il coordinatore del dottorato di ricerca, Giuseppe Ronsisvalle, ("nonché proprietario della facoltà di Farmacia", scrive) gli negò la borsa di studio, a lui, unico partecipante al concorso, solo perché ormai ammalato di tumore. Meglio conservare la borsa di studio per l'anno successivo per un altro studente. "Io non avevo nessuna raccomandazione - scrive Emanuele - mi chiedo come sia possibile che un concorso pubblico venga gestito in questo modo, senza nessuna trasparenza, legalità, senza nessun organo di controllo".
Lele racconta così i suoi due anni trascorsi in quel laboratorio, fino al luglio 2002, quando anche per lui arrivò la terribile diagnosi. "Durante il corso di dottorato, trascorrevo generalmente tra le otto e le nove ore al giorno in laboratorio per tutta l'intera settimana, escluso il sabato. Non c'era un sistema idoneo di aspirazione e filtrazione, c'erano odori e fumi tossici molto fastidiosi e spesso eravamo costretti ad aprire le porte in modo da fare ventilare l'ambiente". C'erano due cappe di aspirazione antiquate "quindi lavorare lì sotto era lo stesso che lavorare al di fuori di esse". "Dopo la diagnosi della mia malattia, cioè nel 2002, una di questa cappe è stata sostituita con una nuova. Le sostanze chimiche, i reattivi ed i solventi erano conservati sulle mensole, sui banconi, in un armadio sprovvisto di sistemazione di aspirazione e dentro due frigoriferi per uso domestico tutti arrugginiti. Dopo avere trascorso l'intera giornata in laboratorio avvertivo spesso mal di testa, astenia ed un sapore strano nel palato come se fossi intossicato".
Lele aveva annotato uno per uno tutti i suoi colleghi scomparsi e ammalati: "Sono tutti casi dovuti ad una situazione di grave e dannoso inquinamento del dipartimento e sicuramente non sono da imputare ad una fatale coincidenza. La mancata accortezza nello smaltimento dei rifiuti tossici e l'utilizzo di sostanze e reagenti chimici in assenza dei minimi requisiti di sicurezza ha nuociuto e potrà ancora nuocere se non verranno presi solerti provvedimenti". Ma nessuno, fino alla presentazione dell'esposto da parte dei familiari di Emanuele, si era accorto che quel laboratorio si era trasformato da anni in una fabbrica di morti.
giovedì, novembre 27, 2008
Accade in Università
Accade in Italia. Una volta i fascisti o i prevaricatori venivano col fez. Oggi indossano giacca e cravatta....
Strassoldo vs Sabina Guzzanti
Strassoldo vs Sabina Guzzanti
martedì, novembre 25, 2008
domenica, novembre 09, 2008
sabato, novembre 08, 2008
È un paese per vecchi
Uno dei tanti voltagabbana degli ultimi anni. Chicco Testa che adesso si è scoperto nuclearista dopo aver costruito una carriera facendo l'ambientalista.
Attualmente è Managing Director di Rothschild e Presidente della società Roma Metropolitane, appartenente al comune di Roma, che realizza le nuove Linee Metropolitane della Capitale. È inoltre Presidente di Telit Communications Plc
È autore del libro "Tornare al nucleare? L'Italia, l'energia, l'ambiente", Gli Struzzi,Einaudi uscito nell'aprile 2008, in cui ripercorre vent'anni di discussione pubblica italiana sulle politiche ambientali ed energetiche e non esclude il nucleare, a suo parere, come fonte energetica a zero emissioni di idrocarburi .
In un posto come l'Italia dove sei considerato un giovane sino all'età di 50 anni. In un paese mafioso che non è stato in grado di controllare la proliferazione dell'immondizia. In un paese che non è in grado di investire uno straccio di risorsa nei giovani e nella scuola. In questo paese si osa rilanciare l'ipotesi nucleare e a farlo sono i vecchi. Lo fanno gli over 50/60. Se gli italiani vogliono suicidarsi in massa prego, ma un paese che non è in grado di gestire nemmeno i rifiuti normali come si pensa che si sia in grado in gestire rifiuti nucleari? Mi auguro che l'Europa prenda a difendersi da un paese che è indubbiamente diventato un rischio per tutti gli altri perché se esplode una centrale in Italia non è che in Francia, Spagna o Germania non se ne sentirebbero gli effetti.
Nucleare, gli italiani ci ripensano la maggioranza ora è favorevole.
di FABIO BORDIGNON e NATASCIA PORCELLATO
da Repubblica.it
In questi giorni ricorre l'anniversario dei referendum che, nel 1987, hanno di fatto sancito l'uscita dell'Italia dal gruppo di paesi produttori di energia nucleare. Ventun anni fa, attraverso l'abolizione di tre articoli di legge, il popolo italiano sentenziava il rifiuto alla presenza di centrali nucleari sul territorio nazionale. Il tema, tuttavia, è rimasto nel dibattito pubblico e, anche recentemente, alcuni esponenti politici, tra cui il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il leader dell'Udc Pierferdinando Casini, hanno espresso la volontà di tornare ad investire nella soluzione nucleare. I dati raccolti da Demos nelle scorse settimane mostrano un'opinione pubblica piuttosto aperta verso l'opzione nucleare, per quanto siano da segnalare importanti distinguo, soprattutto dal punto di vista generazionale e politico.
Nucleare: sì o no? Quanto rilevato nel sondaggio ci mostra una realtà mutata e interessante. I favorevoli alla costruzione di centrali nucleari in Italia sono il 47%, mentre a confermare il rifiuto per l'energia prodotta dalla fissione dell'atomo è il 44%. E' dunque la maggioranza relativa a "ripensare" l'esito del referendum, anche se non possiamo ignorare il 9% che sceglie di non esprimersi.
Spostando l'ipotetica centrale dalla generica nazione alla provincia di residenza del rispondente, le opinioni mutano leggermente verso. I contrari alla costruzione, in questo caso, sono esattamente la metà - il 50% - mentre quanti si dicono comunque "a favore" sono il 41% - con, ancora, un 9% di incerti.
Giovani contro. Se osserviamo i risultati in base alla classe d'età del rispondente, vediamo come siano proprio i più giovani, quanti cioè non hanno preso parte al referendum di oltre vent'anni fa, a esprimere il parere maggiormente negativo. Infatti il dato si alza tra coloro che hanno tra i 25 e i 34 anni (48%) e nella fascia tra i 35 e i 44 anni (dove tocca il 50%). Se invece consideriamo quanti non vogliono la centrale nella propria provincia di residenza, vediamo come siano sempre le generazioni più giovani ad esibire l'opposizione più netta: tra i 15 e i 44 anni, infatti, sono oltre il 54% ad esprimersi negativamente, contro una media del 50%.
Nord e Sud. Il nucleare taglia in due anche la penisola. Se il Nord tende ad essere più favorevole al ritorno al nucleare, il Centro e il Sud mostrano scetticismo. In particolare, è il Nord Ovest a manifestare maggiore apertura, sia per la costruzione di centrali in Italia (54%, +7 punti percentuali rispetto alla media) che nel territorio (46%, +5 punti percentuali). I più scettici sono invece i cittadini del Centro: il 37% accetterebbe la costruzione di una centrale nella propria provincia, mentre è il 43% ad auspicarne la costruzione nella penisola (per entrambi lo scarto rispetto alla media nazionale è negativo di circa quattro punti).
L'ambiente e la politica. Anche la variabile elettorale offre spunti interessanti di riflessione e ci aiuta a comprendere come le posizioni discendano anche - e soprattutto - da ragioni "politiche". La spaccatura tra destra e sinistra, in altre parole, divide anche tra favorevoli e contrari alla costruzione di centrali nucleari. Gli elettori di PdL e Lega Nord, ma anche quelli dell'Udc, si distinguono per il grande favore con cui vedono la costruzione di centrali, sia in Italia che nella realtà locale. Le aree di maggiore scetticismo (o di aperta opposizione) si concentrano invece tra gli elettori del Pd, dell'IdV e, soprattutto, della Sinistra Arcobaleno.
Attualmente è Managing Director di Rothschild e Presidente della società Roma Metropolitane, appartenente al comune di Roma, che realizza le nuove Linee Metropolitane della Capitale. È inoltre Presidente di Telit Communications Plc
È autore del libro "Tornare al nucleare? L'Italia, l'energia, l'ambiente", Gli Struzzi,Einaudi uscito nell'aprile 2008, in cui ripercorre vent'anni di discussione pubblica italiana sulle politiche ambientali ed energetiche e non esclude il nucleare, a suo parere, come fonte energetica a zero emissioni di idrocarburi .
In un posto come l'Italia dove sei considerato un giovane sino all'età di 50 anni. In un paese mafioso che non è stato in grado di controllare la proliferazione dell'immondizia. In un paese che non è in grado di investire uno straccio di risorsa nei giovani e nella scuola. In questo paese si osa rilanciare l'ipotesi nucleare e a farlo sono i vecchi. Lo fanno gli over 50/60. Se gli italiani vogliono suicidarsi in massa prego, ma un paese che non è in grado di gestire nemmeno i rifiuti normali come si pensa che si sia in grado in gestire rifiuti nucleari? Mi auguro che l'Europa prenda a difendersi da un paese che è indubbiamente diventato un rischio per tutti gli altri perché se esplode una centrale in Italia non è che in Francia, Spagna o Germania non se ne sentirebbero gli effetti.
Nucleare, gli italiani ci ripensano la maggioranza ora è favorevole.
di FABIO BORDIGNON e NATASCIA PORCELLATO
da Repubblica.it
In questi giorni ricorre l'anniversario dei referendum che, nel 1987, hanno di fatto sancito l'uscita dell'Italia dal gruppo di paesi produttori di energia nucleare. Ventun anni fa, attraverso l'abolizione di tre articoli di legge, il popolo italiano sentenziava il rifiuto alla presenza di centrali nucleari sul territorio nazionale. Il tema, tuttavia, è rimasto nel dibattito pubblico e, anche recentemente, alcuni esponenti politici, tra cui il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il leader dell'Udc Pierferdinando Casini, hanno espresso la volontà di tornare ad investire nella soluzione nucleare. I dati raccolti da Demos nelle scorse settimane mostrano un'opinione pubblica piuttosto aperta verso l'opzione nucleare, per quanto siano da segnalare importanti distinguo, soprattutto dal punto di vista generazionale e politico.
Nucleare: sì o no? Quanto rilevato nel sondaggio ci mostra una realtà mutata e interessante. I favorevoli alla costruzione di centrali nucleari in Italia sono il 47%, mentre a confermare il rifiuto per l'energia prodotta dalla fissione dell'atomo è il 44%. E' dunque la maggioranza relativa a "ripensare" l'esito del referendum, anche se non possiamo ignorare il 9% che sceglie di non esprimersi.
Spostando l'ipotetica centrale dalla generica nazione alla provincia di residenza del rispondente, le opinioni mutano leggermente verso. I contrari alla costruzione, in questo caso, sono esattamente la metà - il 50% - mentre quanti si dicono comunque "a favore" sono il 41% - con, ancora, un 9% di incerti.
Giovani contro. Se osserviamo i risultati in base alla classe d'età del rispondente, vediamo come siano proprio i più giovani, quanti cioè non hanno preso parte al referendum di oltre vent'anni fa, a esprimere il parere maggiormente negativo. Infatti il dato si alza tra coloro che hanno tra i 25 e i 34 anni (48%) e nella fascia tra i 35 e i 44 anni (dove tocca il 50%). Se invece consideriamo quanti non vogliono la centrale nella propria provincia di residenza, vediamo come siano sempre le generazioni più giovani ad esibire l'opposizione più netta: tra i 15 e i 44 anni, infatti, sono oltre il 54% ad esprimersi negativamente, contro una media del 50%.
Nord e Sud. Il nucleare taglia in due anche la penisola. Se il Nord tende ad essere più favorevole al ritorno al nucleare, il Centro e il Sud mostrano scetticismo. In particolare, è il Nord Ovest a manifestare maggiore apertura, sia per la costruzione di centrali in Italia (54%, +7 punti percentuali rispetto alla media) che nel territorio (46%, +5 punti percentuali). I più scettici sono invece i cittadini del Centro: il 37% accetterebbe la costruzione di una centrale nella propria provincia, mentre è il 43% ad auspicarne la costruzione nella penisola (per entrambi lo scarto rispetto alla media nazionale è negativo di circa quattro punti).
L'ambiente e la politica. Anche la variabile elettorale offre spunti interessanti di riflessione e ci aiuta a comprendere come le posizioni discendano anche - e soprattutto - da ragioni "politiche". La spaccatura tra destra e sinistra, in altre parole, divide anche tra favorevoli e contrari alla costruzione di centrali nucleari. Gli elettori di PdL e Lega Nord, ma anche quelli dell'Udc, si distinguono per il grande favore con cui vedono la costruzione di centrali, sia in Italia che nella realtà locale. Le aree di maggiore scetticismo (o di aperta opposizione) si concentrano invece tra gli elettori del Pd, dell'IdV e, soprattutto, della Sinistra Arcobaleno.
venerdì, novembre 07, 2008
The joker
Berlusconi Under Fire for Obama ‘Joke’
By Rachel Donadio
Prime Minister Silvio Berlusconi of Italy, left, and President Dmitri Medvedev of Russia on Thursday. (Pool photo by Alexander Zemlyanichenko)Prime Minister Silvio Berlusconi of Italy did it again.
Meeting in Moscow on Thursday, Mr. Berlusconi told President Dmitri Medvedev of Russia that President-elect Barack Obama “has all the qualities to get along well with you: he’s young, handsome and suntanned, so I think you can develop a good working relationship.”
Italy’s leading daily, Corriere della Sera, ran a video of the scene.
The leader of the center-left opposition, Walter Veltroni, said Mr. Berlusconi’s remarks “seriously damage the image and dignity of our country on the international scene,” Corriere della Sera reported. Mr. Veltroni — who has been called the Obama of Italy, except that he lost the election – added that such “cabaret one-liners” showed a “lack of respect” unworthy of a statesman.
He called on Mr. Berlusconi “to offer official apologies.”
But Mr. Berlusconi said the remark had been all in fun: “Are there really people who don’t understand it was a cute thing to say?” he said, according to Corriere. Adding: “God save us from imbeciles. How can you take such a great compliment negatively?”
Post a comment here: http://thecaucus.blogs.nytimes.com/2008/11/06/berlusconi-under-fire-for-obama-joke/?apage=48#comments
Il cazzaro di Arcore (by Corsera)
Se persino il Corriere della Sera accetta un titolo così. È perché la gravità delle affermazioni del Berlusconi è tale da farci vergognare in giro per il mondo. Stella ha la schiena dritta. Qualcuno, anche presente ieri sera ad Anno Zero non era invece così....ed io dovrei anche considerarli colleghi...
IL CAZZARO DI ARCORE
Gian Antonio Stella per Corriere della Sera
Convinto che grazie a lui l'Italia sia «il Paese più simpatico del mondo», Silvio Berlusconi si è lanciato ieri in una delle battute che lo fanno ridere assai. E nella scia dell'astuta diplomazia internazionale di due ministri come Umberto Bossi e Roberto Calderoli che da anni chiamano i neri «bingo bongo», ha ieri salutato Barack Obama come uno «che è anche bello, giovane e abbronzato».
Come prenderà la cosa il prossimo presidente americano, al quale il nostro premier si era già offerto di «dare consigli» come usavano i barbieri col «ragazzo spazzola» non si sa. È da quando era piccolo che come tutti i neri sente spiritosaggini del genere: «cioccolato», «carboncino», «palla di neve»... Non ci avesse fatto il callo non sarebbe arrivato alla Casa Bianca. Certo, se il Cavaliere voleva «sdrammatizzare» il primo commento del «suo» capogruppo al Senato Maurizio Gasparri dopo l'elezione («Al Qaeda sarà contenta») non poteva scegliere parole più eccentriche.
Fatti i conti col contesto internazionale, è probabile che Obama farà spallucce: boh, stupidaggini all'italiana. Da prendere così, come le barzellette da rappresentanti di aspirapolvere sui lager, i malati di Aids, i froci... L'importante è non prendere sul serio chi le racconta. Esattamente quello che hanno fatto, in questi anni, molti dei protagonisti della scena mondiale. Spesso spiazzati dalle sortite di un uomo che secondo Giuliano Ferrara è «un'opera pop».
Obama e Berlusconi
Nessuno è mai stato stato così contento di se stesso e così spesso «incompreso» sulla scena mondiale. Basti ricordare quando disse al parlamento europeo che avrebbe proposto a un amico che girava un film sui lager nazisti di dare al socialista Martin Schulz la parte del kapò. Gelo in aula. Interrotto dopo lo stupore da urla d'indignazione. E lui: «Era solo una battuta per cui è scoppiato a ridere l'intero Parlamento. Un'osservazione di venti secondi poiché volevo allentare l'atmosfera... La vicenda è stata enormemente gonfiata dalla sinistra». In realtà, spiegò, «in Italia tengono banco da decenni storielle sull'Olocausto. Gli italiani sanno scherzare sulle tragedie per superarle...».
E a quel punto si incazzarono ancora di più gli ebrei. Che difficile, farsi capire... Non lo capirono i ministri degli Esteri europei quando a una riunione a Caceres fece le corna a un collega durante la foto ufficiale: «Volevo far ridere un simpatico gruppo di giovani boy-scout». Non lo capirono i giornalisti russi il giorno che, già ustionati dal numero di cronisti assassinati a Mosca, restarono basiti per il modo in cui reagì alla domanda di una giovane reporter che aveva osato chiedere a Putin se avesse una relazione con una gentile signorina: fece finta di imbracciare un mitra e di dare una sventagliata. Non lo capì il danese Rasmussen quando spiegò che «è anche il primo ministro più bello d'Europa... Penso di presentarlo a mia moglie, perché è molto più bello di Cacciari... Secondo quello che si dice in giro... Povera donna».
E poi non lo capì il giornalista del Times: «Nel bel mezzo del discorso di Chirac in Canada, Berlusconi si è alzato e ha cominciato a distribuire orologi agli altri leader, con un delizioso sprezzo politico». Non lo capirono i palestinesi quando ammiccò: «Arafat mi ha chiesto di dargli una tivù per la striscia di Gaza, gli manderò "Striscia la notizia"». E non lo capì il cronista del giornale russo Kommersant durante la visita di Berlusconi e Putin allo stabilimento Merloni di Lipetsk: «Il premier italiano era particolarmente attivo ed era chiaro che aveva un obiettivo: non sarebbe stato contento se non fosse riuscito ad avvicinarsi ad un gruppo di operaie.
Poi rivolto a Putin: "Voglio baciare la lavoratrice più brava e più bella". Aveva già individuato la sua vittima. Si è avvicinato a una donna grande come la Sardegna e con tutto il corpo ha fatto il gesto tipico dei teppisti negli androni bui dei cortili, quando importunano una ragazza che rincasa. Lei s'è scansata ma il signor Berlusconi in passato deve aver fatto esperienza con donne anche più rapide di questa: con due salti ha raggiunto la ragazza e ha iniziato spudoratamente a baciarla in faccia».
Che male c'è? È estroso. Macché: non lo capiscono. Come quella volta che spiegò: «Mi accusano di aver detto che i comunisti mangiano i bambini: leggetevi il libro nero del comunismo e scoprirete che nella Cina di Mao i comunisti non mangiavano i bambini, ma li bollivano per concimare i campi». Non l'avesse mai fatto! Immediato comunicato del ministero degli Esteri cinese: «Siamo contrariati da queste affermazioni infondate. Le parole e le azioni dei leader italiani dovrebbero favorire la stabilità e lo sviluppo di relazioni amichevoli tra la Cina e l'Italia». Uffa, era una battuta... Sul cibo, poi... «Rimpasto? No, grazie, non mi occupo di paste alimentari... Poi, dopo la visita in Arabia Saudita, mangio solo riso in bianco...». E si indispettirono i sauditi. Uffa, che permalosi... Il massimo lo diede sulla sede dell'agenzia alimentare europea che rischiava di finire a Helsinki: «Parma sì che è sinonimo di buona cucina, mentre i finlandesi non sanno nemmeno cos'è il prosciutto. Come si può pensare di collocare questa agenzia in un Paese che forse va molto fiero della renna marinata o del pesce baltico con polenta? Per portare l'Agenzia a Parma ho rispolverato le mie doti di playboy con la presidente finlandese Tarja Halonen». Ed ecco l'incidente diplomatico. Con tanto di protesta ufficiale e convocazione dell'ambasciatore italiano: come si permetteva? Immediata rappresaglia delle associazioni dei produttori finlandesi: «Non compreremo più vini e oli italiani». E lui: «Ho fatto solo una battuta di galanteria. C'è una mancanza di sense of humour...». In fondo si tratta di strategia internazionale. «Cazzeggio strategy», diciamo. Mica le capisce, certe reazioni. Lui, quando a un vertice è saltata fuori la storia che è bassotto mica se l'è presa. Si è tolto una scarpa, l'ha messa sul tavolo e l'ha mostrata a tutti: «Visto? Non ce li ho i tacchi alti. È che mi dipingono così».
giovedì, novembre 06, 2008
Fuori l'Italia dall'Europa
L'Italia non credo meriti di restare in Europa. Esagero? Béh, se facessimo davvero parte dell'Europa, se fossimo un paese serio, non sarebbe capo del governo uno che dice cose così.
Fonte ANSA
''Perche'? C'e' qualcuno che ha obiettato? uno puo' sempre prendere la laurea del coglione quando vuole. Se uno vuole prendersi una laurea pubblica, ogni occasione e' buona''. Cosi' il premier Silvio Berlusconi, rientrando in albergo a Mosca, ha risposto ai cronisti che gli chedevano delle critiche piovute dal Pd alle sue parole su Barack Obama. ''Io mi sono veramente rotto e dico tutto quello che penso'',
ha aggiunto.
Sto guardando Annozero. Santoro ha letto questa delirante affermazione da persona che a palazzo Chigi non dovrebbe fare nemmeno l'usciere e che invece è premier e nessuno (né Mentana, né Belpietro né altri) si è permesso di dire nulla. Capisco che non si possa parlare contro il principale, ma è inverosimile che se io dico quello che penso di un premier che non dovrebbe stare lì mi becco una querela e la polizia postale può chiudere il sito. Se invece questo figuro sputtana l'Italia in tutto il mondo nessuno può dire nulla.
mercoledì, novembre 05, 2008
Il grande Gasparri
(ANSA) - ROMA, 5 NOV - "Sulla lotta al terrorismo
internazionale vedremo Obama alla prova, perché questo è il
vero banco di prova. Gli Stati Uniti sono la democrazia di
riferimento, portatrice di valori minacciati dal terrorismo e
dal fondamentalismo islamico. Su Obama gravano molti
interrogativi; con Obama alla Casa Bianca forse Al Qaida è più
contenta". Lo ha detto il capogruppo del Pdl al Senato Maurizio
Gasparri intervistato dal Gr3.(ANSA).
Votos tontos
www.elpais.com
Votos tontos
JOHN CARLIN 04/11/2008
Las elecciones presidenciales de hoy servirán también de plebiscito para calcular el porcentaje de gente tonta en Estados Unidos. Lo dijo la semana pasada un veteranísimo periodista y autor conservador británico, Max Hastings, en el derechista Daily Mail: "Los republicanos se han convertido en el partido de los americanos tontos". Esto, agregó, "no es ser exagerado, es reflejar los hechos tal y como son".
Los tontos -buena gente en lo personal, quizá, pero tontos- han sido la mayoría en lo que va del siglo. Han votado no una vez, sino dos por el peor presidente de la historia de su país. La buena nueva, como comenta Hastings, es que algunos parecen haber aprendido algo. "La feliz verdad hoy es que no hay suficientes tarados en Estados Unidos como para elegir a John McCain y a Sarah Palin".
Un número importante de anteriores votantes republicanos parece haber pillado que la decisión de McCain (contra sus mejores instintos, como acaba de explicar la revista The New Yorker en un gran reportaje) de optar por la sencillota gobernadora de Alaska como candidata a vicepresidenta fue un acto de tal irresponsabilidad que, en vez de ganarse la Casa Blanca, merece ser llevado ante un tribunal acusado de traición a la patria.
¿Cuáles son las características que definen a los "tontos" que seguirán votando por el Partido Republicano y que ven en Palin no sólo un alma gemela, sino una persona capacitada para liderar el país más poderoso del mundo en tiempos de grave peligro planetario?
Pues, para empezar, no creen en la teoría de la evolución de Darwin; creen en el creacionismo, en Adán y Eva. Tienen un tinte racista no muy bien oculto, que se extiende de manera especialmente crasa hacia los musulmanes (en los mítines electorales de Palin gritan, "¡Vota McCain! ¡No Husein!"). No tienen pasaportes (como tampoco lo tuvo hasta el año pasado Palin, que ha hecho sólo un viaje al extranjero en sus 43 años de vida) y su desconocimiento del resto del mundo es total. Sus opiniones en cuanto a si es deseable ir a la guerra en tierras que no podrían identificar en el mapa se basan en una sensibilidad simplona, vengativa, adquirida vía las películas de acción más machaconas de Hollywood.
Lo trágico del caso es que McCain no es tonto. Ha sido de los políticos estadounidenses más originales, íntegros e independientes de su generación. La necesidad percibida por sus asesores, como por los de Bush, de apelar a la insensatez colectiva de los votantes republicanos le ha trastornado. Uno sospecha que, si realmente hiciera lo que el corazón le pide, no votaría hoy por sí mismo, sino por Obama.
Il fattore banana
Nel momento in cui un uomo di colore, preparato, carismatico e intelligente diventa leader della più grande potenza mondiale io posto un editoriale di Giovanni Sartori uscito nei giorni in cui i ministri del Governo italiano sono stati nominati.
da Corriere.it
Il fattore incompetenza
di Giovanni Sartori
Parecchi italiani tornano a sperare. I partitini sono stati spazzati via, la squadra di governo è stata messa assieme in pochi giorni, e il cosiddetto Berlusconi IV durerà, si prevede, cinque anni. Tutto bello e bene. Ma ci sono anche cose che non vanno bene. E l'aspetto che mi colpisce di più del nuovo governo è la quasi totale e abissale incompetenza (impreparazione, inesperienza) dei suoi componenti. Salvo pochissime eccezioni (Tremonti, Sacconi, Brunetta) l'incompetenza regna sovrana.
Si dirà che è sempre stato così sin da quando la Dc inventò il manuale Cencelli per la spartizione dei posti di governo. Però proprio così no. Ai tempi del dominio Dc non c'era alternanza. Inoltre vigeva la convenzione dei governi «brevi». Pertanto il potere veniva spartito in rapida rotazione pescando sempre nella stessa nomenklatura. Il che consentiva a tutti di tornare più volte al potere, e così finiva che molti tornassero a ministeri che avevano già guidato. La competenza valeva poco anche allora; ma la prassi finiva per produrre ministri che si erano man mano addestrati. Oggi non è più così. E il manuale Cancelli è testé stato perfezionato dal manuale Verdini (un sistema di punteggio per le posizioni di potere che determina i posti assegnati a Fi, An e Lega). Senza contare che se uno sbaglia una volta e poi continua a malfare cento volte, alla fine il danno è centuplicato. Difatti è per questo che oggi siamo, nell'Occidente, quasi in fondo in quasi tutte le graduatorie. Facciamo qualche esempio.
I ministeri particolarmente importanti e difficili sono oggi Interni (Maroni), Riforme (Bossi), Giustizia (Angelino Alfano), Istruzione (Mariastella Gelmini), Ambiente (Prestigiacomo). Mi soffermo su quest'ultimo. Il ministero dell'Ambiente esiste da tempo, ma nessuno se ne è accorto. Pecoraro Scanio, il ministro uscente, verrà ricordato per aver bloccato i termovalorizzatori a Napoli; e il suo predecessore Altero Matteoli (oggi alle Infrastrutture) non lascia alcun ricordo: è un eolico, va dove il vento lo porta. Il fatto è che i nostri ambientalisti difendono soltanto il territorio (e neanche tanto: i nostri boschi bruciano ogni anno senza che i Verdi si scuotano granché), bellamente ignorando i problemi globali dell'ecologia: inquinamento di terra e cielo, riscaldamento della terra, modificazione del clima, eccetera.
Anche se abbiamo sottoscritto gli accordi di Kyoto, le nostre emissioni di gas inquinanti continuano a crescere. Ed ecco che all'Ambiente va Stefania Prestigiacomo, senza dubbio qualificata in bellezza ma non in ecologia. Sono anche a qualificazione zero il ministro della Giustizia Alfano e il Ministro dell'Istruzione, una leggiadra ma ignotissima Mariastella Gelmini (34 anni, coordinatrice regionale di FI in Lombardia). E così via. Non mi posso dilungare. Ma sono pronto a scommettere che se all'attuale squadra del governo Berlusconi venissero affidate Mediaset, Fiat, Eni, Luxottica e simili, in pochissimo tempo diventerebbero altrettante Alitalia. Il Cavaliere si vanta di essere un imprenditore. Perché non ci spiega, allora, come mai applica all'azienda Italia criteri di reclutamento che certo non applicherebbe alle sue aziende?
10 maggio 2008
martedì, novembre 04, 2008
Questione di accenti
Scrive l'Ansa:
Brown auspica Sauditi pompino soldi in IMF.....
(ANSA-REUTERS) - RIAD, 2 NOV - Il primo ministro britannico Gordon Brown ha detto oggi di aspettarsi che l'Arabia Saudita pompi fondi nel Fondo monetario internazionale, come parte delle misure per superare la crisi economica mondiale.
In un momento in cui gli stati più in difficoltà sono costretti a ricorrere al Fmi e agli altri organismi di prestito internazionale per aiuto, Brown chiede ai paesi che hanno ingenti risorse finanziarie, come gli stati petroliferi del Golfo, di contribuire e si aspetta che lo faccia l'Arabia Saudita.
"I sauditi, io penso, vorranno contribuire, così potremo avere un più consistente fondo mondiale", ha detto Brown parlando ai giornalisti nella capitale saudita Riad, in un tour nel Golfo alla ricerca di investimenti e aiuti nei prezzi petroliferi. "I paesi produttori di petrolio, che hanno ottenuto oltre mille miliardi di dollari dalla crescita del prezzo del petrolio negli anni recenti sono nella posizione di contribuire", ha spiegato il premier britannico. (ANSA-REUTERS).
Come l'Argentina di Videla...
Scontri, i filmati a "Chi l'ha visto?". Rai assalita, minacce ai redattori
Ultrà di destra hanno scavalcato i cancelli di via Teulada lanciando uova marce
Il Pd chiede una informativa del governo alla Camera. Minniti: "Individuare i responsabili"
da Repubblica.it
ROMA - Irruzione alla Rai, minacce ai giornalisti di Chi l'ha visto? Gli ultrà di destra puntano l'indice contro la trasmissione di Rai3 che ieri sera ha mostrato un filmano inedito dell'aggressione ad un gruppo di giovani in piazza Navona, mercoledì scorso.
Irruzione in via Teulada. Una trentina di ultrà di destra, con il viso coperto da passamontagna, ieri notte hanno scavalcato i cancelli della sede di via Teulada, lanciando uova marce contro le pareti. Sono fuggiti prima che arrivasse la Polizia, ma stamane, telefonate di rivendicazione e minaccia a nome di Forza Nuova sono giunte alla redazione di Chi l'ha visto?. Per i volti di quegli aggressori del Blocco Studentesco mostrati durante la trasmissione, gli estremisti hanno promesso ai redattori pesanti ritorsioni: "Vi abbiamo identificato, a voi ed ai vostri familiari".
Le telefonate di minaccia. Una voce maschile, adulta, con voce apparentemente pacata, ha chiamato la redazione da un'utenza fissa: "Abbiamo visto la vostra trasmissione dove chiedete nome, cognome e indirizzi di chi è stato fotografato. Noi faremo lo stesso con tutti voi: chi ha visto voi; chi lavora con voi; dove abitate, e poi verremo sotto le vostre case". Sono seguite altre tre telefonate dello stesso tenore.
Sciarelli: "Mai chiesti nomi e cognomi". "Ma noi non abbiamo mai coinvolto il pubblico", replica Federica Sciarelli, conduttrice della trasmissione. "Non ho sollecitato i telespettatori a fornire alcuna indicazione. Mi sono solo limitata a dire 'guardate queste immagini': tutto qua".
"Sono dei ragazzini spaventati". Nel filmato, mandato in onda al rallentatore, sono ripresi gli scontri avvenuti prima dell'aggressione davanti al bar Navona: "Guardate la faccia sgomenta e preoccupata dei ragazzi, sono dei ragazzini - commenta la Sciarelli - sono veramente dei ragazzini che scappano, spaventatissimi da quello che sta succedendo".
Forza nuova: "La sinistra scalda gli animi". Roberto Fiore, segretario di Forza Nuova - sigla che finora era rimasta 'ufficialmente' lontana dagli incidenti - si è affrettato a dichiarare la sua profonda indignazione per la trasmissione e la "volontà di certa sinistra di scaldare gli animi per riaprire una spirale di violenza contro i ragazzi di destra. Hanno tracciato una lista di proscrizione nei confronti di militanti politici".
Curzi: "Azione squadrista". L'irruzione nella sede Rai di via Teulada ha mobilitato i vertici della Rai: il presidente Claudio Petruccioli ha telefonato preoccupato al ministro dell'Interno. Lunga telefonata anche tra il direttore generale della Rai, Claudio Cappon, e il capo della Polizia, prefetto Antonio Manganelli. Sandro Curzi, ex direttore TG3, oggi consigliere d'amministrazione della Rai, è convinto che il "blitz in via Teulada di fatto rivendica la legittimità dell'azione squadristica di piazza Navona contro la pacifica manifestazione di protesta degli studenti".
Camera, il Pd chiede informativa. Alla Camera Emilia De Biasi, del Pd, ha chiesto che il ministro dell'Interno riferisca sul "blitz che riveste una straordinaria gravità". Anche per Marco Minniti, ministro dell'Interno nel governo ombra del Pd, "serve una immediata iniziativa del ministero dell'Interno". "Tali gesti intimidatori - ha aggiunto - vanno immediatamente stroncati individuando responsabili, mandanti, strutture illegali che li rendono possibili. Serve una immediata iniziativa del ministero dell'Interno".
Mussolini: "Fatti andati diversamente". Immediata la replica di Alessandra Mussolini, di Alternativa Sociale: "I fatti sono andati diversamente: qualcuno - sostiene - ha usato il servizio pubblico radiotelevisivo per istigare violenza contro ragazzi di Blocco studentesco. Quella trasmissione serve per trovare le persone scomparse, non per metterne altre nelle mani dei facinorosi".
Idv: "La maggioranza condanni". Duro il commento del capogruppo alla Camera dell'Italia dei Valori Massimo Donadi. "L'irruzione nella sede Rai - dice Donadi - è un episodio di estrema gravità, che non va sottovalutato e su cui deve essere fatta immediatamente chiarezza. Sarebbe molto grave se qualcuno cercasse di giustificare questo atto. E' necessario che il governo e la maggioranza condannino subito e senza remore questo episodio".
Fnsi: "Fare luce". "E' la prima volta che gli uffici e gli studi della Rai vengono assaliti con proditoria violenza, questo non è assolutamente accettabile ed è un segnale molto preoccupante per il nostro Paese", si legge in una nota del Sindacato dei giornalisti italiani. "Chiediamo, con forza - si legge ancora nella nota -, al ministro dell'Interno Roberto Maroni ed alla Magistratura che facciano piena luce sul gravissimo episodio perseguendo i responsabili di questo atto di stampo chiaramente squadristico".
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lunedì, novembre 03, 2008
Che cosa gli faranno?
Non amo Paolo Guzzanti e l'ho detto più volte. Mi chiedo se questo suo aprire gli occhi non sia più frutto di amore paterno che di effettivo convincimento politico. Non vorrei però trovarmi al posto suo dopo le ultime dichiarazioni sul suo blog, letto anche dalla Carfagna a quanto pare. Provate a immaginare che cosa gli faranno per avere osato criticare Berlusconi.....
da Repubblica.it
ROMA - Paolo Guzzanti, deputato di Forza Italia, torna a criticare Silvio Berlusconi e, stavolta, attraverso le pagine del suo blog, se la prende anche con Mara Carfagna. Il ministro viene definito "calendarista alle pari opportunità", "inadatta" a ricoprire quel ruolo. Non solo: quella di Berlusconi, nei suoi confronti, sarebbe stata una "nomina di scambio", offerta in cambio di qualcosa che il senatore non specifica. E che gli costa una querela per diffamazione.
Una presa di posizione che fa seguito alle dichiarazioni, rilasciate lo scorso 8 ottobre, quando Guzzanti aveva attaccato il premier per aver lodato la Russia di Putin. "Berlusconi mi fa vomitare", aveva detto in quell'occasione. Adesso critica senza troppe mezze misure il ministro delle Pari Opportunità: "Secondo quanto dicono alcuni testimoni che considero credibili, attendibili e tutt'altro che interessati - scrive nei commenti, rispondendo ad un suo lettore - esistono proporzionati motivi per temere che la signorina in questione occupi il posto per motivi che esulano dalla valutazione delle sue capacità di servitore dello Stato, sia pure apprendista. La sua intelligenza politica è nulla".
Ancora: "Resta aperta una questione irrisolta: quali meriti straordinari hanno condotto questo giovane cittadino della Repubblica ad una carriera così fulminea? Mi chiedo come questa persona abbia ottenuto il posto".
Ma l'accusa di Guzzanti è più pesante, perché è quella di una vera e propria nomina di scambio, un favore fatto alla Carfagna dal premier. Facendo riferimento ad alcune intercettazioni mai pubblicate dai giornali, ma che lui avrebbe letto, Guzzanti risponde ad un lettore che gli chiede se le "nomine di scambio" fossero più d'una: "Per quel che ne so, dai testi oculari, più di una. Per questo lo scandalo sarebbe devastante, costituzionalmente e istituzionalmente devastante. Più di scambio, tratterebbesi di compenso. Come scrisse Cossiga: 'ai miei tempi si offriva un filo di perle o un appartamento'".
Guzzanti è padre della comica Sabina, alla quale proprio la Carfagna ha chiesto un milione di euro di danni. A chi lo attacca per questa sua presa di posizione contro la Carfagna, Guzzanti dice: "C'entra il senso dello Stato, il primato delle regole, la limpidezza della democrazia. Abbasso la mignottocrazia, viva la Repubblica". E nel post vero e proprio, il parlamentare si chiede se sia possibile che in una democrazia "il capo di un governo nomini ministro persone che hanno il solo e unico merito di averlo servito, emozionato, soddisfatto personalmente? Potrebbe essere il suo giardiniere che ha ben potato le sue rose, l'autista che lo ha ben guidato in un viaggio, la meretrice che ha ben succhiato il suo uccello, ma anche il padre spirituale che abbia ben salvato la sua anima, il ciabattino che abbia ben risuolato le sue scarpe". Infine, un altro interrogativo: "è lecito o non è lecito che si faccia ministro in uno Stato immaginario e anzi in un Pianeta di un'altra costellazione, una persona che ha come suo merito specifico ben soddisfatto il capo del governo?".
In serata, un comunicato: "Il ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna ha annunciato in una nota di aver deciso di presentare "querela penale per diffamazione nei confronti dell'onorevole Paolo Guzzanti per quanto di falso da lui sostenuto nel suo blog e ripreso dal sito di Repubblica".
domenica, novembre 02, 2008
Il sospetto
Questo signore è Timo Glock. Di mestiere fa il pilota della Toyota ed era quinto nel gran premio di Interlagos in Brasile. Se fosse rimasto quinto (e Hamilton sesto) sarebbe stato il ferrarista Felipe Massa a vincere il titolo mondiale....se....
Ovviamente non mi permetto di giudicare e/o sospettare nessuno. Dico solo che farsi superare in questa maniera in dirittura d'arrivo da Lewis Hamilton mi sembra un tantino sospetto. Siccome siamo (brasiliani a parte) diversi milioni a porci delle domande, spero che la Fia sappia sgombrare il campo dalle incertezze.
sabato, novembre 01, 2008
Le parole di un condottiero
L'immagine da sfigato italiano avanti con gli anni con la bellona al fianco. Bossi vorrebbe essere "padano", ma è il tipicissimo chiacchierone italiano.
"Una volta che si fa partire il '68 poi i ragazzi litigano". Una battuta fulminante? Un messaggio subliminale? Una grandissima minchiata? Il plurinfartuato Bossi ha consegnato agli ossequiosi microfoni del tg1 questa interessante disamina della protesta. Ma un genio così perché non si ritira a Villa Arzilla? L'Italia è troppo poco per lui. Vada a fare danni in Padania... se la trova sulla cartina geografica.
Studenti violenti
Violenze in piazza Navona. Testimonianze
Da Repubblica.it
Pubblichiamo la testimonianza di Elena, professoressa precaria di tedesco. Elena (il cognome ci è noto) era in piazza Navona la mattina degli scontri e ha assistito all'intero svolgimento della contestata vicenda.
Sono arrivata a Piazza Navona verso le 10.00. La zona era presieduta da numerosa polizia e altrettanto numerosi carabinieri, Corso Rinascimento era inaccessibile.
La piazza era piena di ragazzini intorno ai 15 anni. Moltissimi erano pigiati nella stradina della Corsia Agonale che sta proprio davanti a Palazzo Madama. Sembrava di essere su un autobus all'ora di punta.
Mi sono messa tra una panchina di marmo e un lampione, guardando il Senato; davanti a me, di lato a sinistra, il camion dei Cobas, che erano lì come annunciato.
Non mi piaceva l'atmosfera, gli slogan che sentivo erano privi della freschezza delle ultime manifestazioni.
Alla mia destra vedevo un camioncino bianco che cercava di arrivare proprio alla fine di Corsia Agonale. Sul tetto del camioncino bianco c'erano ragazzi più grandi. Non studenti medi, alcuni sui trenta. Avevano il microfono e molti di loro videocamere. Ricordo perfettamente una biondina, giovanissima, che filmava tutto. Voci rauche e dure. Occhiali a specchio.
Dall'altro camion qualcuno improvvisamente ha urlato che stavano caricando. Ho pensato: "La polizia" e ho cercato di calmare le ragazzine che erano intorno a me, dicendo loro di non mettersi a correre, che si sarebbero fatte male. Non mi hanno (giustamente) dato retta e mi hanno scaraventato, cadendomi addosso e in parte calpestandomi, sulla panchina.
Liberata dai corpi che mi stavano addosso, mi sono alzata e li ho visti schizzare intorno a me: ragazzi con il viso coperto e scoperto che con cinghie e fibbie di ferro picchiavano chiunque capitasse loro a tiro. Alcuni di loro usavano i caschi. Ho visto un ragazzo a terra preso a pugni e calci da un gruppo. L'ho visto riuscire ad alzarsi e scappare con il sangue che gli colava dal viso, mentre continuavano a prenderlo a cinghiate. Tremavo come una foglia. Ho iniziato a urlare di smetterla. Vicino a me un'altra signora, mia coetanea, chiedeva chi fossero quei picchiatori.
Ho urlato: "Ma dov'è la polizia? Stanno picchiando dei bambini!!".
Dopo è tornata una calma strana. Me ne sarei voluta andare, ma vedendo solo sparuti adulti in quella piazza di adolescenti, non me la sentivo: se dal camioncino bianco avessero attaccato di nuovo, almeno un paio di adulti avrebbero dovuto provare a fermarli.
Gli aggrediti, soprattutto le ragazzine, avrebbero voluto mandarli via. Ho cercato per quello che potevo di calmarle. Avevo paura, per loro e per me: i ragazzotti del camioncino ci avrebbero massacrati.
Così è trascorsa un'ora. Surreale. Dal camioncino bianco venivano slogan pesanti, volgari. Mi chiedevo: "Come è possibile che restino qui, che nessuno faccia nulla?"
Davanti a me un via-vai particolare: alcuni signori in giacca e cravatta, cinquantenni, uno dei quali con difficoltà di deambulazione e accompagnato da una signora elegante, in pantaloni, completo scuro, provenendo dalla sinistra della piazza, andavano dai ragazzi del camioncino e parlavano con loro. Il signore e la signora mi saranno passati davanti almeno tre volte. Poi ne sono arrivati una decina, in processione, vestiti sportivi, tra i quaranta e i cinquanta. Avevano walkie-talkie. Hanno parlato con i giovanotti del camioncino bianco e poi se ne sono andati.
Dopo poco è arrivata un'autombulanza vuota, dalla destra della piazza, che si è messa dietro il camioncino bianco, che piano piano è partito e, superando il camion dei Cobas, se ne è andato, seguito da una trentina di ragazzi che urlavano. Dietro di loro l'autombulanza vuota.
Ho pensato: "Finalmente se ne vanno, scortati". Mi sono diretta verso Corso Vittorio Emanuele per tornare a casa e ho visto arrivare un corteo. In soccorso dei picchiati di prima, ho pensato. Ho urlato: "Quei violenti se ne sono andati!!". Ma poi da lontano ho visto che non erano stati mandati via del tutto. Erano stati solo spostati dall'altro lato della piazza.
Cosa è successo dopo è noto.
Mi chiedo:
- Come è stato possibile che in Piazza Navona, piena di ragazzini e ragazzine pacifiche, sia un camioncino pieno di bastoni e spranghe? Perché la polizia che pure aveva blindato la zona non ha controllato?
- Perché le forze dell'ordine non sono intervenute mentre degli adolescenti inermi venivano picchiati da energumeni con cinghie e caschi?
- Chi era il signore in giacca e cravatta con un evidente problema di deambulazione, accompagnato da signora in completo scuro, che più volte e per lungo tempo si è intrattenuto con i giovani del camioncino bianco?
- Chi erano gli altri signori, vestiti sempre con giacca e cravatta, che pure hanno conversato con loro?
- Chi erano i signori con i walkie-talkie?
- Perché è stata mandata un'autombulanza in piazza per scortare il camioncino bianco e i giovani che stavano nelle sue immediate vicinanze, ma alla fine non è stato fatto uscire del tutto?
Ovviamente è troppo pretendere che uno come Nitto presenti le dimissioni. Per farlo il senatore dovrebbe avere qualcosa chiamato orgoglio per essersi prestato a una manipolazione del genere.
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