sabato, gennaio 14, 2006

Datemi una bomba deficiente, per favore


Perché di armi "intelligenti" non se ne può più.
Attacco su un villaggio isolato ai confini con l'Afghanistan ell'azione militare della Cia sono morti anche donne e bambini
Pakistan, civili uccisi nel raid americano.

Le autorità del Pakistan hanno convocato l'ambasciatore degli Stati Uniti a Islamabad per protestare contro la morte di almeno 18 connazionali nel raid avvenuto questa mattina contro il villaggio di Damadola, nel nord del paese. L'azione militare della Cia è stata definita dal governo pachistano "altamente condannabile". Secondo alcune fonti locali nell'attacco pianificato dalla Cia e condotto da aerei radiocomandanti armati con razzi sarebbero rimasti uccisi anche donne e bambini. La Cnn ha mostrato immagini apparentemente riferite al villaggio colpito al confine tra Pakistan e Afghanistan in cui si notano edifici abbattuti e capi di bestiame uccisi.
Fonti locali sostengono che le case colpite siano almeno tre. Dopo l'attacco si è scatenata l'ira degli abitanti del villaggio che in una manifestazione contro gli Stati Uniti avrebbero chiesto al presidente pachistano Pervez Musharraf di aprire un'indagine sull'accaduto. La tv araba al Jazeera riferisce che secondo alcuni testimoni avrebbero visto membri dei servizi segreti di Islamabad intenti a ispezionare le abitazioni colpite e a raccogliere informazioni dai vicini.
Dopo la conclusione del raid americano si sono susseguite notizie contraddittorie sull'uccisione di Ayman al Zawahiri. In seguito è giunta la smentita ufficiale da parte della autorità pachistane: il numero due di al Qaeda non era tra le vittime dell'attacco. Le fonti ufficiali americane sono rimaste prudenti per l'intera mattinata e anche il ministro dell'Informazione del governo pachistano ha evitato di sbilanciarsi. "Qualora l'avessimo eliminato - si leggeva in una nota di Washington - sarebbe un grosso successo nella guerra al terrorismo". La prima smentita ufficiale è giunta da un inviato della tv araba al Jazeera a Islamabad, al quale la sicurezza pachistana aveva assicurato che il medico egiziano non era tra le vittime del raid.
Pochi giorni fa, il 6 gennaio, in un video in parte trasmesso dalla televisione al Jazeera, il vice di Bin Laden aveva chiesto al presidente americano George W. Bush di ammettere la sconfitta in Iraq. "Bush, ammettilo, sei stato sconfitto in Iraq, in Afghanistan e presto anche in Palestina". Inshallah aveva detto Zawahiri apparendo tranquillo, rilassato, in tunica grigia e turbante bianco, parlando seduto accanto ad un kalashnikov.
Almeno un'altra volta al Zawahiri era stato dato per circondato e spacciato da fonti afgane. Ma l'informazione s'era poi rivelata inesatta e la primula rossa egiziana era riuscita a sottrarsi alla cattura. Il numero due di al Qaida ebbe un ruolo importante nel concepire e organizzare gli attentati dell'11 settembre al World Trade Center.

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