lunedì, gennaio 28, 2008

Torte da spartire



Sergio Rizzo dal “Corriere della Sera”
Non ce ne voglia Franco Pecorini. Ma quando si deve parlare di nomine è inevitabile cominciare da lui: caso unico al mondo di un amministratore delegato che guida un'azienda pubblica, la Tirrenia di navigazione, ininterrottamente da 24 anni. Lo nominò il presidente dell'Iri Romano Prodi il 31 maggio 1984. A palazzo Chigi c'era Bettino Craxi, e dopo il suo ci sono stati altri diciassette governi. E Pecorini sempre lì. Il consiglio della Tirrenia, azienda peraltro non propriamente in salute, è ora in scadenza. Inutile dire che non tirava una bella aria. Ma il governo è caduto e tutto, a questo punto, è possibile. Pure il nono giro di Pecorini.

È bastato che il «prodiano» Angelo Rovati abbia risposto in tivù a una domanda di Lucia Annunziata sull'eventualità che il governo decaduto possa dare il via a un valzer di 600 nomine pubbliche («se è un governo nella pienezza dei poteri le può fare, se invece deve gestire l'ordinaria amministrazione, non lo so...»), precisando comunque che ci vuole «prudenza» e che per le imprese quotate ci sono «atti dovuti» da compiere, perché si scatenasse l'inferno.

Stefano Saglia di An sospetta la preparazione di un «blitz vergognoso». Il tiro al bersaglio è proseguito poi da tutto il centrodestra. Non si poteva sottrarre nemmeno Daniele Capezzone, già esponente della maggioranza, il primo a paventare il rischio di una valanga di nomine. Lui ha fatto il numero: 600. La sorpresa è stata semmai l'affondo del comunista Marco Rizzo: «La politica di potere della sinistra quanto della destra pensa solo ad occupare le poltrone».

Nel pacchetto c'è di tutto. Ma in cima alle preoccupazioni di tutti non è certamente l'Ente nazionale sementi elette, al cui vertice Prodi ha appena nominato Marcello Cerasola. Ci sono caselle molto più appetitose, come l'Enel, al cui vertice il governo Berlusconi aveva collocato il presidente Piero Gnudi e l'amministratore delegato Fulvio Conti. O l'Eni, dove sempre Berlusconi aveva posto il presidente Roberto Poli e l'amministratore delegato Paolo Scaroni. Oppure la Finmeccanica, pilotata da Pierfrancesco Guarguaglini, stimato manager prossimo ai 71 anni. O ancora Terna, al cui timone c'è l'ex direttore generale della Rai Flavio Cattaneo.
Non che ci siano particolari motivi perché le loro poltrone debbano traballare, come invece quelle dei consiglieri, fra i quali c'è una gran varietà di situazioni: all'Eni c'è un senatore in carica, il leghista Dario Fruscio, alla Finmeccanica l'ex deputato dc Franco Bonferroni, all'Enel l'ex commissario Agcom Alessandro Luciano. Ma è un fatto che da mesi si alternano voci e nomi su possibili cambi al vertice. Si è parlato di Corrado Passera, come pure del banchiere Claudio Costamagna, a cui è stata affibbiata l'etichetta prodiana (rafforzata dal fatto che la moglie Linda ha sostenuto la campagna elettorale del professore).

In gran parte fantasie, fonte tuttavia di molti nervosismi. Una cosa però è certa: per le assemblee delle società quotate si può aspettare sulla carta la fine di giugno, ma consuetudine di mercato vuole che si tengano in aprile. E le liste vanno stilate dieci giorni prima. Se si andrà a elezioni subito, non potrà che farle Prodi. Diverso il discorso per gli enti e le società non quotate, dove può essere azionato il meccanismo della prorogatio di 45 giorni.

Nomina particolarmente sensibile è quella del presidente della Consob, incarico attualmente affidato a Lamberto Cardia, in scadenza il 30 giugno. Fino ad allora potrebbero però resistere anche i presidenti degli enti previdenziali in predicato per essere fusi nel Superinps (all'Inps c'è Gian Paolo Sassi, all'Inpdap il consigliere Udc della Rai Marco Staderini, all'Ipsema l'ex deputato di An Antonio Parlato). Sempre se la crisi di governo non farà saltare pure il decreto milleproroghe, che ha differito di sette mesi la loro scadenza. Per guidare il Superinps, ha confermato Rovati, c'era sul tavolo il nome del senatore del Pd Tiziano Treu. «L'unica cosa concreta in quel progetto», ha ironizzato il senatore di Forza Italia Maurizio Sacconi (che di Treu è pure un estimatore).

C'è poi ovviamente la Tirrenia. E le Poste. L'amministratore delegato Massimo Sarmi, ritenuto all'epoca della nomina in quota An, conclude il secondo mandato alla testa di un consiglio decisamente eterogeneo. Dove accanto a Salvatore Biasco, esperto economista internazionale formatosi a Cambridge, per un periodo prestato alla politica attiva (è stato parlamentare Ds), figurano l'ex sindaco di Monza Roberto Colombo (Forza Italia), l'ex assessore socialista della provincia di Trapani Francesco Pizzo e l'ex deputato della Lega Mauro Michielon. Con il governo Prodi il destino di molti sarebbe segnato. Ma adesso è tutta un'altra storia.

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