sabato, aprile 19, 2008

Io non sono sopra le parti

Agli imbecilli che hanno pensato bene di non ricandidarlo....



Salvatore Dama per “Libero”
Dai banchi dei deputati dell'Ulivo allo staff di Fini. «Lavorerò con Gianfranco», annuncia a sorpresa Khaled Fouad Allam, «non ho ancora firmato nulla. Ma ne abbiamo parlato, siamo in parola. Mi vuole nel suo staff, in un ruolo di visibilità». Che sia presidente della Camera (molto probabile) o ministro degli Esteri, il leader di Alleanza nazionale avrà nella sua squadra di collaboratori l'ex deputato ulivista.

Per ammissione del diretto interessato. Chi è Fouad Allam? Giornalista algerino naturalizzato italiano, docente di sociologia del mondo musulmano e storia delle istituzioni dei paesi islamici all'università di Trieste e all'ateneo di Urbino. Nel 2006, è Francesco Rutelli a insistere perché si candidi nelle liste dell'Ulivo e finisce in Puglia, regione dove risulta eletto alla Camera in quota Margherita.

D'altronde, Fouad Allam ha un pedigree di tutto rispetto. Per anni è uno stimato collaboratore di “Repubblica”, la bibbia laica della sinistra. E in Parlamento non tradisce le aspettative dei suoi dirigenti di partito. Presenta quattordici proposte di legge, partecipa a decine di convegni, è una presenza fissa in aula nei momenti che contano. Poi arriva la crisi di governo. I giorni difficili della caduta di Romano Prodi.

La nascita del Partito democratico, alla quale il nostro aderisce, all'inizio con convinzione, poi sempre di meno. Walter Veltroni? «L'ho cercato a lungo e non mi ha nemmeno ricevuto, è un maleducato». Il Pd? Non ne parliamo. Fouad Allam si sfoga in un Transatlantico semi deserto: «Chi ha delle competenze viene messo da parte. Non mi riferisco solo a me. Penso a Violante, Mattarella, e altri. Molti altri. Candidano i portaborse, non viene premiato il merito. C'è troppo cinismo, troppa attenzione alla gestione del potere».
Morale: Khaled Fouad Allam non viene ricandidato. Ma neanche lo cercano dal loft per dirgli che per lui, stimato docente universitario ed esponente del mondo islamico impegnato nel dialogo tra culture, non c'è spazio in lista. Neppure in posizioni a rischio. Non lo chiama Veltroni, né Goffredo Bettini, né Rutelli, il suo primo mentore politico. Eppure il leader del Pd, che ha ricandidato quasi tutti gli uscenti, non l'ha nemmeno voluto vedere, porte chiuse.

Khaled Fouad Allam se la prende. Poi si guarda intorno. L'Osservatore romano gli offre la possibilità di collaborare ospitando i suoi scritti. Si parla di lui anche come possibile sottosegretario nel governo del Popolo delle Libertà. Poi la chiacchierata con Gianfranco Fini, qualche giorno fa, che gli propone l'opportunità di una collaborazione con lui e con l'istitu zione che, da qui a qualche tempo, andrà a guidare. Salto della quaglia? Giammai: «Gianfranco è una persona intelligente. È avanti. Molto di più di altri suoi colleghi politici».

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