domenica, aprile 13, 2008

L'ultimo comizio



Scrive il Tempo (non propriamente un giornale di sinistra)

di Stefano Mannucci

In attesa della rockstar Silvio, e prima della superband Antoniozzi, Alemanno & Fini, il compito di scaldare lo sparuto pubblico spetta all'orchestra soul di Demo Morselli. Ma il Colosseo non è il teatro Parioli né Woodstock, e forse il repertorio andrebbe meglio calibrato, per evitare che la potenza subliminale di certi brani si trasformi in un comico boomerang elettorale.

Che dire di scelte come "Vorrei la pelle nera" dell'indimenticato Nino Ferrer o della battistiana "Dieci ragazze per me"? Quasi una satira involontaria, se non un boicottaggio mascherato nei confronti del Cav. E il tema funky di "2001 Odissea nello spazio"? C'è anche un simil-Michael Jackson che accenna "Thriller", quella con il video sugli zombie.

Ma l'autogol più clamoroso è la sinatriana "My Way", quella che dice: "E ora che la fine è vicina, e io sono davanti al mio ultimo sipario...". L'effetto è un mix fra i "Sopranos" e un intrattenimento sul ponte di seconda classe. Sul declivio, manipoli di pantere grigie affrontano la graziosa tortura acustica, con la dignità di passeggeri di un torpedone che abbia forato nella curva sbagliata. Un pazzo assoluto gesticola per sottolineare il climax ritmico, ma pare un naufrago che invochi un bagnino.

C'è spazio: quanti saranno gli entusiasti convenuti? Non più di duemila (gli organizzatori parlano anche di 30mila). Più tre cani: della volpina Bianca sappiamo che «ringhia a Prodi in tv», informa la padrona. Gatti zero, e il dato è inquietante. Due anime per una sola piazza: e dal look e dai segreti brividi sottopelle riconosci i finiani dai forzisti. Un ragazzo compra a dieci euro la felpa con la scritta "Berlusconi presidente": «Me la metto in palestra».

Poi il giallo delle bandiere: sul muretto offrono stendardi-cimelio di Alleanza Nazionale a cinque euro, fai venti metri e scopri che quelle aggiornate con il simbolo del Pdl non sono in vendita. I simpatizzanti ne vengono muniti prima dell'inno di Mameli, quando una misteriosa voce dal fondo urla "Serrate le fila!" per mostrare alle telecamere uno sventolio corroborante.

Da Gaeta, ecco il comitato delle «Donne assolutamente in piedi», con buona pace della Santanché. Qualcun altro dispiega un lenzuolo con su scritto «Silvio salvaci dal male», che a pochi metri dalla via Crucis assume significati proto-post-cristiani. Roberto, «disoccupato ma benestante», inoltra un messaggio a Veltroni. «Al governo in Africa? Si può fare».

Quando il Cavaliere affronta lo show, le sue battute incontrano il tripudio preventivo dei fans. È tutto un «bravo!» anticipato come nella gag di Petrolini-Nerone, eroi locali. Lì dietro, sotto l'Arco di Costantino, mezzo secolo fa arrivò anche il maratoneta Bikila. Vincente sì, ma con i piedi nudi e piagati. Meno male che anche questa corsa è finita.

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