Pentma vuol dire pietra, ma questo blog è solo un sassolino, come ce ne sono tanti. Forse solo un po' più striato.
giovedì, aprile 23, 2009
A p*****e il processo Telecom
Poi si accusano paesi come la Cina, i paesi arabi, d'accordo, non saranno liberi, ma nemmeno l'Italia. per questa schifosa legge che impone di distruggere le intercettazioni uno dei processi più importanti del secolo, dove la giustizia accusa la prima impresa di telefonia in Italia di aver creato una squadra che doveva spiare migliaia di cittadini inconsapevoli per intenderci, verrà annullato. Ancora una volta una legge che faceva piacere al Capo, e sappiamo di chi si tratta, non solo ha provocato sconquassi e casini nella già malmessa giustizia italiana, ma non è stata neppure adeguatamente contrastata dall'opposizione troppo occupata a prendere il treno.
PAOLO COLONNELLO PER "LA STAMPA"
Bye bye processo Telecom. Le migliaia di dossier illegali custoditi negli archivi riservati della Security dell'azienda telefonica e dell'investigatore privato fiorentino Emanuele Cipriani, scoperti tre anni fa con l'inchiesta sullo scandalo Telecom, potranno essere distrutti solo dopo che le parti ne avranno preso visione e dopo che, nel corso di un incidente probatorio, il giudice delle indagini preliminari ne avrà redatto un verbale. Il che potrebbe richiedere anni e anni di udienze.
Così ha deciso ieri la Corte Costituzionale accogliendo in parte l'eccezione di costituzionalità sollevata due anni fa dallo stesso gip, Giuseppe Gennari, che aveva sottolineato come la legge votata all'unanimità dal Parlamento sulla scorta delle notizie emerse dalle indagini sullo spionaggio illegale di Telecom, potesse ledere il diritto di difesa e di eventuali parti lese. Il gip sperava che la Consulta annullasse la legge che obbliga alla distruzione dei dossier.
In realtà la Suprema Corte ha preferito una soluzione all'italiana: un colpo al cerchio e uno alla botte. La legge è imperfetta (parzialmente illegittima) ma non va disattivata. E la decisione della Consulta inciderà ben più pesantemente, rischiando di diventare un ostacolo insormontabile per il processo ai 32 imputati e alla Pirelli e alla Telecom, che riprenderà oggi con l'apertura dell'udienza preliminare davanti al gup Mariolina Panasiti.
Per la Suprema Corte, l'attuale articolo 240 del codice di procedura penale deve prevedere le stesse garanzie di contraddittorio previste per gli incidenti probatori con la presenza perciò di rappresentanti di accusa e difesa e delle persone offese del reato. Senza ovviamente che possa essere divulgato il contenuto dei documenti «illegalmente formati o acquisiti».
Per capire davvero cosa significhi, basta fare due conti: i dossier illegali che dovranno essere aperti e trattati nel corso di specifici incidenti probatori, così come stabilito dalla Corte Costituzionale, sono contenuti in 83 faldoni cartacei e in quasi 20mila file elettronici. Lavorando a un ritmo forsennato, quante udienze sarebbero necessarie per aprirli tutti, discuterli, redigere un verbale e poi avviarli alla distruzione?
Diciamo, ottimisticamente, 5 mila (4 dossier a udienza)? Cinque mila udienze, ha fatto ieri un rapido calcolo il gip Gennari, richiederebbero almeno una decina di anni di lavoro e avrebbero costi incalcolabili. Ma soprattutto, per arrivare a una sentenza di primo grado, bisognerebbe aspettare la fine della disamina dei dossier e la loro relativa distruzione.
Perchè su ciascuno dei file analizzati, vi potrebbero essere obiezioni degli imputati oppure delle parti lese. Discussioni infinite sulla loro leicità e sulla loro formazione attraverso fonti aperte oppure riservate. E l'immane lavoro non interromperebbe i termini di prescrizione.
E' vero che per ora le parti lese costituite al processo sono solo un centinaio e dunque i dossier sicuramente da analizzare allo stato sono relativamente pochi.
Ma su tutti gli altri le difese potrebbero avere da eccepire e, a meno che non si arrivi a un «gentlemen agreement» con la Procura, il gip Gennari potrebbe essere obbligato ad aprirli tutti. In altre parole, con la decisione di ieri della Consulta, sul processo Telecom è stata messa un'ipoteca pesantissima. E dato che la nuova eccezione sollevata dallo stesso gip Gennari sabato scorso, ricalca gli stessi motivi di incostituzionalità è facile prevedere che la Consulta a questo punto la ritenga inammissibile.
Dunque, tranne colpi di scena dell'ultima ora, il processo sull'incredibile vicenda dello spionaggio parallelo messo in atto negli uffici della Security Telecom e che si è spinto fino alla formazione di dossier scottanti come quello dedicato a «Oak Fund» o alla guerra Brasil Telecom sembra essere destinato ad estinguersi senza nemmeno affrontare probabilmente torti e ragioni degli imputati principali, da Giuliano Tavaroli a Fabio Ghioni, da Emanuele Cipriani al dirigente Sismi Marco Mancini.
Il gup Panasiti ha comunque intenzione di proseguire almeno per concludere il ciclo delle udienze preliminari ma non è detto che venga incardinato un pubblico dibattimento.
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