...tutti ladri nessun ladro e i repubblichini erano camerati che sbagliavano.
Fonte: La Repubblica
Berlusconi: "Il 25 aprile sia festa di libertà. Rispetto per tutti, ma non equidistanza"
ONNA - I tempi sono maturi perché la festa della liberazione "diventi festa di libertà". La resistenza è un valore "fondante della Costituzione" ma bisogna avere rispetto per tutti i combattenti, fossero essi partigiani o repubblichini, perché questo non vuol dire essere neutrali. Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha scelto Onna per il suo 'battesimo' della liberazione, la sua prima celebrazione del 25 aprile. Scelta simbolica di una cittadina che oggi è stata ferita dal terremoto e che 64 anni fa lo fu dalla strage di civili fatta dalla Wermacht in ritirata.
Prima di volare in Abruzzo, il premier si è recato all'Altare della Patria per rendere omaggio insieme alle alte cariche dello Stato al milite ignoto. Arrivato ad Onna, ha pronunciato il suo discorso ufficiale, in cui ha trovato spazio anche il ricordo personale del padre costretto a stare lontano e della madre obbligata a badare da sola alla famiglia.
Il premier ha spiegato che dalla "parte sbagliata", quella dei repubblichini, c'erano delle persone in buona fede così come "dalla parte giusta", quella dei partigiani, ci fu chi "commise errori e colpe". "Ricordare con rispetto tutti i caduti, anche quelli che hanno combattuto dalla parte sbagliata sacrificando la propria vita ad una causa già perduta - ha affermato Berlusconi- non è neutralità nè indifferenza". Prima, da Roma, aveva fatto un'apertura all'equiparazione tra reduci di Salò e repubblichini, scatendo le critiche dell'opposizione e incassando l'altolà di Dario Franceschini. Che non condivide neppure l'ipotesi di cambiare nome alla festa della Liberazione: "Quel nome l'hanno deciso i nostri padri e non si tocca", ha tuonato il segretario del Pd, ammettendo però che il premier ha usato oggi parole importanti nel suo intervento.
Il presidente del Consiglio ha sottolineato poi che la "resistenza è un valore fondante" dell'Italia, ed ha accolto l'omaggio di un gruppo di partigiani della Brigata Maiella, da lui ricordata nel suo discorso, che gli hanno appeso al collo il foulard tricolore simbolo della formazione partigiana.
Ha lanciato poi un invito a riflettere non solo sul passato ma anche sul futuro: "64 anni dopo la liberazione e venti anni dopo la caduta del muro", esorta, si può "costruire finalmente un sentimento nazionale unitario" e "farlo tutti insieme, quale che sia l'appartenenza politica".
Il premier si dice quindi convinto che i tempi siano maturi "perché la festa della liberazione possa diventare festa di libertà" lasciando da parte contrapposizioni e polemiche. Anzi, "festa di tutti gli italiani che amano la libertà e che vogliono restare liberi". Poi suggella così la sua prima volta: "Viva questa festa, viva la festa della libertà riconquistata".
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