Pentma vuol dire pietra, ma questo blog è solo un sassolino, come ce ne sono tanti. Forse solo un po' più striato.
venerdì, aprile 03, 2009
Chi si rivede 2
fonte Repubblica
L'olimpionico Cassarà a processo per atti osceni
CREMONA - Sarà processato per atti osceni davanti al tribunale di Cremona Andrea Cassarà, medaglia d'oro nel torneo di fioretto a squadre e bronzo individuale alle Olimpiadi di Atene 2004, fermatosi ai quarti di finale a quelle di Pechino 2008. Il procuratore della Repubblica, Roberto di Martino, ha firmato il decreto di citazione diretta a giudizio del campione, accusato di essersi masturbato davanti a una signora da lui fermata per avere informazioni. Il fatto risale al 30 agosto 2007, in via dell'Annona, zona dello stadio di calcio Zini. Il processo comincerà l'8 aprile. "Valuteremo se costituirci parte civile", dice l'avvocato Michela Soldi, legale della donna, che con la denuncia presentata in questura, ha messo nei guai il fiorettista bresciano.
L'accusatrice ai poliziotti ha raccontato che, alle quattro del pomeriggio, mentre in bicicletta passava vicino allo stadio Zini, le si è accostata un'auto e l'automobilista le ha chiesto informazioni su come raggiungere l'autostrada. Mentre lei gli stava dando le dritte, ha visto "con stupore", dirà ai poliziotti, che il giovanotto "si è abbassato la cintura dei pantaloni e ha cominciato a masturbarsi", come è scritto nel capo di imputazione. Turbata, si è messa urlare. L'auto è ripartita e ha imboccato via Magazzini Generali, ma la donna è riuscita a prendere il numero di targa. Da qui sono partite le indagini dei poliziotti.
Si è scoperto che Cassarà, 25 anni, nato a Passirano (Brescia), campione di scherma tesserato per la società Cs Carabinieri, aveva noleggiato l'auto dal 27 ottobre 2006 presso la società Autoingros. Circa un mese dopo, la donna è stata chiamata in questura per il riconoscimento. Tra i sei volti di giovanotti più o meno dell'età del campione e con i capelli scuri, Cassarà era quello nella foto numero 6. La vittima lo ha riconosciuto "con certezza assoluta", è scritto sul verbale.
Una carriera, quella di Cassarà, che comincia agli europei 2002 quando, a soli 18 anni, vince il titolo di campione europeo di fioretto individuale ed a squadre. Nel 2004 ad Atene sale sul gradino più alto del podio nel torneo di fioretto a squadre. Nel 2006 vince la coppa del mondo di fioretto e il 5 luglio 2008, a Kiev, si laurea campione europeo individuale di fioretto. Si guarda a Pechino. Scoppia il caso doping, Baldini viene eliminato e Cassarà, in partenza per le vacanze in Canada, viene dirottato a Pechino dove la sua avventura olimpica si ferma ai quarti di finale dopo la sconfitta subita dal cinese Jun Zhu.
di Cassarà non si diceva un gran bene negli ambienti azzurri. Recupero questa storia:
Fonte la Stampa
Parla il sostituto: «Capisco lo stress, ma lo consigliano male»
MARCO ANSALDO
Le finestre della casa a Monterotondo di Passirano, non lontano da Brescia, sono rimaste chiuse tutto il giorno. Fuori, qualche curioso. Dentro, Andrea Cassarà, il carabiniere che ha rimediato in extremis la convocazione per Pechino insieme a un sospetto che lo avvicina ai Borgia: aver somministrato di nascosto ad Andrea Baldini la sostanza rilevata all’antidoping che l’ha escluso dall’Olimpiade. Cassarà, di famiglia siciliana, è un ragazzone alto e scuro. Un grande talento della scherma italiana e anche un personaggio scomodo col quale prima o poi ci hanno litigato tutti: dirigenti, allenatori, compagni e avversari. Questa volta però non è un bisticcio. È roba che va dritta sul penale, perché se l’ombra gettata venerdì da Baldini prenderà consistenza ci sarà l’ipotesi di un reato, se invece si confermerà come la reazione visionaria di un ventenne cui è crollato il mondo addosso Cassarà avrà i motivi per querelare chi lo ha diffamato.
Lui per il momento non ci pensa. Ha trascorso la giornata a preparare i fioretti e a provare l’abbigliamento per Pechino. «Stava per andare in vacanza - raccontano nel suo staff - e in poche ore ha dovuto sbrigare tutte le procedure». Metterà in valigia anche le impressioni per quanto gli sta accadendo. Baldini ha parlato di complotto, Cassarà replica che il suo compagno «è in stato confusionale». «Capisco che si trovi in una situazione difficilissima e sia sotto stress perché ha dovuto dire addio all’Olimpiade e perché, se il doping sarà confermato, rischia molto. Però non è giusto dire certe cose: è dura da mandare giù. Forse l’hanno consigliato male». In effetti c’è chi dice che il padre del livornese sia quello che ha spinto di più sulla teoria del tradimento. E Cassarà, il cui padre è stato spesso in mezzo alle beghe tra il figlio e la Federazione, certe cose le ha capite. Racconta che aveva perso la speranza di tornare alle Olimpiadi. Ad Atene aveva vinto un bronzo che gli stava stretto e l’oro nella prova a squadre. Ormai si considerava fuori, per colpa di un regolamento assurdamente ecumenico per cui ai Giochi non vanno tutti i più bravi ma conta la nazione cui si appartiene: non più di due atleti per Paese.
«Non mi sento un intruso - confida -, sono sempre tra i migliori del mondo e meno di un mese fa ho vinto gli Europei. Ho fatto tutta la preparazione a Tirrenia, insieme a quelli che sarebbero andati alle Olimpiadi: ho smesso pochi giorni fa. Ero lo sparring partner di Sanzo e di Baldini. Tiravo contro di loro per allenarli il meglio possibile, soprattutto Baldini: se piazzava una stoccata a me, vuol dire che può piazzarla a tutti i più forti. Altro che congiure». Cassarà deve recuperare in pochi giorni la forma «ma soprattutto la concentrazione perché quando sai che non partecipi a una gara inevitabilmente la perdi». Si considera un outsider «come la Danimarca che venne ripescata agli Europei del ’92 per l’esclusione della Jugoslavia e vinse».
Ma non è questo il punto. A Pechino Cassarà farà i conti con un mondo choccato, incredulo, dubbioso. Dovrà lavorare con il ct Cerioni, il quale è sicuro della buona fede di Baldini e magari anche del complotto, forse straniero, chissà. Incontrerà ad ogni angolo gente che lo guarderà un po’ infastidita da una storia che turba e disturba. «Adesso si dice che tutto il nostro mondo è rovinato per un caso di doping, credo che ci vorrebbe più rispetto per la scherma». Parole di Aldo Montano. È un disagio rabbioso. «Manderemo un nostro medico a presenziare alle controanalisi a Praga - dice il presidente Scarso - perché vogliamo testimoniare a Baldini che non lo abbiamo scaricato. I suoi sospetti su Cassarà? Non posso condividerli, li respingo e, se non proverà di essere caduto in una trappola, Baldini sarà punito. Da Cassarà mi sarei aspettato però una telefonata di solidarietà al suo compagno. È un comportamento che non mi piace». Questione di punti di vista. «Sapete la verità? - ribatte il bresciano -. Con tutto quello che è successo, compreso il fango che ho ricevuto, non c’è uno dei colleghi che mi abbia telefonato. Ognuno pensa a sé». Come quasi sempre nella scherma.
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