mercoledì, agosto 17, 2005

Fottersene per sopravvivere


Comincio il blog, nella speranza di trovare il tempo di arricchirlo spesso, con una poesia che mi piace molto. Si tratta di Musée Des Beaux Arts (1938) di un certo Auden. Non lo conoscevo. È stato citato in un articolo che trattava di bombe terrorismo e altre amenità (oddìo! adesso ho fatto accendere Echelon!). Racconta dell'insostenibile leggerezza del menefreghismo, o forse del disperato istinto di sopravvivenza di ognuno di noi.


Sulla sofferenza non erano mai in torto,
i Vecchi Maestri: come capivano bene
la sua umana posizione; come essa si svolga
mentre qualcun’altro mangia o apre una finestra o cammina annoiato;
come, mentre i vecchi attendono rispettosi e appassionati
la nascita miracolosa, ci siano sempre
bambini a cui non importa niente che essa avvenga, e pattinano
su uno stagno al limite del bosco;
non dimenticavano mai
che anche il tremendo martirio deve avere il suo corso
in qualche modo in un angolo, in qualche squallido posto
dove i cani continuano a vivere da cani e il cavallo del torturatore
si gratta l’innocente deretano contro un albero.
Nell’Icaro di Breughel, per esempio: come ogni cosa si volge
del tutto tranquilla dal disastro; il contadino
può avere udito il tonfo, il grido desolato,
ma per lui non era un problema importante; il sole splendeva
come doveva fare sulle bianche gambe che scompaiono nel verde
dell’acqua; e la nave lussuosa e snella che aveva pur visto
qualcosa di sorprendente, un ragazzo che cade dal cielo,
sapeva dove andare e calma continuava a navigare.

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