domenica, aprile 30, 2006

mi sentivo il solo a pensarlo...


Da "lettere al direttore"


Carissimo Dott. Vittorio,
Le dirò subito, per amor di chiarezza, che l'aver bruciato la bandiera d'Israele durante una manifestazione antifascista, è stata la cosa più stupida, priva di intelligenza e oserei dire antistorica che quei quattro scalmanati abbiano potuto fare. Detto questo però vorrei che Lei mi lumeggiasse su un altro particolare. I signori che oggi si stracciano le vesti e proclamano nientemeno che l'emergenza democratica (Gasparri dixit!), dove erano quando parlamentari e ministri leghisti profanavano non una bandiera estera ma la bandiera dell'Italia, cioè la NOSTRA bandiera? E quegli stessi ipocritissimi signori non si sono poi affrettati a depenalizzare il reato di vilipendio alla bandiera? Con grandissima ammirazione, la saluto

Pina Presotto
Pordenone

Risposta di Zucconi:
Erano probabilmente al gabinetto con Bossi, che aveva finito la carta igienica.

Grazie signora Presotto

sabato, aprile 29, 2006

Commedia

...quando Daniela Santanché (AN)non mostra il dito medio ai manifestanti... la preferiamo

Madre-mostro


Si chiamava Anoja Kugentirasah ed era davvero incinta la ventunenne kamikaze che martedì 25 aprile si è fatta esplodere nei pressi del quartier generale dell'esercito dello Sri Lanka a Colombo uccidendo dieci persone e ferendo il capo di stato maggiore dell'esercito. Al momento dell'attentato la donna, dichiarandosi incinta, aveva cercato di entrare nell'ospedale militare di fianco al quartier generale dell'esercito, proprio mentre passava il convoglio con il capo dell'esercito cingalese. Poco dopo lo scoppio dell'ordigno si era pensato che la donna avesse bluffato. L'autopsia ha rivelato che la stessa aspettava davvero un figlio.

Proveniva dalla città settentrionale di Vavuniya nell'enclave controllata dalle Tigri Tamil. Si sospetta fosse un membro del gruppo suuicida degli stessi ribelli Tamil chiamato Black Tigers.
(tratto da Ansa)

Che bruci all'inferno assieme ai suoi capi...

venerdì, aprile 28, 2006

Il canguro-mannaro

Nel sud della Russia sarebbe stato avvistato un misterioso animale con le preferenze alimentari del vampiro e l'aspetto di un canguro. L'animale sta facendo strage di tacchini, pecore e capre in vari villaggi senza sbranare le sue prede. Vengon ritrovate intatte, ma dissanguate con due fori sulla gola. L'animale sarebbe dotato di 5 artigli e una coda. La popolazione gli dà la caccia.
(Ansa)

Dei buontemponi fanno girare in rete il sospetto che si tratti di Vladimir Putin con delle molle ai piedi.

- Ciro, uno degli ultimi canguri - mannari catturati dopo una notte in discoteca -

sabato, aprile 22, 2006

Benvenuti in Bielorussia




...perché sempre più spesso mi vergogno del mio Paese...(di questo signore foto in internet non ce ne sono)

da Repubblica.it

Le alchimie dell'attuale legge elettorale portano a Montecitorio un consigliere
comunale di Narni, candidato nell'Udeur. E in Umbria in tanti lo invidiano...
Lo strano caso di Capotosti Gino eletto alla Camera con tremila voti
Il trentenne praticante avvocato passerà alla storia come il parlamentare col minor numero di suffragi

ROMA - Il suo nome è Gino Capotosti, e passerà alla storia come il parlamentare eletto, ma meno votato, della storia repubblicana. Trentenne umbro, praticante avvocato, onorevole da pochi giorni, il deputato vanta infatti un record assoluto: varcherà una delle Camere legislative con appena 3.366 suffragi, rastrellati grazie alla lista dell'Udeur in Umbria.

Con questo esiguo pacchetto di voti, Capotosti lascia così il suo posto da consigliere comunale a Narni e approda al più prestigioso palazzo di Montecitorio. Il "miracolo" - non esitano a definirlo così gli sbigottiti politici umbri del centrosinistra - è conseguenza diretta degli arzigogolati meccanismi della legge elettorale.

E dunque il mix tra l'astruso calcolo dei resti e il premio di maggioranza ha finito infatti col premiare proprio lui, Capotosti Gino, capolista del partito di Clemente Mastella in Umbria. A dispetto di altri partiti e di altri candidati, che restano a casa pur potendo vantare un numero di voti di gran lunga maggiore. Restando nella regione, ad esempio, con il decuplo degli elettori (46.521) Rifondazione strappa un solo parlamentare.

Ma c'è ancora un altro numero che la dice lunga sull'esiguità dei voti presi dall'aspirante avvocato: alle amministrative di Narni del 2002 Capotosti aveva sommato, su 14 mila elettori, solo 142 preferenze, riuscendo a entrare in Consiglio per un soffio; il 9 e il 10 aprile, sempre a Narni, ha preso praticamente lo stesso numero di voti (144) che però hanno oggi un peso incredibilmente maggiore.

Il primo a essersi meravigliato di questa elezione comunque è stato proprio lui. I colleghi di partito raccontano che la notte del 10 aprile, quando nemmeno lontanamente pensava di avercela fatta, si dichiarava soddisfatto di questa sua prima esperienza nazionale, rammaricandosi però di aver preso un migliaio di voti in meno della Lega Nord, che in umbria è poco più di una Cenerentola.

Poi, invece, la grande sorpresa: quei 3.366 voti forse non avanzavano ma sicuramente bastavano. E così il neodeputato ha subito garantito, in una dichiarazione ai giornali locali, "una particolare attenzione al ternano e l'impegno di portare il Parlamento in Umbria".

Con questo percorso, non sorprende che su Capotosti Gino girino ora, tra i politici della regione verde, un sacco di malignità. Si dice che la gente voglia toccare il "miracolato" per strada sperando di intercettare un po' della sua fortuna. Si dice che il segretario dell'Udeur di Terni, Paolo Fabbri, si stia mangiando le mani da giorni e giorni: aveva piazzato Capotosti in testa di lista solo per far numero, e invece se lo ritrova deputato mentre lui rimane a far politica locale. Si dice infine che tanti rinfaccino al neo onorevole una assoluta assenza di curriculum.

Di lui in effetti, a livello nazionale, si era parlato solo una volta - e indirettamente - quando Piero Alberto Capotosti, ex presidente della corte costituzionale, era stato costretto a fare un comunicato per dire che non era lui il Capotosti candidato per l'Unione. E anche a Narni, a parte un cambio di casacca che l'ha portato nel dicembre 2005 dalla Margherita all'Udeur, pare che non si sia fatto granché notare.

giovedì, aprile 20, 2006

Vittoria di Prodi, la nota della Cassazione



(Nota Ufficio elettorale centrale nazionale presso la Cassazione 19.4.2006)
L'Ufficio Centrale Nazionale elettorale della Suprema Corte di Cassazione ha definitivamente sancito la vittoria dell'Ulivo nelle elezioni politiche del 9-10 aprile 2006. Lo scarto a favore della coalizione guidata da Romano Prodi si è ulteriormente ridotto a 24.755 voti, cioè 469 voti in meno del primo conteggio. I supremi giudici hanno anche respinto le contestazioni sollevate in varie sedi dall'ex ministro della Lega Nord, Roberto Calderoli, rilevando che la nuova legge elettorale "non prevede tra i requisiti di ammissibilità di una lista e del suo eventuale, collegamento in una coalizione quello della presentazione in una pluralità di circoscrizioni elettorali". Pertanto, la Suprema Corte ritiene che "deve ritenersi consentito che una lista possa essere presentata e possa collegarsi in una coalizione anche se la relativa presentazione avvenga in una sola circoscrizione". (19 aprile 2006)
Ufficio elettorale centrale nazionale costituito presso la Corte Suprema di Cassazione 19.4.2006
L’Ufficio elettorale centrale nazionale, ricevuti gli estratti dei verbali da tutti gli Uffici centrali circoscrizionali, ha proceduto, a norma dell’art. 83, comma 1, del testo unico 30 marzo 1957, n. 361, e successive modificazioni, alla determinazione delle cifre elettorali nazionali di ciascuna coalizione di liste e delle singole liste che sono così risultate:



Coalizione di liste avente come capo BERLUSCONI SILVIO cifra elettorale nazionale 18.977.843;


Coalizione di liste avente come capo PRODI ROMANO cifra elettorale nazionale 19.002.598;


Lista PROGETTO NORDEST cifra elettorale nazionale 92.002;


Lista DIE FREIHEITLICHEN cifra elettorale nazionale 17.183;


Lista MOVIMENTO POLITICO TERZO POLO cifra elettorale nazionale 16.174;


Lista IRS INDIPENDENTZIA REPUBRICA DE SARDIGNA cifra elettorale nazionale 11.648;


Lista SARDIGNA NATZIONE cifra elettorale nazionale 11.000;


Lista PER IL SUD cifra elettorale nazionale 5.130;


Lista MOVIMENTO DEMOCRATICO SICILIANO E DEL PARTITO "NOI SICILIANI" cifra elettorale nazionale 5.003;


Lista MOVIMENTO TRIVENETO - NEL CUORE DELL'EUROPA cifra elettorale nazionale 4.518;


Lista DIMENSIONE CHRISTIANA cifra elettorale nazionale 2.489;


Lista SOLIDARIETA' - LIBERTA', GIUSTIZIA E PACE cifra elettorale nazionale 5.814;


Lista MOVIMENTO SOCIALE ITALIANO - DESTRA NAZIONALE NUOVO M.S.I. cifra elettorale nazionale 1.093;


Lista LEGA SUD cifra elettorale nazionale 848.

Il totale generale dei voti validi – compresi quelli assegnati dagli Uffici centrali circoscrizionali, ai sensi dell’art. 76, comma 1, n. 2, del testo unico 30 marzo 1957, n. 361, e successive modificazioni – ottenuti da tutte le liste, è pari a 38.153.343.

Ai sensi dell’art. 83, comma 1, n. 3, del testo unico 30 marzo 1957, n. 361, e successive modificazioni l’Ufficio elettorale centrale nazionale ha accertato che sono ammesse al riparto dei seggi le seguenti coalizioni di liste:


Coalizione di liste avente come capo BERLUSCONI SILVIO voti n. 18.977.843


Coalizione di liste avente come capo PRODI ROMANO voti n. 19.002.598

Il totale delle cifre elettorali nazionali delle coalizioni di liste ammesse al riparto è: 37.980.441.

Inoltre, l’Ufficio ha accertato che nessuna lista non collegata ha superato i quorum di cui all’art. 83, comma 1, n. 3 lettera b) del testo unico 30 marzo 1957, n. 361 e successive modificazioni.



Provvedimento estratto dal verbale.

OMISSIS


L’Ufficio elettorale centrale nazionale, in ordine alla come sopra determinata cifra elettorale nazionale della coalizione di liste collegate avente come unico capo Romano Prodi;

avuto riguardo ai cosiddetti "reclami" pervenuti, alla nota trasmessa il 18 aprile 2006 dall’Ufficio elettorale circoscrizionale Lombardia 2 e alle contestazioni sollevate in varie sedi;

visto il proprio provvedimento in data 16 marzo 2006, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 17 marzo 2006 n.64 (pagg.73-74), recante l’"elenco dei collegamenti ammessi all’elezione della Camera dei deputati";

esaminati gli atti e, in particolare, l’estratto del verbale trasmesso dal predetto Ufficio elettorale circoscrizionale Lombardia 2;

OSSERVA

Il dianzi menzionato provvedimento del 16 marzo 2006 è stato adottato applicando le norme di cui agli artt.14 e segg. D.P.R. 30 marzo 1957 n.361 e successive modifiche e integrazioni, le quali non prevedono tra i requisiti di ammissibilità di una lista e del suo, eventuale, collegamento in una coalizione quello della presentazione in una pluralità di circoscrizioni elettorali, sicché deve ritenersi consentito che una lista possa essere presentata e possa collegarsi in una coalizione anche se la relativa presentazione avvenga in una sola circoscrizione.

Ne consegue che l’art.83 n.1 e n.2 del D.P.R. n.361/1957 citato, nella parte in cui prevede che l’Ufficio elettorale centrale nazionale determina la cifra elettorale nazionale di ciascuna lista e di ciascuna coalizione sommando - con riferimento alla cifra elettorale nazionale di ciascuna lista - le cifre elettorali circoscrizionali conseguite nelle singole circoscrizioni dalle liste aventi il medesimo contrassegno, va interpretato nel senso che a tale somma si procede nell’eventualità della presentazione della lista in più circoscrizioni, ma non nel senso che non si debba tener conto dei voti conseguiti da una lista che si sia presentata in una sola circoscrizione.

D’altronde, ogni procedimento, e quindi anche il procedimento elettorale, deve intendersi assoggettato al principio di economia, per il quale ciascun atto è logicamente preordinato all’atto o alla serie di atti successivi, con la conseguenza che non è concepibile l’adozione di atti inutili rispetto alla fase successiva. Pertanto, con riferimento alla fattispecie, è da escludere che il provvedimento contenente l’elenco dei collegamenti ammessi possa essere considerato inutile, come sarebbe nel caso in cui, ammessa prima delle elezioni la presentazione di una lista in una sola circoscrizione e il relativo collegamento in una coalizione, il voto espresso dagli elettori per quella lista e per quella coalizione venisse messo nel nulla in sede di somma delle cifre elettorali.

Va puntualizzato, da ultimo, che nessun argomento in senso contrario può trarsi dalle disposizioni collocate nella parte finale dell’art. 83, comma primo n.3 lett.a), del ridetto D.P.R.: esse hanno carattere di specialità poiché esprimono l’esigenza della rappresentanza parlamentare delle minoranze linguistiche e contengono criteri di computo della cifra elettorale nazionale del tutto specifici. Infatti la norma di legge considerata ha la finalità di adeguare il limite generale del cosiddetto sbarramento (2% dei voti validi espressi su base nazionale) alle liste rappresentative di minoranze linguistiche riconosciute negli statuti speciali delle regioni, onde la norma medesima è estranea alla disciplina della presentazione delle liste contenuta, come detto, in una diversa sede del ripetuto D.P.R..

Alla stregua delle considerazioni sin qui svolte, si è ritenuto di dover determinare la cifra elettorale nazionale della coalizione avente come unico capo Romano Prodi tenendo conto anche dei 44.589 voti conseguiti nella circoscrizione Lombardia 2 dalla lista "Lega per l’autonomia. Alleanza lombarda. Lega pensionati".

mercoledì, aprile 19, 2006

Il trono è il calcio

Posto da Avvenire

La «tigre» serba Arkan era un ex capo ultras E Benladen andava sempre allo stadio...

Ai dittatori fa bene il calcio


Di Massimiliano Castellani

Né fantapolitica, né fantacalcio: il pallone governa il mondo. Molte repubbliche, compresa la nostra, sono più fondate sul calcio che sul diritto al lavoro e spesso e volentieri i governi si sono formati sul consenso popolare derivato dagli stadi, piuttosto che dall'elettorato. Lo scrittore spagnolo e grande tifoso del Barcellona, Manuel Vasquez Montalban disse che «Berlusconi non sarebbe mai diventato presidente del Consiglio senza Gullit e Van Basten». Non abbiamo la controprova. Quello che è certo invece, ed è documentato anche nell'interessantissimo Diritti in campo (con splendida prefazione di Giorgio Porrà) è che quella coppia di fuoriclasse olandesi servì al Milan per conquistare nel 1989 la prima Coppa dei Campioni dell'era del Cavaliere, battendo i temuti «comunisti» della Steaua di Bucarest. Il giocattolo della famiglia del conducator, Nicolae Ceasescu, una squadra che in pratica era un'appendice dell'esercito romeno, in cui vennero reclutati i migliori giocatori del Paese, che quella Coppa l'avevano conquistata tre anni prima del Milan. Anno 1986, la stagione seguente alla strage dell'Heysel dove persero la vita 39 tifosi della Juventus, uccisi dalla follia cieca degli hoolingans del Liverpool, la Steaua batté il Barcellona. L'eroe della finale fu Helmut Ducadam, portiere «Superman» che parò 4 rigori ai catalani, ma i giorni successivi al trionfo non riuscì a sventare l'ira funesta del «pupillo» del conducator, Nicu Ceasescu (amante e torturatore della ginnasta-prodigio Nadia Comaneci) che lo considerava alla stregua dei «parassiti», banditi dalla dittatura di suo padre, solo per aver accettato il premio della finale vinta: una Aro 4x4. Quel fuoristrada mise in fuorigioco Ducadam, perché abili scagnozzi di Nicu gli fracassarono i ferri del mestiere, le mani. E la sua parabola da quel momento sarebbe stata quella discendente di un portiere inviso al regime e che solo oggi si riaffaccia da un'altra porta, quella del Partito della Nuova Generazione, fondato da Ioan Becali: guarda caso, il nuovo padrone della Steaua. Da una dittatura all'altra, perché il calcio piace ai regimi. A volte poi, impavidi uomini di curva diventano leader rivoluzionari. È il caso di Zeljco Raznjatovic, meglio noto come la «tigre Arkan», condottiero sanguinario della Serbia, ma prima capo-ultrà della Stella Rossa di Belgrado e fondatore del gruppo nazionalista dei Delije, i guardiani dello stadio Maracanà. Le prime spedizioni punitive contro gli ustascia croati e poi in Bosnia, Arkan le ha compiute proprio sperimentando i metodi della guerriglia da stadio e fondando persino una squadra, l'Obilic che resiste alla sua memoria di «criminale di guerra», ucciso in un attentato il 15 gennaio 2000. Eppure per molti giocatori serbi era e resta un mito: Sinisa Mihajlovic chiese alla destreggiante Curva laziale di dedicargli uno striscione alla memoria, prontamente esposto sugli spalti dell'Olimpico: «Onore alla tigre Arkan». Il calcio divide e appassiona gli uomini, anche quelli reputati senza cuore, come l'inafferrabile Benladen che dieci anni fa in un soggiorno a Londra pare che venne contagiato dalla febbre dei «Gunners» ( i cannonieri) dell'Arsenal: in un mese per 4 volte andò a seguirlo dalle tribune di Higbury. Il calcio è una religione delle masse e a volte basta una Coppa del Mondo per illudere il popolo e mantenere in vita anche il peggiore dei governi. Fu il caso di Videla, che nel 1978 grazie alla vittoria mondiale dell'Argentina di Cesar Menotti continuò indisturbato a seviziare un intero Paese; gli stadi di Buenos Aires si trasformarono in campi di concentramento da dove sparirono molti dei 30mila desaparecidos. Ma a volte un pallone, oltre ad essere connivente con genocidi e totalitarismi, riesce anche ad unire ciò che la politica divide e a fare entrare per la prima volta le donne in uno stadio. È accaduto alle donne di quell'Iran che ai Mondiali del '98 in Francia affrontò i «satanici» giocatori statunitensi. Incontro storico e memorab ile (con vittoria iraniana) quanto quello del gennaio scorso in occasione della 24ª Coppa d'Africa fra i nemici giurati amavubi del Rwanda e i simba del Congo, che si sono sfidati in 90 minuti di grande fair play, i quali certo non cancellano gli oltre 4 milioni di morti della loro folle guerra. Venti di guerra sono quelli che ogni domenica sospingono le bandiere tricolori dei tifosi ceceni del Tarek ad affrontare 600 chilometri di viaggio per vedere giocare la loro squadra sul «neutro» di Pyatigorsk. Venti di pace sono invece quelli che anche attraverso un pallone hanno riportato a casa centinaia di bambini-soldato, ostaggio della Ruf (Fronte unitario rivoluzionario) della Sierra Leone. Un gol fondamentale, segnato dal saveriano padre Vittorio Bongiovanni, che in questo momento gira per le strade degli Stati Uniti a caccia di fondi, affinché i bambini della Sierra Leone possano tornare a sorridere su un campo di calcio e non continuare a morire anonimi e rapiti ai loro genitori, sui prati minati della follia adulta.

Daniele Scaglione
Diritti in campo
Ediz. Gruppo Abele. Pagine 104. Euro 10

mercoledì, aprile 12, 2006

I sommersi e i trombati

trascritto da Repubblica:

Dalla "porcata" all´autogol e Calderoli lanciò l´Unione - Mussolini esclusa, ma fa eleggere il nemico Storace


"Ma l´autorete più clamorosa è di Tremaglia, ricorda Comunardo Niccolai" - Stefania vince la guerra dei Craxi, la Dc di Rotondi si ferma allo 0,7%

SEBASTIANO MESSINA

Mentre Prodi festeggia a spumante, e Berlusconi si prepara a ricontare le schede una per una, si può già stendere l´elenco (provvisorio) dei grandi perdenti di queste elezioni.
CALDEROLI, Roberto. La sua legge elettorale - da lui stesso definita «una porcata» - ha consegnato al centro-sinistra un formidabile premio di maggioranza (340 seggi garantiti alla Camera) con soli 25 mila voti di vantaggio. Ancora una volta, chi ha provato a fare il furbo manipolando i meccanismi elettorali è stato il primo a pagare pegno. Conoscendo la sua passione per le t-shirt, un gruppo di giovani comunisti romani ha deciso di mandargli in omaggio, in segno di riconoscenza, una delle goliardiche magliette del centro-sinistra. Quelle con lo slogan: «Io sono un coglione».
CECCHI GORI, Vittorio. Il produttore che dieci anni fa doveva essere l´anti-Berlusconi dell´Ulivo, dopo essere stato sonoramente sconfitto cinque anni fa nel collegio di Acireale ha cercato la rivincita, per contrappasso, candidandosi con la Lega Nord: bocciato anche stavolta. Errare è umano, perseverare è grottesco.
CRAXI, Bobo. Lui nel centro-sinistra non ce l´ha fatta, sua sorella Stefania nel centro-destra invece sì. Eppure i suoi 115 mila voti sono risultati determinanti, per la vittoria di Prodi. Il ritorno a sinistra del figlio di Bettino avrebbe meritato maggiore generosità da parte dell´Unione: ma forse il premio sarà una poltrona da sottosegretario.
FRANCO, Pippo. Doveva essere il primo comico prestato alla politica, con l´obiettivo inconfessato di raccontare barzellette migliori di quelle di Berlusconi. Il prestito invece non è scattato - nonostante il lusinghiero appoggio di Andreotti - e dunque ognuno resterà al suo posto: Pippo Franco al Bagaglino, Berlusconi a Montecitorio.
MUSSOLINI, Alessandra. Ingaggiata per evitare il bis della sconfitta alle regionali, non ha portato abbastanza voti da impedire al Cavaliere di perdere per la seconda volta. Lei non ce l´ha fatta, mentre la sua lista si è fermata allo 0,7 per cento e non ha eletto nessun parlamentare. In compenso, grazie ai suoi voti è scattato nel Lazio il premio in seggi a beneficio dell´odiato Storace. E´ in momenti come questi che si avverte l´assenza di un ragioniere.
PANNELLA, Marco. Pensava di guidare un robusto drappello di radical-socialisti nell´assemblea dall´equilibrio più delicato, il Senato, e aveva già aperto le ostilità con il leader di Rifondazione, Bertinotti, definendolo «compagno di merende di Berlusconi». E invece - dopo che il segretario del Pr Capezzone aveva incautamente annunciato il ruolo «determinante» del suo partito - l´anziano capo radicale è finito nell´elenco dei trombati illustri: la Rosa nel pugno non ha avuto neanche un senatore.
PAVONE, Rita. Aveva chiuso con la canzone, voleva cominciare con la politica, correndo nella circoscrizione Estero: «Io, che non sono né di destra né di sinistra, non potevo che candidarmi con la lista di Tremaglia, perché non ha nessun tipo di connotazione». Una che crede che Tremaglia non sia né di destra né di sinistra avrebbe meritato almeno un applauso d´incoraggiamento. Si aspettava che gli emigrati le dicessero: «Come te non c´è nessuno». Si sbagliava.
REPUBBLICANO, Partito. E´ ufficiale: si è definitivamente dissolto. Scisso in due mezzi partiti, La Malfa con Berlusconi e Sbarbati con Prodi, ha totalizzato lo 0,1 per cento di qua e lo 0,1 per cento di là. Quello che fu il quarto partito italiano è oggi visibile solo al microscopio elettronico.
ROTONDI, Gianfranco. L´uomo che per tre mesi è apparso ogni giorno al Tg1 come «il segretario della Dc» è risultato, alla conta dei voti, capo di un partitino che ha appena lo 0,7 per cento, sorpassato perfino dalla lista dei pensionati. Lui tornerà alla Camera grazie alla generosa ospitalità del suo testimone di nozze, Silvio Berlusconi, ma adesso sarà imbarazzante per lui tornare a presentarsi con lo stesso titolo che fu di De Gasperi, di Moro e di Fanfani. Si spera in un soprassalto di umiltà, anche se il suo primo commento post-elettorale conferma le sue indiscusse doti di adulatore: «E´ fin troppo chiaro che ieri è iniziata una nuova alba per Berlusconi».
TREMAGLIA, Mirko. E´ stato grazie al voto degli italiani all´estero, al quale lui ha dedicato anni di battaglie politiche, che Prodi ha conquistato la maggioranza assoluta al Senato. Non solo, ma la sua lista («Per l´Italia nel mondo - Con Tremaglia») ha fatto registrare un clamoroso flop: un solo eletto su 18 parlamentari. Così Formigoni, maramaldeggiando, ha paragonando Tremaglia a Comunardo Nicolai, lo stopper del Cagliari passato alla storia del calcio per le sue autoreti. Anni e anni di viaggi in Argentina, per far vincere la sinistra in zona Cesarini.

domenica, aprile 09, 2006

La responsabilità politica del fantasma formaggino

Referendum pro o contro Berlusconi? Piuttosto le elezioni di una vergognosa legge elettorale. Chi avrà la pazienza di leggere il post vedrà che la democrazia è stata sequestrata. Ovviamente è una mia opinabile opinione.

CHI VOTA E COME SI VOTA

Gli elettori sul territorio nazionale sono 47.258.305 per la Camera e 43.204.694 per il Senato, che eleggeranno rispettivamente 618 deputati e 309 senatori. Sono quasi tre milioni (2.931.636) i giovani che votano per la prima volta.

La nuova legge elettorale ha abolito i seggi uninominali (uniche eccezioni in Valle d'Aosta e Trentino Alto Adige) e ripristinato il sistema proporzionale per eleggere entrambi i rami del Parlamento, ma con due correzioni: una soglia percentuale di sbarramento per i partiti e per le coalizioni di partiti e un premio di maggioranza che vengono calcolati su base nazionale per la Camera e su base regionale per il Senato.

CAMERA DEI DEPUTATI - SCHEDA ROSA

Possono votare i maggiorenni aventi diritto al voto. Su 47.258.305 elettori 22.656.751 sono maschi e 24.601.554 femmine.

Non ci sarà più la scheda dell'uninominale, in cui un candidato per coalizione sfidava gli altri in ogni collegio e conquistava il seggio quello che prendeva più voti (unica eccezione in Val d'Aosta).

Ora la scheda riporterà i simboli delle liste e quelle unite in una coalizione compariranno l'una accanto all'altra sulla stessa riga.

L'elettore non potrà dare una preferenza per un determinato candidato, ma si limiterà a mettere una croce o una barra sul contrassegno di una lista.

In Italia 617 seggi sui 630 della Camera saranno ripartiti tra le liste in proporzione ai voti raccolti. Questa regola generale va però bilanciata con due fattori:

1) Soglie di sbarramento.

L'ufficio elettorale ammette al riparto dei seggi:

- le coalizioni che abbiano ottenuto almeno il 10% dei voti;

- le liste collegate a coalizioni che abbiano superato il 2% e la lista che abbia ottenuto più voti tra quelle che non hanno superato il 2%;

- le liste non collegate a coalizioni che abbiano ottenuto almeno il 4%

2) Premio di maggioranza. La legge prevede che alla coalizione vincente siano assegnati, nel caso non li ottenga dalle urne, 340 seggi, cioè il 54% dei 630 seggi di Montecitorio.

Degli altri 13 seggi, uno in Val d'Aosta viene assegnato con criterio uninominale e 12 sono riservati alla circoscrizione Estero.

SENATO - SCHEDA GIALLA

Possono votare i cittadini che, alla data di domenica 9 aprile, hanno compiuto i 25 anni. Su 43.204.694 elettori residenti in Italia, 20.584.354 sono maschi e 22.620.340 femmine.

Dei 315 seggi, 302 sono eletti con un sistema proporzionale su base regionale, 7 secondo un criterio uninominale (6 in Trentino Alto Adige e 1 in Valle d'Aosta) e 6 sono riservati alla circoscrizione Estero.

Al Senato attualmente siedono anche sette senatori a vita.

Per quanto riguarda i 302 seggi scelti con il proporzionale, i candidati dei partiti sono già decisi dai rispettivi vertici e l'elettore non potrà dare alcuna preferenza personale, ma solo tracciare un segno sul simbolo di lista. Rispetto alla Camera, cambiano però gli sbarramenti e il calcolo del premio di maggioranza.

Le soglie di sbarramento, calcolate regione per regione, sono del 20% per le coalizioni, dell'8% per i partiti non coalizzati e del 3% per quelli coalizzati.

Il premio di maggioranza attribuisce alla coalizione vincente il 55% dei seggi assegnati alla Regione, per cui potranno esserci maggioranza diverse regione per regione.

COME SI PRESENTANO CENTRODESTRA E CENTROSINISTRA

I partiti della maggioranza di governo -- Forza Italia, Alleanza Nazionale, Udc, Lega Nord, Dc/Nuovo Psi -- più Alternativa Sociale, collegata ai primi, si presenteranno con una propria lista alla Camera e al Senato. Capolista dei maggiori partiti saranno i rispettivi leader.

Più complessa appare la situazione nel centrosinistra. Alla Camera l'Unione -- la coalizione del centrosinistra -- scenderà in campo divisa in alcune liste, la più grande delle quali è l'Ulivo -- Ds, Margherita e Repubblicani europei -- con capolista Romano Prodi in quasi tutte le circoscrizioni. Sdi e Radicali si presentano uniti con la lista "Rosa nel Pugno", mentre Prc, Pdci, Verdi, Italia dei Valori (Di Pietro) e Udeur scendono in campo ognuno con una propria lista, sia pure collegata all'alleanza.

Al Senato, invece, Ds, Margherita, Rep. europei, Prc, Udeur e Italia dei Valori si presentano separatamente, mentre Pdci, Verdi e Consumatori uniti si presentano nell'unica lista "Insieme con l'Unione".
Fonte: internet

- il fantasma formaggino, secondo alcune voci incontrollate sarebbe il responsabile e facitore della legge elettorale scritta a due mani e sedici zampe con Paperino, Pippo, Qui, Quo e Qua -

Scorrettezze




L'Ulivo protesta contro il presidente del Consiglio che oggi compare in una pubblicità a pagina quattro della Gazzetta dello Sport. Il Cavaliere festeggia la vittoria della Champions League e i venti anni di presidenza del Milan. "E' una palese violazione delle regole della campagna elettorale", scrive l'Ulivo in una nota.

Joan Lui

Trascritto da Repubblica.

Quel principe kafkiano che ora teme la metamorfosi.

Dalle corna alle chat-line, con lui il potere s´è fatto irridente il Cavaliere

Non ha paura della vendetta o dell´esilio, ma del dimenticatoio: per questo vuole la sua Sant´Elena.
Agli amici ha confidato che Bush è pronto a sostenerlo come segretario generale dell´Onu, ma in realtà sa di non essere adeguato, perché troppo controverso, un leader di parte non adatto a cariche ecumeniche
E´ diventato uno degli uomini più conosciuti al mondo e, dopo Mussolini, è l´italiano sul quale si è più scritto. Per trovare da noi un altro principe delle facezie bisogna risalire a Ferdinando di Borbone

FRANCESCO MERLO

Silvio Berlusconi non teme piazzale Loreto, ma al contrario un futuro da "pirla". Chiuso nella sua Sardegna, tra gli amatissimi cactus, con le mani dei fedeli massaggiatori che gli impastano sul corpo rimproveri impertinenti e prediche umilianti, non ha paura della soluzione tragica ma di un´uscita di scena da "pistola", del ruzzolone da comica finale. Se, dunque, con lazzi e allegri sarcasmi, ha messo tutto sottosopra, anche se stesso, non lo ha fatto tanto per vincere le elezioni, quanto per guadagnarsi davvero, con la probabile sconfitta, il suo Piazzale Loreto o, meglio ancora, la sua Sant´Elena. Insomma, non è vero che Berlusconi ha terrore delle vendette e dei plotoni d´esecuzione, dell´esilio e della galera, come ha sostenuto Fedele Confalonieri.
Paventa, al contrario, un futuro da omiciattolo. Non un destino a tinte fosche, come capitò a Napoleone, a Mussolini, allo stesso Craxi o a Saddam, ma un pietoso finalissimo, il silenzio dopo una salva di pernacchie: «Se devo perdere, che almeno perda bene» aveva deciso un anno fa, proprio qui in Sardegna, quando gli suggerirono di passare la mano a Gianni Letta.
Perciò ora, a tormentarlo nell´ultima domenica, non sono i sondaggisti che prevedono corda e ghigliottina a partire da domani sera, quando probabilmente dovrà lasciare tutto e pagare per tutti, come vuole quella legge italiana che nessun Cirami e nessun Cirielli riusciranno mai a cancellare: «Quando si perde, perdono in tanti, ma il conto si presenta solo a uno». La verità è che Berlusconi non vuole percorrere al contrario quella metamorfosi di Kafka che, da imprenditore - scarafaggio, lo ha portato a presidente degli italiani. Ecco perché, prima ancora che si consumi il tradimento, si sente già tradito da tutti, tranne che da Emilio Fede.
La villa dove si è rinchiuso, in attesa di andare domani a Macherio, non è come il bunker di Hitler, ma somiglia di più alla casa di Diabolik: c´è sempre lo champagne al fresco, uno scafo che parte o che rientra, tanti bikini al sole. Il cavaliere non è prenotato per una saga nibelungica; e anche questa sua vigilia di uomo solo, sfinito dal carnevale elettorale e dalla sbornia di parole, è comunque piena di maggiordomi e cicisbei, di signore e signorine, e persino di quelle chat line alle quali - come ha raccontato - chiede di se stesso, perché il cav. si rilassa solo quando può parlare di se stesso.
Socievole e ottimista, per un momento ieri si è eccitato quando gli hanno raccontato che Raffaele Selvatico, il piu noto dei playboy italiani da casinò, lo dà vincente 53 a 47.
Berlusconi ci crede e non ci crede. Dice che le coccarde «santo subito» non gli sembrano all´altezza delle bandane con su scritto «non sono un coglione». Ma si sa che non è un realista, meno che mai quando rimane a rimuginare, a ripensare, specie adesso che è in cura cortisonica, che la voce gli si sta affievolendo e ogni tanto gli viene anche la febbre. Davvero somiglia al Mazzarò di Giovanni Verga, che distruggeva la sua roba quando stava per essere destituito dalla vita, non voleva lasciare nulla a chi non lo meritava.
Così Berlusconi, passando all´opposizione, mena colpi per sfasciare tutto. Quello ammazzava gli animali, e questo abolisce le tasse. Le entrate dello Stato sono come la roba di Mazzarò, un Mazzarò in versione vip, un Mazzarò con l´estetica da piano bar: «Quando gli dissero che era tempo di lasciare la roba, per pensare all´anima, uscì nel cortile come un pazzo, barcollando, e andava ammazzando a colpi di bastone le sue anatre e i suoi tacchini, e strillava: roba mia, vienitene con me».
Agli amici ha confidato che Bush è pronto a piazzarlo all´Onu, come segretario al posto di Kofi Annan. Ma, più che un serio progetto alternativo, Berlusconi di nuovo rivela la paura di finire nel dimenticatoio, di rifare a ritroso quel cammino kafkiano e di ritrovarsi insetto. E non solo perché capisce bene, anche per averlo frequentato e non sempre indegnamente, che l´Onu, per quanto mal ridotto, non è una Asl di provincia.
In realtà sa di non essere adeguato perché è troppo controverso, un uomo che divide, un leader di parte. Nessuno come Berlusconi capisce che mai cariche ecumeniche saranno offerte a Berlusconi.
Perciò, alla fine ha sfidato il mondo intero, e anche la logica. Davvero preferirebbe che dei forsennati lo trascinassero per strada e gli infliggessero qualche atroce supplizio, sogna le mitragliate moralistiche e le invettive biliose di quella sinistra che in questi anni gli ha dato la carica ed è cresciuta grazie a lui. Patire, da sconfitto, una violenza, è il modo più sicuro per purificarsi, per farsi subito rimpiangere, per far credere agli italiani che era meglio tenersela cara quella loro abitudine, quel difetto nazionale, quel Cristo che andava protetto dagli squilibrati comunisti.
Ma state attenti a pensare davvero di liberarvi di Berlusconi con una risata o con una legge sul conflitto di interessi o con una sentenza. State attenti a deridere questo suo animo da resistente, a prenderlo in giro per questo suo atteggiarsi a Ferruccio Parri della gente comune, a Padre Pio in sintonia con il popolo. Intanto non è vero che Berlusconi ha soltanto pensato a difendere i suoi interessi, e che ha fatto politica soltanto per impedire alla giustizia di entrare nei suoi sporchi affari. Se così fosse, non sarebbe diventato, dopo Mussolini, l´italiano del quale si è più scritto, quello che più ha ispirato saggi, tesi di laurea, romanzi, film d´autore, commedie, poesie.
E´ invece vero che all´estero lo trovano buffo, ma solo perché lo trovano molto italiano, una specie di nuovo Alberto Sordi.
Berlusconi esprime infatti benissimo l´anima di un Paese che non si può prendere sul serio, la solita Italia delle trovate, delle corna e delle barzellette come versione brianzola degli antichi protocolli d´intesa e dei balli a corte. «Nelle occasioni formali bisogna creare amicizia, cordialità e simpatia» è la prima regola del berlusconismo e certo ci vorrebbe Freud o qualche altro professore dei dettagli per spiegare le fughe nella scanzonatura e nell´irresponsabilità, tutti gesti di ‘politica estera´ che, messi insieme, sono una patologia, ma anche una verità italiana. Pensate: sir John Le Carré ha dichiarato che se fosse in Italia voterebbe Berlusconi: «E´ un prodigio italiano». Perché all´estero, dove nessuno ha mai dato peso al broncio e all´aggrottar di ciglia italiani, Berlusconi sembra addirittura una felice invenzione della cultura italiana dell´antitaliano. E´ l´uomo che ha definitivamente strappato la politica italiana dalle mani di Cavour e l´ha restituita a Pulcinella.
Ecco perché è diventato uno degli uomini più conosciuti al mondo. A parte Fidel Castro e Saddam Hussein, è il più fotografato, il più popolare, il più discusso. Certamente non è amato, ma ispira familiarità perche la gente lo trova divertente e lui non cerca l´intelligenza delle persone ma il loro sorriso. Berlusconi non è un aforisma ma una gag; non un compendio politico, ma una sequela di battute al limite della licenza e qualche volta della decenza. Esordì con le barzellette ed esce di scena con il copione impazzito, con il turpiloquio e con i nostri telefonini che alla vigilia del voto sono pieni di messaggini-barzellette su Berlusconi, come quella sui "coglioni" che vinceranno perché sono il doppio delle "teste di cazzo". Per trovare nella storia d´Italia un altro Principe che raccontava e ispirava tante facezie bisogna forse risalire a Ferdinando di Borbone, re di crapule e di taverne.
Ma bisogna ammettere che l´humour di Berlusconi, nell´ammirare e nel servire se stesso, finisce con il farsi beffe di se stesso. Nessuno, prima di lui, aveva usato la comicità come arma del potere: per piegare l´opposizione, per smontare la domanda di un giornalista malizioso, per disarmare il sindacato, per sdrammatizzare gli appelli alle masse, per spuntare Karl Marx e Adam Smith. Nel paese di Bertoldo e di Giufà, il potere, da sempre irriso, è diventato irridente.
Sono stati affrontati i decreti legge come fossero atti comici; i ministri si sono comportati come gli ospiti e gli spettatori di Zelig, arrivando a chiamare porcate le loro stesse leggi. Con questa sorta di follia che si porta appresso, il cav. sembra un personaggio di John Fante, uno di quelli esagerati meridionali affetti da gigantismo americano, un Angelo Musco con la struttura di John Wayne che invece di sparare fa le corna, o invece di mettere mano alla fondina mette mano alla bottiglia, personaggi così eccessivi da fare simpatia, italiani che hanno messo a soqquadro e hanno cambiato l´America come Berlusconi ha messo a soqquadro e ha cambiato per sempre quella politica italiana che gli deve comunque l´onore delle armi. Ma se vincesse, concederebbe egli l´onore della armi?

Pace in terra

...e pure di lato...

Ha aperto i battenti stamattina a Brescia la 25a edizione di Exa, la fiera internazionale di armi sportive e da caccia.

- mirini di precisione nel caso vogliate "sportivamente" colpire un passero a 250 metri -


La rassegna - circa 800 marchi esposti su 20mila metri quadri - sarà aperta al pubblico anche domani e lunedì e martedì per gli operatori di settore. A Exa si trova davvero di tutto, dai fucili più moderni alle armi che hanno fatto la storia della caccia.


- e se mi passa un castoro davanti gli faccio un culo così -

venerdì, aprile 07, 2006

Gùgle comunista

Inchiesta su una modalità di ricerca legata a Google che circolava sulla rete da almeno un anno "Pirateria anti-premier sul web". L'Authority apre un'indagine

Digitando su Google come chiave di ricerca le parole 'fallimento' o 'miserabile' e cliccando sul bottone 'mi sento fortunato' (quello che dà una sola risposta possibile), si apre automaticamente la pagina della Presidenza del consiglio dei ministri sul curriculum vitae di Silvio Berlusconi. Fra gli internauti, era un fatto noto da tempo: un'operazione costruita attraverso un passaparola nella rete. Basta associare alcune parole (esempio: fallimento) ad un link che porta alla pagina bersaglio.

Ecco cosa scrive Wikipedia in proposito. Il googlebombing (ovvero "bombardare Google") è la tecnica usata per sfruttare una caratteristica del motore di ricerca Google in base alla quale viene attribuita importanza ad una pagina in rapporto a quanti link verso essa si trovano all'interno di altri siti web; in sostanza, più persone parlano di una data pagina attraverso l'inserimento di un suo link entro altri siti, più importante diventa la pagina stessa.

Ma ora il commissario dell' Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni, Enzo Savarese, dopo molte segnalazioni pervenute, ha chiesto di verificare modalità, responsabili e mandanti dell'azione di pirateria informatica. E' stata attivata la Polizia postale. Il Garante ha chiesto approfondimenti anche sugli sms targati Forza Italia che molti cittadini italiani stanno ricevendo.

E i responsabili del sito del nostro governo hanno anche denunciato un tentativo di incursione degli hacker che è stato prontamente respinto.

Lo "scherzo" di inserire la parola fallimento e far uscire la pagina della presidenza del consiglio è una delle più vecchie "google bomb", confezionate più di un anno fa. Ce n'è anche un'altra. Se si scrive nello spazio della ricerca "miserable failure" , in inglese e con le virgolette, cliccando sul bottone "mi sento fortunato", si ottiene la pagine della Casa Bianca nella quale è contenuta la biografia di George Bush.

Di operazioni come questa ne sono state fatte centinaia in ogni lingua e paese del mondo. Una delle più note durante le notti dei casseur in Francia, qualche mese fa. Gli autori di Asterix avevano collegato alcune parole relative al ministro dell'interno Sarkozy a un sito di caricature. In quel caso la presa in giro era ancora più forte, perché la ricerca non partiva attraverso il pulsante "mi sento fortunato" ma era il diretto risultato della ricerca vera e propria.

Il governo francese in quell'occasione non ordinò indagini.
Fonte: Repubblica e altri

martedì, aprile 04, 2006

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ROMA (Reuters) - Gli italiani non sono così "coglioni" da votare contro i propri interessi. Lo ha detto il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, intervenendo ad una manifestazione della Confcommercio.

"Ho troppa stima per gli italiani da pensare che ci siano in giro così tanti coglioni che voteranno contro i loro interessi", ha detto Berlusconi commentando la proposta che ha fatto ieri sera di abolire l'Ici sulle prima case.

Al termine del convegno, alle richieste di spiegazione ed alle prime reazioni del centrosinistra che ha stigmatizzato la "volgarità" di tali affermazioni, il presidente del Consiglio ha aggiunto: "Loro mi lanciano accuse serie, dandomi del delinquente politico e non si sono scusati. Io, ironicamente e con il sorriso sulle labbra, mi sono espresso davanti ad un pubblico amico. Le due cose non sono comparabili; mi dicono sempre assassino e mi mandano i loro plotoni telecomandati in ogni occasione".

L'opposizione non ci trova nulla da ridere e ribatte: "Berlusconi non sorrideva affatto mentre pronunciava quell'insulto diretto a più della metà degli italiani. Nessuna sorpresa, però: ormai sappiamo bene che è un bugiardo compulsivo", si legge in una nota del coordinamento dell'Ulivo.

Mentre lasciava la sede della Confcommercio, il presidente del consiglio ha avuto anche un veloce batti becco con un passate, un signore valdostano che gli ha urlato: "E' 5 anni che ci racconti le favole, non ci crede più nessuno".

Berlusconi si è fermato ad ascoltarlo e, mentre saliva in macchina, gli ha risposto: "Sono bravo, io, mentre tu, con quella faccia lì...".

Il premier non ha apprezzato i commenti dell'opposizione né il modo in cui "alcune agenzie di stampa" hanno riportato la notizia e nel pomeriggio viene diffusa una ulteriore dichiarazione: "La sinistra, come al solito quando è in difficoltà, cerca di manipolare una mia frase per montarci sopra un caso del tutto inesistente. Quel che ho detto alla Confcommercio è esattamente il contrario di ciò che alcune agenzie di stampa vorrebbero farmi dire nei loro primi titoli".

"Ho negato, cioè, non ho affermato che una parte degli italiani possa votare contro il proprio interesse e perciò meritare quell'epiteto. Certo che vi era ironia in quella frase, ma non permetterò che essa generi un'altra manovra scorretta", ha detto Berlusconi.

In una nota di Palazzo Chigi si dice che il termine era stato utilizzato anche dal segretario dei Ds Piero Fassino in un articolo sull'Unità del 29 marzo.

lunedì, aprile 03, 2006

I direttori fanno seeeeeeeeeeeeeeeeeeee



da Repubblica

Dopo la multa dell'Autorità per non aver osservato le regole
della campagna elettorale. Dovrà pagare 250.000 euro
Par condicio, Fede annuncia dimissioni
"Lascerò dopo il Tg4 di venerdì"
"Sono mortificato come giornalista e come direttore"


Emilio Fede
ROMA - Dopo l'accusa di aver violato la par condicio, Emilio Fede medita di dimettersi. "Venerdì, in maniera clamorosa, mi dimetterò dalla direzione del Tg4", avrebbe detto Emilio Fede all'agenzia Adnkronos alla fine del telegiornale di questa sera. Il direttore del Tg4 si è detto "mortificato come giornalista e come direttore".

La Commissione servizi e prodotti dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha deciso una multa di 250 mila euro, il massimo previsto, in quanto la testata diretta da Emilio Fede, che era già stata diffidata, non ha rispettato la par condicio e non ha riequilibrato la presenza delle varie formazioni politiche. La Commissione, nella riunione di questa mattina, ha valutato i dati relativi al periodo dal 22 al 28 marzo, ed ha quindi appurato che non c'è stato il riequilibrio richiesto.

"Poiché vengo multato per la mia gestualità, per il mio atteggiamento - aggiunge Fede - venerdì sera interromperò il telegiornale dopo la cronaca, non darò una notizia di politica, e mi dimetterò per protesta. Io sono convinto di aver rispettato la par condicio. Questa non è una par condicio, è una camicia di forza che si mette al giornalista".

"Trovo vergognoso - conclude Fede - che la Fnsi non abbia mosso un dito nei confronti della dignità di un giornalista che ha 50 anni di esperienza alle spalle". Emilio Fede non ha poi risparmiato attacchi: "Ieri sera abbiamo dato mezz' ora di Prodi e mezz' ora di Berlusconi, più il commento di Mario Rizzo dei comunisti italiani, il più comunista che c'è - ha detto il giornalista - Vorrei sapere cosa fare: forse vorrebbero che si parlasse solo del centro sinistra...".

Successione



"Leggendo attentamente il programma dell'Unione, Prodi ha scoperto che quando dovrà passare il Governo a D'Alema sarà tenuto a pagare la tassa di successione"

Gene Gnocchi (Quelli che il Calcio, Raidue)

domenica, aprile 02, 2006

Gli ecomostri fanno bùm!



"Bentornato lungomare". Il primo blocco di Punta Perotti è stato abbattuto alle 10,31, tra gli applausi dei cittadini. E' andato giù in pochi secondi, dopo l'esplosione simultanea di 350 chili di dinamite in gelatina.

L'imponente costruzione si è ridotta ad un enorme cumulo di detriti, avvolto dalla nube di polvere sollevata per il crollo. Tutto è andato come previsto dai tecnici della società incaricata, la General Smontaggi. Entro la fine del mese, ci sarà l'abbattimento totale dell'ecomostro che deturpa il litorale cittadino.

Fino all'ultimo momento - ieri l'ultimo ricorso della società costruttrice, la Matarrese Spa, è stato respinto - in tanti tanti si chiedevano se realmente ci sarebbe stata la demolizione. E questa mattina il crollo, come previsto, c'è stato. Tra la gioia di molti cittadini e ambientalisti. Come dimostra la scritta "Bentornato lungomare", esposta da Legambiente poco lontano. Su un altro cartello, lo slogan "Più lo mandi giù più lo tiri su". Al termine della demolizione i manifestanti di Legambiente, del Wwf e dei Verdi sono arrivati nell'area interdetta ai cittadini e più vicina all'ecomostro. A guidarli, il sindaco di Bari Michele Emiliano.

Subito dopo il crollo, però, la polvere ha invaso il quartiere di Japigia, avvolgendo palazzi e strade come una nebbia. Le previsioni erano che si dirigesse verso il mare, ma invece, a causa del poco vento, la nube ha puntato sulle case. Solo dopo mezz'ora ha cominciato a disperdersi, dirigendosi verso le campagne circostanti.

Quel che è certo, comunque, è che con l'abbattimento del primo blocco comincia la fine della tormentata storia di Punta Perotti: ecomostro progettato alla periferia sud di Bari, proprio di fronte alla spiaggia di "Pane e Pomodoro", alla fine degli anni Ottanta. Frutto dei piani di lottizzazione presentati dalle imprese Andidero, Matarrese e Quistelli. Il Comune approva il progetto nei primi anni Novanta, e nel '95 rilascia le concessioni edilizie.

Nel '97 comincia la lunga battaglia legale con il blocco dei lavori per la costruzione di 300 appartamenti in tre palazzi, due edificati dalla Matarrese e uno dalla Quistelli: vicenda che, dopo sentenze e ricorsi in Cassazione, si conclude solo nel 2001 con l'assoluzione degli imprenditori ma con la confisca dei suoli e degli immobili in quanto ritenuti abusivi (sono stati realizzati a poche decine di metri dalla battigia) e attribuiti al patrimonio del Comune di Bari. Che, nel frattempo, ha deciso l'abbattimento.

Intanto un'altra tranche giudiziaria , quella relativa al rimborso del prezzo pagato dagli acquirenti per gli appartamenti all'epoca in costruzione, sembra volgersi al peggio per le imprese edili. Infatti la Federconsumatori ha ottenuto per un suo associato l'ingiunzione di restituzione da parte della società che ha venduto l'appartamento, ovviamente non più disponibile.