sabato, maggio 27, 2006

Vudù?


Messico un mondo meraviglioso. Messico una soluzione alla malapolitica.....
Più di una caricatura: una bambolina voodoo che raffigura i candidati alle prossime elezioni per la presidenza del Messico. Stanchi dei politici che non mantengono le promesse elettorali, i messicani hanno pensato di realizzare e mettere in vendita bambole stile voodoo dei loro futuri rappresentanti: uno spillo ogni volta che glisseranno sugli impegni presi con i cittadini. In attesa del voto di luglio, per Vicente Fox, attuale presidente, e il suo sfidante, Andrés Manuel Lopez Obrador, il messaggio è chiaro: mettersi davvero al servizio della cosa pubblica, oppure "vendetta". Nella foto: bamboline di Vicente Fox e di sua moglie, Martha Sahagun

- ed ecco una foto del Volpino, Vicente Fox -

mercoledì, maggio 17, 2006

A come....

a fregnòneeeeeeee!!!!

Il 14 maggio i giornali italiani scrivevano scandalizzati: "Un italiano ultima vittima della follia xenofoba a Berlino. Un gruppo di neonazisti ha aggredito con una mazza da baseball un gelataio sardo di trent'anni".

Oggi: "Secondo la procura della capitale tedesca il giovane è caduto da solo
perché ubriaco, come dimostrano le riprese di alcune telecamere. "Quando gli è stata presentata questa prova, l'italiano ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere", ha precisato una nota.

la "vittima" -

lunedì, maggio 15, 2006

Cultura pugliese



Son cose belle......

Ciao Presidente


Ammetto che questo viso faccia tenerezza (e che l'altro viso dia una certa soddisfazione), ma quest uomo ha 81 anni. Questo Paese quando svecchierà la sua classe dirigente?

Geniale

E poi basta...


Proposte condivisibili sul campionato di Vittorio Zucconi

Alcune idee:
1) Riduzione della serie A a 16 squadre, con semifinali e finali per il titolo ed eliminatorie per la retrocessione. Una partita secca, in casa della squadra che ha finito con più punti per incentivare la classfica, secondo il criterio della quarta in casa della prima, la terza in casa della seconda e la finale in campo neutro.
2) Metà della rosa dei giocatori riservata a italiani. Se poi il Mister di turno vuol mettere in campo sempre 11 sudamericani lo faccia, ma alla fine quegli 11 arriveranno arrosto.
3) "Revenue sharing". Distribuzione equa dei diritti televisivi, per dare ai piccoli mercati competitività con i grandi bacini di utenza. Un campionato ha senso se tutti partecipano e possono vincerlo, non se è un duello Juve-Milan con Moratti che porta il tempo con il contrabbasso.
4) "Salary Cap", monte stipendi uguale o molto simile per tutte quelle che accettano la eguale fetta dei diritti, con gravissime penalizzazioni automatiche ai club beccati a fare i furbi con contratti in nero. Nel "giro" queste cose si sanno e dunque sarebbero gli stessi club a controllarsi l'un l'altro, come avviene negli Usa. E se qualche ricco uccello vuol spennarsi per ingaggiare un finto fuoriclasse, lo faccia, ma poi dovrà assumere con il resto della cassa venti Favalli o diciannove Simic per non superare il limite.
5) Abolizione di ogni barriera di sicurezza fra il pubblico e il campo, con responsabilità oggettiva della padrona di casa, senza se e senza ma. I calciatori sarebbero incentivati a non fare scene da vergine violentata a ogni spinta e le società sarebbero costrette a sorvegliare i propri ultras e ad assumersene la responsabilità, sia in casa che in trasferta.
6) "Instant replay" per i gol dubbi, con microcamere sui pali e la traversa e moviola affidata al quarto uomo che ha facoltà di interrompere il gioco, come nell'hockey su ghiaccio. Un gol è un fatto, non un'interpretazione. Moviole per altre fasi sono una idiozia da demagoghi all'amatriciana, perché fermare la partita per ogni mano in area, ogni tuffo carpiato, ogni fuorigioco, ogni spinta, ogni punizione diretta dal limite, ogni corner contestato (e perché no? Quanti gol ormai vengono da calci d'angolo?) vorrebbe dire ammazzare il paziente per salvarlo.
7) Federazione di arbitri professionali autogestita e interamente autonoma che designi i direttori delle gare e periodicamente riveda il loro operato e, in caso di insistita inadeguatezza di un proprio arbitro, sanzioni, fino al licenziamento, come avviene per gli allenatori.
8) Lega Calcio diretta da un "commissioner", a un amministratore delegato, commissario, presidente, lo si chiami come si vuole con poteri chiari e forti, estraneo ai club, in totale autonomia dalle 42 società professionistiche con contratto di ferro per imporre le misure e le punizioni che giudica necessarie, applicando, orrore!, regolamenti e leggi. Mai più assurdità come il caso Galliani, che resta ancora serenamente imbullonato al timone del relitto.
9) Nessun intervento dello Stato, in nessun caso, per nessun ricatto, per nessun motivo, volto a salvare club dalla disonestà o incompetenza o ingordigia o pura pirlaggine di presidenti. Se qualche ultras minaccia di prendere a sassate una sede in caso di fallimento o retrocessioni, si affronti il caso per quello che è, un caso di ordine pubblico minacciato da delinquenti con l'alibi della "passione" calcistica.
10) (Clausola facoltativa ma utile) Esilio in piccole emittenti locali nelle Tundra a est degli Urali o sulle montagne dell'Atlante in Nord Africa con obbligo di prestazione in miniera o mungitura di cammelle per tutti i buffoni che compaiono in trasmissioni tv soltanto, ripeto, soltanto allo scopo di far casino e strappare l'applauso precotto, ignorando che le loro sceneggiate, tutte concluse in trattoria a ridere fra di loro di quei pirla con la sciarpina che li prendono sul serio, vengono prese sul serio dai pirla con la sciarpina.
Poi riparliamo di calcio professionistico in Italia e di serie A.


- Bocce -

domenica, maggio 14, 2006

Ma proprio tutti


... ci prendono per culo. Persino l'arbitro Byron Moreno, l'ecuadoriano che molti di noi ricordano intervistato da Repubblica.

Il contestatissimo arbitro ecuadoriano che fece fuori l'Italia
"Meno male che ero io quello corrotto: ora tocca a voi"
La rivincita di Byron Moreno
"Se volete vengo ad arbitrare..."
di EMILIO MARRESE

Byron Moreno

ROMA - A Quito, Ecuador, è ora di pranzo. Byron Moreno è appena tornato da una partita arbitrata.

Ancora arbitra, signor Moreno?
"Sì sì, un torneo di ingegneri".

Ah ecco. Non è che le va di venire a dirigere anche qualche partita in Italia? Sa, siamo un po' a corto di gente onesta, ultimamente.
"Eh lo so, se mi invitano arrivo subito, sarei felicissimo".

Ha mai sentito parlare di Moggi?
"Sì, so chi è".

Ha telefonato anche a lei, per caso?
"Sì stamattina, ma ha risposto mia moglie".

Sul serio? Luciano Moggi quello della Juventus?
"Aaah no no, ho capito male, mi scusi. So chi è, ma non ci ho mai parlato"

Ha visto cosa sta succedendo in Italia?
"Eh sì, mi dispiace molto".

Molto, ce lo immaginiamo.
"Davvero. E' un peccato che per un gruppo di persone venga meno il prestigio e la trasparenza di tutto il calcio. Ma gli italiani devono essere convinti che questa gente verrà punita e il calcio sarà ripulito. Siamo molto vicini al Mondiale, c'è tanta attesa per una squadra che ha molte possibilità di vincere perché fa un calcio diverso da quattro anni fa, molto più offensivo. C'è Toni e sono molto contento che Totti abbia recuperato, per voi è un simbolo".

Insomma l'Italia stavolta potrebbe andare avanti anche se incontrasse un Moreno?
"Ma in Corea mica fu eliminata per colpa mia: la colpa era del vostro ct pauroso, di Trapattoni. Facevate un gol e tutti in difesa. Chi gioca un buon calcio non si preoccupa degli arbitri".

Sante parole. A proposito, di De Santis che dice?
"Non lo conosco, ma è una pena perdere un Mondiale così: sono occasioni che non passano più. Ho saputo che anche Carraro è coinvolto. Mi dispiace molto".

Come no.
"L'essere umano non è rancoroso. Carraro per 4 anni ha lanciato tante accuse contro di me e ora tocca a lui, mi spiace. Vi ricordo che la Fifa fece un'inchiesta su di me e mi dichiarò innocente: nessun indizio, nessuna prova".

Pensavamo che lei fosse il più marcio di tutti e invece quelli marci eravamo noi, che roba.
"Ma io amo l'Italia, voglio essere vostro amico, avete una cultura unica al mondo. Poi mi avete dato anche il Tapiro d'oro".

Anche Moggi l'ha avuto. Ma ora lei che fa?
"Il commentatore in tv e radio. E ho una scuola arbitri".

Pure una scuola?
"Sì, insegno ai ragazzi che per un arbitro contano tre cose: conoscenza delle regole, psicologia e forma fisica".

Forma fisica, lei?
"Mai avuto problemi atletici. Poi insomma, se uno fa un errore poi non lo rifà più".

Allora potrebbe aprire una scuola arbitri anche in Italia, che ne dice? Ce lo meriteremmo.
"Una volta se n'era anche parlato col mio agente italiano, poi mancavano i permessi. Ma se esistesse ancora la possibilità ne sarei felicissimo"

Nota semiseria a margine: il declino di un paese si nota da tante cose. Dall'edonismo reganiano degli anni 80 in poi, l'Italia (a parte un breve periodo) è scivolata sempre più in giù. Soprattutto le elites politico-finanziarie non hanno capito che alla fine il gicattolo si sarebbe rotto. Radio Radicale, stupidamente, l'altro giorno si stupiva che su tutti i giornali si parlasse tanto di calcio "noi ci occupiamo di politica", cianciava il direttore Bordin (e giù a leggere le pallosissime disamine di alcuni commentatori sul circo politico italiano). Ebbene questa è politica. Il calcio rappresenta un indotto importante. Dà llavoro a molti (e non parlo dei giocatori) è qualcosa di simbolico. Questo verminaio che è venuto fuori, rappresenta l'ennesima dimostrazione di un aese fermo. Senza più nessun credibilità internazionale. Un paese da pizza, spaghetti & mandolino. Peccato.

giovedì, maggio 11, 2006

Silvan in politica



Ecco un retroscena interessante escogitato da FI per evitare sorprese durante la votazione del presidente della repubblica. Ancora una volta è la Politica (la P maiuscola) a farla da padrona.

... Sorprese, dunque, non ce ne sono state. I franchi tiratori, se c´erano, non sono venuti allo scoperto. Quanto ai franchi soccorritori, nella notte i colonnelli forzisti hanno escogitato un sistema per neutralizzarli: tutti i parlamentari di Forza Italia, An e Udc hanno ricevuto l´ordine di piegare la scheda prima ancora di varcare le tende rosse, e di attraversare i «catafalchi» destinati al voto a passo di carica, in modo da smascherare chi si fermava a scrivere un nome (presumibilmente quello di Napolitano). L´esempio l´ha dato lo stesso Berlusconi, che quando ha ricevuto il foglietto giallo da un commesso l´ha piegato in due senza neanche guardarlo, è passato in una frazione di secondo attraverso le tende rosse delle cabine di legno e ha deposto la scheda nell´«insalatiera» di vimini. Neanche il mago Silvan sarebbe riuscito non diciamo a scrivere un nome ma a fare un semplice segno con la penna sulla scheda.

lunedì, maggio 08, 2006

Filmoni



Un film che ci è piaciuto moltissimo. Un film che tutti dovrebbero vedere. Una favola moderna che ovviamente gli americani non potevano gradire (stavolta però li giustifico). Un capolavoro dei fratelli Wachowski (quelli di Matrix, il primo). Dateci uno sguardo e poi ne riparliamo.

Fanatici


400 fanatici vivono circondati da migliaia di palestinesi e lo stato d'Israele deve pagare una fortuna per proteggere queste persone. Da qui si capsice perché tanti militari israeliani siano stufi i andare a rischiare la vita per questi malati.
Dopo una notte di scontri, la polizia israeliana ha preso d'assalto stamani un'abitazione palestinese nel centro storico di Hebron per sgomberare i coloni ebrei che la occupano da un mese. Tv israeliane hanno mostrato le immagini di poliziotti mentre cercano di sfondare con martelli le porte della casa Al Nazar, della quale è stata la Corte suprema israeliana a ordinare lo sgombero venerdì scorso. Negli scontri tra giovani coloni e agenti delle forze dell'ordine sono rimasti feriti 13 poliziotti. Secondo la radio militare israeliana sono stati inoltre arrestati sette coloni

- una morigerata e discreta protesta di una colona. Immagino il messaggio di pace che passerà ai suoi figli -

domenica, maggio 07, 2006

Puttanate



Siccome sono pugliese (e in Puglia di Juventus club ce ne sono a bizzeffe) e siccome ho parlato (anche per lavoro) con un sacco di tifosi juventini, mi permetto di eccepire (in maniera vezzosa ovviamente), sulla difesa della cosidetta triade juventina, da parte di poche decine di tifosi. Lo sono a pieno titolo anche quelli che ho intervistato per media, ovviamente, NON italiani e che si dicono disgustati.

sabato, maggio 06, 2006

Il campionato più bello del mondo



Ricevo e posto da Repubblica.it

Gea, calcio e grandi famiglie - la società guidata dai figli illustri

ROMA - La Gea World, società che ha le procure di circa 200 giocatori di calcio professionisti, è nata nel 2001 dalla fusione della General Athletic, fondata da Andrea Cragnotti e da Francesca Tanzi, i figli illustri degli ex-proprietari rispettivamente della Lazio e del Parma, con la Football Management di Alessandro Moggi.

Gli azionisti della nuova società erano Football Management e General Athletic al 45% a testa, e Riccardo Calleri, figlio dell'ex presidente di Lazio e Torino, con il 10%. Football Management era controllata al 60% da Moggi junior e al 40% da Franco Zavaglia, altro procuratore (Totti ha fatto parte in passato della sua scuderia) al 40%. A dividersi General Athletic con il 20% a testa erano inizialmente Andrea Cragnotti, Chiara Geronzi (figlia del presidente di Capitalia, Cesare Geronzi) e Francesca Tanzi, mentre il restante 40% era di Romafides, fiduciaria del gruppo Capitalia. Nei primi mesi di vita della nuova società, appunto la Gea, l'incarico di presidente venne ricoperto da Chiara Geronzi, poi il ruolo passò ad Alessandro Moggi, con Riccardo Calleri nei panni del vice. Direttore generale, prima che tornasse alla Lazio per ricoprire analogo incarico, era stato nominato Giuseppe De Mita.

Dalla società General Athletic erano usciti già nel 2000, prima che venisse creata la Gea World, Andrea Cragnotti e poco dopo Francesca Tanzi, mentre ad una nuova visura dell'estate 2003 anche Romafides risultava uscita da General Athletic: al suo posto erano subentrati Giuseppe De Mita e Oreste Luciani.

La Gea è stata accusata più volte da altri procuratori con denunce all'Antitrust e da personaggi vari del mondo del calcio, di essere in posizione dominante e di poter influenzare partite e risultati, sotto tiro anche per via di un presunto conflitto d'interessi (figli manager o intermediari che trattano con padri dirigenti), nel marzo 2002 la Federcalcio aveva formato una commissione di dieci membri per cercare di fare chiarezza. Nove mesi dopo, però, la commissione Figc stabilì che la Gea World operava "legittimamente e senza commettere violazioni regolamentari".

Per amare la natura....


...slurp

Il sito è questo www.treespiritproject.com

giovedì, maggio 04, 2006

Cassazione, Imi-Sir: Previti 6 anni



Assolto l'ex giudice Squillante

Dopo 14 ore di camera di consiglio, la corte di Cassazione ha scritto la parola fine sul processo Imi-Sir avviato quasi 20 anni fa. E' stata riconfermata la condanna a Cesare Previti ma con una pena leggermente inferiore: sei anni anziché sette come scritto dalla Corte d'appello di Milano.

Assolto Renato Squillante, ex capo dell'ufficio dei Gip del Tribunale di Roma condannato in appello a 5 anni di detenzione.

Cancellata anche la condanna agli eredi dell'industriale Nino Rovelli accusati di aver pagato Previti e due avvocati perché si adoperassero per aggiustare la causa Imi-Sir. La corte di Cassazione ha cancellato
le sentenze di secondo grado al figlio di Nino Rovelli, Felice (tre anni), e alla vedova, Primarosa Battistella (due anni). Per Felice Rovelli è stata dichiarata la prescrizione del reato; per Primarosa Battistella è stata annullata la sentenza di condanna.

Confermate le condanne anche per l'ex magistrato Vittorio Metta e per gli avvocati Attilio Pacifico e Giovanni Acampora. Tutti e tre hanno avuto però pene ridotte rispetto a quelle inflitte dai giudici di secondo grado.

Secondo alcuni giuristi, l'ex ministro della Difesa Previti sconterà la pena in carcere ma una diversa interpretazione rimanda all'ex legge Cirielli che permette ai condannati con più di 70 anni - Previti ha compiuto 71 anni - di pagare il debito con la giustizia agli arresti domiciliari.

mercoledì, maggio 03, 2006

Minority report


Amiche piacenti ne ho a bizzeffe (e anche a Bari), ma una come la mia amica Alexandra.....enjoy!



MINORANZE ETNICHE
Nelle ultime settimane uno stillicidio di attentati e di scontri tra esponenti della comunità e forze dell’ordine in varie città. In Parlamento battaglia sulla legge antiterrorismo

Curdi, la mina vagante che sfida la Turchia

Pugno duro del governo contro i militanti. I sintomi di una guerra fratricida all'interno della minoranza. E nel 2007 si vota per il nuovo presidente della Repubblica

Da Istanbul Alexandra Haas

Una ragazza si stacca dalla folla gridando e si getta in lacrime a cercare conforto fra le braccia di un militare altrettanto giovane, che l'accoglie senza parlare, comprensivo e rabbuiato. Una parente della vittima? Più probabilmente, solo una giovane turca sconvolta dal ritorno di violenze che la portano indietro di dieci anni.
Sono appena terminati i solenni funerali di un colonnello rimasto ucciso nell'esplosione di una mina piazzata dal Pkk. Alla moschea Kocatepe di Ankara, il 10 aprile erano presenti i maggiori rappresentanti di governo e opposizione, compreso il primo ministro Recep Tayyip Erdogan. Aprile in Turchia è il mese più crudele, quello che si trascina dietro i conflitti sorti intorno al 21 marzo, giorno del Newroz, il capodanno curdo, festa di primavera con forti connotati politici. Ma quest'anno il conflitto è ben più grave. Basterebbero queste parole di Erdogan a confermarlo: «Le nostre forze di sicurezza interverranno contro chiunque si presti come strumento del terrorismo, donne e bambini inclusi».
Una sorta di licenza di uccidere da parte di colui che in agosto era stato salutato come il primo capo di governo turco che aveva riconosciuto l'esistenza di una «questione curda», che certo non è destinata ad allentare la tensione ma serve a legittimare gli interventi dei militari nell'Est del Paese.
La situazione è degenerata il 28 marzo a Diyarbakir, ai funerali di quattro dei 14 militanti del Pkk uccisi il giorno prima dalle forze di sicurezza. Lì, nella capitale morale di un ideale Kurdistan turco, i guerriglieri dell'organizzazione separatista di Abdullah Apo Ocalan sono ancora considerati degli eroi da molta gente. La cerimonia è sfociata in una manifestazione violenta, con la distruzione di vetrine e negozi. Nei giorni successivi la guerriglia urbana si è estesa alle città vicine. I militari hanno risposto con le armi, uccidendo almeno 13 persone, fra cui tre bambini. Le violenze non hanno risparmiato la regione occidentale: a Ist anbul altre tre persone sono rimaste uccise nell'incendio di un autobus colpito dalle molotov dei manifestanti, e nei giorni scorsi la megalopoli turca è stata teatro di numerosi attentati. Uno stillicidio che testimonia la tensione latente da tempo, una bomba a orologeria che rischia di scoppiare in un Paese che sta percorrendo la strada - tutta in salita, e disseminata di ostacoli - verso l'Unione Europea.
Una situazione che, stando a molte testimonianze, si è trascinata dietro diverse violazioni dei diritti umani da parte delle forze di sicurezza. Si parla di centinaia di casi, molti che hanno come vittime dei minori. Secondo l'avvocato Cengiz Analay diversi bambini e adolescenti, fermati e portati in centri di detenzione, sono stati incappucciati, denudati, bagnati con getti d'acqua fredda e picchiati. E non sembra casuale che un ricercatore dell'organizzazione umanitaria Human Rights Watch sia stato espulso solo perché lavorava con un visto turistico.
Il sindaco di Diyarbakir, Osman Baydemir, criticato per aver elogiato in un discorso il coraggio dei manifestanti, si difende dicendo che era l'unico modo per convincerli a disperdersi senza usare la forza, ed esprime i suoi timori di uno scontro fra i popoli turco e curdo. Ma c'è chi è ancora più pessimista. Dogan Tilic, giornalista del quotidiano BirGun e corrispondente dell'agenzia spagnola Efe, arriva a ventilare la possibilità di una guerra fratricida fra curdi: «Curdi hanno distrutto negozi che appartenevano ad altri curdi. Negli anni Novanta, quando i negozi chiudevano su ordine del Pkk, i militari intervenivano per riaprirli. Stavolta invece i negozi sono stati distrutti, e lo Stato risarcisce queste perdite. E sono stati dei curdi a chiedere alle forze di sicurezza di intervenire per fermare le proteste».
Si respira una stanchezza diffusa: la gente in questi anni ha conosciuto la pace e non ha nessuna voglia di tornare indietro. Per questo è più difficile per il Pkk attrarre seguaci, mentre gli intell ettuali sempre più si schierano contro l'organizzazione separatista, che però detiene ancora un potere tale da aver tagliato fuori quella che l'anno scorso sembrava rappresentare la nuova speranza della pace, Leyla Zana. L'ex deputata incarcerata per 10 anni, osannata alla sua liberazione, è sparita dalla circolazione nonostante avesse annunciato qualche mese fa la nascita di un nuovo movimento politico. Le sue posizioni critiche nei confronti del Pkk non sono un segreto. Anche il governo turco, però, secondo Tilic, ha perso una grossa occasione: negli anni del cessate il fuoco non ha portato avanti un vero programma di riforme per risolvere la questione curda.
In questi giorni è in arrivo un appuntamento importante: verrà messa ai voti la nuova legge antiterrorismo presentata dal governo, e i deputati curdi annunciano battaglia. E sullo sfondo una scadenza cruciale: l'anno prossimo il parlamento dovrà scegliere il nuovo presidente della Repubblica. Nessuno vuole che sia l'Akp, il partito islamico, ad eleggerlo. E non è escluso che gli scontri di Diyarbakir siano stati provocati per creare una crisi che spinga ad elezioni anticipate.

Tratto da Avvenire online