Pentma vuol dire pietra, ma questo blog è solo un sassolino, come ce ne sono tanti. Forse solo un po' più striato.
martedì, maggio 05, 2009
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Un simpatico ritratto di Vittorio Feltri
Fonte:nuovasocietà.it
di Marco Bernardini
Non si è lasciato fuggire la grande occasione. Vittorio Feltri, direttore di Libero (mai definizione fu più paradossale per un quotidiano diretto in maniera oligarchica) ha dato il via al massacro della signora Lario con il titolo sparato a nove colonne, sopra la figura della ragazza la quale, sulla scena, mostrava il seno perchè il copione voleva così. “Veronica la velina ingrata” è stata a tal modo data in pasto all'opinione pubblica. Ma da chi? Vediamo facendo un poco di storia di questo elegante giornalista bergamasco. Feltri cita spesso Montanelli da quando, essendo morto, non può replicare. Ebbene Indro Montanelli fu cacciato nel 1994 da Silvio Berlusconi dalla direzione del Giornale perchè, disse, "non voglio ridurmi a trombetta di un editore in fregola di avventure politiche". Nel dicembre 1993 Feltri disse al Corriere: "Io al Giornale? Ma che cretinata. Berlusconi non mi ha offerto neppure un posto da correttore di bozze". Infatti un mese dopo Feltri diventa direttore del Giornale. Quando nel marzo 2001, durante la trasmissione televisiva "Il Raggio Verde" di Michele Santoro, Feltri dà del voltagabbana a Montanelli, questi, oramai 90enne e già malato , telefona in diretta per raccontare la verità, ricordando come Feltri si fosse messo al servizio di Berlusconi dopo che questi aveva cacciato il vecchio Indro con l'inganno e con l'aiuto della redazione alla quale aveva promesso aumenti di stipendio se si liberavano di lui. Feltri diventa paonazzo e tartaglia qualcosa mentre Indro gli dà del servo del padrone. A luglio 2006 Feltri dichiara: "Se Montanelli fosse vivo, lavorerebbe a Libero". La storia ha decretato che mai Montanelli ha scritto un solo rigo su un giornale diretto da Feltri (Europeo, Indipendente, Giorno, Borghese, Libero). Che cosa pensava di Feltri, Montanelli lo dichiarò al Corriere nel 1995: «Il suo Giornale confesso che non lo guardo nemmeno, per non avere dispiaceri. Mi sento come un padre che ha un figlio drogato e preferisce non vedere. Comunque, non è la formula ad avere successo, è la posizione: Feltri asseconda il peggio della borghesia italiana. Sfido che trova i clienti!». E difatti Montanelli, da sempre uomo di destra, nei suoi editoriali alla Voce così parlava di Berlusconi: "Ha l'allergia alla verità, una voluttuaria e voluttuosa propensione alla menzogna. Chiagne e fotte, dicono a Napoli dei tipi come lui". Tornando a Feltri, è noto che il direttore ha sempre voluto circondarsi di esperti in ogni campo. Per esempio Luciano Moggi accusato di essere il gran burattinaio di Calciopoli. L'avvocato Carlo Taormina, indagato dalla Procura di Torino per aver fabbricato prove false nel delitto di Cogne. Gianni De Michelis, pluripregiudicato per Tangentopoli, definito da Biagi "avanzo di balera" per la sua passione per le discoteche. Senza dimenticare Renato Farina (in arte agente Betulla), indagato per favoreggiamento in sequestro di persona, reo confesso, sul libro paga del Sismi. Scoperto, Farina ammette l'errore e chiede scusa. L'Ordine però lo caccia e allora anche Silvio Berlusconi lo difende con una lettera a Libero intitolata "Attaccano la libertà". Lui che aveva fatto cacciare Biagi, Santoro, De Bortoli, Massimo Fini, Oliviero Beha, i fratelli Guzzanti, Luttazzi. E per finire ecco le benemerenze passate di Feltri. Nel 1993 dalle pagine dell'Indipendente difendeva entusiasticamente Mani Pulite. Nel 1994, passato al Giornale, insinua che i giudici Davigo e Di Maggio sarebbero iscritti ad una cooperativa edilizia assieme al giudice corrotto Diego Curtò e a Salvatore Ligresti. Non è vero niente, e Feltri verrà condannato dal tribunale. Nel 2005 viene condannato per aver diffamato con un articolo su Libero del 2002 il magistrato di Potenza Woodcock. Nel febbraio 2006 condannato a Bologna a 18 mesi di reclusione per diffamazione del senatore Chiaromonte. A novembre 2006 Feltri se la prende col sindaco di Milano (titolo di Libero: Letizia Moratti, ma sei scema?) perché ha «snobbato nelle visite ai morti quelli della Repubblica sociale di Salò». Il che, agli occhi di Feltri, è veramente insopportabile e la Moratti viene chiamata a discolparsi per aver ignorato i repubblichini che, oltre a sparare su suo padre partigiano, mandavano gli ebrei nei lager e sognavano per l'Italia un radioso futuro da provincia del Reich. Del resto a lui piace sparare e ora tocca a Veronica Lario accusata di essere una “velina ingrata” da un “libero” velinaro del Potere.
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