domenica, marzo 20, 2011

Resterà sempre un piazzista

Lo sfigatissimo premier italiano che rosica di fronte alle prese di posizione di Sarkozy

fonte il secolo XIX

Su il Secolo XIX in edicola sette pagine dedicate alla crisi con la Libia

Parigi - «Sono sicuro che il popolo libico saprà distinguere tra chi ha chiuso con coraggio l’epoca fascista e chi invece ancora mantiene una logica colonialista». Silvio Berlusconi si sfoga con alcuni ministri. La Francia ha messo il piede sull’acceleratore e l’Italia ha dovuto regolarsi di conseguenza. Ma a malincuore: «Occorreva – questo il rimpianto del premier – più cautela, era necessario mettere in atto l’ultima mediazione, bisognava aspettare». Ciò non significa che l’Italia non sia al fianco degli insorti in Libia. Ma Sarkozy e Cameron «si sono mossi troppo frettolosamente». Il premier si aspettava anche il distinguo di Mosca che ieri ha preso le distanze dagli attacchi. Il dito è puntato proprio contro il presidente francese che, questo il ragionamento del Cavaliere, si presenta come «il salvatore della Libia» soltanto per interessi personali ed economici. Sarkozy, in compagnia del ministro degli Esteri Juppé, ha organizzato un summit con il segretario di Stato americano Clinton e il premier inglese Cameron: Berlusconi non è stato invitato, e non l’ha presa bene. È stato in quel vertice ristretto che, in realtà, si è deciso di stringere sull’intervento. Roma è stata tagliata fuori, relegata a un ruolo di comprimario. A inviare un messaggio chiaro è stato il ministro della Difesa: «Non faremo da affitta camere, non daremo le chiavi delle nostre basi ai nostri amici alleati», ha spiegato La Russa dando sfogo a quanto Berlusconi per ora dice solo in privato: «La Francia pensa di fare tutta da solo, sbaglia. Le basi sono nostre, siamo stati noi a metterci la faccia. Occorreva coinvolgere la Lega araba e l’Unione Africana, invece ha voluto intestarsi la guerra. Una mossa azzardata». Poco importa al Cavaliere che gli Usa e l’Inghilterra abbiano “sposato” la linea di Sarkozy. Il timore é che in ogni caso l’Italia avrà la peggio, perderà gas e petrolio nonostante il suo ingresso nei volenterosi. E allora il Capo del governo si trova tra due fuochi: da una parte una vera e propria coalizione di guerra che da ieri bombarda la Libia, dall’altra la posizione della Lega che ieri ha attaccato duramente l’esecutivo. Provocando l’indignazione dei ministri La Russa e Frattini che sono stati accusati dal “Senatur” di parlare a vanvera. Questa volta il premier non si é limitato a esprimere una semplice irritazione per le uscite di Bossi. «Può avere anche ragione, ma così rischia di delegittimarci in un momento delicato», si è sfogato con rabbia. Berlusconi non ha gradito che non siano state prese in considerazione le posizioni dell’Italia e della Germania. Ma di fronte all’intransigenza della Francia il premier ha dovuto abbassare il capo: «Non possiamo sfilarci, altrimenti verremo travolti», ha ripetuto Berlusconi. E ieri a Parigi la cosa era evidente: al pranzo ufficiale, il Cavaliere (seduto tra Zapatero e il ministro degli Emirati arabi, lontano da Sarkozy e Ban Ki Moon, ma vicino alla Ashton), ha parlato per penultimo, offrendo la disponibilità italiana per le basi e dicendosi pronto, se richiesto, a fare anche di più. Cameron, che aveva parlato prima, non poteva più ringraziarlo pubblicamente: lo ha fatto con un biglietto scritto a mano. Illary Clinton, che ha parlato dopo, come raccontano gli sherpa presenti all’incontro, lo ha invece direttamente ringraziato. Ma era tutta facciata: chi era vicino al premier racconta che dopo il vertice era molto teso, e avrebbe detto che «è vero, Gheddafi è un dittatore che sta massacrando il suo popolo, ma non è peggiore di altri che stanno facendo la stessa cosa e contro i quali nessuno interviene. Con lui avevamo stretto un accordo che ora di fatto devo rompere, è giusto farlo, in queste condizioni, ma non è una posizione facile». Nervosismo evidente all’incontro con i giornalisti in ambasciata (durato 9 minuti): non ha mai sorriso. Il Cavaliere avrebbe voluto dire di no, ma si rende conto che, «se richiesto», non potrà dire di no.

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