martedì, ottobre 19, 2010

Quando il giornalismo è grande

Fonte Corsera 
Da uno dei nostri inviati Goffredo Buccini


AVETRANA (Taranto) - Lei non ha mai smesso di chiamarlo «paparino». E i paparini, si sa, stanno al mondo proprio per aggiustare le cose, quando le cose si mettono male. Con quelle mani che la moglie Cosima, «Mimina», ancora rimpiange ogni volta che le si spacca un tubo del lavandino o le va in tilt una lampada del salotto («essì, per queste faccende mi manca pure adesso che per me è morto»), Miche' il tuttofare magari ci aveva provato anche stavolta.
Valentina Misseri con l'avvocato Russo al loro arrivo alla
 Procura di Taranto (Ansa)
Valentina Misseri con l'avvocato Russo al loro arrivo alla Procura di Tarant
Non sapeva dire di no alla sua Sabrina, e dunque ora che, sballottato dall'avvocato d'ufficio e dal peso delle prove, cambia una versione dietro l'altra arretrando dalla linea di difesa della figlia, Sabrina è frastornata come una bambina tradita nel gioco: «Deve guardarmi negli occhi e ripetermi le accuse, non lo chiamerò mai più papà», e addio anche a paparino. «Gli dicevo: Miche', ma non la sgridi mai a Sabrina nostra?», ricorda Mimina, che nella villetta di via Deledda era il maresciallo e il ragioniere. «E se io la sgrido, poi quella non mi vuole più bene», abbassava gli occhi lui, quegli occhioni azzurro-cerbiatto così incongrui sulla sua faccia di forzato delle campagne da far dire a Sabrina: «Papà è bellissimo, il più bello della famiglia. Se mi sposo,devo sposare uno così, uguale pittato».

Cosima racconta ancora: «Chiedevo a Sabrina di dare una mano in casa, chessò, di spostare una scala in corridoio... e lei zero, restava a letto. Glielo richiedevo. Zero. Allora dicevo: Miche', ma sempre niente le dici? Dille di ubbidire, meh!, che a te ti sta a sentire! Miche' non rispondeva, poi si alzava e ci andava lui a spostare la scala al posto della figlia». Chissà se anche quel 26 agosto gli è scattato il solito riflesso condizionato, chissà quale incombenza può aver risolto Miche' alla sua figlia prediletta. In fondo il processone di Avetrana si giocherà proprio su questo filo, dovrà scoprire il punto d'equilibrio che, fino al giorno in cui Sarah è stata ammazzata, ha tenuto insieme anime e corpi in quella villetta adesso assediata dalle telecamere, dagli imbecilli di mezza Italia e dalla retorica bacchettona che telecamere e imbecilli si tirano dietro. Qui ad Avetrana i muri si parlano. «Giustizia "vera" per Sarah», chiede uno striscione all'angolo di via Deledda. «Il mostro», spara dall'edicola di via Kennedy la locandina d'un settimanale tarantino con la foto di Miche'. Poiché il contagio dilaga ben oltre il territorio comunale, tg dopo tg, speciale dopo speciale, è possibile che la patria di guelfi e ghibellini si divida domani tra sabriniani e michelisti, perché la storia, si sa, è una corsa al ribasso e il lessico famigliare può diventare lessico criminale se solo si cambia lo sfondo.
Michele Misseri (Ansa/Ingenito)

Frammenti di vita domestica si rovesciano di senso
a seconda del contesto. Parole banali, tra padre e figlia, possono mutare colore, come frasi del tipo: «Sabri', ho pulito il bagagliaio della macchina, se vuoi puoi uscirci stasera». «E che ci devo fare, paparino, con la macchina stasera?». In un giorno qualsiasi, parole qualsiasi, anche perché nel bagagliaio dell'ormai famigerata Marbella rossa, Miche' caricava le sporte di arance che, notoriamente, sporcano. Parole bizzarre se pronunciate, come si narra, nel pomeriggio della scomparsa di Sarah, anche se poi Sabrina si faceva scarrozzare da altri in macchina, magari da una zia, magari dagli amici. «Se metti le corna a mamma, ti ammazzo», ripeteva, per dire, la figliola al paparino, sempre col suo sorriso da bambocciona bizzosa che l'Italia ha imparato a conoscere in questo reality horror. Frase ovvia per qualsiasi figlia devota e apprensiva, ma da rivedere attraverso la filigrana del rapporto del Rac secondo il quale Sabrina stava «sostituendosi alla madre» nelle dinamiche familiari. Vai a sapere.
Mimina, che resta uno dei personaggi più solidi di questa storiaccia - ieri ha sopportato sulle spalle incurvate le urla di «assassina» che le hanno vomitato in faccia quattro tarantine inferocite dietro la Procura - sospira sulla sua vita incatenata agli arresti televisivi: volesse mai scappare la riprenderebbero di certo in mondovisione. E guarda alla tv del tinello gli speciali e i talk show che le sgranano la sua stessa vita sotto gli occhi come un rosario. «Oh, una dice mezza cosa e ne fanno un romanzo, 'sti giornalisti. Poi nei titoli sei sempre colpevole. E la gente solo i titoli guarda». Sta imparando in fretta, questa contadina di 55 anni che sembra sempre gravata da un peso nel cuore e si sposta a fatica da una stanza all'altra, rigovernando e preparando borsoni (ieri ha mandato un cambio a Sabrina ma non ha negato nei primi giorni un po' di biancheria a Miche' già diventato orco sui giornali). Diretta a Taranto, ha scacciato i cronisti e i microfoni come mosche fastidiose, mentre Valentina, la figlia grande, strillava «è colpa vostra se Sabrina sta in prigione!» contro quegli obiettivi che hanno immortalato generosamente le recite della sorella in queste settimane.
Miche', nella casa, è una mancanza. Sabrina una mancanza e, assieme, un dolore insopportabile. «Facevano fronte comune contro di me, lui e lei», dice Cosima. «Lui aveva un debole per lei e lei per lui», sospira Valentina, senza gelosia apparente. Adesso stanno nello stesso carcere e giorno dopo giorno il processo li metterà contro. Pare che Miche' l'abbia scoperto solo ieri, perché è in isolamento. Qualche bravo ragazzo della prigione gli ha detto: «Misseri, pure tua figlia è inquilina nostra: è stata arrestata, non sapevi?», e lui, nell'area di sicurezza, c'è rimasto quasi secco, senza parole.
Bisogna aver passato qualche giorno nella casa di via Deledda per capire il mix di rancore e amore che ancora circonda Miche', come se i suoi smottamenti progressivi da orco ad assassino part-time fossero sempre più insopportabili, perché suonano come un patto violato o una bestemmia nel lessico familiare. Né Cosima né la figlia Valentina credono davvero alla storia della violenza sessuale che ora anche lui ha deciso di negare. In questi corridoi, in queste stanze, non si respirava la paura, non s'aggirava un bruto. Ma allora qual è il movente? «Il trattore», dicono mamma e figlia, come se raccontassero un sogno. Quel trattore sempre rotto, per il quale Miche' chiedeva sempre soldi a Mimina, l'economa di casa. «Dai e dai, mio marito era esasperato, ce l'aveva con me per i soldi. Quel giorno, proprio mentre provava ad aggiustare il trattore e gli dava gran cazzotti sul motore, gli è apparsa davanti Sarah che somigliava tanto a me alla sua età e...». Chissà se qualcuno avrà mai il coraggio di verbalizzare questo delirio. Chissà cosa resterà, alla fine, di paparino e di Sabrina, dei loro batticuori tra padre e figlia ridotti a verbali d'interrogatorio.

Nessun commento: