venerdì, febbraio 08, 2008

La Cosa Rossa decimata



Marco Damilano per “L’espresso”
Franco Giordano non ci dorme la notte. Toccherà al segretario di Rifondazione avvicinare i compagni parlamentari uno a uno e comunicare la brutta notizia: non saranno ricandidati. Addio a Francesco Caruso, e poco male, rischiano il posto Ramon Mantovani e Giovanni Russo Spena che hanno tre legislature alle spalle, e tanti altri, perfino un deputato modello Vladimir Luxuria. Come se non bastasse, ci si mette anche il Forum delle donne a reclamare il rispetto dell'alternanza uomo-donna nelle liste: soprattutto nelle posizioni di testa, dove scattano gli eletti.

Un bel rompicapo per Giordano. Colpa degli esuberi: nel 2006, trascinato dalla vittoria dell'Unione, il partito di Fausto Bertinotti elesse 40 deputati e 27 senatori (compreso il ribelle Franco Turigliatto). Alle prossime elezioni, se tutto va bene, la Cosa rossa dovrebbe contare tra i 40 e i 50 deputati e non più di 15 senatori: ma da spartire con gli altri partitini della sinistra radicale, Sd di Fabio Mussi, il Pdci di Oliviero Diliberto, i Verdi di Alfonso Pecoraro Scanio. Di questi Rifondazione ne chiede la metà: fanno 20 deputati e sei o sette senatori, una miseria. Mentre la Cosa rossa, che ora nel complesso vanta 93 deputati e 46 senatori, ritornerebbe in Parlamento più che dimezzata.
Un disastro annunciato che spinge i capi della sinistra a chiedere al Pd di studiare almeno un apparentamento tecnico al Senato. E che ha arroventato il clima all'interno dell'Arcobaleno. Sospetti, accuse, ripicche: e meno male che la trattativa sulle candidature non è ancora iniziata. Mussi, per esempio, si è messo in mezzo per evitare che il simbolo elettorale fosse la somma di quelli dei quattro partiti. E chiede a gran voce un ripensamento anche su Bertinotti come candidato premier della Cosa rossa. Il presidente della Camera, per la verità, non aveva una gran voglia di correre.

È stato costretto a scendere in campo perché qualsiasi altra scelta, a partire dal suo pupillo Nichi Vendola, avrebbe dilaniato Rifondazione. Il nuovo uomo forte del partito, il ministro Paolo Ferrero, aveva già cominciato a tessere la tela, forte del rapporto con Mussi che in partenza gli preferiva Vendola. Ma un'eventuale candidatura di Ferrero significherebbe un fatto storico: il tramonto di Bertinotti in Rifondazione. Il presidente nel partito ne parlano come un notabile lontano dalla base.

E le sue ultime mosse hanno creato solo malcontento. Il governo istituzionale, per esempio: se l'operazione fosse decollata con la benedizione di Bertinotti, un drappello di parlamentari rifondaroli avrebbe votato contro le direttive del partito. Anche la sua candidatura alla guida della Cosa rossa non è stata accolta con grande entusiasmo. Su Aprile On line, il sito della ex sinistra Ds, sono arrivati in poche ore decine di mail di protesta. "Una proposta sbagliata, narcisistica", scrive Piero Ancona. "Ma Bertinotti non aveva annunciato il ritiro? Complimenti per il metodo sovietico" (Tore Melis). "L'ennesima occasione persa di rinnovamento" (Alessandro Viviani). "Carismatico? ma che c... dobbiamo farci col carisma di Bertinotti, mica dobbiamo vendere pentole" (anonimo). Per questo il Subcomandante Fausto alla fine potrebbe ritirare la sua disponibilità. Offesissimo.

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