domenica, febbraio 03, 2008

Un uomo, un mito



Lele Mora condannato per evasione deve al fisco 5,6 milioni di euro. Lo attesta una sentenza della Commissione Tributaria di Bergamo

ROMA - Nuovi guai per Lele Mora. La sua società di intermediazione e servizi per lo spettacolo deve 5,6 milioni di euro al fisco, che gli ha contestato di aver scaricato indebitamente spese per ville, barche, auto utilizzate da artisti e personaggi con i quali aveva rapporti di lavoro. Ma anche per l'acquisto di capi di abbigliamento e orologi, nonché per un viaggio Milano-Cuba regalato a Maradona. La commissione Tributaria di Bergamo ha respinto in primo grado il ricorso fatto dalla Management Srl per contestare i risultati di un controllo degli ispettori dell'Agenzia delle Entrate di Treviglio.

A Mora sono state contestate le spese sostenute negli anni 2003-2004, tra le quali l'affitto di autovetture e case in Sardegna e l'ormeggio di una barca data in uso gratuito a terzi. Mora, che ha contestato la ricostruzione delle detrazioni "indebite", ha però perso in primo grado il ricorso ed è stato condannato - con sentenza depositata lo scorso 27 dicembre - dalla commissione tributaria provinciale di Bergamo a pagare 2,7 milioni di euro per il 2003 e 2,9 milioni per il 2004 a titolo di imposte e sanzioni. All'importo, gli uffici dell'Agenzia dovranno aggiungere le somme dovute a titolo di interesse.

Le spese contestate - hanno stabilito i giudici tributari - "fanno riferimento a componenti negative che non presentano caratteristiche tali da essere pacificamente ricondotte a quelle dotate di inequivocabili caratteri di inerenza all'attività esercitata". Come dire, non viene provato un uso strettamente collegato all'attività svolta.

Tra i costi dedotti e contestati dal fisco, quasi 1,1 milioni di euro per l'affitto di case a Milano e in Sardegna usate per ospitare personaggi dello spettacolo e dello sport durante periodi di lavoro o di vacanza. Tra le spese scaricate, però, la Management ha cercato di inserire anche l'affitto della casa di Milano data in uso, come dipendenti, allo stesso Lele Mora e a suo figlio Mirko. La spesa in questo caso era di 220 mila euro per i due anni, molto più alta dello "stipendio" pagato ai due - rispettivamente 10.593 euro a Lele e 8.366 a Mirko - e il fisco non ha quindi riconosciuto la quota di spesa eccedente la normale retribuzione. Tra i costi dedotti, poi, erano stati anche considerati 27.000 euro - anche questi non riconosciuti dagli ispettori - utilizzati per la manutenzione di Villa Le Pleiadi a Porto Cervo.

Barche e auto sono un conto a parte. La società ha tentato di scontare dall'erario le spese per l'ormeggio di una barca (circa 25.000 euro nel 2003-2004) da dare in uso gratuito a terzi. Il fisco ha però sostenuto - e il tribunale ha confermato - che l'imbarcazione "non è stata utilizzata come bene indispensabile per l'esercizio dell'impresa". Tra barche, pacchetti voli e auto affittate, il conto scaricato dalle tasse vola fino a 657 mila euro. Altre spese sono indicate in dettaglio: 128 mila euro per il noleggio (in due anni) di un'automobile, 43 mila euro di spese per parcheggi e 11 mila euro per l'assicurazione.

Il Fisco non ha riconosciuto 234 mila euro di conti per locali e ristoranti che non avevano una corretta intestazione (quindi potevano essere state fatte da chiunque) ma anche le spese - per un totale di 254.953 euro - di ricevute che documentavano l'acquisto di fiori, orologi, abbigliamento, arredo casa, elettrodomestici e soggiorni in alberghi.

Nel mirino sono finite le spese effettuate con soggetti con i quali Mora non risulta aver avuto rapporti commerciali. Sul conto finale, è una tegola da 27 mila euro dovuta al mancato riconoscimento a fini fiscali di biglietti aerei per l'Avana - viaggi fatti anche da parenti - per organizzare un concerto di Zucchero che poi non si è mai tenuto, per un volo Milano-Cuba di Diego Armando Maradona, che il legale della società ha ammesso essere un regalo.

La sentenza ricostruisce anche il tentativo di trovare un accordo tra Mora e l'Agenzia delle Entrate. I legali della società, sperando in uno sconto del 50%, avevano chiesto un finanziamento di 3 milioni di euro. Ma poiché la legge consentiva per chi firma un accertamento per adesione uno sconto limitato al 20%, l'accordo è sfumato e la società ha presentato un ricorso che la commissione Tributaria di Bergamo ha poi respinto.

da Repubblica.it

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