Fonte:corriere
Viaggio a Zingonia, la «città ideale»,
tra cumuli di rifiuti e spaccio a cielo aperto
Nei «missili» di questo lembo di terra a 20 km da Bergamo convivono degrado e disperazione
metà dei 33mila abitanti è costituita da immigrati. Il sogno infranto del quartiere modello
Viaggio a Zingonia, la «città ideale»,
tra cumuli di rifiuti e spaccio a cielo aperto
tra cumuli di rifiuti e spaccio a cielo aperto
Nei «missili» di questo lembo di terra a 20 km da Bergamo convivono degrado e disperazione
LA CITTA' CHE NON C'E' - Zingonia rappresenta un paradosso: non è una Comune, non è un quartiere. Ma allora che cos’è, oltre ad essere un sogno infranto? Facciamo un passo indietro, alla prima pietra posata nel ' 65, dove la previsione, appunto, era quella di organizzare un tessuto urbanistico di 50 mila abitanti, da un'idea del costruttore e imprenditore Renzo Zingone, da cui ricava il nome. Zingone per il suo progetto per la costruzione di una città ideale sotto la giurisdizione di Ciserano (Bergamo), si ispirava ad un modello europeo che prevedeva la nascita di palazzi residenziali e villette seriali in aperta campagna, intelaiate in un reticolo abitativo pensato come quartiere "modello e industriale al tempo stesso", vicino alle fabbriche e ai luoghi di lavoro, a pochi chilometri da Bergamo. Oltre che un'ambizione spezzata, Zingonia oggi è un'area frammentata sotto il controllo dei cinque comuni della pianura bergamasca: Osio Sotto, Boltiere, Verdello, Verdellino e Ciserano. Il quartiere modello venne però progressivamente abbandonato a se stesso. Nel corso degli anni la situazione è andata degenerando. Oggi gli immigrati stranieri costituiscono la metà degli abitanti dell’area; all'inizio degli anni 60' erano sempre gli immigrati ad essere in maggioranza ma a quei tempi provenivano dal Sud d'Italia.
SPACCIO A CIELO APERTO - Siamo entrati nel primo «missile» accompagnati da Khalika, un giovane senegalese che ci protegge dagli sguardi sospetti. Lo scenario è desolante: palazzi fatiscenti, appartamenti sfitti o sotto sequestro che sono il terreno di caccia dei clandestini, aree sigillate, spaccio a cielo aperto, più di 60 alloggi murati degli oltre 200 previsti, la quotidiana «guerra dell' acqua» dovuta al mancato pagamento di bollette alla Bas, l'azienda pubblica che gestisce gran parte degli acquedotti a Bergamo e dintorni (dal 2005 a oggi c'è un buco di quasi 400mila euro). Oggi l'acqua in parte c'è, tranne che in una delle sei torri, ma occorre scendere con le taniche in cortile a fare il rifornimento per potersi fare una doccia o un piatto di pasta. «La buona volontà ce la mettiamo - dice Malika, 42 anni, un'adetta alle pulizie senegalese che lavora in una ditta alle porte di Bergamo - ma nessuno qui vuole pagare anche per quegli inquilini che se ne sono andati da anni. Molti di noi non lavorano e quando bussiamo per chiedere il pagamento dell'acqua non ci aprono la porta».
«TERRA DI NESSUNO» - Saliamo le scale di uno dei palazzi Athena - dopo aver superato i cumuli di immondizia abbandonati da più di un mese, mentre da uno dei tombini sgorga lentamente l'acqua che ha formato uno stagno permanente, in un angolo che sembra essere usato spesso anche come gabinetto di fortuna -, e troviamo una delle porte degli appartamenti murati abbattute con trapani e picconi. «E' la terra di nessuno - dice Kama, un ragazzo di 19 anni che vive all'interno dei complessi -. Non c'è legalità, manca ogni forma di controllo. Ci sono le pattuglie, passano i carabinieri, ma nessuno fa nulla. Tutti fanno finta di niente».
Ambra Craighero
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