giovedì, gennaio 27, 2011

Postribolo parlamentare

Fonte Corsera

La Camera voto no alla sfiducia
Bondi resta ministro
I voti contrari sono stati 314, mentre i sì sono stati 292
e 2 gli astenuti.

Il voto sul ministro dei beni culturali A Montecitorio


MILANO - L'Aula della Camera ha respinto le mozioni di sfiducia nei confronti del ministro dei Beni culturali Sandro Bondi: 314 no, mentre i sì sono stati 292 e 2 gli astenuti. I presenti al voto erano 608, i votanti 606, la maggioranza richiesta 304. La maggioranza ha espresso lo stesso numero di voti registrato il 14 dicembre sul voto di fiducia al governo.
L'appuntamento era iniziato alle 16 e il programma prevedeva che i deputati di maggioranza e opposizione votassero la mozione di sfiducia contro il ministro dei Beni culturali, presentata dall'opposizione dopo i crolli a Pompei. La bocciatura appariva abbastanza prevedibile, vista anche l'assenza di diversi deputati del Centrosinistra, impegnati a Strasburgo al Consiglio d'Europa. Il ministro, nel suo intervento in Aula, aveva respinto al mittente le accuse e aveva contrattaccato: «La cultura è stata uccisa dalla sinistra».

DIFESA - Prima del dibattito il Pdl aveva fatto quadrato attorno al titolare della Cultura e anche il leader della Lega, Umberto Bossi, guardava con ottimismo al voto. Il Senatùr si era infatti detto convinto che Bondi sarebbe rimasto ministro, anche se aveva ribadito che «non bisognava ridursi così. Hanno lasciato andare tutto in malora perché pensavano che tanto poi il Nord gli avrebbe mandato i soldi. È stato un modo per spillarci soldi - attacca Bossi riferendosi alle condizioni di degrado dei siti archeologici pompeiani costati a Bondi la mozione di sfiducia - perché non è possibile che in tanti anni nessuno si sia accorto che crollava tutto». La maggioranza, d'altra parte, ha continua a premere in queste ore perché venga ridiscusso il ruolo del presidente della Camera Gianfranco Fini. Bossi non usa mezzi termini a riguardo. «Mi pare che si debba dimettere» sottolinea il numero del Carroccio, secondo il quale un passo indietro del leader di Montecitorio sarebbe una «opportuna»

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SFIORATA RISSA - Durante la votazione si è anche sfiorata la rissa nell'aula della Camera tra i finiani Fabio Granata e Nino Lo Presti sulla mozione di sfiducia al ministro Bondi. I deputati segretari avevano chiamato Fabio Granata a votare che però si stava attardando a rispondere alla chiama. Giampaolo Dozzo lo esorta ad andare a votare. Granata gli risponde male. A un certo punto, però, scoppia un alterco tra lui e Lo Presti, sedato poco dopo. Ma non finisce qui: mentre i due vengono divisi dai commessi, Lo Presti ha un altro alterco con il deputato leghista Stefano Allasia che si prende uno schiaffo. Il vicepresidente Maurizio Lupi ha fatto appello alla calma, ma non ha sospeso la seduta, contrariamente a quanto reclamavano dai banchi del Pd. Poco dopo, Lo Presti ed Allasia si sono «chiariti»: il deputato finiano è andato a chiacchierare con il leghista ai banchi del Carroccio. Il sereno, pare, non dovrebbe essere invece tornato tra Granata e Lo Presti: prima di lasciare l'Emiciclo, Lo Presti ha gridato al suo compagno di partito e corregionale (sono entrambi siciliani) «ti aspetto all'uscita».

TERZO POLO - Prima di entrare in aula il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini aveva chiarito che il Terzo Polo avrebbe votato la sfiducia, perché «non condivide l'operato» del ministro. Comunque, aggiunge il leader centrista, «lo sanno anche i bambini dell'asilo che Bondi avrà la maggioranza». Dello stesso avviso Francesco Rutelli, leader di Api.

SIT-IN - Intanto i 100 autori e in generale il movimento "Tutti a casa", che raggruppa varie associazioni e lavoratori dell'audiovisivo, hanno organizzato un un sit-in in Piazza Montecitorio nel pomeriggio. Successivamente è prevista la consegna di una lettera ai capigruppo dell'opposizione per sollecitare i parlamentari a votare la sfiducia a Bondi.

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