mercoledì, agosto 30, 2006

Vibratori per il popolo!!!

E' ancora protesta in una scuola media di Pordenone per la presenza, nel corpo insegnanti, della professoressa con la passione per le foto hard. La vicenda si trascina da un paio d'anni - anche con risvolti giudiziari - ma le proteste sono riprese recentemente quando, appunto, si è saputo che la docente era stata assegnata, per il secondo anno consecutivo, alla stessa scuola media.

I genitori dei ragazzi non si fanno una ragione del fatto che la professoressa di Lettere, assolutamente integerrima sul lavoro, quanto disinibita fuori, tornerà a insegnare ai loro figli. Le famiglie, già nel mese di giugno, avevano chiesto e - secondo quanto riferito da alcuni testimoni ottenuto dal dirigente scolastico - rassicurazioni sul fatto che la docente sarebbe stata trasferita in un altro istituto. Ciò non è avvenuto e ora a Pordenone si è scatenata una sorta di "caccia alla porno prof".

La professoressa non è nuova ai clamori suscitati dalle sue foto. Quattro anni fa, i suoi alunni avevano scoperto le immagini 'hard' su internet e, dopo averle stampate, le avevano appiccicate sui muri del bagno della scuola, con didascalie non proprio rispettose della loro insegnante.

Quest'ultima aveva presentato una denuncia contro ignoti per diffamazione e ingiurie, sostenendo fra l'altro di non essere il soggetto ritratto nelle foto. Nei mesi scorsi, il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Pordenone l'ha però condannata a cinque mesi di reclusione (pena sospesa) per simulazione di reato in quanto, durante il procedimento penale, è stato accertato che era effettivamente lei la donna ritratta senza veli. La vicenda è ora all'esame dei giudici di secondo grado ai quali la professoressa ha presentato ricorso.

Secondo il legale della donna, Sergio Gerin, "siamo di fronte a un tentativo bello e buono di discriminazione: è come se si lamentassero che un docente è gay o musulmano". Nell'annunciare che tutelerà in ogni sede la sua assistita, Gerin ha spiegato che, a suo parere, "non è possibile arrivare a dare giudizi sulla sfera personale dell'insegnante". "Qualora il dirigente scolastico o il Provveditore dovessero adottare dei provvedimenti contro la professoressa - ha anticipato - interpelleremo il giudice del Lavoro e, se servirà, anche il Tar".

articoli e notizie trovati in rete

domenica, agosto 20, 2006

Posta

Lettera di Marco Travaglio a l’Espresso

Caro Giampaolo, ti ringrazio per il garbo con cui, pur in parziale dissenso da me, hai ricostruito la buffa polemica intorno al "Beriatravaglio". Anch'io, come te, penso che sia meglio che i Ds siano "figli di Fassino che di Beriatravaglio". Dei Ds Fassino è il segretario, mentre io non sono nulla. Non faccio il politico, non pretendo di "dare la linea" a nessuno. Faccio semplicemente il giornalista, collaborando da free lance con i giornali che mi ospitano e cercando di raccontare fatti, possibilmente veri.

Sai quando sono diventato Beriatravaglio? Quando ho elencato sull' Unità i colletti bianchi (tutti fuori dal carcere) che l'avrebbero fatta franca grazie all'indulto gabellato per "svuota-carceri". E quando, l'indomani, su Repubblica, ho intervistato l'avvocato Sergio Bonetto, parte civile per le vittime dell'Eternit (3 mila morti da amianto) nel processo di Torino, preoccupato sia per l'indulto esteso alle "morti bianche" sul lavoro, sia per le voci di un'amnistia in autunno.

L'indulto, scontando preventivamente 3 anni di pena ai big boss dell'Eternit e dunque liberandoli dalla prospettiva di finire in carcere in caso di condanna, li avrebbe scoraggiati dal proposito di risarcire subito le vittime in cambio del patteggiamento: tant'è che la sola voce di un'amnistia aveva fatto saltare le trattative - ormai a buon punto - con i rappresentanti della multinazionale per un risarcimento immediato. I due articoli non hanno ricevuto smentite: era tutto vero. In compenso, sul "Foglio", Adriano Sofri mi ha dato dello "squadrista" e poi del "cretino".

L'avvocato Bonetto ha inviato una lettera al "Foglio" precisando che quanto avevo scritto è la pura verità, ma il "Foglio", molto democraticamente, non l'ha pubblicata. Un paio di giorni dopo Staino mi ha dipinto come un corvaccio, il "Berjatravaglio" appunto, accusandomi di indurre Bobo a pensar male dei dirigenti Ds. Come vedi, l'oziosa diatriba su giustizialismo, regime, estremismo e riformismo c'entra ben poco. C'entra molto la cronaca. Credo che se molti lettori apprezzano quello che scrivo non è perché siano "estremisti", "intolleranti", "sospettosi", "manichei", o perché io li spinga a "succhiare il chiodo del loro livore".

Ma è perché vogliono continuare a essere informati sui retroscena e sulle conseguenze di certe scelte del governo, anche se, anzi proprio perchè lo considerano il"loro"governo.Se s'incazzano,non è per "acidità", ma perché avvertono una certa distanza fra le promesse elettorali e gli esordi della nuova legislatura, fra un indulto salva-furbetti e una legge anti-intercettazioni. Forse è per questo che anche qualche elettore Ds mi legge con interesse: perchè sono abituato a scrivere quello che so e vedo, a chiamare porcate le porcate, sia quelle di Berlusconi, sia quelle dell'Unione, sia quelle di Berlusconi e Unione insieme.

Proprio come facemmo sull'Espresso negli anni della Bicamerale, quando tu e Claudio Rinaldi coniaste l'immortale "Dalemoni", raccontando gli effetti nefasti di quell'inciucio e di quella controriforma, poi fortunatamente naufragati. Anche allora gli elettori dell'Ulivo ci ringraziavano. Gli eletti molti meno: preferivano inciuciare al riparo da occhi e giornali indiscreti. Tant'è che tu fosti escluso dalle feste dell'Unità. Quest'anno hanno escluso me. Magari, se fossimo davvero i nipotini di Berija, ci farebbero ancora entrare.

Se piace a lui



A Las Vegas si festeggia il 40esimo anniversario di Star Trek. All'Hotel Hilton i 'trekkies', vestiti come i personaggi di una delle serie della saga tv, stanno celebrando il primo episodio della 'serie classica', andato in onda l'8 settembre 1966.

Selene!!! Perché non sei lì?

sabato, agosto 19, 2006

A very little man



A questo miserabile dedico un post. A questo piccolo uomo per cui le italiane sono tutte puttane e gli italiani (quando va bene) dei debosciati. A questo piccolo miserabile che si e' creato un Corano a suo personale uso e consumo. Certo, i delitti d'onore (aboliti in Italia nel 1981!!!) sono una cosa che conosciamo. Soprattutto io che sono meridionale. Ma quello che questo piccolo e miserabile uomo ha fatto non puo' essere giustificato. I leader religiosi della comunita' pachistana facciano qualcosa e dimostrino un po' di riconoscenza verso il paese che li ha accolti.

Secrets & Lies



Trascritto dal Corriere della Sera

«Si accaniscono su di me, mi accusano di assumere atteggiamenti da cristiana e non da musulmana. Mi dicono: sei una cretina, una stupida maledetta. Mia madre, come il resto della famiglia, si limita agli insulti e ai richiami. Mio padre invece ...». Il primo j'accuse di Hina viene raccolto nero su bianco nella caserma dei carabinieri di Villa Carcina. Sono le 11.50 del 4 marzo 2003. La ragazza ha 17 anni. È stata rintracciata dopo l’ennesima fuga da casa. Quando si rende conto che la vogliono riconsegnare alla famiglia, decide di raccontare ciò che prima aveva sussurrato solo alle amiche più intime: «Con i miei ho un rapporto conflittuale. Mi impediscono di vivere come una qualsiasi ragazza di cultura occidentale. Mi hanno ritirato dalla scuola, nonostante io studiassi con profitto e nonostante volessi continuare ad andare a scuola, perché un amico dei miei genitori li aveva avvertiti che io fumavo sigarette, e siccome alla donna, stando alle leggi coraniche, è vietato fumare, per potermi controllare meglio mi hanno impedito di continuare gli studi».
Allontanandosi dalla famiglia, Hina è fuggita dal presente ma anche dal futuro. E spiega: «Io sono promessa sposa a un mio cugino, figlio della sorella di mia madre, che neanche conosco e che attualmente vive in Pakistan e con il quale dovrei unirmi in matrimonio non so quando. I miei genitori mi contestano sempre il fatto che io assumo comportamenti e seguo i modi di vivere della cultura italiana anziché rispettare la tradizione pakistana e per questo vengo maltrattata sia moralmente che verbalmente e fisicamente. Questo sia da parte dei miei genitori che da parte delle mie sorelle, fratelli e anche di mio cognato Mahmood (il terzo uomo ricercato per il delitto, ndr), marito di mia sorella».
Arrivata in Italia con madre, sorelle e fratelli nel 1999, Hina si era ricongiunta al padre quando aveva quattordici anni. Ha subito imparato la lingua, stretto amicizie, insistito per andare a scuola. I primi, violenti litigi in famiglia, risalgono all’estate del 2002. «Era luglio, non ricordo la data esatta - racconta Hina - mio padre tornava dal lavoro intorno alle 18.30, mi picchiava davanti all’intera mia famiglia armato di un bastone di legno con il quale mi colpiva su tutte le parti del corpo, tra l’indifferenza totale dei miei familiari. Nonostante le ferite non sono mai stata portata all’ospedale». Poi ricorda di essere stata trasportata al pronto soccorso dell’ospedale di Gardone Valtrompia. Il bastone impugnato dal papà le aveva rotto il pollice della mano sinistra. «Mi hanno medicata e messo una stecca - racconta Hina - Il medico ha chiesto come avevo fatto a farmi male e la mamma ha risposto che ero caduta con la bicicletta ».
Dai pugni, al coltello. Era il mese successivo, agosto. «In casa non c’era nessuno - ricorda Hina - mia mamma si trovava in Pakistan. Uno zio che abita a Inzino aveva raccontato a mio padre che continuavo a fumare. Lui allora mi ha preso a schiaffi e rinchiuso in camera a chiave. Poi è tornato con un taglierino: mi ha preso il braccio sinistro ferendomi all’altezza dell’avambraccio e del polso. Io mi sono difesa dandogli uno schiaffo e un calcio nelle parti intime ».
Il rapporto con il padre si carica di tensioni. Hina «la ribelle» non solo osa fumare, addirittura reagisce con violenza alla violenza del genitore che «la vuole domare». Hina sta diventano un «problema» per l'intero gruppo parentale. Ed è sempre quando qualcuno «fa la spia» che si scatena la violenza tra le mura domestiche. «Tra novembre e dicembre dell’anno scorso - racconta ancora Hina ai carabinieri - qualcuno aveva raccontato a mio cugino, figlio della sorella di mia madre, che avevo fumato mentre ero in ospedale a Brescia per accudire il mio fratellino che era ricoverato. Quando sono tornata a casa sia mia madre sia mio cugino, alternandosi, mi hanno picchiato con schiaffi su tutto il corpo». Il racconto di Hina prosegue, e affonda nel dolore e nell’angoscia più intima. Emerge il profilo di un padre-padrone che arriva anche a sostituire la mano dispotica e violenta con quella incestuosa: «...Nell'allontanarmi gli dicevo: cosa stai facendo? - racconta Hina - sono tua figlia, lo dico alla mamma. E lui mi ha risposto: lo sa già». Hina non sa dire se è vero o falso. Sa solo che le attenzioni morbose del padre si moltiplicano. Ha paura. «Una settimana fa - racconta - mentre facevo i mestieri mi ha chiamato in salotto dicendomi che doveva farmi vedere una cosa che era sporca. L’ho raggiunto e mi ha afferrato per il polso sinistro, torcendomi il braccio dietro la schiena mentre con la mano destra mi tappava la bocca e con il piede destro socchiudeva la porta. Mi ha spinto sul divano-letto che si trova accanto alla porta. Dopo avermi messo supina mi ha imbavagliato la bocca con la sciarpa che avevo al collo per impedirmi di gridare». Lui sul suo corpo di ragazzina indifesa e terrorizzata. Il ricordo è recente, particolari pochi, ma inequivocabili. «Sono riuscita a liberarmi e a urlare - racconta Hina - sono arrivati nel salone i miei due fratellini: mio padre diceva che dovevano andar via, io li invitavo a restare con me. Allora è andato via lui».
Solo bugie, per il padre e la madre. Imbarazzanti bugie che aggiungono fango ad una famiglia già messa all'indice per la «figlia ribelle». Aveva diciassette anni, Hina, quando ha avuto il coraggio di mettere nero su bianco la sua prima denuncia, che poi smentirà a denti stretti. Di denunce contro il padre-padrone ne farà altre due. E ritirerà pure quelle.
Nunzia Vallini

Quando il cuore non batte a sinistra



Jurgen Klinsmann, ex c.t. della Germania, rifiuta accostamenti di tipo propagandistico. I fatti: la sezione berlinese del partito socialdemocratico (Spd) tedesco aveva sfruttato la sua immagine, utilizzando un sosia del biondo allenatore. L'idea era quella di accaparrarsi consensi grazie all'immagine dell'allenatore, capace di conquistare un positivo 3° posto al recente Mondiale casalingo, nonostante una squadra molto giovane.

venerdì, agosto 18, 2006

Mario & Pippo



Dopo le ultime dichiarazioni del fratello del lìder maximo Raul, Mario e Pippo Santonastaso hanno richiesto di entrare nel politburo all'Avana.

Ecco le sagge parole(e queste sono vere): "Fidel sta bene. Mobilitati migliaia di riservisti".

Ma perché quest uomo non si siede su di una panchina a dar da mangiare ai piccioni?

mercoledì, agosto 16, 2006

Rubato a Selene



È una copertina che trascende il giornalismo e fa un'incursione nell'arte. Parere personale.

Vesciche


A cadere nei tranelli del traduttore automatico questa volta è l'amministrazione delle strade del Galles. Un cartello bilingue (come impone la legge) a un incrocio molto trafficato invita i ciclisti a scendere dalla bicicletta nella versione inglese, ma in quella in gaelico dice più o meno: "Capovolgimento di vescica infiammata". I gruppi autonomisti insorgono: "Succede spesso, la nostra lingua è trascurata", l'amministrazione risponde che investigherà.

Dichiarazione furbissima

Napoli, scippi e aggressioni nonostante 'Ferragosto sicuro' (e meno male)
Ma la microcriminalità non si arresta: ieri 3 le vittime dei balordi
Il sindaco: "Sono fatti che disonorano, però a Catania è peggio".

Adesso che lo dica uncittadino incazzato, magari è comprensibile. Che lo affermi il sindaco, forse, è una scelta infelice. Ma in fondo non c'è sempre qualcuno più terrone di noi?

lunedì, agosto 14, 2006

Norimberga piccolina

Quando Fouad Siniora,il premier libanese, s'interruppe commosso ad una riunione della Lega Araba, molti, soprattutto in Italia, dissero che era stato architettato. Le stupidaggini che propagano alcuni sedicenti organi d'informazione favoriscono la confusione. Un esempio? Questa favola sul fatto che la tragedia di Qana sia stata "postuma": bombardamento all'una di notte e morti alle 8 del mattino. Adesso il ministro degli esteri D'Alema (meglio tardi che mai) se ne rende conto di persona. Io sono stato tre volte a Beirut nella mia vita e pensare che una città del genere sia stata ridotta a un cumulo di macerie mi fa uscire di senno. Semplicemente perché non è giusto. Se le bombe d'Israele fossero intelligenti come dicono come giustificare oltre 1000 morti civili. Spero che qualcuno abbia il coraggio, Human Rights Watch, ad esempio, di considerare Ehud Olmert un criminale di guerra. Se queste cose fossero successe negli Usa l'esecutivo Bush avrebbe scaricato l'atomica sul paese aggressore. Qui non succede nulla. Neppure una censura diplomatica. Questa non è giustizia.

Stralci di un pezzo su D'Alema.

"Questa guerra è stata una tragedia, una tragedia per tanti civili, una tragedia politica". Massimo D'Alema, visibilmente impressionato, commenta così mentre il ministro degli Esteri libanese Fauzi Sallukh lo porta in visita alle macerie dei quartieri di Beirut sud rasi al suolo dalle bombe israeliane che cercavano di snidare gli hezbollah. "Bisogna uscire rapidamente dal clima di odio e creare le condizioni per una pace durevole" dice D'Alema, da questa mattina a Beirut. Una visita con obiettivi precisi. Prima di tutto verificare le condizioni per il rilascio dei due soldati israeliani il cui sequestro è stato la causa di tutto e per uno scambio più ampio di prigionieri.

Ma altre questioni sono sull'agenda di D'Alema. Il responsabile della Farnesina dovrà anche spendere i buoni rapporti che l'Italia ha con tutti i protagonisti della crisi per smussare angoli e trovare strade per il rapido inserimento della forza internazionale di pace nei territori dove, fino a ieri, hezbollah e israeliani si sono scannati con ferocia.

Lo confermano le parole del portavoce del ministero degli esteri egiziano (D'Alema è atteso questa sera al Cairo): "La posizione assunta dall'Italia nella crisi libanese conferma il ruolo importante che il vostro paese è chiamato a svolgere nel Mediterraneo. I colloqui verteranno principalmente sulla crisi in Libano ma noi siamo dell'idea che tutta l'attuale situazione in Medio Oriente sia da riconsiderare, così come il rilancio del processo di pace per la Palestina, se vogliamo garantire alla regione stabilità ed equilibrio".

D'Alema è arrivato con un aereo militare proveniente da Roma sbarcando all'aeroporto internazionale di Beirut ancora chiuso al traffico commerciale. Il primo incontro, quello con Salloukh si è svolto, in gran parte tra le macerie di Beirut sud. Poi, il titolare della Farnesina ha visto il portavoce del Parlamento libanese Nabih Berri, cui e' stato chiesto dagli Hezbollah di rappresentare il movimento sciita. Con Berri, D'Alema dovrà affrontare la spinosissima questione dei prigionieri. Più tardi il ministro italiano dovrà incontrare anche il Primo Ministro Fuad Siniora.

D'Alema ha già fornito le sue prime impressioni sui colloqui con Sallukh e Berri: "Sin qui mi è stato ribaditodai miei interlocutori che il governo libanese intende rispettare la risoluzione 1701 dell'Onu. Il Libano intende operare affinchè al più presto le forze armate libanesi possano muovere verso il sud del paese".

D'Alema ha brevemente commentato la sua visita alla parte sud della città. "Vedere le distruzioni della guerra in tv è diverso dal trovarsi in mezzo alle macerie dei bombardamenti. Le guerre - ha detto - purtroppo non producono nulla di buono e anche questa non ha prodotto nulla di nuovo". Lo spettacolo delle macerie, si diceva, ha scosso D'Alema: "Aver constatato di persona che cosa la guerra ha fatto in termini di distruzione e vittime ci incoraggia a lavorare per la pace. In questo l'Italia vuole essere in prima fila".

domenica, agosto 13, 2006

Sucida

Questa lunga intervista mi sembra assai esaustiva. È stata pubblicata da una rivista conservatrice seria (non quelle ridicole che abbiamo in Italia). Dopo aver letto la sacrosanta stroncatura del libro di Christian Rocca da parte di quelli della fondazione Aspen mi fa sorridere il fatto che noi, nella provincia dell'Impero ci teniamo ad essere più papisti del Papa. Una cosa che Selene mi ha fatto notare quando mi ha inviato questo pezzo è il fatto che sia stata scritto oltre un anno fa.


July 18, 2005 Issue
from The American Conservative

The Logic of Suicide Terrorism

It’s the occupation, not the fundamentalism


Last month, Scott McConnell caught up with Associate Professor Robert Pape of the University of Chicago, whose book on suicide terrorism, Dying to Win, is beginning to receive wide notice. Pape has found that the most common American perceptions about who the terrorists are and what motivates them are off by a wide margin. In his office is the world’s largest database of information about suicide terrorists, rows and rows of manila folders containing articles and biographical snippets in dozens of languages compiled by Pape and teams of graduate students, a trove of data that has been sorted and analyzed and which underscores the great need for reappraising the Bush administration’s current strategy. Below are excerpts from a conversation with the man who knows more about suicide terrorists than any other American.



The American Conservative: Your new book, Dying to Win, has a subtitle: The Logic of Suicide Terrorism. Can you just tell us generally on what the book is based, what kind of research went into it, and what your findings were?

Robert Pape: Over the past two years, I have collected the first complete database of every suicide-terrorist attack around the world from 1980 to early 2004. This research is conducted not only in English but also in native-language sources—Arabic, Hebrew, Russian, and Tamil, and others—so that we can gather information not only from newspapers but also from products from the terrorist community. The terrorists are often quite proud of what they do in their local communities, and they produce albums and all kinds of other information that can be very helpful to understand suicide-terrorist attacks.

This wealth of information creates a new picture about what is motivating suicide terrorism. Islamic fundamentalism is not as closely associated with suicide terrorism as many people think. The world leader in suicide terrorism is a group that you may not be familiar with: the Tamil Tigers in Sri Lanka.

This is a Marxist group, a completely secular group that draws from the Hindu families of the Tamil regions of the country. They invented the famous suicide vest for their suicide assassination of Rajiv Ghandi in May 1991. The Palestinians got the idea of the suicide vest from the Tamil Tigers.

TAC: So if Islamic fundamentalism is not necessarily a key variable behind these groups, what is?

RP: The central fact is that overwhelmingly suicide-terrorist attacks are not driven by religion as much as they are by a clear strategic objective: to compel modern democracies to withdraw military forces from the territory that the terrorists view as their homeland. From Lebanon to Sri Lanka to Chechnya to Kashmir to the West Bank, every major suicide-terrorist campaign—over 95 percent of all the incidents—has had as its central objective to compel a democratic state to withdraw.

TAC: That would seem to run contrary to a view that one heard during the American election campaign, put forth by people who favor Bush’s policy. That is, we need to fight the terrorists over there, so we don’t have to fight them here.

RP: Since suicide terrorism is mainly a response to foreign occupation and not Islamic fundamentalism, the use of heavy military force to transform Muslim societies over there, if you would, is only likely to increase the number of suicide terrorists coming at us.

Since 1990, the United States has stationed tens of thousands of ground troops on the Arabian Peninsula, and that is the main mobilization appeal of Osama bin Laden and al-Qaeda. People who make the argument that it is a good thing to have them attacking us over there are missing that suicide terrorism is not a supply-limited phenomenon where there are just a few hundred around the world willing to do it because they are religious fanatics. It is a demand-driven phenomenon. That is, it is driven by the presence of foreign forces on the territory that the terrorists view as their homeland. The operation in Iraq has stimulated suicide terrorism and has given suicide terrorism a new lease on life.

TAC: If we were to back up a little bit before the invasion of Iraq to what happened before 9/11, what was the nature of the agitprop that Osama bin Laden and al-Qaeda were putting out to attract people?

RP: Osama bin Laden’s speeches and sermons run 40 and 50 pages long. They begin by calling tremendous attention to the presence of tens of thousands of American combat forces on the Arabian Peninsula.

In 1996, he went on to say that there was a grand plan by the United States—that the Americans were going to use combat forces to conquer Iraq, break it into three pieces, give a piece of it to Israel so that Israel could enlarge its country, and then do the same thing to Saudi Arabia. As you can see, we are fulfilling his prediction, which is of tremendous help in his mobilization appeals.

TAC: The fact that we had troops stationed on the Arabian Peninsula was not a very live issue in American debate at all. How many Saudis and other people in the Gulf were conscious of it?

RP: We would like to think that if we could keep a low profile with our troops that it would be okay to station them in foreign countries. The truth is, we did keep a fairly low profile. We did try to keep them away from Saudi society in general, but the key issue with American troops is their actual combat power. Tens of thousands of American combat troops, married with air power, is a tremendously powerful tool.

Now, of course, today we have 150,000 troops on the Arabian Peninsula, and we are more in control of the Arabian Peninsula than ever before.

TAC: If you were to break down causal factors, how much weight would you put on a cultural rejection of the West and how much weight on the presence of American troops on Muslim territory?

RP: The evidence shows that the presence of American troops is clearly the pivotal factor driving suicide terrorism.

If Islamic fundamentalism were the pivotal factor, then we should see some of the largest Islamic fundamentalist countries in the world, like Iran, which has 70 million people—three times the population of Iraq and three times the population of Saudi Arabia—with some of the most active groups in suicide terrorism against the United States. However, there has never been an al-Qaeda suicide terrorist from Iran, and we have no evidence that there are any suicide terrorists in Iraq from Iran.

Sudan is a country of 21 million people. Its government is extremely Islamic fundamentalist. The ideology of Sudan was so congenial to Osama bin Laden that he spent three years in Sudan in the 1990s. Yet there has never been an al-Qaeda suicide terrorist from Sudan.

I have the first complete set of data on every al-Qaeda suicide terrorist from 1995 to early 2004, and they are not from some of the largest Islamic fundamentalist countries in the world. Two thirds are from the countries where the United States has stationed heavy combat troops since 1990.

Another point in this regard is Iraq itself. Before our invasion, Iraq never had a suicide-terrorist attack in its history. Never. Since our invasion, suicide terrorism has been escalating rapidly with 20 attacks in 2003, 48 in 2004, and over 50 in just the first five months of 2005. Every year that the United States has stationed 150,000 combat troops in Iraq, suicide terrorism has doubled.

TAC: So your assessment is that there are more suicide terrorists or potential suicide terrorists today than there were in March 2003?

RP: I have collected demographic data from around the world on the 462 suicide terrorists since 1980 who completed the mission, actually killed themselves. This information tells us that most are walk-in volunteers. Very few are criminals. Few are actually longtime members of a terrorist group. For most suicide terrorists, their first experience with violence is their very own suicide-terrorist attack.

There is no evidence there were any suicide-terrorist organizations lying in wait in Iraq before our invasion. What is happening is that the suicide terrorists have been produced by the invasion.

TAC: Do we know who is committing suicide terrorism in Iraq? Are they primarily Iraqis or walk-ins from other countries in the region?

RP: Our best information at the moment is that the Iraqi suicide terrorists are coming from two groups—Iraqi Sunnis and Saudis—the two populations most vulnerable to transformation by the presence of large American combat troops on the Arabian Peninsula. This is perfectly consistent with the strategic logic of suicide terrorism.

TAC: Does al-Qaeda have the capacity to launch attacks on the United States, or are they too tied down in Iraq? Or have they made a strategic decision not to attack the United States, and if so, why?

RP: Al-Qaeda appears to have made a deliberate decision not to attack the United States in the short term. We know this not only from the pattern of their attacks but because we have an actual al-Qaeda planning document found by Norwegian intelligence. The document says that al-Qaeda should not try to attack the continent of the United States in the short term but instead should focus its energies on hitting America’s allies in order to try to split the coalition.

What the document then goes on to do is analyze whether they should hit Britain, Poland, or Spain. It concludes that they should hit Spain just before the March 2004 elections because, and I am quoting almost verbatim: Spain could not withstand two, maximum three, blows before withdrawing from the coalition, and then others would fall like dominoes.

That is exactly what happened. Six months after the document was produced, al-Qaeda attacked Spain in Madrid. That caused Spain to withdraw from the coalition. Others have followed. So al-Qaeda certainly has demonstrated the capacity to attack and in fact they have done over 15 suicide-terrorist attacks since 2002, more than all the years before 9/11 combined. Al-Qaeda is not weaker now. Al-Qaeda is stronger.

TAC: What would constitute a victory in the War on Terror or at least an improvement in the American situation?

RP: For us, victory means not sacrificing any of our vital interests while also not having Americans vulnerable to suicide-terrorist attacks. In the case of the Persian Gulf, that means we should pursue a strategy that secures our interest in oil but does not encourage the rise of a new generation of suicide terrorists.

In the 1970s and the 1980s, the United States secured its interest in oil without stationing a single combat soldier on the Arabian Peninsula. Instead, we formed an alliance with Iraq and Saudi Arabia, which we can now do again. We relied on numerous aircraft carriers off the coast of the Arabian Peninsula, and naval air power now is more effective not less. We also built numerous military bases so that we could move large numbers of ground forces to the region quickly if a crisis emerged.

That strategy, called “offshore balancing,” worked splendidly against Saddam Hussein in 1990 and is again our best strategy to secure our interest in oil while preventing the rise of more suicide terrorists.

TAC: Osama bin Laden and other al-Qaeda leaders also talked about the “Crusaders-Zionist alliance,” and I wonder if that, even if we weren’t in Iraq, would not foster suicide terrorism. Even if the policy had helped bring about a Palestinian state, I don’t think that would appease the more hardcore opponents of Israel.

RP: I not only study the patterns of where suicide terrorism has occurred but also where it hasn’t occurred. Not every foreign occupation has produced suicide terrorism. Why do some and not others? Here is where religion matters, but not quite in the way most people think. In virtually every instance where an occupation has produced a suicide-terrorist campaign, there has been a religious difference between the occupier and the occupied community. That is true not only in places such as Lebanon and in Iraq today but also in Sri Lanka, where it is the Sinhala Buddhists who are having a dispute with the Hindu Tamils.

When there is a religious difference between the occupier and the occupied, that enables terrorist leaders to demonize the occupier in especially vicious ways. Now, that still requires the occupier to be there. Absent the presence of foreign troops, Osama bin Laden could make his arguments but there wouldn’t be much reality behind them. The reason that it is so difficult for us to dispute those arguments is because we really do have tens of thousands of combat soldiers sitting on the Arabian Peninsula.

TAC: Has the next generation of anti-American suicide terrorists already been created? Is it too late to wind this down, even assuming your analysis is correct and we could de-occupy Iraq?

RP: Many people worry that once a large number of suicide terrorists have acted that it is impossible to wind it down. The history of the last 20 years, however, shows the opposite. Once the occupying forces withdraw from the homeland territory of the terrorists, they often stop—and often on a dime.

In Lebanon, for instance, there were 41 suicide-terrorist attacks from 1982 to 1986, and after the U.S. withdrew its forces, France withdrew its forces, and then Israel withdrew to just that six-mile buffer zone of Lebanon, they virtually ceased. They didn’t completely stop, but there was no campaign of suicide terrorism. Once Israel withdrew from the vast bulk of Lebanese territory, the suicide terrorists did not follow Israel to Tel Aviv.

This is also the pattern of the second Intifada with the Palestinians. As Israel is at least promising to withdraw from Palestinian-controlled territory (in addition to some other factors), there has been a decline of that ferocious suicide-terrorist campaign. This is just more evidence that withdrawal of military forces really does diminish the ability of the terrorist leaders to recruit more suicide terrorists.

That doesn’t mean that the existing suicide terrorists will not want to keep going. I am not saying that Osama bin Laden would turn over a new leaf and suddenly vote for George Bush. There will be a tiny number of people who are still committed to the cause, but the real issue is not whether Osama bin Laden exists. It is whether anybody listens to him. That is what needs to come to an end for Americans to be safe from suicide terrorism.

TAC: There have been many kinds of non-Islamic suicide terrorists, but have there been Christian suicide terrorists?

RP: Not from Christian groups per se, but in Lebanon in the 1980s, of those suicide attackers, only eight were Islamic fundamentalists. Twenty-seven were Communists and Socialists. Three were Christians.

TAC: Has the IRA used suicide terrorism?

RP: The IRA did not. There were IRA members willing to commit suicide—the famous hunger strike was in 1981. What is missing in the IRA case is not the willingness to commit suicide, to kill themselves, but the lack of a suicide-terrorist attack where they try to kill others.

If you look at the pattern of violence in the IRA, almost all of the killing is front-loaded to the 1970s and then trails off rather dramatically as you get through the mid-1980s through the 1990s. There is a good reason for that, which is that the British government, starting in the mid-1980s, began to make numerous concessions to the IRA on the basis of its ordinary violence. In fact, there were secret negotiations in the 1980s, which then led to public negotiations, which then led to the Good Friday Accords. If you look at the pattern of the IRA, this is a case where they actually got virtually everything that they wanted through ordinary violence.

The purpose of a suicide-terrorist attack is not to die. It is the kill, to inflict the maximum number of casualties on the target society in order to compel that target society to put pressure on its government to change policy. If the government is already changing policy, then the whole point of suicide terrorism, at least the way it has been used for the last 25 years, doesn’t come up.

TAC: Are you aware of any different strategic decision made by al-Qaeda to change from attacking American troops or ships stationed at or near the Gulf to attacking American civilians in the United States?

RP: I wish I could say yes because that would then make the people reading this a lot more comfortable.

The fact is not only in the case of al-Qaeda, but in suicide-terrorist campaigns in general, we don’t see much evidence that suicide-terrorist groups adhere to a norm of attacking military targets in some circumstances and civilians in others.

In fact, we often see that suicide-terrorist groups routinely attack both civilian and military targets, and often the military targets are off-duty policemen who are unsuspecting. They are not really prepared for battle.

The reasons for the target selection of suicide terrorists appear to be much more based on operational rather than normative criteria. They appear to be looking for the targets where they can maximize the number of casualties.

In the case of the West Bank, for instance, there is a pattern where Hamas and Islamic Jihad use ordinary guerrilla attacks, not suicide attacks, mainly to attack settlers. They use suicide attacks to penetrate into Israel proper. Over 75 percent of all the suicide attacks in the second Intifada were against Israel proper and only 25 percent on the West Bank itself.

TAC: What do you think the chances are of a weapon of mass destruction being used in an American city?

RP: I think it depends not exclusively, but heavily, on how long our combat forces remain in the Persian Gulf. The central motive for anti-American terrorism, suicide terrorism, and catastrophic terrorism is response to foreign occupation, the presence of our troops. The longer our forces stay on the ground in the Arabian Peninsula, the greater the risk of the next 9/11, whether that is a suicide attack, a nuclear attack, or a biological attack

July 18, 2005 Issue

Contraddizioni



Ci sono personaggi che io considero comici e che fanno dichiarazioni come queste:

Annan nella notte ha annunciato che il cessate il fuoco tra Israele e milizie Hezbollah parte dalle 8 di lunedì. Ma intanto la guerra continua. Ieri uccisi 24 soldati di Gerusalemme, oggi altri cinque. Tra questi anche il figlio di David Grossma, lo scrittore che aveva firmato l'appello per la pace. Tra i civili caduti in Libano, una madre e i suoi tre figli. Fortissimo bombardamento su Beirut, il più intenso dall'inizio del conflitto. Centinaia di razzi sulla Galilea: almeno un morto, feriti. Dal governo Olmert via libera alla risoluzione 1701. Appello del ministro Livni alla comunità internazionale: "Si applichi con fermezza"

Immagino come si sentirà fortunato chi muore stanotte sotto le bombe...

E poi ci sono drammi come quello che ha colpito lo scrittore David Grossman, un buon intellettuale e una brava persona:

"Un dei figli dello scrittore israeliano David Grossman è morto ieri durante i combattimenti in Libano. Secondo le prime informazioni si tratta di Uri Grossman, 20 anni. David Grossman insieme ad altri due famosi scrittori israeliani qauli Abraham Yehoshua e Amos Oz aveva lanciato nei giorni scorsi un appello per la tregua in Libano".

venerdì, agosto 11, 2006

Quando lo Stato fallisce

Il sindaco Zanonato, l'ideatore del muro. Una cosa a mio modo di vedere indegna di un paese civile. Certo che vanno tutelati gli interessi dei cittadini. Come è posibile però che in una delle città che, mi dicono, più benestanti d'Italia, si sia arrivati a tanto? Chi doveva vigilare perché non lo ha fatto? Che razza di soluzione è mai questa? Si potrebbe aprire un dibattito sulla "carità pelosa" sul lasciare entrare chiunque e non seguirne poi il percorso. Si potrebbe discutere sul fatto che per anni la scurezza è stata considerata un tema "di destra" da molti che, sebbene con la pugnetta alzata, di estrema destra lo erano/sono/saranno nei comportamenti. Ripeto, posto la foto di Zanonato. Forse non sarà l'unico responsabile di questo sfacelo, ma questa decisione è sua. E' purtroppo la gente lo ricorderà per questo.




'MURO' ANTISPACCIO PADOVA: E' ANCORA POLEMICA

PADOVA - Non si placa la polemica sul 'muro' antispaccio in via Anelli, quegli 84 metri di lamiera eretti su un lato del complesso delle palazzine "Serenissima". Ma Padova oggi deve fare i conti anche con un episodio che è letto come segno della ricerca di nuove zone 'mercato' da parte dei venditori di droga operanti nell'area interdetta: la fitta sassaiola nella zona del Portello - a poche centinaia di metri dal cosiddetto 'bronx' patavino - messa in atto da una trentina di magrebini contro i bar riuniti nel complesso creato (con un accordo tra il Comune e gli esercenti dei locali del centro storico), per risolvere i problemi di ordine pubblico legati al rito dell'aperitivo, lo spritz, nelle piazze.

Il coro delle critiche contro la barriera eretta per dividere il complesso 'Serenissima', abitato quasi esclusivamente da extracomunitari, e Via De Besi - spesso usata come strada di fuga durante i tanti controlli da parte delle forze dell'ordine - ha visto alzarsi oggi anche la voce del vicesindaco di Treviso Giancarlo Gentilini, conosciuto per le sue durissime prese di posizione contro l'immigrazione clandestina. Per Gentilini "i comunisti hanno eretto il muro di Berlino. Il comunista Zanonato ha eretto il muro di Padova. Il regime comunista non era in grado di gestire i propri cittadini e quindi li ingabbiava dentro i muri: sono i muri della vergogna".

Per il vicepresidente del Veneto, il leghista Luca Zaia, l'innalzamento del 'muro' "é la legittimazione dell' illegalità. Via Anelli va rasa al suolo, non circondata da un muro". "La sinistra vuole smantellare ogni ragionevole politica di controllo dei flussi migratori - osserva da parte sua l'ex ministro Carlio Giovanardi - e contemporaneamente costruisce, come a Padova, muri nelle città italiane per tentare di arginare una situazione già oggi esplosiva".

Nel quartiere, però, tra la gente si raccolgono giudizi positivi: tutti sperano che la barriera possa consentire un ritorno ad una normalità che in tanti dicono persa da molti anni. Qualcuno pensa a possibili rinforzi delle recinzioni già esistenti, come quelle sugli altri lati del complesso, in attesa che tra un anno la situazione venga risolta con il risanamento dell'area (tre palazzine sono già state svuotate).

Viene intanto letta come naturale conseguenza dell' innalzamento dei livelli di controllo in quella zona episodio della notte scorsa, avvenuto dopo che un tunisino aveva dato in escandescenze davanti a due addetti alle sicurezza privata.

"Stiamo valutando l'opportunità - ha detto l'assessore comunale alla sicurezza Marco Carrai - di dislocare in maniera fissa una pattuglia della polizia municipale. Prima di prendere qualsiasi provvedimento di ordine pubblico occorre però valutare bene l'intero episodio". "Ci aspettavamo - ha aggiunto -, visto che su via Anelli è aumentata la vigilanza delle forze dell'ordine, che gruppi di criminali si spostassero nelle zone limitrofe. Il fatto è che via Anelli per anni ha costituito una sorta di 'foresta di Sherwood' dello spaccio, ed ora i pusher stanno cercando di riorganizzarsi".

"Andiamo avanti con tranquillità sulla via del risanamento del quartiere di via Anelli - ha detto il sindaco Flavio Zanonato - e confidiamo sulla capacità delle forze dell'ordine di vigilare sul territorio circostante al quartiere Stanga Avevamo previsto che dopo gli interventi nel quartiere degradato di via Anelli potessero esserci episodi simili, ma tutto è sotto il controllo delle forze dell'ordine che stanno facendo un lavoro straordinario".

Nel tardo pomeriggio uomini della sicurezza privata e di baristi del complesso del Piovego hanno perlustrato gli argini del fiume per evitare che ci fossero cumuli di pietre o armi improprie nascoste tra i cespugli. "Temiamo ritorsioni nei nostri confronti - ha detto Federico Contin, presidente dei baristi del complesso - ed oggi ho scritto una lettera a sindaco, prefetto e questore perché in zona la presenza di agenti delle forze dell'ordine sia più frequente dopo quanto successo questa notte". Solidarietà a Contin è arrivata da molte parti politiche cittadine e dalla Confesercenti di Padova.
Ansa

giovedì, agosto 10, 2006

Names

Quando la realtà supera l'immaginazione. Stefano mi manda un pezzo "intonso" e reale trovato sul sito di un quotidiano.

Il ministro dell'interno, Giuliano Amato, in stretto contatto con la Presidenza del Consiglio e con il collega delle Infrastrutture e dei trasporti, Alessandro Bianchi, afferma che non ci sono segnali specifici di allarme per l'Italia.
Tuttavia il Viminale ha intensificato la vigilanza su tutti gli obiettivi sensibili, con particolare riguardo a strutture riferibili al Regno Unito. Per monitorare l'evolversi della situazione è stata anche convocata per il pomeriggio una riunione del c.a.s.a., il comitato di analisi strategica antiterrorismo. Per quanto riguarda la sicurezza dei voli sono state impartite al personale addetto direttive di massima attenzione nei controlli su persone e bagagli, che saranno aperti a campione (d'Italia? al casinò?).


Adesso sappiamo che esiste il C.A.S.A. (comitato di analisi strategica antiterrorismo)....

- Ciro, responsabile governativo per i nomi nel pieno delle sue funzioni -

Pinguini



E' di quattro pinguini morti e ventuno salvati dai soccorrritori il tragico bilancio di un incidente stradale avvenuto lungo un'autostrada del Texas. Protagonista dello scontro, un tir con un carico di aminali esotici in viaggio dallo zoo di Indianapolis a un parco acquatico di Galveston. I pinguini sono stati ritrovati rannicchiati in una cunetta al bordo della strada, visibilmente impauriti.

Un altro incidente simile si è verificato sulla Bolzano - Vipiteno dove un camion carico di casse di cani si è cappottato lungo l'autostrada. Similare quello del treno deragliato con il suo carico di Lama che, una volta liberati, hanno preso a sputare contro i soccorritori.

Gabinetti elvetici

Un cubo di vetro collocato davanti al Kunsthaus di Zurigo, il più famoso museo della città, suscita da settimane la curiosità dei passanti: si tratta, infatti, di una toilette molto pubblica, un vero e proprio wc con tanto di lavabo. Da dentro è possibile guardare l'esterno senza essere visti, da fuori sembra un semplice cubo di specchio; il bagno è regolarmente utilizzato, anche se talvolta attira soltanto dei curiosi. E' l'installazione di Monica Bonavicini, artista italiana residente a Berlino, una delle 103 opere della mostra "The Expanded Eye". Le immagini di questa galleria sono dell'installazione di Londra: l'opera fu presentata la prima volta due anni fa alla fiera d'arte contemporanea a Basilea



- il gabinetto che simbolizza l'incertezza dell'uomo davanti all'infinito, alle condizioni fortemente ventose sulla Bologna - Candela e alle domande che ognun si pone incolonnato sulla Salerno-Reggio Calabria -

E' una gita!

"L'offensiva deve ancora iniziare"
Truppe israeliane hanno preso il controllo stamani della città cristiana di Marjayoun, nel sud del Libano, e dei vicini villaggi di Burj al Molouk e Qlaiah. Intanto uno dei portavoce del governo israeliano, Avi Pazner, ha detto oggi che l'estensione dell'offensiva delle truppe di Tsahal in Libano meridionale non è ancora iniziata.

- Le truppe di Tsahal mentre si preparano a una gita fuoriporta nel Libano meridionale. I panini verranno lanciati dagli aerei nella speranza di limitare le vittime civili generalmente le prime a soffrire i danni di un panino con porchetta di 850 chili sulla testa -

mercoledì, agosto 09, 2006

Mussolini maestro

Insegnava alle elementari in Friuli: lo criticarono perchè espresse le sue idee anticlericali

"Vi erano anche pericolosi monelli; cercai di tirare innanzi la scuola, ma con scarsi risultati"
Mussolini, cattivo maestro e i bambini di Tolmezzo - Così il futuro dittatore insegnava a scuola
da repubblica.it

di JENNER MELETTI
Il giornale cattolico di Udine, Il Crociato, nella primavera 1907 pone ai lettori domande che non hanno certo biogno di risposte. "Come mai un maestro comunale che fa scuola ai bimbi di un'intera cittadinanza, tiene una conferenza contro i principi religiosi di quella cittadinanza che gli dà il pane?I genitori degli scolari possono essere tranquilli di veder i loro figli istruiti da tali Maestri?"

Il maestro in questione - arrivato dalla Romagna e con un nome allora sconosciuto: Mussolini Benito - non si era limitato a tenere una conferenza su Giordano Bruno, per la quale era stato "vivamente applaudito".
"Al canto dell'Inno dei lavoratori", assieme agli altri anticlericali, si recò "davanti alla canonica dove tutti si fermarono ed emisero grida di "Viva la Francia anticlericale. Evviva il martire di Nola". E pensare che, quando era arrivato a Tolmezzo, all'inizio dell'anno scolastico 1906-1907, il maestro si era presentato al sindaco con un biglietto di raccomandazione dell'ispettore scolastico Benedetti. "Vien a V. S. con la presente il maestro Benito Mussolini. Il giovine ha ottimi titoli e promette di attuare i migliori propositi, tanto che ho fiducia nella sua riuscita costì".

Quali fossero gli "ottimi titoli" - a parte il diploma preso al collegio Carducci di Forlimpopoli - non è dato sapere. Di certo il futuro capo del fascismo, 23enne maestro nella seconda elementare di Tolmezzo, cento anni fa fece di tutto per farsi notare. Propaganda socialista, comizi, un giornale, Lo Staffile uscito con un unico numero, e poi bevute da stramazzare al suolo ("Fu trovato addormentato al lavatoio pubblico, sulla paglia della rimessa dei cavalli e anche dentro il cimitero di Santa Maria oltre But"), caccia alle donne del paese, scazzottate con mariti offesi, e pure la leggenda - anche qui - di un figlio avuto dalla padrona di una locanda. A mettere in ordine questo anno di vita del futuro dittatore sono il professor Umberto Sereni, docente di storia contemporanea nell'università di Udine, e la sua allieva Eva Dorigo, che ha preparato la tesi su "Benito Mussolini, maestro a Tolmezzo". È stata la laureanda a trovare, negli archivi della biblioteca Joppi di Udine, Il Crociato che attacca il maestro anticlericale e, nel cartolare n.78 dell'archivio del municipio, un verbale del Consiglio che deve discutere di un Mussolini "bestemmiatore".

Era il 16 giugno 1907 e l'assemblea cittadina si riunì in "adunanza straordinaria". Deve discutere, in tutta fretta, "sul contegno di un insegnante". Il consigliere Marioni chiede se il Municipio "si sia fatto carico di qualche articolo di giornale denunciante che un Maestro abbia bestemmiato nella pubblica scuola". Il sindaco risponde che "gli addebiti non risultano veri". Il consigliere Candussio chiede allora se il sindaco "abbia mosso biasimo al Maestro Mussolini per una sua recente pubblicazione (lo Staffile, ndr)". "Il consigliere Tosoni osserva che gli insegnanti fuori dalla scuola sono liberi cittadini e non vorrebbe che si esercitassero persecuzioni". Mussolini viene salvato, tanto l'anno scolastico è alla fine.

Non è un buon maestro, il giovane romagnolo. L'uomo che vorrà "spezzare le reni" a mezza Europa si arrende davanti a una classe di bambini. "Avevo la seconda elementare - scriverà ne "La mia vita" a cura di E. e D. Susmel - che contava quaranta ragazzetti vivaci, taluni dei quali anche incorreggibili e pericolosi monelli. Inutile dire che lo stipendio era modestissimo: appena 75 lire mensili. Feci tutto il possibile per tirare innanzi la scuola ma con scarso risultato poiché non ero stato capace di risolvere sin dal principio il problema disciplinare". Basta osservare la fotografia di quella classe, per vedere la miseria di quegli anni. Ci sono bambini a piedi nudi - qualcuno cerca di nasconderli con il cappello - altri con gli zoccoli di legno. Ci sono anche maschietti con gli abiti da bambina, e viceversa, appartenuti alla sorella o al fratello più grandi. Il maestro Mussolini aveva insegnato per qualche mese, nel 1902, come "supplente temporaneo" a Pieve Saliceto, frazione di Gualtieri, nel reggiano. Aveva osservato, a fine anno, che "i gobbi lo erano ancora, ed idem dicasi dei deficienti. Per i primi la cura consigliabile è quella dell'istituto Rizzoli di Bologna, per gli altri occorre un altro organamento della vita scolastica, che dia agio agli educatori di porre in atto, almeno in parte, la trangugiata teoria pedagogica". Il maestro socialista osserva comunque che "non si può pretendere un foglietto pulito da un bambino che fa il compito nella stalla per dura necessità".

A Tolmezzo adotta invece la linea dura. Chiede addirittura che un alunno, tal Artico, venga allontanato dalla classe. "Pregiatissimo Signor Direttore - scrive - la prevengo con questa che da oggi non farò più scuola, se non si risolverà la questione che Le ho posta. Non intendo di essere angustiato 4 ore al giorno e non sopporto la prostrazione spirituale che ne consegue". Ma anche per lui arriva la "pagella" di fine anno ed è una bocciatura. "Il sig. Benito Mussolini - scrive il direttore didattico Sardo Marchetti in una lettera scritta il 18/8/1907 e trovata da Claudio Magris nel 1993 - pur riconoscendogli il suo lavoro ha ottenuto frutti scarsi. Avrebbe potuto raggiungere un profitto molto migliore se avesse dato alla scuola buona parte delle sue non comuni risorse intellettuali".

Ma troppi sono gli impegni del maestro romagnolo, arrivato a Tolmezzo anche perché qui vicino erano state trasferite due maestre di Predappio e di Forlì, con le quali aveva avuto una relazione. Poche settimane di pensione al Cavallo bianco, poi il trasferimento alla trattoria della Scala. "Durante il carnevale strinsi una relazione amorosa con tale Graziosa Bocca, che abbandonai per la padrona della pensione, Luigia P., donna sulla trentina e ancora bella e piacente nonostante il suo avventuroso passato. Dall'aprile all'agosto durò assidua la nostra relazione". Luigia P. è la moglie del proprietario della trattoria alla Scala. "Ebbero luogo tra me e il marito della P. spiegazioni assai penose, scambio di invettive e un pugilato, nel quale la peggio toccò naturalmente al marito, più vecchio e più debole di me. Nel paese non si parlava che di questa nostra scandalosa relazione". Numerosi anche gli altri incontri amorosi, dai quali il futuro Duce trarrà anche una "fortissima blenorragia" che lo accompagnerà per tutta la vita.

"Ho organizzato la tesi su Mussolini a Tolmezzo - dice il professor Umberto Sereni - per riuscire a distinguere realtà e leggenda. Tanti dicevano che qui il maestro romagnolo aveva avuto un figlio. Ma mi sono interessato soprattutto al rapporto fra Mussolini e le donne. Nel 1906 lui è socialista e i socialisti già parlano d'emancipazione femminile. Benito vede invece le donne come preda, come conquista. Il gallismo, in lui, è organico, e questa sua caccia ossessiva, questa ansia priapica di dominio, sono segnali di proto fascismo". La leggenda viene smascherata dalle ricerche della studentessa, ora laureata, Eva Dorigo. "Luigia P., la moglie dell'oste, ebbe davvero un figlio, ma questi è nato - è bastata una verifica all'anagrafe - il 16 marzo 1899, sette anni prima che Mussolini arrivasse qui. È stato il nipote a mettere in giro la voce che ha resistito per decenni. Sono il nipote di Mussolini, si vantava". L'altro giorno la tesi è stata presentata in municipio. "Abbiamo presentato i vecchi verbali del Consiglio comunale, abbiamo discusso di questo strano maestro arrivato cent'anni fa. Ma la cosa che più ha colpito è la fine delle leggenda sul figlio del Duce. Qualcuno, qui a Tolmezzo, sembra dispiaciuto".

martedì, agosto 08, 2006

Un dubbio



...dove minchia mi trovo?

E' accaduto in Spagna. Un aereo decollato da el Prat, a Barcellona, e diretto a Santiago de Compostela (Galizia) è atterrato a Siviglia. La compagnia Spanair aveva affittato in Svezia l'aeromobile. Tutto l'equipaggio era svedese e non parlava una parola di spagnolo. Inoltre chi aveva fatto le rotte aveva confuso la siglia dei due aeroporti, SCQ (Santiago de Compostela) con SVQ (Siviglia). Una cosa mai accaduta in 18 anni. Come si dice:" aiuto, ci siamo persi", in svedese?

Guerra di propaganda

D'accordo Adnan Hadji, quel fotogiornalista di Reuters non avrebbe dovuto ritoccare le foto al photoshop (cosa che fanno tutti, ma proprio tutti e chi dice di no, sappiatelo, mente). Adesso però a leggere (e il belpaese con il suo triste provincialismo interventista è sempre sugli scudi) sembra che tutte le immagini della guerra di aggressione che Israele sta infliggendo al Libano, siano tutte da mettere in discussione. Andate a chiederlo agli oltre mille morti "civili" libanesi.

La foto incriminata

lunedì, agosto 07, 2006

Hasta siempre comandante!


Un bellissimo e satirico commento da el Pais di oggi. Enjoy, stavolta non traduco.

En estos momentos en que casi todos los países comunistas marchan hacia un proceso democrático, Fidel Castro se ha puesto en la picota de la opinión pública por negarse a aceptar ningún tipo de cambio, ni nada que huela a perestroika o a democracia. Yo, tal vez por mi espíritu de contradicción, en vez de criticar al "Máximo Líder", voy a hacer aquí un breve recuento de sus virtudes.

Político calculador y astuto, cuando tomó el poder en 1959 tenía tres alternativas: 1) la democracia, con la cual hubiese ganado las elecciones en esa fecha, pero hubiese disfrutado de un poder efímero y compartido con la oposición. 2) La tiranía de derecha o convencional, que nunca ofrece una seguridad absoluta ni un poder ilimitado. 3) La tiranía comunista, que en aquel momento, además de cubrirlo de gloria, parecía asegurarle un poder vitalicio. Hábil, Castro optó por esta alternativa.

Profundo filósofo, les ha hecho comprender de una u otra manera a sus súbditos que la vida material es cosa baladí, a tal punto que en Cuba no existen casi cosas materiales y el índice de suicidios, según serios informes de las Naciones Unidas, es el primero en América Latina.

Intelectual lúcido, comprendió que la mayoría de los artistas son víctimas de un ego hipertrofiado. Desde 1959 comenzó a invitar a destacados escritores, atendiéndolos personalmente y mostrándoles lo que él quería que vieran. Castro ha creado premios literarios internacionales y ha promovido a algunos intelectuales fieles hasta las cúspides del Premio Nobel, como es el caso de Gabriel García Márquez.

Economista inteligentísimo, ha implantado desde hace casi treinta años la libreta de racionamiento con la cual evita la inflación económica en su país, ya que el pueblo prácticamente no puede consumir nada. Además, se dedica, a través de sus más distinguidos generales y con la participación de Raúl Castro (como consta en documentos publicados), al tráfico internacional de drogas, lo cual se revierte en una entrada de dinero fuerte que le puede servir para costear su aparato propagandístico en el exterior y estimular la subversión armada en América Latina.

Sexólogo experto, ha preparado unos magníficos ejércitos juveniles que funcionan como guías de turismo y traductores y que complacen gentilmente tanto a las damas como a los caballeros invitados.

Ganadero y agricultor de nota, logró que una vaca (Ubre Blanca) diera todos los días más de cien litros de leche. El pobre animalito reventó y la leche sigue racionada en Cuba; pero el recuerdo de Ubre Blanca permanece en la prensa de la época y Castro mandó modelar numerosas copias de este extraordinario ejemplar vacuno. En 1970, Castro dijo que produciría diez millones de toneladas de azúcar y "ni una libra menos" y se equivocó sólo en dos millones menos de toneladas.

Alumno aplicado y fiel a su maestro, ha seguido con intachable ortodoxia las lecciones de Stalin: por una u otra vía se ha desembarazado de sus contrincantes políticos o de los personajes que podían ensombrecer su gloria, desde Huber Matos hasta Carlos Franqui, desde Camilo Cienfuegos hasta Ernesto Guevara. Creó desde 1961 los campos de confinamiento para disidentes de todo tipo y los oficializó en 1966 bajo el ingenuo título de UMAP (Unidades Militares de Ayuda a la Producción). Ha trasladado pueblos completos, situados donde había focos de guerrilleros anticastristas, hacia nuevas ciudades perfectamente vigiladas. Como hizo con muchos campesinos que vivían en la provincia de Las Villas, los cuales tuvieron que irse a vivir a una ciudad prefabricada en Pinar del Río, llamada Ciudad Sandino. También desde hace casi treinta años, Castro pone en práctica las purgas políticas y las retractaciones públicas. En esos actos, el acusado, luego de varias semanas o meses en las celdas de la Seguridad del Estado, confiesa haber cometido todo tipo de crimen, ser un miserable y un traidor contrarrevolucionario y, desde luego, un infiel a Castro. Ejemplos: el juicio público de Marcos Rodríguez (fusilado en 1964), el juicio del general Arnaldo Ochoa (fusilado en 1989) o la confesión de Heberto Padilla, donde delataba además a sus amigos más íntimos y a su propia esposa, en 1971. Fiel a su política de "bloque monolítico", Fidel Castro aprobó públicamente la invasión soviética a Checoslovaquia, la invasión a Afganistán y la masacre del ejército chino a los estudiantes en la plaza de Tiananmen.

Estadista sagaz, Castro sabe perfectamente que un dictador no debe nunca realizar un plebiscito, pues perdería el poder. De ahí sus furias, desde su punto de vista justificadas, contra todos los intelectuales (incluyendo seis premios Nobel) que le han enviado una carta abierta solicitándole civilizadamente que celebre elecciones libres. Castro hábilmente rechazó la consulta popular, que otros dictadores menos taimados, pensando que iban a ganar, celebraron. Véanse las dramáticas derrotas del general Augusto Pinochet y del comandante Daniel Ortega.

Nada nos puede sorprender en la actual actitud de Fidel Castro. A lo largo de más de treinta y un años en el poder absoluto ha sido siempre fiel a sí mismo, gobernando con tan maquiavélica habilidad que hoy por hoy es uno de los únicos herederos de Stalin que se mantiene en el trono.

A los pocos que aún siguen arrobados con la imagen "reivindicadora" y hasta "heroica" del Comandante en Jefe que no se hagan ilusiones. El mismo Castro a través de su ejército ha dicho que "no cederá ni un milímetro en su ideología" y ha declarado que "prefiere que la isla se hunda en el mar antes de renunciar a sus principios políticos"... Claro que le toca al pueblo cubano decidir si quiere esa zambullida apocalíptica o si prefiere vivir en paz y con libertad como afortunadamente lo hace ahora gran parte de la humanidad.

Crònica



Massimo mi manda una cronaca controversa.

"Il leader cubano Fidel Castro non ha il cancro. Sono stati i fagioli e la gara di rutto libero organizzata durante una cena assieme a Gianni Minà. Fidel tornerà al lavoro nel giro di alcune settimane". Lo ha detto il vicepresidente cubano Carlos Lage, in visita a Sucre, in Bolivia.

Lage ha negato che il 'Lider maximo' - sottoposto nei giorni scorsi a un intervento chirurgico all'addome in seguito a un'emorragia interna e che ha trasferito pertanto i poteri al giovanissimo fratello minore Raul Castro, l'appena 75enne ministro della Difesa - sia malato di cancro e abbia una prognosi infausta. Notizie in questo senso erano venute dal Brasile. Secondo i quotidiani brasiliani, la notizia veniva direttamente dal presidente Lula. Le voci sulla gravità della situazione di salute di Castro, comunque, non si fermano e rimbalzano un po' in tutto il mondo.

"Fidel ha dovuto affrontare un'operazione e si sta riprendendo favorevolmente. Non ha il cancro", ha detto Lage ai giornalisti, nel corso di una visita ufficiale in Bolivia. La tranquillità della conferenza stampa è stata brevemente interrotta solo per un attimo quando il corrispondente de Li Castelli Herald Tribune si è lasciato andare ad un vistoso commento "bùm! ah cazzarooooooooooooo!!!". E' stato prontamente allontanato.

Il vicepresidente ha aggiunto che Castro, che non è stato visto in pubblico dal 26 luglio scorso, potrebbe riassumere i poteri ceduti temporaneamente al fratello nel giro di "alcune settimane" appositamente mummificato e rinchiuso in un teca di vetro. Nel frattempo il politburo ha imposto, onde evitare il ripetersi di simili tragedie, la distribuzione obbligatoria di 8 tonnellate di Dolce Euchessina.

domenica, agosto 06, 2006

Pace un po' così

Questi i punti principali della bozza di risoluzione sul Libano predisposta dalla Francia, con l'accordo degli Stati Uniti, portata all'esame del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

- Le ostilità devono cessare del tutto. Hezbollah deve mettere fine immediatamente a tutti gli attacchi e Israele alle "operazioni militari offensive". Questa precisazione lascia a Israele la possibilità di 'difendersi' da eventuali attacchi.

- Dopo un accordo con Libano e Israele su "una cornice politica per una soluzione duratura", sarà autorizzato il dispiegamento di una forza internazionale che dia sostegno alle forze armate libanesi.

- A Libano e Israele si chiede di appoggiare un cessate il fuoco permanente e concordare una soluzione a lungo termine sulla base di questi principi: rispetto della sovranità e dell'integrità territoriale di Libano e Israele; pieno rispetto da entrambe le parti della linea blu (il confine tra Libano e Israele deciso internazionalmente nel 1949); individuazione dei confini del Libano, soprattutto nelle aree contese come le Fattorie Sheeba; accordi in materia di sicurezza che impediscano la ripresa delle ostilità, compresa la creazione tra la linea blu e il fiume Litani di una zona cuscinetto in cui i soli armati siano i soldati delle forze libanesi e dell'Unifil; disarmo di tutti i gruppi armati in Libano, così che non vi sia altra autorità nè entità armata che lo Stato libanese; Consegna all'Onu delle mappe in possesso di Israele con l'indicazione delle mine dislocate in Libano.

- La risoluzione dà mandato al segretario generale dell'Onu, Kofi Annan, di ottenere da Libano e Israele l'accordo sui punti dell'intesa a lungo termine. Annan dovrà anche formulare entro 30 giorni proposte per la definizione dei confini del Libano con Israele e la Siria, nelle zone in cui vi sono controversie.

- Nel preambolo si sottolinea la necessità di arrivare "al rilascio incondizionato dei soldati israeliani rapiti" e si incoraggiano "gli sforzi per risolvere la questione dei libanesi detenuti in Israele".


Due precisazioni: perché non si usa la stessa durezza con Israele e non si richiede l'immediata cessazione del fuoco da parte di TUTTE le parti in conflitto?

Perché non si parla anche della liberazione dei libanesi in galera in Israele?

Quando si comincerà a trattare Israele come qualsiasi altro paese? Molta più gente scenderebbe in strada se Israele la piantasse di comportarsi al di sopra della legge e rispettasse il diritto internazionale.

Quanto al suo esecutivo (israeliano), dopo gli attacchi su Haifa, forse sarebbe meglio che desse le dimissioni. Il buon Olmert sta cercando di dimostrarsi più a destra di Sharon? Anche noi in Italia abbiamo avuto un uomo di pohi capelli (ma senza riporto) che voleva un "pugno di morti da gettare sul tavolo della pace". Sappiamo tutti com'è finita. Se Olmert e il peppone socialista Amir Peretz hanno tanta voglia di menare le mani ci vadano loro a morire in una terra che non è la loro.

Maiorana - ra - ra - ra!


Due spunti che la Cassazione fornisce.

1: Basta progettare un attentato ed aderire ad una ideologia che ritiene giusta la violenza per incorrere nel reato di associazione sovversiva con finalità terroristiche. Lo ha stabilito la Cassazione.

2: L'automobilista che non si ferma davanti all'Alt intimato dalle forze dell'ordine non rischia alcuna condanna penale.

...io taccio. Ecché voi dì?

sabato, agosto 05, 2006

Indulto again

A Palermo un centinaio di detenuti, alcuni dei quali beneficiari dell'indulto, hanno occupato la cattedrale per chiedere un lavoro. A Montano Lucino, nel comasco, l'ex sindaco condannato per violenze sessuali su 32 ragazzini, è stato scarcerato per effetto del provvedimento di clemenza. A Brescia la procura ha allertato le questure italiane a causa della scarcerazione - sempre per l'indulto - errata di sei detenuti considerati altamente pericolosi. Sono questi gli ultimi fatti segnalati oggi dalle cronache orginati del provvedimento di clemenza varato recentemente dal Parlamento.

Nel comasco è tornato in libertà l'ex sindaco di Montano Lucino, Ermanno Capatti, condannato nel 2003 a 32 mesi di reclusione per violenze sessuali ai danni di 32 ragazzini all'interno del suo ufficio di segretario amministrativo dell'Ipsia Ripamonti di Como. L'ex sindaco, nel maggio scorso, aveva già scontato metà della pena per le violenze sessuali. Gli rimaneva da scontare la pena per concussione, ma questa gli viene ora condonata dall'indulto. La liberazione di Capatti ha suscitato le proteste dei parenti dei ragazzini molestati.

A Brescia la procura della Repubblica ha allertato i questori italiani a ricercare sei detenuti, due stranieri e 4 italiani, tutti di elevata pericolosità sociale, scarcerati per errore in seguito all'indulto. Quattro (due italiani e i due stranieri) sono stati quasi immediatamente arrestati.

- Bugs Bunny, il diavolo di Tasmania, Titti il canarino e Duffy duck responsabili delle liberazioni. Mi fermo qui sennò mi becco una querela -

Compagnia canaglia



Come forse gli amici sanno, vivo fra la Francia e la Spagna. Alcuni mi hanno chiesto lumi sullo scandaloso evento occorso a Barcellona (Aeroporto del Prat) con gli impiegati dell'handling Iberia che una settimana fa sono scesi in pista (letteralmente) per manifestare. Cos'era successo? Iberia aveva perso la gara per gestire i servizi di terra che ha gestitosino ad ora quasi in regime di monopolio. A rischio 2500 posti di lavoro. Questo ha portato a una protesta, a un comportamento criminale non compreso da molti.

Come molto spesso accade è stato el Pais a spiegare di chi fossero le responsabilità. Traduco un illuminante commento del giornale. E' breve. Perché, per fare buon giornalismo, spesso non servono lunghissime articolesse.

Titolo: dopo il caos

La responsabilità attiva dei lavoratori di terra di Iberia (e passiva dei sindacati) che si sono ammutinati una settimana fa nell'aeroporto di Barcellona lasciando a terra oltre 100.000 persone è stata già sottolineata. Adesso le testimonianze di chi era deputato quel giorno al controllo aereo e il rapporto della polizia hanno dettagliatamente indicato i gravi rischi che hanno implicato questi comportamenti per la sicurezza aerea con decine di aerei che svolazzavano sullo spazio aereo senza poter atterrare.

La cosa ancora più strana però, è che neppure la direzione di Iberia, compagnia per cui lavoravano gli ammutinati, si sia sentita in dovere di fornire delle spiegazioni su decisione che si sono rivelate erronee e che hanno in qualche provocato la protesta. La offerta presentata da questa compagnia nella gara per assicurarsi "l'handling" del lavoro di terra (2000 persone impiegate) è arrivata quint su sette e, secondo diversi esperti, era chiaro che non poteva vincere. A questo errore di calcolo si aggiunga una pessima comunicazione con i lavoratori interessati perché, secondo i sindacati, è stato fatto credere a queste persone che con questa scelta erano condannate alla disoccupazione. Non si parlava ad esempio degli accordi del settore che prevedevano (e prevedono) di poter appaltare i contratti che la stessa Iberia aveva (e ha) la possibilità, di ricorrere all'autohandling (assistenza ai voli della propria compagnia con i propri impiegati). Questo equivale/va a mantenere il 75% degli effettivi.
Ci sono state anche errori nella forma nella maniera di portare avanti i negoziati senza informare e senza neppure dare uno spazzolino da denti a chi era rimasto a terra favorendo la sensazione di abbandono fra i suoi clienti.
Si è criticata anche l'inefficacia politico-sociale per costringere gli ammutinati ad abbandonare la pista. Si capisce quindi perché gli agenti di polizia si sono comportati con grande attenzione (sono stati criticati perché non sono intervenuti in maniera più dura) per il rischio obbiettivo non solo liberare la pista, ma anche di far tornare gli ammutinati ai loro posti. (...) Senza dimenticare la politica.

Qui spiego io. Questa pagliacciata (a mio avviso) dello Statut Catalano, su cui soprattutto alcuni politici (catalani) incapaci hnno costruito fior di carriere,
è stata messa dentro in questo sciopero. Nessuno voleva risolvere la questione e 100.000 persone sono state prese letteralmente in ostaggio. Quindi, a mio modersto e giornalistico avviso le responsabilità sono :
i politici catalani (soprattutto l'esecutivo)
Iberia e poi ovviamente gli scioperanti perché 2500 persone (più di quelle che rischiavano il posto di lavoro) non possono prendere in ostaggio 100.000 persone.

giovedì, agosto 03, 2006

Mufloni

14:17 Gb: parlamentari criticano vendita di armi a Israele
Il governo britannico viola le sue stesse direttive sul commercio di armamenti, continuando ad approvare la vendita di armi ad Israele: l'accusa è di un comitato parlamentare bi-partisan della camera dei Comuni britannica.


Se Blair è di sinistra io sono un muflone era scritto in un telone che ho visto a Notting Hill alcuni anni fa. C'era anche "hate tories, but don't trust Blair". E infatti non ci crede nessuno che il prime minister britannico sia mai stato di sinistra e neppure di centro. La sua politica lo ha abbondantemente dimostrato e adesso che ha privatizzato l'intera sanità pubblica ha mandato a monte il patto sociale. Ora quest'ultima chicca. Vendere armi inspregio alle stesse regole britanniche sulla vendita di armamementi. Ma si sa. Il denaro non puzza.

- un'immagine del muflone Gaetano, afflitto prima di recarsi alla camera dei comuni per difendere, a testate, un progetto di legge inviso all'esecutivo di Tony Blair -

Soddisfazioni



Jenna Jameson ha la sua statua lookalike al museo delle cere di Madame Tussaud a Las Vegas. Soddisfazioni impagabili e una pupazza (a destra) in posa plastica.

mercoledì, agosto 02, 2006

Fra di loro si riconoscono

Dichiarasùn: "Sette voti di fiducia in appena cinque settimane puzzano di Ventennio: prepariamoci". E' quanto afferma il vicepresidente leghista del Senato, Roberto Calderoli...

...e lui quanto a fascisti sa di cosa parla......Non era il suo compagno di partito Borghezio, quello che andò a disinfestare col flit i treni dove viaggiavano gli immigrati? Non furono attivisti del suo partito a portare dei maiali a fare pipì sul luogo dove doveva sorgere una moschea? Non è stato il suo partito a condividere felicemente 5 anni al governo con Alleanza Nazionale? Non è stato il suo Governo a cambiare le leggi di questo paese da solo?

Ma quante domande mi faccio...

mmmmmm, chi-a-ma-to....

martedì, agosto 01, 2006

Bugiardi, bugiardi




Almeno Jim Carrey non ammazzava nessuno. Gli israeliani, sì.

Ore 23,00
Israele: grande offensiva di terra
"Questa notte riprenderemo i raid" - Ue: politica inaccettabile
La grande offensiva di terra lanciata stanotte da Israele ha quale obiettivo il ritiro di Hezbollah oltre il fiume Litani. Il vice premier annuncia: "Alle 2 di mercoledì riprenderemo i raid aerei parzialmente interrotti dopo Cana". Nella fascia di confine, sempre nel sud, sono in corso violenti scontri tra esercito e miliziani. Oggi Annan incontra i paesi membri permanenti dell'Onu per studiare una possibile risoluzione. Cana, il premier libanese Siniora rifiuta le scuse di Israele. Secondo il finlandese Erkki Tuomaioja, presidente di turno dell'Ue, i Venticinque devono trovare una posizione comune anche se differente dagli Usa.

22,25 Tv, bombardamenti su Baalbek nel Libano meridionale
Ripetuti bombardamenti aerei israeliani hanno colpito in serata la città di Baalbek, nel Libano meridionale, dove ci sono notizie di lanci di paracadutisti sulle colline ad est. Ne ha dato notizia la televisione libanese Lbc.

22,17 Militari israeliani nella valle della Bekaa
Militari israeliani sono sbarcati in serata da elicotteri vicino ad una roccaforte di Hezbollah nella valle della Bekaa, nel Libano orientale. LO hanno reso noto fonti dei servizi di sicurezza libanesi

Braccia sottratte alla terra



L'ultimo "pensamiento" della cicciottella di Barranquilla.

Non sopporta più "essere costretta ad indossare gioielli". "È come se fossi incatenata, se potessi mi piacerebbe andare sempre in giro nuda, come Eva nel paradiso". Da buona amante della natura e delle cose più semplici, la cantante colombiana Shakira ha ammesso di avere anche una passione curiosa per le galline e il giardinaggio".

Altra soluzione potrebbe essere quella di buttarsi a fiume, ma è solo un suggerimento.