sabato, febbraio 04, 2006

Doppiatore sdoppiato



dal sito www.centrodiascolto.it

Woody Allen: «Sono ateo». E il doppiatore si dissocia

di Roberta Jannuzzi (RadioRadicale)


Non è un film di Woody Allen. Di questi tempi, infatti, accade nella realtà.

Lo storico doppiatore, terminata l'intervista al grande regista americano, sente il bisogno di dissociarsi da quanto quest'ultimo ha appena affermato circa la vita, la morte, la religione e di sottolineare, a scanso di ogni dubbio, la sua fede cattolica. Per di più pronuncia quelle parole appropriandosi letteralmente dell'immagine dell'intervistato, in sincrono con le sue labbra, mettendo in atto, volontariamente o meno, un vero e propio inganno per lo spettatore che abbia cambiato canale proprio in quel momento.

E' accaduto nell'ultima puntata de Il senso della vita, la trasmissione condotta da Paolo Bonolis e trasmessa giovedì sera da Canale 5. I giornali, a quanto pare, non se ne sono accorti. Mentre Allen, doppiato dalla sua voce italiana, quella famosissima di Oreste Lionello, sta rispondendo all'ultima domanda di Bonolis, un messaggio in sovraimpressione avverte che «Lionello ha deciso di prendere le distanze da tutto ciò che ha detto Woody Allen».

Poco dopo, dunque, il doppiatore si sdoppia e parlando con il volto del regista di Manhattan e Un'altra donna (e di Match Point che uscirà a giorni in Italia), afferma: «Io non sono ateo, sono cattolico, accetto la fortuna, ma è il lavoro che dà il diritto di ospitalità sulla terra. E poi non credo che con la morte finisca tutto. Noi siamo dei veicoli di creatività per i nuovi esseri umani. Noi siamo un infinitesimo lampo della gran luce di Dio».

Certo, la frustrazione dell'attore con una lunga carriera alle spalle, che tuttavia è approdato al successo soprattutto per la voce prestata ai film di qualcun'altro, è comprensibile. E' lo stesso Lionello a suggerirla: «Vorrei impadronirmi del corpo di Woody Allen, visto che - almeno in Italia - mi identificano con lui. Perché in Italia qualcuno è qualcuno solo quando assomiglia a un altro».

- il doppiatore sdoppiato-



Proprio lui che, nel 1973, facendo il verso ad Allen, aveva girato il lungometraggio Provaci ancora Lionel e che, quando venne alla ribalta la relazione del regista con la figlia adottiva, giurò di non prestare mai più la sua voce a un pedofilo.

E tuttavia, considerate le dichiarazione rese da Allen nell'intervista, e in particolare le opinioni molto dure espresse sulle organizzazioni religiose, prevale la sensazione che questo episodio sia soltanto lo specchio dei tempi. (Roberta Jannuzzi)

Le dichiarazioni di Woody Allen

«Devo dire di avere una scarsissima considerazione della morte. E' tra le cose che preferisco di meno. Credo che essere umani significhi essere ossessionati dalla propria mortalità. Ognuno di noi la affronta in modo diverso. Siamo tutti consapevoli del nostro essere finiti. Alcuni preferiscono dire: «Non mi importa, la vita è meravigliosa». Altri preferiscono dire: «Io sono religioso, ci sarà un'altra vita nell'aldilà, non mi preoccupo». Altri si distraggono con il sesso, la sessualità. Altri con la politica, o il lavoro. Altri costruendo grandi piramidi e opere d'arte. Alla fine, però, ci ritroviamo tutti nella stessa posizione. E' una prospettiva molto triste: inafferabile, ineluttabile, spaventosa, su cui non c'è niente di buono che si possa dire». «Che cosa desidererebbe rimanesse di lei, dopo, per il mondo, per i suoi cari?»,

chiede allora Bonolis. «Per me non importa, perché quando sei morto sei morto. Spero che i miei figli e la mia vedova avranno una bella vita, ma quando non ci sarò più non mi importa di quello che farete di me. Io ho firmato uno di quei moduli in cui ho accettato di donare gli organi, non so... gli occhi, il cuore, i reni. Potrete dimenticarvi di me, dimenticare i miei film, buttarli in mare».

E Bonolis: «Lei è ebreo e questo è un argomento centrale nel suo lavoro. Ecco, che differenza c'è tra un ebreo e un cristiano? E che rapporto ha lei oggi con Dio?».

«Primaditutto io non credo in Dio. Sono ateo, non sono religioso. E non credo che esistano differenze tra ebrei e cristiani, sono solo nomi attribuiti ad alcuni gruppi che sono molto inutili al mondo. Non credo che tra le persone debbano esistere queste differenze, non credo in nessuna di queste religioni. Credo che le religioni siano soltanto organizzazioni, gruppi politici composti da ciarlatani. Ebrei, cristiani, musulmani... sono tutti uguali. Tutti a dirci di sapere quello che vuole Dio, come dobbiamo vivere la nostra vita. Vogliono la nostra fedeltà, i nostri soldi... Io, questi gruppi, li considero uno spreco di tempo. Sono soltanto l'opportunità di aderire a un circolo che esclude gli altri. Che ci dice: «Non sposare una persona dell'altro circolo, sii fedele alle persone del tuo circolo».
E' puro sciovinismo, senza alcun tipo di sentimento religioso. Io non ho niente in contrario ai sentimenti religiosi personali. Tutti gli esseri umani al mondo possono provare sentimenti religiosi personali e un senso di trascendenza, nel senso che esista qualcos'altro, che esista un profondo senso della vita. Sono sentimenti legittimi. Io personalmente non ci credo. Molti, invece, sì e io li rispetto, ma questo non ha nulla a che fare con i gruppi organizzati, con le loro regole, con i soldi che ti fanno pagare, le usanze che ti fanno seguire, i vestiti che ti fanno indossare, le gerarchie cui ti fanno obbedire, e che ti docono poi di avere le risposte alla vita. Tutto questo io lo trovo veramente assurdo».

«Fino a che punto la fortuna conta nella vita?», domanda ancora Bonolis. «Alla domanda se preferisci essere bravo o fortunato, la risposta è: fortunato. Perché se sei fortunato le cose ti vanno bene, hai una vita felice e il successo. Se sei bravo, sarai anche bravo, ma potresti avere una vita meschina, piena di insuccessi e insoddisfazioni. Guarda che non conta se sei bravo. Devi essere fortunato». «Questa trasmissione si chiama Il senso della vita. Qual è il suo senso della vita?», chiede infine Bonolis. «Io trovo che la vita non abbia alcun senso. Il trucco, nella vita di un artista, di un intellettuale - cosa che io non sono -, di un pensatore, consiste nel capire come potere tirare avanti consapevoli di questa terribile realtà, di quanto priva di senso sia la vita e, alla fine, di quanto siamo schiacciati dall'enormità dell'universo, cercando di trovare un piacere, una gioia, una ragione per continuare. Questo è il grande conseguimento di una vita».

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