venerdì, febbraio 17, 2006

Un individuo gioviale



L'individuo della foto è una persona gioviale. Non sa bene come sia arrivato a occupare il posto che ha, ma in fondo non è cattivo. Lui gioca. Le sue vergognose dichiarazioni potrebbero (dico potrebbero) aver provocato gli scontri di Bengasi. Questo individuo potrebbe, dico potrebbe, avere sulla coscienza i morti della cittadina libica. Questo almeno quanto afferma la stampa araba. Io vorrei solo che gli elettori, anche quei due, tre che magari leggono questo blog, si ricordassero di questo individuo alle prossime elezioni. Si ricordassero del partito di questo individuo e lo ricordassero anche ad altri. È ignobile (non questo individuo, lui è gioviale) che vengano messi (ovviamente parlo in generale, questo individuo non c'entra) in posizioni importanti dei personaggi che al massimo potrebbero stare in un bar a consumare, da soli, un'ombra di vino...


Mi permetto di allegare l'articolo di Repubblica:

A far esplodere la contestazione il comportamento del ministro Calderoli
che ha indossato in tv una maglietta con una vignetta su Maometto
Vignette, vittime durante protesta
davanti al consolato italiano di Bengasi
Secondo fonti ufficiali, tra i libici ci sono 11 morti e 25 feriti


Calderoli mostra la vignetta su Maometto sulla propria maglietta

BENGASI - Undici libici morti e 25 feriti a Bengasi, cittadina sul mare Mediterraneo nel golfo della Sirte, 1000 chilometri da Tripoli, durante una manifestazione di protesta davanti al consolato italiano. Una protesta contro l'iniziativa del ministro italiano per le Riforme, Roberto Calderoli, di indossare nei giorni scorsi una maglietta anti Islam sulla quale era stampata una delle vignette satiriche su Maometto. Il presidente del Consiglio Berlusconi si è detto totalmente in disaccordo con l'iniziativa di Calderoli, e ha chiesto le dimissioni del ministro leghista. Berlusconi è riunito a Palazzo Chigi con il il vicepresidente del consiglio e ministro degli Esteri Gianfranco Fini e il sottosegretario alla presidenza del consiglio Gianni Letta, per seguire l'evolversi della situazione a Bengasi.

Ad assaltare il consolato, secondo quanto ha detto il console generale Giovanni Pirrello, raggiunto telefonicamente nell'edificio dove è stato portato dalla polizia assieme alla moglie e agli altri dipendenti, sono state "un migliaio" di persone: le forze dell'ordine, una sessantina di agenti, sono state praticamente travolte e non sono riuscite a contenere la protesta.

"Hanno cercato di sfondare il portone del consolato con una specie di ariete e di appiccargli il fuoco, gridavano slogan contro gli italiani", ha raccontato Pirrello. "Hanno demolito la garitta della polizia libica, poi hanno incendiato quattro automobili nel parcheggio del consolato, tra cui la mia. Noi ce ne siamo andati quando è stato chiaro che c'era il pericolo che facessero irruzione nell'edificio", ha detto ancora.

Circostanza che si è puntualmente verificata: dopo il primo assalto, una folla si è nuovamente radunata attorno al Consolato Generale. L'edificio è comunque presidiato dalle forze di sicurezza libiche. Si ha notizia di un incendio che si sarebbe sviluppato al primo piano.

La manifestazione. I dimostranti a Bengasi sono arrivati a centinaia poco prima delle 17 davanti al consolato e hanno rotto il cordone di polizia che lo proteggeva, hanno dato fuoco a quattro automobili tra cui quella del console generale Giovanni Pirrello.

Hanno poi spaccato i vetri di molte stanze del piano terra, tentando di gettarvi dentro latte di benzina; hanno anche tentato di forzare la porta d'ingresso senza riuscirci. La polizia libica ha messo in salvo in un albergo il console e tutto il personale che si trovava all'interno: tra gli italiani non ci sono vittime, ma tra i manifestanti sì.

All'interno del consolato è rimasto solo un addetto, l'italo-portoghese Antonio Simoeshgon Calves: "Stanno cercando di sfondare la porta. Potrebbero entrare da un momento all'altro. Arrivano da tutte le parti, come i funghi", ha raccontato Calves, contattato telefonicamente da Sky Tv. "Sono dovuto rimanere - ha spiegato Calves - per cercare di evitare che i dimostranti entrino. Se me ne fossi andato anch'io, nessuno avrebbe sbarrato le porte da dentro, sarebbero già entrati e avrebbero fatto a pezzi tutto".

La condanna delle autorità libiche. Un comunicato delle autorità della città di Bengasi, ripreso dall'agenzia libica Jana, "denuncia energicamente gli atti irresponsabili di quelle persone, che non esprime la moralità del popolo libico ed il suo comportamento civile e la sua fermezza nei confronti delle offese cui sono sottoposti l'Islam ed i musulmani, sia che si tratti di ciò che è stato pubblicato dalla stampa danese, o di ciò che è stato dichiarato dal ministro italiano per le Riforme".

Proteste anche a Herat e a Nassiriya. Sermoni di protesta per l'iniziativa del ministro Roberto Calderoli si sono tenuti oggi in diverse moschee, durante le preghiere del venerdì in Iraq e in Afghanistan, a Nassiriya e ad Herat, due città dove sono presenti i militari italiani. Ai sermoni, dai toni genericamente minacciosi, non è seguito alcun atto ostile nei confronti dei contingenti.

La protesta non scatenata da Calderoli? Tuttavia, l'ambasciatore italiano a Tripoli, Francesco Paolo Trupiano, ha escluso che la protesta scoppiata a Bengasi sia stata innescata dall'iniziativa di Calderoli. Secondo il diplomatico, la manifestazione è partita da un sermone del venerdì "contro la pubblicazione delle vignette satiriche su Maometto". Per Trupiano il fatto che sia stato preso di mira il consolato generale italiano è spiegato dal fatto che si tratta dell'"unica rappresentanza occidentale" presente a Bengasi.

La versione dell'ambasciatore è confermata da Al Jazera: secondo quanto riferisce l'inviato della Tv araba, infatti, la manifestazione è iniziata lontano dal luogo nel quale si trova il consolato italiano e riguardava solo la protesta contro le vignette pubblicate dalla stampa danese. Alla fine del corteo, alcuni manifestanti avrebbero saputo delle dichiarazioni del ministro per le Riforme italiano, Roberto Calderoli, ed avrebbero deciso di dirigersi verso gli uffici della nostra rappresentanza diplomatica.

Nuove misure di sicurezza. Dopo le violenze a Bengasi, è stato disposto da intelligence e antiterrorismo l'immediato potenziamento della vigilanza nelle sedi istituzionali in Italia, comprese quelle di partiti politici, e nei consolati italiani all'estero.

3 commenti:

Pentma ha detto...

Il simpatico caratterista ha rassegnato le dimissioni: "Non intendo consentire ulteriormente la vergognosa strumentalizzazione che in queste ore viene fatta contro di me e contro la Lega Nord anche (purtroppo) da esponenti della maggioranza: per questi motivi ho rimesso il mio mandato di ministro delle Riforme Istituzionali nelle mani del presidente Berlusconi, per senso di responsabilità e non certo perché sollecitato da maggioranza e opposizione".

Che uno così si vergogni o capisca la gravità dei suoi gesti è impossibile. Se lo ricordino gli elettori.

Anonimo ha detto...

La ringrazio per Blog intiresny

Anonimo ha detto...

La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu