Pentma vuol dire pietra, ma questo blog è solo un sassolino, come ce ne sono tanti. Forse solo un po' più striato.
sabato, luglio 18, 2009
Bravo Donadoni
L'etica non c'entra niente. Si chiama buona educazione. Quanto mi piacerebbe che il Napoli facesse risultati allenato da uno così.
Fonte Corriere
Con decolleté e minigonna non si entra. San Pietro? No, è il ritiro del Napoli. Vietato l'accesso alle donne con abiti troppo provocanti. Una ragazza costretta al cambio-short col fidanzato
LINDABRUNN – Il bunker Napoli si arricchisce di un’altra regola ferrea. Che magari può anche far scattare qualche sorriso, ma che di sicuro rende il senso di quan to austero, spartano e senza fronzoli sia il ritiro nel monastero di Lindabrunn. Ma prima facciamo un passo in dietro e ricapitoliamo: si parte dal silenzio stampa e dal le regole interne al gruppo azzurro, con tanto di multe, anche salatissime, per i trasgressori; si passa al divieto assoluto per stampa e tifosi di tenere attiva la suoneria dei cellulari durante le sedute di allenamento, accompa gnato dall’invito di parlare al telefono lontano dai cam pi.
REGOLAMENTO FERREO - C’è quindi l’obbligo per i tifosidi entrare nel centro sportivo a piedi e rigorosamente a scaglioni, in gruppi al massimo di 15 unità. Durante le sedute, poi, bisogna bisbigliare, e al termine dell’allenamento pomeridiano solo due giocatori, decisi dall’entourage azzurro, si avvicinano per foto e autografi. Se a ciò aggiungete che la Lindabrunn Sportschule è in collina, isolata e recintata, e che il Napoli alloggia nella stessa foresteria del centro, il quadro è completo. Anzi, quasi completo. C’è infatti la nuova regola di carattere morale che ha preso corpo in questi ultimi giorni, per diventare, proprio ieri, un diktat acclarato: le donne devono indossare abiti casti gati, altrimenti non si pas sa. A cadere nella rete pri ma una signora arrivata al centro sportivo (con marito e figlia) con scollatura troppo azzardata, quindi una ra gazza in shorts.
CAMBIO DI SHORT - Giovedì altri due episodi. La prima protago nista si chiama Marina, e arriva da Procida. I funzionari del Napoli hanno giudicato il suo decolletè un po’ gene roso, quindi niente accesso. La ragazza fortunatamente aveva una maglia in auto, l’ha infilata e tutto è andato liscio. Il secondo episodio chiama in causa Jolanda, arri vata fin qui da Zalaegerszeg, Ungheria (dove il Napoli giocò in amichevole l’anno scorso durante il ritiro pre campionato), insieme a Marko, il fidanzato (nella foto sopra). Indossava la maglia di Lavezzi e dei pantalonci ni. Giudicati troppo corti. I due hanno usato un escamo tage spiccio: si sono scambiati gli shorts, col risultato che il ragazzo sembrava uscito da un film anni ’70, e lei dava l’impressione di essere scappata da un circo. Ma l’etica era salva e i giocatori erano stati preservati da pensieri impuri. Per la gioia dei funzionari azzurri, che in questi giorni ricordano i «Matawa» (i guardiani del l’etica) citati da Donadoni l’altro giorno raccontando la sua esperienza in Arabia Saudita, o i vigili urbani degli anni ’60, che battevano le spiagge col metro, per misura re i primi bikini e controllare se erano ‘a norma’.
Dino Manganiello
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