mercoledì, marzo 29, 2006

Bimbo alla cantonese



Riprendo dal blog di Dust, uno degli autori più interessanti del barbiere della sera e posto:

Bimbo alla cantonese
(la Cina è in cucina)


fate la nanna coscine di pollo
l'acqua già bolle e vi metto in ammollo
c'è la ricetta sul libretto rosso
papà pregusta goloso il suo osso

ma-o ma-o questo bimbo a chi lo do
lo darò al mio partito che ne mangia solo un dito
lo darò al timoniere che gli taglia via il sedere
lo darò alla guardia rossa che pilucca le sue ossa
lo darò a Ho Chi Minh [ variante internazionalista ]
bolli bolli bel bambin !
[lanciandolo in aria e facendolo abilmente ricadere nel pentolone]

da http://dust-page.splinder.com/post/7582185

martedì, marzo 28, 2006

chi semina vento...

Il premier, durante un comizio, aveva detto che all'epoca di Mao i piccoli erano bolliti e utilizzati come fertilizzante. Bambini, la Cina contro Berlusconi
"Parole senza fondamento"
Prodi: "Il premier scredita il nostro paese"

Calderoli: "Rimostranze assurde, il Cavaliere dice il vero"

PECHINO - Una lunga pausa di riflessione, forse in attesa di qualche precisazione, poi la secca protesta: quelle di Silvio Berlusconi sono "affermazioni senza alcuna base" e danneggiano le relazioni tra i Paesi. Il governo comunista di Pechino ha atteso ben 48 ore prima di reagire alle parole pronunciate dal premier domenica scorsa in un comizio elettorale a Napoli: "Leggetevi il Libro nero del comunismo e scoprirete che nella Cina di Mao i comunisti non mangiavano i bambini, ma li bollivano per concimare i campi".

"Siamo scontenti di queste affermazioni che sono completamente prive di fondamento", ha fatto sapere oggi il ministero degli Esteri cinese. Una protesta decisa nei toni che Pechino però ha preferito smorzare nella forma evitando di convocare l'ambasciatore italiano in Cina, come di solito avviene in casi come questo. Il Governo cinese ha preferito infatti far diffondere la nota attraverso l'agenzia di stampa internazionale 'Reuters' piuttosto che attraverso i canali diplomatici. Una cautela che non tocca però i contenuti: "Le parole e i comportamenti dei leader italiani - recita la nota cinese - dovrebbero favorire la stabilità e lo sviluppo di relazioni amichevoli tra l'Italia e la Cina".

In serata tocca alla Farnesina cercare di calmare le acque: "La frase in questione - precisa una nota del ministero degli Esteri concordata con palazzo Chigi - si riferisce a episodi che avrebbero avuto luogo in passato, mentre è evidente l'inesistenza di intenti polemici nei confronti della Repubblica popolare cinese". La Farnesina inoltre ricorda che Berlusconi "si è limitato a citare una frase contenuta nell'edizione italiana del 'Libro nero del comunismo' di Stephane Courtois" e precisa anche il numero della pagina nella quale sarebbe contenuta l'affermazione che ha fatto arrabbiare il governo di Pechino.

La frizione tra Roma e Pechino cade nel pieno dell'Anno dell'Italia in Cina: si tratta di una serie di importanti manifestazioni per promuovere il sistema-Italia in Cina per le quali sono stati investiti 45 milioni di euro. La decisione di fare del 2006 un anno "speciale" nelle relazioni tra i due Paesi era stata presa alla fine del 2004 nel corso di una visita del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e del ministro degli Esteri Gianfranco Fini.

E dal centrosinistra piovono le critiche. "Quale immagine viene data da un paese il cui primo ministro dice una cosa simile? - si chiede Romano Prodi - E' un'offesa fatta a un popolo di un miliardo 300 milioni di persone. E se anche la metà se la dimentica, 650 mila se la ricorderanno comunque. Siamo screditati all'estero e senza crescita all'interno".

Sulla stessa linea Massimo D'Alema: "Meno male che mancano ancora solo dieci giorni alla fine di questa campagna elettorale, o ci ritroveremmo in guerra con tutta l'umanità". Ed elenca i recenti "incidenti" dell'esecutivo sul piano internazionale: "Un ministro insulta il mondo islamico con un gesto di irresponsabile goliardia razzista; Giovanardi dichiara guerra all'Olanda e siamo costretti a chiedere scusa; Berlusconi se la prende con la Francia ma lì le scuse non le hanno chieste e ci hanno dato solo schiaffoni. Infine, oggi, la protesta del governo cinese". Per D'Alema occorre restituire al mondo "l'immagine di un paese dell'accoglienza. Solo questo centro destra poteva escogitare l'idea di un'Italia razzista".

Ma contro Pechino rincara la dose Roberto Calderoli: "Se Berlusconi ha sbagliato lo ha fatto per difetto, perché in passato nei regimi comunisti, in particolare quello cinese, in periodi di carestia i bambini sono stati addirittura mangiati. Le dichiarazioni di Berlusconi - ha aggiunto - possono anche essere raccapriccianti, ma questa è storia, purtroppo. Ritengo fuori luogo le rimostranze di Pechino: casomai, avrebbe dovuto farle il nostro di governo, perché le imprese cinesi stanno divorando la nostra economia con la loro concorrenza sleale".

E se per il coordinatore di Forza Italia Sandro Bondi "il premier ha solo citato fatti storici", il ministro dell'Economia Giulio Tremonti va oltre e dice: "I cinesi ci stanno mangiando vivi".

lunedì, marzo 27, 2006

sabato, marzo 25, 2006

Lui caaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaanta!




PARIGI - Condannato per frode fiscale a 30 mesi di prigione, di cui 20 con la condizionale, Riccardo Cocciante - in una nota dell'ufficio stampa - si è detto «molto sereno» sulla sentenza del tribunale di Parigi e annuncia che farà appello. A 60 anni, il cantante franco-italiano compariva in tribunale con la moglie Catherine accusato di essersi «sottratto con frode» nel 2001 «al pagamento dell'imposta sul reddito» del 2000. Secondo la nota resa pubblica, Cocciante - che risiede in Irlanda da 6 anni - «è in grado di certificare che per l'anno in oggetto le tasse sono state regolarmente versate al fisco irlandese». Secondo l'amministrazione francese, Cocciante, che nel 2000 era residente a Monaco, avrebbe dichiarato alle imposte un reddito inferiore a quello che risultava al fisco. Un reddito proveniente soprattutto dal successo della commedia musicale «Notre-Dame de Paris» - versione cantata del romanzo di Victor Hugo - che ha fatto più di 6 milioni di spettatori in Francia e all'estero. Negli ultimi mesii coniugi Cocciante hanno più volte dichiarato la loro «buona fede». Entro i prossimi 10 giorni il cantante presenterà il ricorso in appello che congela la pena fino alla data del prossimo processo.

venerdì, marzo 24, 2006

Alé, cominciamo


Genialata di Vladimir Luxuria (credo orchestrata con Bertinotti). Resta da vedere quanti voti farà perdere questa iniziativa. Era proprio necessario adesso?

Vladimir Luxuria, candidata alla Camera dei deputati di Rifondazione Comunista, è anche testimonial della campagna antiproibizionista. Eccola mentre esibisce preservativi e cartine: sui primi c'è scritto "Amore, quello libero", sulle seconde "Antiproibizionismo, quello contro le mafie". "Per i politici sono oggetti impresentabili", ha detto Luxuria, "ma i giovani ne fanno uso quotidiano"

giovedì, marzo 23, 2006

Come si dice "che c'azzecca" in hindu?

Non è perché Di Pietro voglia trasferirsi. È solo perché una cosa del genere nalla nostra italietta sarebbe inconcepibile. Si chiama dignità.

India, la leader del Partito del Congresso si dimette da deputato. E' stata accusata dall'opposizione di conflitto di interessi Sonia Gandhi lascia il parlamento


Sonia Gandhi
NEW DELHI - Sonia Gandhi, vedova del defunto premier Rajiv Gandhi e leader del Partito del Congresso al governo in India, ha annunciato le dimissioni dal Parlamento federale di New Delhi e da un importante organo consultivo. Gandhi, di origine italiana, ha motivato la decisione come reazione alle accuse dell'opposizione, secondo cui sarebbe stata titolare di altri incarichi retribuiti oltre a quello di parlamentare. Ha inoltre aggiunto che parteciperà alle elezioni suppletive per riottenere il suo seggio.

La vedova di Rajiv risulta presidente di alcune fondazioni intitolate al marito e ad altri membri della sua famiglia: secondo la legge indiana, la situazione è inconciliabile con lo status parlamentare in quanto lei, come presidente delle fondazioni, sarebbe destinataria di fondi pubblici.

Le accuse alla Gandhi sono state mosse dai leader del partito di opposizione BJP in seguito alle dimissioni da parlamentare di una iscritta al loro gruppo, Jaya Bachchan, per lo stesso motivo. Nella stessa situazione di Sonia Gandhi, secondo le accuse del BJP, ci sarebbero anche altri esponenti del partito di governo, tra cui il presidente del parlamento Somntah Chatterje.

"Negli ultimi due giorni, alcune persone hanno voluto creare nel Paese l'impressione che stessi usando il parlamento solo per il mio interesse personale", ha detto Sonia Gandhi. "Questo mi ferisce. Ho detto più volte che non faccio politica per una ragione egoistica". Dopo le elezioni del maggio 2004, la Gandhi aveva rinunciato alla carica di premier.
da Repubblica.it

lunedì, marzo 20, 2006

Le patatine di Rocco




Ho scritto altrove che lo sdoganamento di personaggi come Rocco Siffredi che ha fatto del porno violento (non erotico, violento) il suo marchio di fabbrica, non mi ha mai trovato d'accordo. Ma in Italia è normale la doppia morale. Quella che segue mi sembra una decisione intelligente.


Bloccato lo spot con Rocco Siffredi L'Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria boccia la pubblicità che vedeva protagonista il pornodivo: è volgare e sleale


Niente più passaggi pubblicitari per Rocco Siffredi. «Lo spot 'Patatine Amica Chips', andato in onda nei mesi scorsi sulle reti Mediaset, viola gli articoli 1 (lealtà pubblicitaria), 9 (Violenza, volgarità, indecenza) e 10 (Convinzioni morali, civili, religiose e dignità della persona) del codice di Autodisciplina Pubblicitaria e pertanto il Giurì ne dispone la cessazione». A darne comunicazione direttamente al Moige, il Movimento Italiano Genitori, che dopo aver ricevuto centinaia di segnalazioni di genitori aveva formalmente protestato per la volgarità dello spot con protagonista il pornodivo, è stato lo Iap Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria.

GRAZIE AL GIURI' «Ci auguriamo dice Elisabetta Scala, responsabile dell Osservatorio Tv del Moige in una nota che questa, come altre "bocciature" da parte dello Iap di spot volgari, serva ad aumentare la sensibilità di chi fa pubblicità. Nel frattempo non possiamo che ringraziare pubblicamente il Giurì per la sua azione tempestiva».
19 marzo 2006

da Corriere.it

venerdì, marzo 17, 2006

Galassia Alternativa


Ricevo da Mark e posto:

Michele Serra

Black-block prêt-à-porter


Black-block, anarchici insurrezionalisti, redskins, antagonisti. Sono solo alcuni gruppi della tumultuante galassia della sinistra rivoluzionaria italiana, molto difficile da mappare con precisione. Si tratta di 39 persone in tutto, compresi due svizzeri, ma così rompicoglioni che riescono, nella stessa giornata, a bruciare un cassonetto a Napoli, picchiare Borghezio a Treviso e fare un blocco stradale a Bardonecchia. Impressionante, per esempio, la performance di Maria P. detta Linda Blair, una minorenne del Centro Sociale Moltitudini in lotta (composto da lei e dal fratello). Pur rimanendo a casa sua, a Pisa, a ripassare algebra, riuscì a partecipare attivamente al G8, urlando così forte che il corteo poté udirla distintamente fino a Genova.

In genere l'indice di popolarità degli antagonisti è pari a quello di Hitler a Gerusalemme: giorni fa, a Milano, sono quasi stati linciati dai commessi di McDonald's e da una quinta elementare disturbata mentre ingurgitava hamburger. Ma la fede rivoluzionaria non arretra certo di fronte a dettagli come l'odio popolare, l'isolamento politico, il disprezzo dei vicini di casa, gli sputi in faccia dei parenti, la disistima della fidanzata, le sberle dei genitori, la derisione dei bambini, la fuga del proprio cane che non sopporta più l'odore dei fumogeni. Anzi: essere detestati e schifati da tutti è, per i veri spiriti d'opposizione, la conferma di essere nel giusto.

Sul blog del centro sociale Amahanandanandah (un eroico capo indio che perì nel tentativo di deviare il canale di Panama con la sua pagaia), si può leggere questa sofferta testimonianza che riassume il travaglio del percorso rivoluzionario: "Ho ragione io e gli altri sono tutti delle merde". Ma vediamo le principali novità sul fronte antagonista.

Black-Block La sagoma del giovane black-block vestito di nero che lancia una molotov si staglia sullo sfondo di una città disseminata di roghi fumanti. È l'immagine-simbolo della nuova collezione autunno-inverno dello stilista italo-zurighese Hans Quagliarulo, che veste i black-block da diversi anni. Il gesto estetico, per i black-block, è tutto. Secondo alcuni storici di area black-block Lenin fece la Rivoluzione russa al solo scopo di farsi fotografare con il pizzetto appena rifilato mentre arringa la folla, della quale gli fregava assai poco. Scopo dei black-block è dunque creare le condizioni che consentano alle loro sagome scure, davvero elegantissime, di stagliarsi su uno sfondo fumante mentre il loro amico li fotografa. Nei loro provini al computer, alcuni black-block si ritraggono mentre lanciano una molotov, avendo sullo sfondo Hiroshima o il bombardamento di Dresda, che li eccitano moltissimo.

New Punkabestia A differenza dei punkabestia classici, non vanno più in giro con mute di cani famelici che addentano i passanti. I new punkabestia addentano i passanti in prima persona, senza il tramite del cane che è considerato un cedimento alle mediazioni borghesi. Chiedono l'elemosina con tale insistenza e aggressività che alcuni cittadini, pur di evitare il contatto, non solo cambiano marciapiede, ma si arrampicano sulle facciate delle case come Spiderman, rischiando l'osso del collo.

No-Tram Branca radicale dei No-Tav, per coerenza estendono il loro rifiuto a ogni mezzo di trasporto, tranne quelli a trazione animale. Hanno recentemente presentato, sul loro blog, il progetto 'Annibale', lo scavalcamento delle Alpi a dorso di elefante, in alternativa alla Tav.

Centri Asociali Interessante evoluzione del vecchio concetto di Centro Sociale, giudicato compromissorio e imbelle. Il Centro Asociale considera il quartiere che lo ospita una zona nemica. Nell'impossibilità materiale di raderla al suolo, si tenta, nel tempo, di costringere gli abitanti a evacuare i palazzi rendendo insopportabile la coabitazione. Allo scopo, si suonano i bongos fino alle sei di mattina. Si indicono convegni animalisti con la partecipazione di puma, gufi, cammelli e la liberazione nel quartiere di centinaia di nutrie ed ermellini. Si fumano enormi pipe di oppio sotto le finestre aperte delle scuole materne per vedere i bambini che disegnano improvvisamente come Goya. Si organizzano nel cortile concorsi per gruppi rap evitando le scarpe che piovono da tutto il caseggiato.

Fonte www.lespressonline.it

Scusa Diario

Sono disposto a toglierlo se dà fastidio. Per me è geniale e all'estero non tutti conoscono Diario.it

Si tratta di una satira fatta dal settimanale nei confronti degli appunti presi da Berlusconi in occasione del suo scontro televisivo con Prodi.

Prodi vigliacco

Prodi non si presenta alla manifestazione di Milano contro la violenza (che fra l'altro non è che sia andata granché bene). C'erano solo quelli di destra e, ovviamente, i giovani Aennini avevano organizzato un comitato di benvenuto. Allego una foto di un manifestante che aveva intenzione di manifestare il suo garbato dissenso nei confronti del professore.


Seriamente ecco un po' della cronaca:

Corteo anti-violenza: Prodi rinuncia
Assieme a Fassino non partecipa per «evitare strumentalizzazioni»
MILANO - Romano Prodi e Piero Fassino decidono, all'ultimo istante, di non partecipare alla manifestazione di Milano contro gli atti di violenza di sabato scorso. Il motivo? Alleanza Nazionale ha tappezzato il percorso del corteo «con striscioni dal tono provocatorio». Sugli striscioni si vede un giovane che tira una bomba incendaria e, sotto, una scritta con un doppio senso: "No ai prodi autonomi".
Immediate le polemiche. «Prodi è scappato ancora», dice Berlusconi, arrivato pochi minuti prima della partenza del corteo. Ci sono, per il centrosinistra, il presidente della Provincia, Penati (ma la sua è una presenza istituzionale) ed esponenti della Cgil.
La manifestazione è organizzata dalla Confcommercio e dall'Unione del commercio per dire "no" alla violenza e, nei giorni scorsi, tutte le forze politiche (esclusa Rifondazione comunista) hanno confermato la propria adesione. Anche perchè il presidente di Confcommercio, Sangalli, aveva espressamente invitato tutti i leader politici. Invece la tanto attesa manifestazione bipartisan, al di sopra e al di là della politica, non c'è stata.
Alleanza Nazionale ha schierato con grande anticipo molti suoi manifestanti alla partenza del corteo. Tante le bandiere tricolori, tanti gli striscioni e i manifesti che, sfruttando la parola "prodi" come aggettivo, dicevano "no" agli autonomi, ma anche "no" al leader dell'Unione.
Ai lati, sui marciapiedi, ci sono i militanti di An a gridare: «Chi non salta, comunista è».
Evidente che, in questo clima, Romano Prodi abbia preferito evitare lo scontro. La notizia della mancata partecipazione di Prodi arriva quando la manifestazione sta per iniziare, con Nando dalla Chiesa, evidentemente non informato, che grida al telefonino. «Io sono qui, ma voi dove siete?» Pochi istanti e arriva anche la disdetta di Piero Fassino, con i Ds che accusano il partito di Fini di «fomentare atteggiamenti provocatori nei confronti di Prodi». «Confermo la solidarietà ai cittadini e ai commercianti milanesi - dirà poi Fassino - ma condivido le ragioni di Prodi che ha deciso di non prendere parte al corteo».
Prodi subito dopo, alla radio, spiega: «Una seria prudenza ci obbliga ad astenerci dal partecipare e perciò, con dispiacere, non sarò presente. Credo sia serio non partecipare a un corteo in cui slogan e tensioni sembrano presenti».
La risposta del centrodestra non si fa attendere. Il primo è l'ex ministro Calderoli. «Prodi - dice - è in imbarazzo perchè è sostenuto da esponenti di frange estreme». Duro Ignazio La Russa: «Faceva bene a manifestare per quelli che hanno fatto gli scontri». E mezzo metro più in là suo fratello Romano (consigliere regionale di An) grida: «Milano onesta, in piazza con la destra». E ancora: «Vattene a casa, Ferrante vattene a casa», rivolto all'ex prefetto ora candidato sindaco del centrosinistra.
Anche Fini dice la sua: «Se Prodi non è venuto per uno striscione di An, allora la motivazione è davvero risibile».
Berlusconi attacca a testa bassa: «Prodi è scappato ancora una volta. Sarebbe stato accolto da una bordata di fischi».
A distanza gli risponde ancora Prodi: «Mi avrebbero fischiato. Per questo era bene non andare. Sono venuto a Milano per una manifestazione unitaria contro la violenza e invece è stata preparata una manifestazione contro di noi. Berlusconi è felice per il fatto che mi avrebbero fischiato? Un leader non si comporta così».
Gigi Furini fonte: Libertà

giovedì, marzo 16, 2006

Minchia, signor tenente!



Ecco la lussuosa villa dove avrebbe vissuto Bernardo Provenzano. Fiumi d'inchiostro, ma non è che sia proprio la mansion di Hugh Hefner....

Espulsi



Ultim'ora:

Europarlamento, Lega espulsa da gruppo Indipendenza e Democrazia
La Lega Nord è stata espulsa dal gruppo di Indipendenza e Democrazia (Id) dell'Europarlamento e dovrà rientrare nel gruppo dei non iscritti. Lo ha annunciatoo nell'ultima giornata della sessione plenaria il presidente del gruppo il danese Jens Peter Bonde. I quattro rappresentanti della Lega, Umberto Bossi, Mario Borghezio, Francesco Speroni e Matteo Salvini erano entrati nel gruppo, che include numerosi euroscettici e partiti di destra, dopo le ultime elezioni europe.

mercoledì, marzo 15, 2006

I furbetti di Radio Radicale

- Massimo Bordin conduce Stampa e Regime su Radio Radicale -

Vivendo all'estero non ho né i soldi né la possibilità di avere la mazzetta di giornali per avere, ogni giorno, uno spaccato di quello che si dice in Italia. Ho le agenzie. Ho un paio di abbonamenti e basta. Per questo motivo amo ascoltare la rassegna stampa di Radio Radicale. Il servizio pubblico? Lasciamo perdere. Non sono stati nemmeno capaci di fare una diretta sullo scontro Berlusconi-Prodi (che invece ho seguito sul sito di Repubblica).

Massimo Bordin, che tecnicamente non sa fare la radio (troppo di parte e questo scatarrare in diretta mi infastidisce un po') realizza però una rassegna stampa "abbastanza" completa. Chi vuole sentirlo vada al sito www.radioradicale.it

Perché abbastanza? Perché non mi piace ad esempio l'attacco continuo e convinto contro gli avversari del partito. Uno di questi è Francesco Caruso. Mettiamo le cose in chiaro. Io non lo avrei candidato. Se la destra imbarca Tilgher non è che la sinistra deve necessariamente candidare Pol Pot per equilibrare (battuta, chiaro?). Caruso è un movimentista di quelli che Bertinotti ama ed è un po' a digiuno di ars politica. Non basta dirsi contro per essere degno di siedere in parlamento. Insomma, io spero che sia trombato alle prossime elezioni.

Però, c'é un però. Caruso è stato crocefisso per un'intervista a Repubblica. Caruso secondo Radio Radicale avrebbe difeso le violenze di Milano. Una lettura "furbetta" di cose non dette. Eccovi l'intervista. Decidete voi.


Il leader no global, Francesco Caruso: con la resistenza passiva avremmo avuto successo - "La guerriglia è stata un errore ma bloccare i fascisti è un dovere"



Gli impresentabili: Ho sempre combattuto per gli esclusi: non sono io il problema, i veri impresentabili sono i neonazisti candidati e gli inquisiti per mafia la scarcerazione Si respira un brutto clima Per rasserenarlo, pur non condividendo quelle pratiche, meglio liberare gli arrestati

DANIELA D´ANTONIO
(trascrizione da Repubblica)
NAPOLI - Francesco Caruso, come giudica gli incidenti di Milano il candidato no global di Rifondazione comunista?
«A Milano, da anni, i centri sociali subiscono aggressioni e attentati da parte dei fascisti, situazione che nessuno si è preoccupato di risolvere: detto questo, mi sembra che la forma scelta non sia solo distruttiva, ma anche autodistruttiva».
Si spieghi meglio.
«Le forme e i modi con cui sabato scorso è stata contestata la manifestazione dei fascisti sono un errore perché hanno prestato il fianco alle strumentalizzazioni elettorali della destra e mi sembrano anche tatticamente demenziali: se su circa 200 manifestanti ne finiscono più di 40 in galera c´è qualcosa che non ha funzionato».
Che significa?
«Cercare di impedire un raduno fascista non è solo legittimo, ma anche moralmente e costituzionalmente doveroso: tuttavia, piuttosto che bruciare le macchine o rompere le vetrine, io avrei adoperato tattiche di resistenza passiva. Credo che un´iniziativa di questo genere avrebbe certamente riscosso più consenso e si sarebbe rilevata efficace».
Questa però non è una vera e propria condanna come invece vorrebbero i leader dell´Unione.
«Ho già detto che non condivido quelle pratiche, quindi penso di esser stato chiaro. Vorrei precisare, inoltre, che non ho mai pronunciato le parole che mi hanno attribuito in questi giorni. È gravissimo che qualcuno inventi di sana pianta le mie dichiarazioni. Io faccio parte del movimento ma non sono né il "portavoce" come vorrebbero sempre i giornali, né il "mandante" come vorrebbe Pisanu, né tantomeno il "giudice" come pretendono Rutelli e Fassino. Non vorrei che per i prossimi anni, ogni volta che accade qualcosa, vengano a chiederne conto a me».
Perché ha aspettato tre giorni prima di parlare?
«Non voglio fare la comparsa in quel teatrino della politica fatto di polemiche che sviano l´attenzione dai problemi reali. Per due giorni hanno tentato in tutti i modi di tirarmi dentro questa storia».
Intanto l´hanno attaccata tutti. Da destra e da sinistra. Pare che lei sia un ospite indesiderato in Parlamento.
«Io sarei il problema? E i neonazisti candidati? E gli inquisiti per concorso in mafia, corruzione, truffa ai danni dello stato? Questi sono gli impresentabili, non certo uno come me che ha combattuto al fianco degli esclusi e dei senza voce».
Ha fatto solo questo?
«Il tribunale di Cosenza mi accusa di cospirazione politica e attentato all´ordinamento economico mondiale. Le stesse con le quali i fascisti hanno perseguito Pertini e gli oppositori al regime. Il problema è un altro».
Quale?
«Colpisce il silenzio di tutti, davanti a un presidente del Consiglio che non solo ha sdoganato i fascisti ma li ha anche messi in lista. In altri paesi europei ci sarebbe stato un moto delle coscienze. Il ministro dell´Interno Pisanu invece di utilizzare il Viminale per fare campagna elettorale, e preoccuparsi del mio ingresso in Parlamento, perché non spiega come mai ha autorizzato la manifestazione dei fascisti di sabato a Milano, dopo averla vietata solo poche settimane fa? Lo sa Pisanu che i centro sociali, gli immigrati e i Rom sono vittime ogni giorno di vili aggressioni fasciste? Si respira un clima veramente brutto in questi giorni di campagna elettorale. Io, pur non condividendo quelle pratiche, mi sento di chiedere la liberazione dei ragazzi arrestati per rasserenare il clima».
Quei ragazzi hanno messo a ferro e fuoco una città.
«L´ho già detto, è stato un errore. Io sono convinto che dinanzi a questi attacchi sia sbagliato rincorrere i neonazisti sul piano della violenza. Così si finisce dritti nella trappola degli opposti estremismi in cui vogliono infilarci».

- Caruso dopo essersi fatto la barba -

martedì, marzo 14, 2006

Bondi vs Pax Christi



Ma santo uomo, perfino quelli di Pax Christi mi fai arrabbiare?

Ricevo da Sarah e posto

8 marzo 2006

+ per conoscenza a mons. Tommaso Valentinetti, Presidente di Pax Christi

LETTERA APERTA
all'On. SANDRO BONDI
Forza Italia

Camera dei Deputati
Palazzo Montecitorio
00186 R O M A


Onorevole Bondi,

abbiamo ricevuto l'opuscolo "I frutti e l'albero, cinque anni di governo Berlusconi letti alla luce della dottrina sociale della Chiesa" che, riteniamo, sia stato inviato a tutte le parrocchie e le comunità religiose in Italia. E' giunto anche alla nostra Casa per la Pace in Firenze. Non possiamo nascondere lo stupore o meglio, la nostra indignazione, non perchè lei ci ha inviato pubblicità elettorale, cosa legittima e che molti fanno, ma per aver avuto l'ardire di affermare che molti provvedimenti dell'attuale Governo sono in "forte consonanza con la dottrina sociale della Chiesa".

Si potrebbe e si dovrebbe discutere a lungo delle scelte di questo Governo ben più disinvolte di quelle indicate nell'opuscolo come fedeli alla Dottrina Sociale della Chiesa .. E facciamo solo alcuni esempi:
• le leggi ad personam,
• il mancato provvedimento per i detenuti (nonostante le 26 interruzioni con applausi durante l'intervento di Giovanni Paolo II in Parlamento che chiedeva un atto in quella direzione),
• impoverimento di molte persone,
• legge Bossi-Fini (più repressiva che altro: dalla relazione della Corte dei conti per l'anno 2004, le spese per "misure di sostegno" risultano pari a 29.078.933 euro contro i 115.467.102 euro per quelle di contrasto, fra cui rientrano i costi per i cosiddetti CPT - Centri di permanenza temporanea),
• il mancato sostegno alla cooperazione internazionale (siamo l'ultimo tra i Paesi donatori Ocse, con lo 0,15% del PIL per il 2005),
• la riduzione drastica del Fondo per lo Sminamento Umanitario,
• l'incremento inarrestabile delle spese militari (una spesa pari a 478 dollari pro-capite annui, a fronte di appena 545 euro per stato sociale, contro i 1.558 di media UE),
• il sostegno alla guerra in Iraq motivata con continue menzogne,
• il tentativo di modificare la legge 185 e di impedire il controllo parlamentare del commercio delle armi,
• il mancato finanziamento e sostegno ai giovani in Servizio Civile (malgrado la Corte Costituzionale abbia stabilito che sia il servizio civile che quello militare concorrono alla difesa della Patria, al primo si assegnano 224 milioni di euro, ed al secondo 19.021 milioni di euro, più 1.200 milioni di euro per le missioni militari e vari fondi fuori bilancio della difesa per nuovi sistemi d'arma),
• la mancata cancellazione del debito dei paesi poveri (a cinque anni dalla storica assunzione di responsabilità nell'anno del Giubileo, inoltre, l'Italia può "vantare" di non avere nemmeno rispettato gli obblighi derivanti dalla legge 209/2000, che prevedeva una cancellazione di 6 miliardi di euro, mentre ad oggi ne sono stati cancellati solo 2,5 miliardi)
• e molte altre cose tra cui, cosa non secondaria, il coinvolgimento di autorevoli personaggi nella tristemente nota Loggia massonica P2.

Ma non è solo di questo che ora vorremmo parlare. Ci indigna l'arroganza, la mancanza di pudore, la presunzione nel presentarsi come interpreti fedeli del magistero, della Dottrina Sociale della Chiesa e delle radici cristiane; l'uso strumentale dei riferimenti religiosi per il proprio potere; il tentativo di blandire gli interlocutori con sdolcinati riferimenti al magistero della Chiesa.

E' un'offesa alla serietà della politica. E' un'offesa alla Dottrina sociale della Chiesa. E, se permette, è un'offesa anche alla intelligenza degli elettori, e quindi anche nostra.

Se vuole far campagna elettorale non utilizzi a proprio uso e consumo i riferimenti religiosi, cosa che purtroppo capita spesso a qualche autorevole esponente del suo gruppo politico.
In conclusione le proponiamo un testo che può aiutare tutti nella riflessione e nella conversione. Essendo stato scritto nel V secolo dopo Cristo, è al di sopra di ogni sospetto:

" Noi non abbiamo più un imperatore anticristiano che ci perseguita, ma dobbiamo lottare contro un persecutore ancora più insidioso, un nemico che lusinga..., non ci flagella la schiena ma ci accarezza il ventre; non ci confisca i beni (dandoci così la vita), ma ci arricchisce per darci la morte; non ci spinge verso la libertà mettendoci in carcere, ma
verso la schiavitù invitandoci e onorandoci nel palazzo; non ci colpisce il corpo, ma prende possesso del cuore; non ci taglia la testa con la spada, ma ci uccide l'anima con il denaro". (Ilario di Poitiers, V sec. d. C.)


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- un'immagine tratta dal sito di Pax Christi -

Veronica Lario


Certo adesso è ancora presto, ma fra qualche anno (una decina) mi riprometto di fare davvero un libro su una delle figure più cangianti e interessanti del panorama storico di questo paese. Veronica Lario. Con tutto il rispetto per il libro della Latella, che a me non è piaciuto, vorrei provare a descrivere questa donna. Presa in giro per una carriera di attrice non ai vertici che cozza con un'incredibile equidistanza in veste di first lady. Nel suo rapporto con Silvio però ci sono moltissimi punti curiosi. Mi piacerebbe porgerle alcune domande. Purtroppo dovrò attendere che Berlusconi lasci la politica. E forse anche di più.
Ecco quello che la signora dice alla vigilia dell'incontro-scontro Prodi vs Berlusconi.

Intervista da Repubblica
VERONICA LARIO
"Non sprechi il talento dialettico che gli fa trasmettere emozioni" - "Silvio, pochi numeri punta sulla passione"

Flavia È una qualità in più a favore di Prodi che ha potuto condividere con lei lo stesso progetto di vita e di valori
l´abbandono Quello con l´Annunziata è stato un caso di incomunicabilità. Non è la prima volta

DARIO CRESTO-DINA
MILANO - «Certo, non ho perso un incontro televisivo di mio marito. Si figuri se rinuncio alla sfida più bella». Veronica Lario questa sera sarà davanti alla tv per il primo faccia a faccia con Romano Prodi.
Signora Veronica, mi dia i suoi voti sui duellanti.
«Berlusconi ha una forte leadership generata dalla sua storia personale, che ne fa un po´ un personaggio-mito. Con una sensibilità all´immagine quasi femminile, un talento per la dialettica e la chiarezza di espressione, che gli consente di trasmettere enfasi e emozioni. Prodi ha un´immagine politica consolidata nel corso degli anni. La sua capacità di non perdere mai la calma, non si sa se ricercata o reale, dà un messaggio rassicurante di normalità. Ma tra le sue qualità e la parte subliminale della sua immagine aggiungerei la figura della moglie, compagna con la quale ha potuto condividere lo stesso progetto di vita e di valori».
Ora mi racconti i loro limiti.
«I punti di debolezza? Sono più in imbarazzo a parlare dei punti di debolezza, non è simpatico. Preferisco elargire un consiglio. A Prodi di essere meno monocorde e lasciarsi trasportare da un po´ più di passionalità. A Berlusconi di non impostare il suo discorso sul monologo dei dati, che alla fine lo fanno apparire prolisso».
Non crede che suo marito abbia sbagliato a abbandonare la trasmissione dell´Annunziata?
«Non è il primo caso di incomunicabilità in una trasmissione, a volte succede per mancanza di contraddittorio, a volte per un eccesso di aggressività e impetuosità. Quando si esprime nella mancanza di contraddittorio se ne vanno i telespettatori, mentre quando si manifesta nell´impetuosità può succedere che d´impulso uno si alzi e se ne vada».
Ma lei il 9 aprile per chi voterà?
«Per mio marito».
È la verità?
«Piuttosto che risponderle con una bugia avrei preferito non risponderle».
Facciamo un gioco. Chi voterebbe del centrosinistra?
«Emma Bonino».
Quando dice vinca il migliore a chi pensa?
«Me lo dica prima lei. Chi vincerà?».
Credo che dopo cinque anni di Berlusconi la maggioranza di questo paese non ne possa più.
«Io, invece, non ne sono sicura».
Che succederà allora il 9 aprile?
«Vede, penso che sarà un voto emotivo. Si deciderà tutto negli ultimi quindici giorni, se non durante l´ultima settimana. La percentuale degli indecisi è alta, sono persone che si orienteranno da una parte o dall´altra a seconda di chi saprà conquistarli con un´idea, una promessa, una suggestione proprio sulla dirittura d´arrivo».
E in questo lei pensa che suo marito sia bravissimo.
«È bravo. E poi la sinistra deve fare ancora un lungo percorso».
Per andare al governo?
«No. Per rappresentare il futuro, per essere una sinistra moderna, riformista, europea. Ma sembra avere anche smarrito la sua missione storica: stare dalla parte dei più deboli. La vedo lontana dagli ideali, dai bisogni e dai desideri della gente che dice di rappresentare. A forza di inseguire la destra per contrastarla su ogni cosa che dice o fa pare essere rimasta vittima di un processo di osmosi».
Signora, lei sta facendo campagna elettorale per suo marito?
«Mi creda, la sola cosa che mi interessa è non essere inopportuna. Sono sua moglie. Confesso che questa volta mi sento più allineata con lui per i motivi che le ho appena spiegato: una sinistra che oggi non è una vera alternativa».
Sulla sinistra lei parla un po´ come Bertinotti.
«Bertinotti è simpatico, chiaro, educato e elegante. Ma non la penso ancora come lui...».
E D´Alema?
«Il suo governo aveva la possibilità di risolvere il conflitto d´interesse. Non l´ha fatto».
Romano Prodi?
«È il solo leader che il centrosinistra è riuscito a esprimere dopo cinque anni di opposizione. Lo rispetto. Ma non mi sembra un nome nuovo».
Avrebbe preferito, che so, Veltroni?
«Sì, avrei preferito una sinistra con un´immagine meno impersonale. Veltroni, come sindaco di Roma, ha dato un´immagine di concretezza, che ha cercato di tenere conto anche di un tema di attualità come quello della qualità della vita».
Perché non ha più seguito suo marito?
«Io ho fatto una scelta familiare e non politica. E oggi i miei figli me ne sono grati».
È sempre stata allergica al ruolo di first lady?
«Per me non ha il valore di un ruolo. Personalmente mi crea imbarazzo, ma in questo momento, per esempio, mi dà la possibilità di gratificare la mia vanità facendo un´intervista con lei».
Suo marito continua a giurare sulla testa dei vostri figli quasi tutte le volte che appare in televisione per difendersi dalle critiche. Sostiene che Barbara e Eleonora fanno a gara per dormire con lui e racconta che Luigi si raccoglie a lungo in preghiera. Non la disturba tutto questo?
«Sì, ma lui è fatto così».
Lo rimprovera?
«Certo, e con toni meno pacati di quello che sto usando adesso. Vede, sono contenta dei miei figli. Sono buoni, sono educati, si stanno comportando bene in famiglia, a scuola e nella vita. Non hanno bisogno di essere circondati dall´enfasi, di essere sovraesposti. Sono ragazzi normali, vorrei che continuassero a esserlo».
E suo marito che cosa le risponde?
«Che non vede che cosa ci sia di male. Oppure che non si è reso conto di essere andato oltre. È impossibile fargli cambiare idea. È il suo carattere. Ma guardi che Silvio è un buon padre, adora i suoi ragazzi».
Lei ha amato suo marito?
«Forse lei voleva fare un´altra domanda, ma le rispondo lo stesso. Sì l´ho amato. Mi ha corteggiata come credo una donna desideri. Quando pensi che quelle rose che hai ricevuto sono le uniche che mai siano state mandate a una donna. È successo ventisette anni fa. Mi mandò cento rose rosse.».
E gli vuole bene ancora oggi?
«Sì, gli voglio bene».
Avete mai attraversato una crisi, avete mai rischiato di separarvi?
«Nella storia di un amore ci sono tante componenti. C´è chi crede che l´amore possa durare tutta una vita, chi crede che con il tempo diventi qualcos´altro e chi pensa che l´amore sia un contenitore dentro il quale sono state costruite delle realtà e degli affetti importanti, superiori a quell´incantamento iniziale che il tempo e l´abitudine appannano. Una famiglia, dei figli, un rapporto privilegiato o unico che negli anni si viene a consolidare tra due persone. Lasciare qualcuno è molto doloroso per chi prende la decisione e provoca altri grandi dolori a chi la subisce. Può succedere che sia meglio restare, a meno che non si venga portati via da una nuova forte passione affettiva. Ma da una certa età in avanti siamo meno predisposti a turbamenti amorosi rivoluzionari. La maturità ci consente di riconoscere quanto di importante si è costruito insieme nel corso degli anni, attribuendogli il valore e il rispetto che gli sono dovuti».
Che cosa farà Silvio Berlusconi se il 9 aprile sarà sconfitto: andrà a Tahiti, costruirà ospedali nel mondo o resterà in politica?
«Farà il capo dell´opposizione».

- Generalmente sui temi che tratto trovo un sacco di foto in rete. Su Veronica Lario invece, immagini ce ne sono pochine. Non mi sembrava dignitoso mettere qualcosa tratto dai suoi film. Anche questo è interessante. Una scelta d'immagine, di discrezione che non può non balzare agli occhi -

Quel posto un po' assurdo

Ogni volta che penso agli Stati Uniti mi vengono in mente i soliti luoghi comuni: la pizza, il mandolino, il sole...... ah no! Quelli siamo noi..

Gli Usa però restano una nazione assurda. Spesso talmente bacchettona da far apparire alcune zone dell'hinterland calabro-apulo-lucano province di Oslo o Copenhagen. Questa forma mentis la trovi dove non te lo aspetti. Io A New York sfruttai ignobilmente il fatto di essere italiano e straniero per fare cose che un cittadino della Grande mela non si sognerebbe mai di fare. Mi spiego.

Da straniero sei più libero, non sei racchiuso in quella camicia di forza comportamentale che i poveri newyorkesi debbono invece rispettare alla lettera. Non è na battuta il timore di molti che non si azzardano a fare un complimento a una collega per timore di essere accusati di sexual harrassment. È invece è proprio così. Poté parlare molto più liberamente. Posso ancora farlo quando ci torno. Dirle, senza offenderla è chiaro, "che carina che sei oggi". Certo non in strada, ma in ufficio sì e magari mi dicono pure che sono galante perché sono italiano. E i maschietti americani, poveracci, se si azzardano loro, apriti cielo.

In quest'ottica s'inserisce benissimo questo sito di malati che ha trovato spazio in molti dei nostri giornali (dove l'inglese continua ad essere sconosciuto): www.Hollabacknyc.com

- sguardo losco, carnagione color ebano. Questo perverso individuo aveva osato fare un complimento a una tizia. Merita di essere sputtanato sul web -


Si prefigge di smontare i molestatori da strada. Chi si permette addirittura (vergogna, vergogna) di dire al pasaggio di una ragazza (che carina che sei, tesoro!). Può essere fastidioso, ma di qui a definirlo molestia sessuale ce ne passa. Sì, perché un vero molestatore non si lascia fotografare e neppure intortare con garruli discorsi del tipo: "Signore lo sa che Lei non mi sta rispettando come donna e come essere umano?". "
"Sì, signora. appunto per questo mi definiscono molestatore"

- "You're a goddess", pressappoco "ah fata!". Questo violento teppista dai capelli bianchi chiedeva l'elemosina. Anche per lui la gogna per avere osato importunare una donna libera, moderna, e consapevole -

domenica, marzo 12, 2006

In morte di un sacco d'immondizia


un articolo "copiato" da Repubblica.

La parabola del burocrate sterminatore quasi per caso
 
Così Milosevic abbracciò il sogno fatale della Grande Serbia
 
Non capiva la politica, ma aveva senso pratico: seguì il vento, aiutato dalla moglie
All´Aja sembra un serpente in gabbia: ma è un pitone che tiene nelle fauci il processo, ritardandolo e screditandolo
La morte sottrae l´ex leader all´onta di una condanna per genocidio e assesta un colpo fortissimo al processo in corso
La Storia lo ricorderà come uno massacratore. La Patria come un condottiero sconfitto dagli eventi 
GUIDO RAMPOLDI
Se n´è andato da grande tattico, l´unica sua qualità. Morendo con buon tempismo, Slobodan Milosevic s´è sottratto all´onta eterna d´una condanna per genocidio ed ha assestato un colpo formidabile al processo dell´Aja, che non ha grandi probabilità di sopravvivergli a lungo. Nel mondo gli resterà il marchio dello sterminatore, e così lo ricorderà la storia. Ma in patria già ieri pareva avvicinarsi alla leggenda melanconica dei condottieri serbi, sempre sfortunati e sempre sconfitti, dove l´avevano accolto, con gli occhi umidi, un´infinità di nazionalisti.
Vorrebbero tributargli funerali di popolo, solenni e guerreschi, quasi fosse un gesto eroico aver dato un contributo decisivo al lungo eccidio jugoslavo. E il sospetto che sia stato avvelenato contribuirà ad attirargli compassione. In realtà sembra morto nel modo più banale, nel suo letto, forse tradito dal cuore mentre dormiva. E quel trapasso "normale" ben s´attaglia ad una vita che non ebbe mai nulla di epico o di grandioso, e produsse tanto Male non per un progetto definito o per una volontà assoluta, ma per opportunismo, viltà, per il cinismo più mediocre. Milosevic non condusse il suo popolo più di quanto quello non condusse lui.
Prese a prestito i castelli di menzogne eretti dall´Accademia delle scienze di Belgrado per ingannare una nazione che voleva ardentemente essere ingannata. La Serbia gli consegnò una missione e per molti anni gli garantì un consenso autentico. Lui cavalcò l´onda perché gli conveniva.
A ripercorrere ora la sua vita si ricava l´impressione d´una spaventosa casualità. Può darsi che questa sia una costante nella biografia dei capipopolo (se per esempio crediamo al "Dux" della Sarfatti, pubblicato nel 1924, in origine Benito Mussolini non era il tanghero che poi diventò). Ma nella parabola di Milosevic perfino l´inizio è un tiro di dadi. Siamo nel 1987. La Jugoslavia si sta avvitando in una crisi globale. I nazionalismi sepolti vivi da Tito sono già fuori dalle loro fosse. Milosevic è il capo del partito comunista a Belgrado. E´ un esperto di credito internazionale e nelle sue missioni all´estero si è conquistato la fiducia della diplomazia statunitense, che fiuta in lui un rinnovatore pragmatico e spregiudicato. Gli americani impiegheranno anni per capire dove conduca tanta spregiudicatezza.
Ma in quel 1987 Milosevic appare un democratizzatore del sistema, non solo agli americani, ma alla stessa ala "liberale" della Lega comunista jugoslava. Il vertice lo vezzeggia e se ne fida: un altro errore di calcolo che risulterà fatale. Milosevic incontra in Kosovo il suo destino. Il partito lo manda ad acquietare lo scontro etnico. Si trova davanti una folla serba esasperata dall´aggressività albanese. La prassi prevede che ripeta l´appello rituale all´unità e alla fratellanza, dogma del comunismo jugoslavo. Ma Milosevic intuisce che quella folla non gli perdonerebbe frasi di circostanza. Così pronuncia - a mezza bocca, come per mancanza di convinzione - le parole fatali: «Mai più un serbo sarà colpito». Che sia poco convinto, lo conferma il seguito di quel viaggio. Milosevic incontra i minatori del Kosovo, tutti albanesi, e li blandisce con un discorso in puro stile titoista.
Riceve una bordata di fischi. Le ovazioni dei serbi, i fischi degli albanesi: quel giorno si decide la traiettoria di un burocrate senza alcuna ideologia che gli eventi, e una sete smodata di potere, trasformeranno prima in capopolo, poi in conducator, quindi in sterminatore.
Tornato a Belgrado, Milosevic scopre che le parole pronunciate a Pristina hanno avuto un´eco enorme sulla stampa belgradese. Il vertice è perplesso ma il partito è con lui. In capo ad un anno estromette la vecchia guardia grazie all´appoggio della piazza e alle trame ordite da sua moglie Mira, una docente di sociologia nipote di una segretaria di Tito. Mira sarà decisiva: gli organizzerà la scalata al partito in Serbia, e lo accosterà ad un alleato decisivo, l´Accademia delle Scienze.
Quest´ultima è per metà una consorteria di intellettuali prestigiosi, afflitti da un nazionalismo senile e dalla sindrome del bardo: si sono messi in testa che sia loro missione far emergere, interpretare e dirigere le genuine aspirazioni del Popolo. Sono altrettanto fiduciosi di poter usare Milosevic per condurre il Popolo dalla schiavitù sotto il faraone, Tito, alla Terra promessa, la Grande Serbia. La lobby dei bardi fornisce a Milosevic un´ideologia e un Manifesto, il Memorandum dell´Accademia delle scienze, dove si afferma «il diritto storico e democratico» dei serbi a unificare i loro territori, cioè a ritagliarsi la Grande Serbia. E´ un progetto demenziale e suicida, perché garantisce pretesti formidabili a tutti i nazionalismi ex jugoslavi: ma offre a Milosevic la possibilità di recitare da quel vendicatore della nazione serba che le masse invocano. Un aiuto non meno importante gli arriva dalla diplomazia occidentale, che salvo eccezioni ritiene la sopravvivenza della federazione jugoslava una causa persa. Gli europei salutano con entusiasmo l´inizio del disastro, la secessione slovena, senza capire quale sarà il seguito: la guerra in Croazia e in Bosnia. A molti occidentali sembra un buon affare togliere di mezzo quel vicino ingombrante, imprevedibile e ben armato, la Jugoslavia.
Milosevic e il croato Tudjman, tanto amichevoli e premurosi in privato quanto ostili in pubblico, ne approfittano per scatenare una guerra feroce dalla quale entrambi usciranno rafforzati. Poi si accordano in segreto per spartirsi la Bosnia.
La guerra bosniaca offre a Milosevic l´occasione per puntellare il suo regime personale attraverso un´alleanza organica con l´estrema destra e con l´Accademia delle Scienza, suggellata dall´elezione dello scrittore Dobrica Cosic alla presidenza della mini-Jugoslavia. Ma ancora una volta sono le circostanze a dirigere Milosevic. I tratti ultra-nazionalisti che il regime va assumendo non sono tanto l´esito di una strategia coerente, quanto il prodotto di una sua personale tattica di sopravvivenza. Quando infatti l´intervento della Nato gli toglie dalle mani la Bosnia, Milosevic straccia le mappe della Grande Serbia e si smarca definitivamente dall´ultra-nazionalismo, così come gli chiedono gli americani. E´ convinto di essere tornato nelle grazie di Washington, e questo lo rassicura. Le divisioni dell´opposizione e l´attendismo della diplomazia europea gli permettono di sopravvivere ai moti di piazza del ‘96. Ma non sopravviverà al cambio di passo del dipartimento di Stato, che nel ‘97 scopre in Milosevic non più un interlocutore necessario alla pace nei Balcani, ma il principale ostacolo. Unito alla volontà americana di rilanciare il ruolo dell´Alleanza atlantica, la nuova dottrina porterà al braccio di ferro sul Kosovo. Milosevic sceglie la guerra, anche perché consapevole di non poter scampare ad una resa a condizioni umilianti. Durante e dopo il conflitto si converte precipitosamente all´internazionalismo terzomondista, e racconta che la Serbia è il grande alleato della Cina nella riscossa contro l´Impero occidentale. Ma la disponibilità del suo popolo a lasciarsi imbrogliare ormai è esaurita. Perse le elezioni, nel 2000 una «rivoluzione di velluto» sapientemente monitorata da Washington gli strappa le sue Bastiglie al grido di «adesso o mai più». Cadono la fabbrica delle ipnosi nazionaliste, la tv; poi il palazzo del Parlamento. I reparti speciali tradiscono Milosevic e solidarizzano con i dimostranti.
Subito dopo il tracollo del regime, un uomo del vertice supremo, il drammaturgo Lubisa Ristic, mi racconta di un Milosevic stremato dal proprio gioco d´azzardo. «In fondo è un banchiere. Ha un formidabile senso pratico ma capisce poco la politica. L´opposto di sua moglie, che capisce la politica ma manca totalmente di senso pratico». A questa somma di difetti vanno aggiunti un´identificazione totale con il potere, e la disponibilità al crimine che ne consegue. Ma i suoi crimini sono anche quelli della Serbia, e la Serbia non li vuol vedere. Però il governo serbo ha bisogno di finanziamenti: l´inesorabile logica del denaro perderà Milosevic. Viene arrestato mentre cadono i dieci anni dall´inizio della dissoluzione dell´ex Jugoslavia. In cambio Belgrado otterrà il miliardo di dollari, tra prestiti diretti e crediti internazionali, vincolati dal Congresso americano alla consegna di Milosevic.
Quando lo rivedo, all´Aja nel 2004, ha perso capelli e un po´ di chili. E´ al di là delle vetrate anti-proiettile, in un´aula senza finestre che pare un curioso rettilario azzurrino. E Milosevic è il pitone che tiene nelle fauci il processo. Anzi, lo sta ingoiando. La sua arma è l´ipertensione. Ha la pressione alta e fa poco per curarsi. E se stramazza sul suo scranno il tribunale dell´Aja rischia di chiudere. La probabilità dell´ergastolo, e ancor più la certezza dell´oblio, devono apparire spaventosi ad un uomo che per un decennio fu nella storia da protagonista. Si rivolge al presidente della corte, un nigeriano, con un fare presidenziale brusco e spazientito. Non si abbassa a contestare i 66 capi d´imputazione. La sua difesa spesso è un excursus nei secoli, un viaggio erudito in cui i tortuosi zigzag della storia diventano perfette geometrie, la nitida trama della cospirazione anti-serba che si dipana dall´Ottocento ad oggi. Ma sta perdendo il processo. E l´eventualità d´una sua condanna spaventa a morte Belgrado, perché in quel caso seguirebbe una sentenza avversa alla Serbia nel giudizio intentato dalla Bosnia presso la Corte europea. Sarajevo chiede un risarcimento per i danni di guerra, valutati in miliardi di dollari. Nei palazzi del potere serbo non pochi ieri devono aver tirato un sospiro di sollievo.

Un paese un po' di cacca

Chi mi conosce sa il mio rapporto con la Germania. Il mio amore per questo paese. Il mio malessere ogni volta che qualcuno dei miei clienti italiani mi chiede di scrivergli qualcosa su qualche rigurgito nazifascista in uno dei land di questa grande nazione. Sono un soldato. Obbedisco.

- una manifestazione dei neofascisti dello NPD, nessuno simbolo neonazista e si potrebbe persino essere d'accordo con lo striscione. Dice "Per la pace e per i popoli liberi contro le guerre di globalizzazione" -


Poi però penso che io, in Germania, non ho praticamente mai, in tanti anni, subito razzismo. Certo, forse mi aiuta il fatto di dominare la lingua. Eppure penso che sia un paese infinitamente più maturo, dal punto di vista democratico, del nostro, l'Italietta dei limoni. Il vero problema d'Europa.

Tutto questo panegirico, che forse leggeremo in tre, era per criticare il corteo neofascista che ha attraversato Milano. Ovviamennte condanno le violenze degli autonomi, ma mi chiedo anche: in mano a chi è la gestione dell'ordine pubblico nel capoluogo lombardo? Come si permettono questi signori di dare il permesso di manifestare a un gruppo dichiaratamente fascista? L'apologia di fascismo è stata depenalizzata? C'è un nome sui documenti di autoriizzazione. La persona che ha apposto la firma dovrebbe essere mandato al parco a dar da mangiare ai piccioni. Per non fare danno.

- tst d quizz. Cellulare pieno di messaggini e cervellino vuoto di pensierini. La ragazzotta o il ragazzotto (?) che passeggia con la croce runica. Dubito sinceramente che sappia quello che fa. Però... ahò m'hanno visto, sò uscito sur kuotidiano -


Qualcuno mi dirà: sì, ma in Germania la NPD ha avuto i permessi per sfilare. La mia risposta? Tutti sanno come la pensa la NPD, ma nessuno dei loro leader si permetterebbe di fare il saluto nazista e neppure di sfilare con le croci uncinate. A Milano (vedi foto) si vedono fasci littori, grida fasciste. La manifestazione si è conclusa con "viva il Duce!". Condannare le violenze si, ma i capetti dell'Unione (che mi sembra davvero abbiano perso i contatti con la base) condannino, pretendano e ottengano le dimissioni di chi ha concesso che si svolgesse questa manifesta provocazione.

- un pacifista?, un amante della trilogia di Tolkien? Quel simblo però mi sembra inequivocabile -


Certo di positivo ci sono le uscite dell'Aennino La Russa che ancora ci ostiniamo a considerare post quando è ancora totatalmente vetero... ma dubito che ci siano molti elettori che lo capiscano.

Per concludere, io comincio a temere che questa epoca populistico-fascista non sia ancora alla fine. Forse ce ne accorgeremo quando il piano Gelli sarà davvero realizzato. O magari quando non ci sarà più niente negli scaffali dei negozi. Sono troppo ottimista? Forse. Spero di sbagliarmi. Nella mia vita però, ci ho azzeccato parecchio...

- un saluto a Mario. Massì, abbiamo scherzato. Questi giovanotti stanno salutando a Mario, un buontempone proprietario dell'omonimo Bar. Gli dicono chiaramente "Mario, a noi! ehi aspé... Mariooooooo". Solo una persona "fissata" potrebbe vederci qualcosa di male -

sabato, marzo 11, 2006

Strane morti




Adesso è morto anche Milosevic. Ma cosa ci metteranno nei caffé del carcere dell'Aja. Quache giorno fa era defunto un altro criminale di guerra exjugoslavo. Adesso Slobodan. Mai creduto alla coincindeze, ma può sempre darsi che mi sbaglio.

Aveva 64 anni. E' stato l'ultimo presidente della Jugoslavia unita, poi aveva governato la Serbia.
Dal 2002 era sotto processo per crimini di guerra in Bosnia e Kosovo, da tempo soffriva di cuore

L'ex leader jugoslavo Slobodan Milosevic, 64 anni, è morto. Il suo corpo senza vita è stato trovato nella sua cella nel carcere del Tribunale penale internazionale dell'Aja. L'ex presidente della Repubblica jugoslava era sotto processo dal 2002 per crimini di guerra contro l'umanità. Le udienze erano state sospese più volte per le sue cattive condizioni di salute.

Il Tribunale dell'Onu ha aperto un'inchiesta sulla morte di Milosevic, ordinato l'autopsia e un esame tossicologico, anche se il ministro degli Esteri francese Philippe Douste-Blazy, assicura che il decesso è naturale, conseguenza di vecchi problemi cardiaci.

Pesavano sul capo dell'ex presidente oltre 60 capi d'accusa tra cui il genocidio perpetrato durante la guerra tra croati e serbi, tra il '91 e il '95, e nel Kosovo, tra il '98 e il '99. Milosevic era responsabile anche del massacro che a Srebrenica costò la vita ad oltre 8.000 musulmani.

"Milosevic è stato trovato morto nel letto della sua cella nel centro di detenzione delle Nazioni Unite", si legge nel comunicato ufficiale diramato dal Tpi. "La guardia ha immediatamente allertato l'ufficiale di turno del centro di detenzione e l'ufficiale medico il quale ha constatato il decesso di Slobodan Milosevic", ha confermato il Tribunale dell'Aja.

La polizia e i medici legali olandesi, chiamati sul posto, hanno fatto le prime constatazioni di legge. Sono stati disposti l'autopsia del cadavere ed esami tossicologici.

La moglie e i due figli di Milosevic, che vivono a Mosca, sono stati informati. Recentemente, l'ex presidente jugoslavo aveva chiesto di essere trasferito in una clinica moscovita per poter stare vicino alla famiglia ed essere meglio curato. Secondo le autorità dell'Aja non sussistevano però le necessarie garanzie che l'ex dittatore rientrasse in Olanda. Il procuratore Geoffrey Nice, in una richiesta avanzata ai giudice della Corte, aveva espresso il timore che i medici russi potessero dichiarare l'ex dittatore non in grado di sostenere i dibattimenti e trattenerlo in vista della ripresa del processo. Anche il procuratore capo del Tribunale internazionale dell'Aja per i crimini nell'ex Jugoslavia, Carla Del Ponte, aveva puntato i piedi contro la richiesta dell'ex presidente serbo. "Mi sono opposta fermamente al trasferimento a Mosca di Milosevic", aveva spiegato Carla Del Ponte lo scorso 19 gennaio. "Ha già ottimi medici all'Aja". Per questo il Tpi aveva infine rigettato l'istanza di trasferimento del detenuto.

Diniego che ha sollevato le dure critiche del fratello di Slobodan, Borislav Milosevic che ritiene il tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia "pienamente responsabile" di quanto accaduto.

venerdì, marzo 10, 2006

Su Do Ky?

Scusate, ma chi accidenti ha inventato il Sudoku: Wayne Gould come affermano i media italiani? (Ecco a voi la scheda di Feltrinelli)

In Inghilterra lo chiamano So Doku, e ha già conquistato milioni di persone capaci di farsi rovinare la giornata da uno schema troppo difficile. In Giappone, dove nasce come fenomeno di massa, si chiama Sudoku ed è popolarissimo. Lo ha ideato Wayne Gould, un ex magistrato di Hong Kong che trascorre adesso le sue giornate creando puzzles.

Ed ecco la foto.


Oppure è stato invece Maki Kaji che, secondo el Mundo, sarebbe il vero papà di questo gioco?

Ecco l'immagine:


Ed ecco qualche abstract in spagnolo
Tiene 53 años, le gusta la bebida y se gasta su fortuna en carreras de caballos, casinos y viajes por el mundo. Maki Kaji es el visionario "Padre editorial del sudoku". Bautizó a su empresa, Nikoli, con el nombre de un purasangre, y desde entonces este japonés no ha parado de hacer dinero. Magazine visita sus oficinas de Tokio, donde un grupo de mentes "maravillosas" elaboran sudokus a mano.

Qualcuno mi dia una risposta

Puttanescagate


...dati i personaggi....

Le intercettazioni delle telefonate tra il portavoce del ministro Storace e gli investigatori privati "Su Qui, Quo Qua tutto okay
e Ciccio forse va agli Interni". "Sapevo che prima o poi ci facevano fare delle zozzerie"

di LUCA FAZZO e MARCO MENSURATI
da Repubblica.it

MILANO - Investigatori surreali, Magnum PI con la pancia, l'accento romano, e la Y10 al posto della Ferrari. Gente strana, chiacchierona, ciarlatana, un po' millantatrice e un po' pericolosa. Però introdotta o, per dirla alla maniera loro, "ammanicata", e anche molto bene. Almeno quanto basta per poter andare senza pass in giro per i piani alti del palazzo della Regione Lazio, per dare del tu a Francesco Ciccio Storace, o per rivolgersi con toni un po' troppo confidenziali a Niccolò Accame, uomo ombra dell'attuale ministro della Salute, nonché alto dirigente dello stesso ministero. Un po' fumetto, un po' spy story, un po' commedia vanziniana, per capire fino in fondo il livello medio-basso della trama di questa vicenda bisogna leggere le intercettazioni. Eccole.

LA ZOZZATA
24 febbraio 2005. Ore 20. 08. Nicolò Accame chiama Pierpaolo Pasqua (l'investigatore privato).
N: Ciao sono Nicolò come procediamo?
P: Sabato o domenica riusciamo a fare l'intervento.
N: Tu hai bisogno di niente da me? di altre cose che ti dica o sei già arrivato dove volevi? Hai avuto riscontro su quel nome che ti ho dato?.
P: Sto avendo tutti i riscontri necessari.


26 febbraio, 19,01. Pierpaolo Pasqua, l'investigatore arruolato da Accame, parla con Gaspare Gallo un suo collega di come condurre l'operazione "Qui", quella della Mussolini.
G."Bisogna entrare al momento giusto e far sparire le cose al momento giusto".
P."Io te l'avevo detto che prima o poi ce la chiedevano una zozzata".
3 marzo, ore 4,33. Un giorno prima della chiusura delle liste Pasqua riceve la telefonata di un uomo non identificato, la procura sospetta che l'uomo si trovi nella sede di Alessandra Mussolini dove sta alterando i fogli con le firme per le candidature.

P. "Quanti ne hai?"
U. "Ne ho fatte 5 per 80 fogli, quindi 400 fogli con 5 ripetizioni
P. sono 3200 comunque invalidi, perfetto sono sufficienti".

IL TELEGRAMMA
5 marzo 17,30 Pasqua e Gallo discutono su come denunciare anonimamente le "irregolarità" della Mussolini.
P. "Hai tu una scheda non riconducibile a qualcuno? devo mandare un telegramma che deve essere anonimo"
G. "Anonimo lo posso fare anche da un bar"
P. "Però il telegramma ti addebitano il costo su una bolletta"
G. "Ma scusa se vado alla posta a farlo e non do i miei documenti?"
P. "Certo che ti chiedono i documenti, se vado da un pony express ho paura che non faccio in tempo e in ogni caso mi chiedono i documenti, porca puttana non so come fare. Tutto fatto bene tutto lavorato, tutto costruito e adesso non so come cazzo fare. E se freghi il telefonino a qualcuno?"
G. "Eh si può fare, lo frego a qualcuno".
P. "Fai sta cosa e poi glielo fai ritrovare".
G. "E' un bel casino... lettera anonima niente?"
P. "Se potevo imbustà 'na lettera avevamo risolto, ma non gli arrivava domani".

CICCIO E ALEMANNO
28 febbraio, ore 21. Pasqua chiama la moglie Costanza: "Gaspare è rimasto impressionato dalle mie conoscenze politiche: ieri ho avuto un appuntamento sono andato senza farmi registrare arrivando direttamente alla presidenza. Ho visto Ciccio (Francesco Storace, ndr) che aveva in linea Alemanno. Ha detto alla sua segretaria di farlo attendere perché stava parlando con Pierpaolo. Gaspare si è reso conto che ciò che stiamo facendo, pur non guadagnando molto è una scommessa per il futuro. Questo (Ciccio, ndr) oggi sta alla Regione, e domani può andare al ministero degli Interni.

1 marzo, ore 22,06. Pasqua commenta con la moglie la chiusura dell'operazione Mussolini (Qui), e l'inizio dell'indagine su Marrazzo (Quo):
P. "Fra oggi e dopodomani chiudiamo Qui, poi bisogna cominciare ad occuparsi di Quo e di Qua".
C. "Ma non può essere un a cosa un po' pericolosa?"
P. "Un pochetto sì, non c'è niente di pericoloso"
C. "Speriamo che non si hanno guai"
P. "No basta che rivincano, perché devono rivincere, perché se no se non rivincono tutti a casa andiamo..."
C. "Vabbè scusa se non rivincono loro chi vince? Marrazzo?".

LA MOGLIE DI MARRAZZO
22 marzo, ore 18,15. Gallo parla col maresciallo Franco Liguori (suo complice) per scovare i redditi della moglie di Piero Marrazzo (Roberta Sardoz).
F. "Ueh senti, Sardo Rosarita per me non esiste, ho provato con Sardo, con Sardi, solo con Rosa, solo con Rita, in tutti i modi possibili immaginabili, hai il codice fiscale tu per caso?"
G. "Non ce l'ho dietro, però. Comunque l'ho verificato, è corretto".
F. "Eh vedi corretto corretto, ma pure con Marrazzo, alla fine, era Pietro e non era Piero".
G. (gli detta il codice fiscale)
F. "Allora Serdoz Roberta non c'entra proprio un cazzo con quella... La data di nascita corrisponde 10.8.68".
G. "Questa è l'intestazione di un telefonino, quindi che cazzo hanno scritto... l'hanno estrapolato probabilmente hanno scritto una cosa per un'altra". Dieci minuti dopo viene intercettato un Sms del maresciallo a Gallo: "Ma non facevi prima a dirmi che era la moglie di Marrazzo?". Sms di risposta: "Non lo sapevo".

5 aprile, ore 10 e 39. Il maresciallo Liguori chiama Gallo.
L. "Senti un po' ma adesso che ha perso le elezioni ti paga lo stesso?"
G. "Veramente mi ha già pagato".

- Francesco Storace, vittima o carnefice? -

Zitto frocio!

Ricevo e posto

Ho avuto il piacere d'intervistare il signor Guadagno, al secolo Vladimir Luxuria, diversi anni fa a Roma alla sua bella casa di via del Pigneto. Ho avuto l'impressione di avere di fronte una persona garbata e intelligente con un unico difetto: una smodata voglia di successo. Fra i promotori e trasformatori del Muccassassina, il miglior party che ci sia a Roma, una creazione del circolo Mario Mieli, Luxuria ha cavalcato diverse mode ed è riuscito, dato che è un persona di grande sensibilità cultura e cervello, a fare carriera.



Una persona come lui ha le spalle larghe e certamente potrebbe fare un ottimo lavoro in Parlamento. A differenza dell'onorevole Alessandra Mussolini, forse. La signora dopo una mediocre carriera nel cinema, dopo aver sfruttato il suo cognome e le parentele (Sophia Loren) si è sempre distinta per il suo doppio discorso. Per accalappiare l'elettorato moderato ogni tanto si dà una sciacquata alla bocca, si mette il tailleurino scuro e si presenta in pubblico concedendo interviste piene di buon senso. Ha condotto effettivamente una battaglia dopo che un certo giudice affermò nel 99 che "non può esserci violenza sessuale se la vittima indossa dei jeans". Una battaglia di valore, bipartisan. Alle ultime elezioni regionali del Lazio è andata, armata di uno scudo di latta, contro le due portaerei Marrazzo e Storace. E ha perso. La sua sconfitta però le è valsa una medaglia da spendere con l'estrema destra poi imbarcata da Silvio B nella "casa del lenzuolo", come la chiama giustamente Vittorio Zucconi. L'invereconda sceneggiata di serie Z che la nostra ha scatenato a Porta a Porta, davanti a un basito Guadagno "meglio fascista che frocio!" dopo che lo stesso Guadagno aveva appena detto: "io non ho mai detto 10, 100, 1000 Nassyria!" Dimostra sia la totale incogruenza di questo personaggio (perché la Mussolini non si è mai dimostrata un animale politico, finora) rispetto alla sacralità del lavoro di rappresentanza che dovrebbe svolgere. È solo una maleducata.

- Alessandra Mussolini in un'immagine pubblica che gira su Internet e che non è un fotomontaggio (se a qualcuno venisse la fregola di denunciarmi) denunci piuttosto il fotografo -


Tornando a Guadagno invece, quello che mi dispiace è la spettacolarizzazione della sua diversità che secondo Francesco Merlo (e io sono assolutamente d'accordo) fa proprio Rifondazione Comunista e Bertinotti in particolare. Mostrificando Luxuria Bertinotti non lo libera, ma anzi, ne fa un fenomeno da baraccone. Il messaggio politico di Guadagno non è solo strass e paillettes. Se solo per un attimo si smettesse di guardare l'uccello del paradiso e si stesse anche ad ascoltare ciò che ha da dire forse ne guadagneremmo tutti.



La Mussolini invece, bé, è l'ennesima dimostrazione che il fascismo, il populismo, sono una forma mentis. Se ti appartengono non puoi cambiarli. Alla fine escono sempre fuori. È bene che qualcuno l'abbia visto in Porta a Porta. Sarebbe auspicabile che in molti se lo ricordassero in cabina elettorale.

mercoledì, marzo 08, 2006

Autopromozione



È uscito, oggi, 8 marzo Festa della Donna, un libro da me tradotto, la biografia di Senait Mehari. Se vi interessa compratela. Stavolta pubblico con Fabbri, ma Fandango resta nel mio cuore.

Scheda:

Una bambina eritrea-etiope nata nel cuore della guerra civile. Una mamma sola, con tanti figli, che la abbandona chiusa dentro una valigia davanti a un orfanotrofio di suore italiane: crescere nera tra i bambini bianchi, diventare bambina-soldato, addestrata a uccidere. Poi uno zio porta Senait in Germania, ad Amburgo. Un po' di vita sotto i ponti, poi in una casa di accoglienza per giovani senzatetto. La malaria, ricordo di un'infanzia trascurata. La scoperta della musica, tanti tentativi falliti, infine il successo. La storia vera di Senait,

Cattivo gusto


Parlo della pubblicità fatta da Mike Bongiorno e Fiorello per Infostrada. La trovo di estremo cattivo gusto. Forse i due milionari avrebbero fatto meglio a evitarla.

lunedì, marzo 06, 2006

Par condicio alà là

Michele Serra da l'Espressonline

Gli staff di di Prodi e Berlusconi si sono incontrati per stabilire le modalità dell'attesissimo faccia a faccia televisivo sulla Rai

In una riunione congiunta a Roma, gli staff di Prodi e Berlusconi si sono incontrati per stabilire le modalità dell'attesissimo faccia a faccia televisivo sulla Rai, a reti unificate. Lo staff di Prodi era composto da due persone, una delle quali è rimasta chiusa in ascensore e non ha potuto partecipare alla riunione. Quello di Berlusconi era formato da circa un centinaio tra pubblicitari, registi, consulenti, portaborse, body-guards, esperti militari, truccatrici, artificieri, cartomanti, ipnotizzatori e assaggiatori di veleni, che si sono presentati al summit percorrendo il centro della capitale a piedi, nella spettacolare formazione a testuggine, protetta sui lati dagli arcieri.
La bozza presentata da Berlusconi, secondo indiscrezioni, proponeva le seguenti modalità. Berlusconi seduto in uno studio azzurro, su un trono maya recentemente avuto in dono dal presidente del Guatemala, sotto una pioggia di petali di rosa. Prodi collegato telefonicamente dalla sua casa di Bologna: il suo volto apparirà in un angolino del video, in basso a sinistra, rappresentato dalla fototessera del suo passaporto. Indignata la reazione dei prodiani: la fototessera del passaporto di Prodi, purtroppo, è difettosa perché la macchinetta automatica scattò nel momento in cui Prodi si era voltato per leggere le scritte oscene tracciate col pennarello alle sue spalle. Nell'immagine si vede Prodi di nuca, con il colletto della giacca scompigliato, e sulla parete dietro di lui la scritta 'Nunzia lo succhia'. Per giunta, la fotografia è quasi interamente cancellata da un timbro della dogana belga, e sulla guancia sinistra di Prodi, l'unica porzione della faccia vagamente visibile, c'è una scritta bilingue, in francese e in fiammingo.
Nel nome della par condicio, i prodiani hanno dunque chiesto a Berlusconi di sostituire la fototessera del passaporto con quella della patente, molto piccola ma ben riuscita: lo sguardo appare molto spaventato dal flash, ma lui è ben pettinato e sorride. La richiesta è stata considerata ragionevole.
Trovato l'accordo sulla posizione dei due candidati in studio, si è dunque passati alla delicatissima questione dei tempi a disposizione. I berlusconiani, per evitare interruzioni che renderebbero incomprensibili le rispettive posizioni, hanno proposto un'ora a testa: la prima ora, dalle 21 alle 22, per Berlusconi, la seconda, dopo le interruzioni pubblicitarie, il telegiornale, il meteo, l'oroscopo e un film sulla guerra di Corea, a disposizione di Prodi, dalle 2 alle 3 del mattino, garantendo così al leader del centrosinistra di non essere interrotto perché Berlusconi, a quell'ora, è già andato a dormire.
Secondo questa proposta, il match avrebbe dunque questa scansione: alle 21 sigla (l'inno di Mameli eseguito in studio dallo stesso premier, che si accompagna al pianoforte). Poi il premier, seduto sul trono maya, parla per un'ora mentre vicino alla sua scarpa sinistra appare la fototessera di Prodi. Alle 22 un'ovazione registrata segna l'uscita dallo studio del premier, sottolineata da una suggestiva coreografia del Cirque su Soleil: dieci trapeziste nude sollevano verso il cielo il premier sulle note di 'Je t'aime, moi non plus'.
Il tempo di risistemare lo studio, che apparirà completamente vuoto, e con i riflettori spenti, circa due ore dopo la mezzanotte, è il turno della fototessera di Prodi, in basso a sinistra sul teleschermo buio, che rimarrà in fermo immagine per un'ora esatta mentre il discorso del capo ulivista passa in sovrimpressione. Lo staff di Prodi, pur ammettendo la sostanziale parità del tempo concesso a ciascuno dei due contendenti, ha però preteso, con fermezza, i seguenti ritocchi: la fototessera di Prodi non deve essere coperta dal logo 'Raiuno', come proposto dal pool di registi di Berlusconi. Il discorso in sovrimpressione di Prodi dovrà essere trascritto da un uomo di fiducia dell'Ulivo e non, come proposto da Forza Italia, da un immigrato cinese. Infine, quando alle tre di notte sarà finito anche l'intervento di Prodi, la sigla di chiusura non dovrà assolutamente essere quella indicata da Berlusconi (che aveva scelto l'inno nazionale cambogiano), ma un brano a scelta degli esperti dell'Ulivo, che dovrà tenere conto dei gusti musicali delle varie componenti del centrosinistra.

L'incazzoso Dio maya mo-te-romp, di cui il premier ha una discreta statuetta di 176 chili sul comodino

Cattiva



Non è una modella. È Crudelia Demon. Non è possibile che questa tizia abbia sniffato persino a casa Mandela. Santa ragazza, ma proprio non sai trattenerti? E poi il Sun come ha fatto a saperlo?

domenica, marzo 05, 2006

Bibi & bibò


Ora io mi chiedo: è possibile che un uomo che vuole distruggere l'occidente, estirpare il cristianesimo crociato dal mondo e vincere, probabilmente, Sanremo in the World si presenti sempre con un asciugamano sulla testa? È possibile che sui monti del Pakistan non si trovi un phon per asciugarsi i capelli? Ma lo riprendono sempre appena uscito dalla doccia? E poi quel medico da sempre al suo lato. Possibile che non gli dica che fa male girare con i capelli bagnati? Insomma. Lo trattano male e non gli comprano neppure uno straccetto nuovo. Sempre con gli stessi vestiti. E il povero si vede imbarazzato. Io mi dimetterei.

Comunque ho tirato fuori questa storia dopo lo scontro di titani fra il ministro Calderoli e il medico egiziano al lato del signore con i capelli bagnati.

Con un messaggio diffuso sul web torna a parlare il numero due di Al Qaeda, Ayman al Zawahiri. Il medico egiziano, stretto collaboratore di Osama Bin Laden, afferma che le vignette satiriche sul profeta Maometto fanno parte di una campagna organizzata dagli Stati Uniti. E rivolge le sue attenzioni anche all'Italia, dicendo: "Abbiamo forse dimenticato il ministro italiano che ha indossato una camicia con quelle caricature criminali?".

Le vignette, secondo Al Zawahiri sono "un esempio dell'odio dei crociati guidati dall'America...sono le ripetute offese contro il profeta Mohammad, che la pace sia con lui". Nel messaggio diffuso da un sito web usato di solito da gruppi integralisti, il numero due di Al Qaeda chiama poi tutti i musulmani a reagire all'Occidente.

Ayman Al Zawahiri chiede ai musulmani di unirsi come hanno fatto negli attacchi a New York, Washington, Madrid e Londra e di boicottare, la Danimarca, la Norvegia, la Francia e la Germania, paesi che hanno pubblicato le vignette offensive per il profeta Maometto. Il medico egiziano sostiene poi che i musulmani devono opporsi all'Occidente che opera "il furto del petrolio musulmano".

Il numero due di Al Qaeda interviene anche nel dibattito politico in corso nei Territori palestinesi all'indomani delle elezioni vinte da Hamas. Al Zawahri nel messaggio invita il movimento integralista a "continuare la lotta armata" e non accettare "gli accordi di capitolazione" firmati dall'Anp e da Israele.

L'autenticità della registrazione non è ancora stata accertata. In gennaio la televisione del Qatar Al Jazeera aveva mandato in onda un messaggio di al Zawahiri che accusava il presidente George W. Bush di essere un "macellaio". Il leader di Al Qaeda sosteneva che durante un raid aereo in Pakistan che aveva come obiettivo membri di Al Qaeda gli aerei americani avevano ucciso solo innocenti.
da Repubblica.it

venerdì, marzo 03, 2006

E io denuncio Naomi

Andiamo per ordine. L'idea mi è venuta leggendo questo:

"Tifosi del Napoli da risarcire"
Sentenza del giudice di pace: mille euro a chi ha citato la Figc per "danno esistenziale", in relazione al mancato ripescaggio in B. E ora la Federcalcio rischia di essere tempestata dalle cause
Il San Paolo al gran completo. AnsaNAPOLI, 3 marzo 2006 - La Federcalcio dovrà versare a undici tifosi napoletani mille euro ciascuno, a titolo di risarcimento per il mancato ripescaggio della squadra partenopea in serie B. È questa la sentenza del giudice di pace di Napoli nella prima delle cause intentate contro la Figc per iniziativa del movimento Noi Consumatori, e sottoscritte da un folto gruppo di tifosi.



Quella conclusasi con la sentenza di condanna della Figc - firmata dal giudice di pace della sesta sezione - è la prima delle cause che giunge al suo approdo: "Ce ne sono pendenti moltissime altre - spiega l'avvocato Angelo Pisani, presidente di Noi Consumatori - e ancora numerose se ne potranno aggiungere. Sul nostro sito www.noiconsumatori.it è pubblicata la citazione che i tifosi del Napoli, dovunque risiedano, possono sottoscrivere per il danno sportivo subito dal mancato ripescaggio".
"Siamo soddisfatti del successo giudiziario che restituisce certezza e fiducia nelle regole e valori dello sport, e condanna la condotta e le decisioni della Figc" è il commento di Pisani alla sentenza.


Io mi attacco quindi al "danno esistenziale". Il fatto che Naomi non me l'abbia mai data, mi ha provocato un ovvio "danno esistenziale". Adesso sono turbato. Dormo male e quando la vedo sulle passerelle svengo. Devo avere il telefono di quel giudicie di pace.

- Ecco Naomi, la donna che mi ha finora colpevolmente ignorato -

Turbomonte


E mentre l'indomito Montezemolo s'intrufola nel bagagliaio di una Ferrari, la nazionale di calcio firma un contratto con la Volkswagen e il nostro attuale governo gira in BMW. Non c'è che dire: il made in Italy tira da pazzi.

giovedì, marzo 02, 2006

Bastaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa

Non ce la faccio più. Non sopporto più il comportamento del nostro primo ministro che dice una cosa e la smentisce dieci secondi dopo. Che va a fare il viaggio-premio negli USA e torna con la benedizione dell'amministrazione repubblicana. Non ce la faccio più a sentire le sue boiate sulla guerra preventiva a cui non credono più neppure negli States. Siccome però non posso farmi scoppiare il fegato, vi posto un'immagine dei Teletubbies trovata su internet. Nella speranza che i creatori degli orridi pupazzi non mi citino in giudizio per utilizzo di immagine.



Peace & Love