domenica, ottobre 12, 2008

Bambole, non c'è una lira....




PER I NOSTRI BIG BANCARI 150 MILIARDI DI BOND IN SCADENZA: ECCO IL VERO INCUBO
Antonella Olivieri per il Sole 24 Ore

Solo a considerare otto delle maggiori banche quotate a Piazza Affari - UniCredit, Intesa- Sanpaolo, Mps, Ubi, Bpm, Banco Popolare, Italease e Mediobanca - si arriva a sfiorare la cifra di 150 miliardi di euro di bond in scadenza da qui a fine 2009, di cui 25 miliardi nell'ultimo scorcio del 2008. Non c'è solo il problema deiratios di vigilanza da sistemare, ma da affrontare c'è anche la questione di come rifinanziare la montagna di obbligazioni che arriverà a maturazione nei prossimi mesi.

Un problema che, sommandosi a quello già conclamato del mercato interbancario, non potrà che essere affrontato a livello di sistema, perchè in caso contrario le conseguenze potrebbero essere pesanti per l'intera economia. Non a caso l'argomento sarebbe stato oggetto di attenzione anche all'incontro che si è tenuto in settimana tra Tesoro, Banca d'Italia, Abi, Confindustria, presente Mediobanca.

Secondo i dati raccolti dall'ufficio studi di Piazzetta Cuccia tra 600 istituti di credito italiani (sono disponibili per ora quelli aggiornati al 2006), se, per assurdo, dovessero inaridirsi del tutto entrambi i canali di finanziamento dell'interbancario e dei bond, per le banche, che dovrebbero appoggiarsi ai soli depositi, verrebbero meno 560 miliardi di provvista. Con la conseguenza che, in assenza di altri provvedimenti, le banche si vedrebbero costrette a ridimensionare di oltre il 40% i prestiti alla clientela.
Un'ipotesi dell'irrealtà, che rende però l'idea di come sia essenziale assicurare l'efficiente funzionamento del mercato dei capitali, ripristinando quelle condizioni di normale operatività che al momento non ci sono.

Il mercato interbancario, di fatto, è attivo solo sulle scadenze più brevi, che arrivano fino alla settimana, grazie solo alla disponibilità della Bce a concedere finanziamenti illimitati alle banche, sempre a fronte però di adeguate garanzie. Sulla scadenza a tre mesi dell'Euribor - che è alla base di parecchie indicizzazioni tra le quali quella dei mutui a tasso variabile - la situazione invece non è cambiata granchè: resta la diffidenza tra gli stessi istituti che paralizza i prestiti interbancari e preme sul costo del denaro all'ingrosso.

Tant'è che giovedì l'Euribor a tre mesi era rimasto incollato ai livelli del giorno prima, senza minimamente adeguarsi al calo di mezzo punto dei tassi ufficiali deciso mercoledì dalle banche centrali. E anche ieri l'allentamento si è limitato a una manciata di punti base.
Sul mercato c'è chi cita l'esempio della Gran Bretagna che ha garantito per le maggiori otto banche del Paese come modello da adottare a livello europeo.

Perchè così, in presenza di interventi non concertati nè omogei - spiega Giuseppe Attanà, presidente dell'associazione dei tesorieri - il mercato è troppo segmentato e non è possibile lavorare. Certo, il rischio è che l'intervento statale finisca per premiare le dimensioni degli istituti, tralasciando i criteri di solidità ed efficienza. Ma l'importante, in una situazione completamente anomala, è salvaguardare la tenuta del sistema.

Quanto alle obbligazioni, è ormai da settimane che gli scambi si sono rarefatti anche sui bond delle banche ritenute più affidabili e chi ha ritenuto di ricorrere al mercato, come si è visto nel caso del convertibile annunciato dall'UniCredit, ha dovuto offrire condizioni molto allettanti per i sottoscrittori (con uno spread di 450 punti base sull'Euribor, la cedola sul prestito perpetuo di Piazza Cordusio sfiora il 10%) e molto onerose per l'emittente.

Gli spread sui credit default swap (le "polizze" contro il rischio di fallimento) sono balzati a irrealistici livelli d'allarme sui titoli finanziari di tutta Europa, raggiungendo sugli indici che ricomprendono 25 primarie istituzioni europee (tra le quali anche UniCredit, Intesa e Mps) punte di 150 bp a settembre.

Di conseguenza l'intero quadro d'insieme è alterato. In queste condizioni, non sarà facile riuscire a rifinanziare i bond in scadenza a condizioni accettabili. Un problema che non è solo dei singoli istituti - Intesa-Sanpaolo ha quasi 44 miliardi di obbligazioni in scadenza da qui a fine 2009 (i prestiti in scadenza fino al prossimo mese di dicembre sono però già stati rifinanziati), UniCredit 26,6, Banco Popolare 21,2, Mps 20,7, Ubi 20,5 - ma appunto dell'intero sistema economico, con le imprese che guardano preoccupate all'evolversi della situazione perchè, in mancanza di soluzioni adeguate, saranno dolori per tutti.

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