giovedì, ottobre 09, 2008

Godevetelo!



Silvio Berlusconi non è più un'anomalia italiana da molto tempo. È l'Italia ad essere diventata un'anomalia europea, ma solo dall'estero, forse, la cosa appare in tutta la sua flagranza. Una cosa del genere, al Bagaglino (noto teatro romano che mostra un avanspettacolo da brivido, tutto tette&culi) non l'avrebbe mai fatta forse neppure Craxi.

Fbrizio Roncone
Da Corriere della Sera

È entrato nella penombra del Salone Margherita quasi chinando la testa, svelto a sedersi in platea, a confondersi. Mancavano venti minuti alla fine del primo tempo e adesso si capisce che è stata una mossa studiata. Adesso, mentre il sipario si chiude e tutti pensano di potersene andare al bar: e invece no, perché c'è lui, appunto, c'è Silvio Berlusconi che si alza di colpo e saluta con la mano, e lo vedono tutti che è raggiante.

Applauso che sale, che cresce, qualche signora che grida eccitata. E lui lì, che fa segno di star giù, di smetterla, che chiede un po' di silenzio, «perché, signori e signori, ho qualcosa da dirvi...».

Ora parla piano, nel gran silenzio del teatro. «Sono venuto per dirvi che stasera, a Palazzo Chigi, abbiamo preso un provvedimento grazie al quale in questa crisi nessun italiano... e ripeto: nessun italiano perderà neppure un euro».

Seconda bordata di applausi. Erano qui a godersi lo spettacolo «Partiti... di testa!», con Manlio Dovì e la cosa più berlusconiana che pensavano di vedere era la faccia del cantante-ospite, la faccia di Mariano Apicella, il chitarrista personale del Cavaliere; nessuno osava sperare in un incontro con lui, con il Cavaliere in persona. Che, subito, prosegue.

«Ho voluto partecipare a questa serata, e mi fa piacere ascoltare le canzoni del mio caro amico Apicella, anche se sono al termine di una giornata convulsa... ma, ecco, sono venuto proprio per dimostrarvi che la situazione è sotto controllo».

Sono le 22,30. Se le sensazioni contano qualcosa, davvero non sembra che la giornata di Berlusconi sia stata lunga e faticosa come tutti sappiamo. Viene fuori a piccoli passi, si avvicina alla zona del bar stringendo mani, rispondendo a battute: una decina di ragazze in minigonna, scese rapidamente dalla galleria, cercano di farsi largo. «Vi confesso una cosa: io non dico di essere il migliore, ma davvero, se mi guardo intorno... non vedo nessuno migliore di me».

Ride lui e ridono tutti. Si volta, si trova davanti il regista Pier Francesco Pingitore. Lo tratta con confidenza. «Ti dico, caro mio: questa crisi non è uno scherzo, ma non è nemmeno come quella del '29...». Tutti ascoltano muti. E lui: «Posso darvi un consiglio? Bisogna tenere i titoli nel cassetto e aspettare. Lo faccio anche io, per capirci, con Mediaset. Il valore del titolo ce l'ho avuto prima su, intorno ai 20 euro, poi giù, sugli 11... oggi eravamo sui 3,90... ma io sono tranquillo... Ripeto: bisogna stare calmi. Non dovete farvi prendere dal panico...».

Sta spiegando la crisi economica mondiale con toni e termini rassicuranti. Un comizio casalingo. La gente annuisce. Un signore ha chiamato a casa la moglie e, con il telefonino tenuto a mezz'aria, la sta facendo ascoltare in diretta.

Il Cavaliere prosegue: «Vi dicevo del panico. Questa mattina, i direttori delle banche mi hanno fatto sapere che i loro clienti andavano agli sportelli disperati, tutti che volevano portar via i soldi per poi metterli, non so, sotto il materasso... Ecco, è per questo che sono venuto. Per rassicurarvi tutti... anche perché, ve lo giuro: noi, in Europa, siamo quelli che stanno meglio».

Poi racconta un paio di barzellette. Quella in cui tutti si piegano dalla risate è questa: «Allora, c'è un tizio che entra in un ristorante e vede una bella signora. Si volta, e fa all'amico: oh, io me la farei. E l'amico: scusa, ma quella sarebbe mia moglie... E l'altro: beh, pagando, s'intende...».

Intanto, la pattuglia di ragazze è riuscita a infilarsi nella mischia. Berlusconi le nota, le lascia avvicinare. Seguono complimenti, e non solo. Ad una, la più carina, Berlusconi dispensa infatti il solito vecchio consiglio: «Dammi retta... fatti sposare da uno ricco». Poi, di colpo, spruzza lì un po' di politica: «Ma vi sembro un dittatore? Quelli della sinistra non fanno che ripeterlo... dicono che c'è un regime... allora, vi sembro un dittatore? Mah, sono davvero dei pazzi... ».

Lo chiamano dentro, gli chiedono di cantare, di salire sul palco con Apicella. E lui, il Cavaliere, un po' ciondolante, con la smorfia che conoscete: «Beh, intanto andiamo a goderci il secondo tempo, poi vediamo se...».

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