giovedì, gennaio 22, 2009

Il perfido Bocca



D'accordo Bocca ci va giù duro, ma sono incredibili i commenti su Dagospia. Non si critica il merito o il contenuto. Si critica semplicemente qualcuno che osi dire qualcosa fuori del coro. In più si annovera Striscia la notizia nel VERO GIORNALISMO. Diciamocelo. È un paese da barzelletta.

DIETRO IL GOSSIP DEI GIORNALI C'È LA VOCE DEL PADRONE
Giorgio Bocca per il "Venerdì di Repubblica"

Si susseguono alla televisione pubblica privata, le trasmissioni su quella che in tempo veniva chiamata la yellow press, la stampa scandalistica, e la buona società fa a gara nel festeggiare il giornalismo di gossip mondano, tra cronaca e pornografia, tra pettegolezzo e corruzione.

Il mio amico Gad Lerner ha diretto un dibattito sulla vanità, un modo come un altro per occuparsi dei ricchi e potenti, dei loro piaceri e dei loro vizi. Il finanziere Francesco Micheli ha riunito in una festa la crème della società civile milanese, ospite d'onore il giornalista che ha inventato il notiziario della volgarità e della mediocrità della nuova classe dirigente, e il direttore del "Corriere della Sera", magno organo della borghesia moderata italiana, ha voluto confidare ai suoi lettori che questo tipo di informazione è il più adatto a far capire a che punto è la società italiana.

Solo il giurista Cordero e il Filosofo Vattimo hanno avuto il coraggio di ricordare che con il trionfo del «cafonal» e le cronache della corte berlusconiana il Paese Italia è al quarantesimo posto, e magari più in basso, nella classifica di tutto ciò che definisce la civiltà di un popolo.

Detto altrimenti: sono la satira, la pornografia, la delinquenza, la corruzione a sommergere ogni traccia di educazione civica, ogni tentativo di costume onesto e virtuoso? È utile, giusto, occuparsi quasi esclusivamente dei vizi della classe dirigente? Abbiamo l'impressione che, con la scusa di superare i tabù e le ipocrisie del passato, si riempiano libri, giornali, televisioni del peggio che sappia produrre non solo la vanità di cui si è occupato Lerner, ma l'avidità, l'egoismo, la cecità di un'umanità vicina, si direbbe, all'autodistruzione.

Gli inventori, i gestori di questo nuovo tipo d'informazione si sono autocelebrati in pubblico, presentando come coraggioso un giornalismo che è solo servile, il nuovo giornalismo di corte, dove il re padrone ti regala le sue esclusive in cambio dell'adorazione ventre a terra, dei silenzi e degli applausi da cortigiani.

Come è stata breve l'illusione di chi pensava che il bagno di sangue della guerra mondiale, la ferocia delle dittature, l'uso perverso delle ideologie, il male visto a occhi aperti in tutta la sua stupidità aprissero finalmente l'era della ragione e di una morale condivisa. L'illusione è durata pochi decenni, le ideologie perverse sono state sostituite dalle avidità irragionevoli, i servi e gli adulatori dei potenti sono ammirati e festeggiati.

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