Nel paese che racconta a sé stesso di essere il sesto più ricco al mondo (forse a cominciare dal basso) accadono cose così. Faccio presente che a Bogotà esiste, ad esempio, un internet a ogni angolo di strada e persino nei paesi più sperduti ci sio può connettere. Nelle città anche medio-piccole si viaggia a molti mega. In Italia....
Banda larga, Confindustria contro lo stop ai fondi
Dure critiche dagli operatori del settore. Presa di posizione della Federazione concessionarie pubblicitarie-Assointernet: "Grave errore. Era una strada per uscire dalla crisi" di ALESSANDRO LONGO
Banda larga, Confindustria contro lo stop ai fondi
ROMA - Contro lo stop ai finanziamenti per la banda larga protesta anche la Confindustria."Un danno al Paese. Il Piano anti digital divide è strategico. Come Confindustria - afferma il delegato del presidente della confederazione allo Sviluppo della Banda Larga, Gabriele Galateri - continueremo a sostenere la priorità di questo intervento. In due anni potrebbero essere investiti 1,5 miliardi di euro in infrastrutture per ridurre il digital divide, che riattiverebbero la filiera dell'ICT e gli investimenti in innovazione digitale delle imprese. Ogni euro investito nella banda larga ne produce almeno due di aumento di attività economica e di Pil. Il Paese non può rimandare questi interventi".
Le proteste dal mondo web. "Siamo stupefatti dalla decisione del governo di rinviare i fondi per il piano banda larga di Paolo Romani (vice ministro allo Sviluppo economico con delega alle Comunicazioni). Significa rallentare la ripresa economica". Carlo Poss, presidente dell'osservatorio Fcp (Federazione concessionarie pubblicitarie)-Assointernet non ha dubbi: "Il governo non ha capito, a differenza delle aziende, che la banda larga serve per uscire dalla crisi, creare posti di lavoro, aumentare il prodotto interno lordo".
Secondo uno studio dell'Unione Europea, la banda larga porterà un milione di posti di lavoro fino al 2015 e una crescita dell'economia europea di 850 miliardi di euro. "Tutti i paesi europei l'hanno capito e infatti stanno investendo tantissimo contro il digital divide. Eppure non sono più o meno in crisi di noi", dice.
"Ma abbiamo deciso di andare a fondo a questa cosa. Metteremo insieme le associazioni di categoria, gli editori, per far capire al governo che sta sbagliando valutazione e che deve cambiare idea sui fondi banda larga", aggiunge Poss, che ha anche una serie di proposte "pratiche e concrete" per sostenere internet in Italia. "Il governo dovrebbe sostenere l'e-commerce con campagne istituzionali per l'utilizzo della carta di credito", dice per esempio. Secondo Eurostat, l'Italia è in fondo alla classifica dei principali Paesi europei per l'uso dell'e-commerce: lo fa l'11 per cento della popolazione (contro il 20 della Spagna e il 55 del Regno Unito).
Una famiglia su due non ha il pc: un altro record negativo dell'Italia. "Il governo dovrebbe incentivare l'uso di internet e l'acquisto di pc da parte delle famiglie disagiate", dice Poss.
Del resto, "misure concrete per stimolare la domanda informatica delle famiglie italiane risalgono a due legislazioni fa, con le iniziative del Ministro Stanca", conferma Maurizio Decina, ordinario di Reti e Comunicazioni del Politecnico di Milano e uno dei massimi conoscitori del settore, "mentre ora- continua Decina - l'attenzione del governo è rivolta soprattutto al passaggio al digitale terrestre". La tv, non internet, è nei pensieri del governo, conferma Poss: "bisognerebbe rivedere la legge Mammì, che stabilisce gli investimenti pubblicitari della pubblica amministrazione e mette internet in una quota di investimenti dove c'è anche la tv, a cui va quindi tutto, lasciando a internet le briciole".
Fcp-Assointernet è in buona compagnia. C'è stato un vero e proprio coro di proteste, da tutti gli schieramenti, contro il rinvio dei fondi banda larga deciso dal governo. Una scelta che, secondo Anie (federazione di Confindustria di imprese elettrotecniche ed elettroniche) e Cgil rischia di ritardare la ripresa dell'economia. Proteste anche da Assintel-Confcommercio e da Fimi (Federazione industria musicale italiana), mentre Corrado Calabrò (presidente dell'Authority tlc) non trattiene la delusione: "purtroppo lo prevedevo", ha dichiarato. Il rischio è di ritardare l'ammodernamento complessivo del sistema Italia. Il piano Romani infatti doveva servire anche per sostenere, con una rete più efficiente, gli imminenti servizi per comunicare via internet con la pubblica amministrazione (sanità, scuole, uffici), come previsto dal piano Brunetta, eGovernment 2012.
Lo stesso Renato Brunetta (ministro per la pubblica amministrazione) pochi giorni fa ha affermato che il suo piano e quello di Romani sono strettamente legati. Si rischia di piombare in un circolo vizioso. Dall'arrivo di questi servizi eGovernment, l'industria si aspetta infatti uno sprone della domanda di banda larga (come stima Confindustria). E risolvere così un problema tutto italiano: solo il 20 per cento della popolazione infatti ha la banda larga, molto meno che negli altri principali Paesi europei.
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