mercoledì, novembre 11, 2009

Deliri & sciocchezze

Pericolosissimo commentare i deliri del Rossella perché la querela è dietro l'angolo. Sempre dell'opinione che in un paese serio uno così non lo ascolterebbe nessuno, ma che si dica anche cossuttiano. Ed è considerato un grande giornalista....

Barbara Romano per "Libero"

Carlo Rossella è l'unico uomo al mondo che gira per casa in doppiopetto blu, cravatta e Tod's. Sarà che a Palazzo Ruspoli nessuno se ne starebbe in canotta su cuscini di velluto alti un metro, tra pareti a specchio e tende di broccato. Ma lui è proprio dandy dentro. È stato il suo british style, più del suo chilometrico curriculum giornalistico (direttore di Tg1, Tg5, Stampa, Panorama), ad aver spinto Berlusconi a nominarlo suo frontman in tv nei giorni più caldi del gossip sessual-politico. Rossella è anche diventato uno dei pochi a poter sussurrare all'orecchio del Cavaliere. Lui, ovviamente, si schermisce: «Io non Sono un consigliere del premier».

E allora perché va sempre a Ballarò a fare il suo difensore? «Perché sono un amico di Berlusconi, gli voglio bene, lo considero un uomo unico al mondo».

Ora non esageriamo.
«Chi c'è come lui? È partito dal niente e ha costruito un impero, è un uomo di un'intelligenza straordinaria e di una cultura profondissima, ha ottimi rapporti con tutti i grandi della terra, mentre in Italia si dà di lui l'immagine di un politico isolato. Sono tutte stronzate quelle che dicono i giornali di sinistra».

Sì, ma lei va fin nella tana del lupo a difendere il capo.
«Mi trovo a mio agio nella tana del lupo, l'importante è avere l'antidoto».

Cioè?
«Quell'affare urticante che dà tanto fastidio alla sinistra: l'ironia, che è la forza di Berlusconi, un uomo pieno di battute».

Qualche volta fuori luogo.
«Quella su Obama abbronzato, per cui lo hanno legato al palo come Tex Willer, ha divertito moltissimo il presidente degli Stati Uniti. La sinistra, invece,non sa ridere. E i suoi comici mi fanno piangere».

Tipo?
«Vauro, Ellekappa, Dandini. Solo Crozza mi fa un po' ridere. I talk show non sono divertenti in Italia, non c'è un David Letterman o un Jay Leno. Sono tutti seriosi. Tranne Vespa e Matrix, sono tutti incazzati con Berlusconi».

Lei ha un curriculum giornalistico come pochi. Non teme di sputtanarsi andando nei talk show a difendere Berlusconi?
«Mi sputtanerò con la sinistra, ma non me ne frega niente, perché vado a svolgere un compito civile: difendere una persona linciata ingiustamente. C'è una character assassination, una denigrazione, nei confronti di Berlusconi, da parte della sinistra. Spero che Bersani cambi un po'il tono».

A sentire Berlusconi, con Bersani al vertice del Pd non è cambiato niente.
«Per ora così sembra. Però l'uomo è di Bettola, vicino Piacenza, abita vicino a me. Gli emiliani hanno più cuore».

Lo conosce?
«Sì, mi è molto simpatico, abbiamo cantato insieme ».

Canzoni di Vasco Rossi?
«Certo, ma anche Lucio Battisti. Una volta a un convegno confindustriale in Calabria dove c'era anche Diego Della Valle cantammo "Eppure mi sono scordato di te"».

Visto di recentoe?
«Ho fatto con lui il viaggio in aereo la domenica delle primarie. E cosa ha letto Bersani da Milano a Roma il giorno in cui sarebbe stato incoronato nuovo leader del Pd?».

Che cosa?
«Il supplemento letterario del Sole 24 Ore».

Lei è presidente della Medusa Film. Percepisce anche un'indennità di consulente politico?
«Macché. Anche perché a Berlusconi dei miei consigli non frega niente».

Quindi è vero che lei gliene dà.
«Sì, ma è come dire a Filippo La Mantia, lo chef siciliano più famoso a Roma, come deve fare la caponata di melanzane».

Dev'essere tosta dare consigli politici al premier con gli alleati che si ritrova.
«In effetti, gli alleati del premier a volte sono molti difficili. Per non dire urticanti».


Ce l'ha con Bossi o con Fini?
«Più che alleati, Bossi e Fini sono compagni di viaggio che lo disturbano con i boatos delle loro polemiche. Quando andavo a scuola a Corte Olona, provincia di Pavia, sull'autobus c'era un cartello: "Si prega di non disturbare il conducente". Noi invece facevamo casino, allora l'autista fermava il pullmino e diceva: "Non rompetemi i coglioni sennò vi faccio scendere" ».

Il premier è tentato di scaricarli e tirare dritto per la sua strada?
«Ogni tanto lui si rompe veramente. Ma ha la pazienza di Giobbe e di Buddha messi insieme».

Cosa dovrebbe fare con Fini, mandarlo in Europa al posto di D'Alema, regalarlo alla sinistra o sostituirlo con Pier Ferdinando Casini?
«Sarebbe un grande errore regalare Fini alla sinistra, come lo sarebbe regalarle Casini. Ma il problema chiave di questo Paese è la giustizia. Bisogna assolutamente fare la riforma».


Gli alleati non vogliono saperne di prescrizione breve e riduzione dei poteri del pm.
«Bossi e Fini fanno male. Devono dimostrare la loro buona volontà su questo problema chiave, altrimenti che alleati sono? È inutile discutere».

Berlusconi dovrebbe imporre loro un aut-aut?
«Deve picchiare un pugno sul tavolo e dire: "La riforma della giustizia si fa. E subito". Berlusconi ha avuto diversi processi per reati dai quali è stato sempre assolto. Tutte le volte che c'è di mezzo lui si mette in moto la macchina orwelliana di una certa giustizia».

È stato lei a consigliare a Berlusconi di chiamare Piero Marrazzo per avvertirlo che circolava quel video nelle redazioni della Mondadori?
«No, ma ha fatto benissimo a chiamarlo».


obamaNon ha aspettato un po' troppo? Repubblica ha subito gridato al ricatto.
«Tu fai un favore a uno e questi pensano al complotto ».

Forse perché Alfonso Signorini, direttore di "Chi", il filmato se l'è tenuto due settimane.
«Cosa vuol dire? Copie di quel video le hanno avute tutti. Qualcuno ci ha pensato su, ma poi nessuno l'ha pubblicato».

Il Cav non ha accolto come una manna lo scandalo Marrazzo?
«Le rispondo con una battuta che ho fatto a un mio amico che in treno mi chiedeva come mai questi della sinistra vengono sempre beccati con i transessuali: perché le donne belle gliele scopa tutte Berlusconi».

A proposito: lei ha fatto parte della "war room" allestita dal premier per fronteggiare il caso D'Addario.
«Quello della D'Addario è un caso sospetto».

Un complotto?
«Una signora che si infila in casa con microfono direzionale, strumenti d'intercettazione ed evidenziazione da 007 ha dietro qualcuno».

Chi?
«Qualcuno dell'ambiente politico avverso a Berlusconi. Si è molto indagato sul premier, ma non sappiamo quasi nulla di lei. Indaghiamo sulla D'Addario, no? Fossi stato direttore di un giornale, le avrei messo alle costole sei cronisti».

Lei ha fatto di più: ha proclamato «lo stato di emergenza sulla gnocca».
«Ho invocato un'emergency room: bisogna vigilare su chi ti entra in casa».

Forse al premier basterebbe avere un atteggiamento consono al suo ruolo e alla sua età.
«A settant'anni Charlie Chaplin scopava, Sartre pure. Anche Borges ha sempre scopato. Pur cieco, il tatto l'aveva».

Ma non erano capi di governo.
«Fidel Castro era uno scopatore eccezionale. Stalin, Chirac, Mitterrand, scopavano tutti. L'unico che non può fare allora è Berlusconi?».

Repubblica preferirebbe di no.
«Che deve fare il premier, andare a dormire nella redazione di Repubblica? Allora che gli preparassero un appartamento sulla Cristoforo Colombo».

Ha fatto bene Berlusconi a difendersi pubblicamente?
«Io non sarei andato da Vespa».

Ha fatto bene a non rispondere alle domande di Repubblica?
«Certo. Che si metteva a rispondere a D'Avanzo?».

Lo ha fatto per interposta persona sull'ultimo libro di Vespa.
«Ha fatto benissimo a rispondere a Vespa».

Non sarebbe stato meglio andare a chiarire in Parlamento?
«Se tu organizzi una festa a casa tua e trovi una donna che ci sta, cosa diavolo devi chiarire e a chi? Se Berlusconi avesse avuto ancora una moglie, a lei forse avrebbe dovuto dare qualche spiegazione».

Come giudica l'atteggiamento di Veronica Lario?
«Ha commesso due errori: confidarsi con la stampa e con il giornale nemico dichiarato di Berlusconi. I panni sporchi si lavano in casa».

La Lario avrebbe addirittura usato la parola «maiale» contro il marito nella mail che inviò all'agenzia Ansa per annunciare l'intenzione di divorziare.
«Mi sembra una bufala. Conoscendo la signora, non credo possa aver usato una simile espressione».

Veronica finora non ha smentito. Se non fosse una bufala, ha fatto bene il direttore dell'Ansa a censurarla?
«Benissimo. Nelle agenzie di stampa ufficiali non si mettono le brutte parole».

Insomma, Berlusconi è solo una vittima.
«Una volta che ti fidi di un amico e questo ti porta delle ragazze, non vai mai a pensare che facciano le escort».

Quindi è vero che Tarantini era amico di Berlusconi.
«Era un invitato come altri. Se il premier, che vive a Roma ormai separato di fatto dalla moglie da sette anni, organizza delle feste a casa sua, io non ci trovo nulla di scandaloso».

Anche perché lei ha preso parte ad alcune di quelle feste. Figura tra i cinque uomini, compreso Fabrizio Del Noce, che si trattenevano fino a tardi.
«Fino a tardi vuol dire mezzanotte. A quell'ora Berlusconi manda via tutti, arrivano i dossier e comincia a lavorare».

Lei non ha mai incrociato una escort a Palazzo Grazioli?
«Lì ho sempre visto le ragazze dei club "Meno male che Silvio c'è", che gli cantavano pure la canzone quando arrivava. Non ne ho mai viste altre».

Si è mai appartato con una escort?
«Io non mi apparterei mai con una escort. A Palazzo Grazioli poi. Sarebbe irrispettoso nei confronti dell'ospite».

Però lei ballò il tango con una delle ragazze che si trattenevano a Palazzo Grazioli per il dopo cena, come ha ricordato Signorini a Libero.
«Forse una volta, sollecitato da Apicella. Ma non sono mai stato a Villa Certosa. Io ho ballato una sola estate».

Quando?
«Nel 1964. Stavo per laurearmi, ma mi presi un anno sabbatico e mi divertii come un pazzo».

Sesso folle e disperato?
«Non solo nel 1964, anche prima e dopo. A me le donne piacciono, anche se sono sposato da 32 anni».

Non sembra l'identikit del marito fedele.
«Non mi piace la doppia vita».

Lei è il principe della mondanità, mentre di sua moglie non si sa niente. Che tipo è?
«Il contrario di me: io abito a Roma, lei a Pavia. Io sto sempre in giro e sui giornali, lei è un medico pediatra, insegna all'università e passa il tempo a studiare. Io oggi sto qui a cazzeggiare, lei è a un convegno a Napoli ».

Vi vedete mai?
«Nel week-end».

Dove vi siete conosciuti?
«A una conferenza dell'organizzazione giovanile del Rotary, nel 1971, io ero il relatore in quanto inviato di Panorama. Fu subito colpo di fulmine».

Lei è mai stato con un trans?
«Non è il mio genere. Dal barbiere ho sfogliato la rivista "Chiamami" dove ho visto questi viados con grandi seni ed enormi falli: dei mostri. Io sono per l'amore tradizionale, che certa gente oggi considera banale. Ma leggete il Kamasutra, il Kamashastra, il buddismo tantrico...».

Scusi ma lei la prima volta lo fece Kamasutra alla mano?
«No, lo feci sul plaid, sotto le stelle, con una mia amica austriaca con dei bellissimi seni, sui colli di Rimini, a Covignano. Avevo 18 anni, ebbi una eiaculatio precox. Una figura di merda».

Ha mai preso cocaina?
«Mai fatto uso di droghe pesanti».

Le canne sì.
«Da ragazzo mi è capitato di fumare marijuana a Copenaghen ».

Cosa ricorda degli anni in cui militava in Lotta Continua?
«Non ho mai militato, ero à-côtés. Quando scoppiò il '68 entrai in crisi. Fino ad allora avevo fatto politica universitaria nell'Unione goliardica italiana. Mi accostai al movimento studentesco. Stavo con una ragazza di Lotta Continua, che mi fece incuriosire. Ma non mi piaceva quel clima di violenza, quindi entrai nel Pci».


Però firmò l'appello dell'Espresso contro il commissario Mario Calabresi.
«Lo feci perché firmavano tutti negli ambienti intellettuali di sinistra e se non lo facevi ti sputavano in faccia. Fu un gravissimo errore. È l'unica cosa di cui mi vergogno del mio passato comunista. Anche nel Pci mi dissero tutti che avevo fatto una grande stronzata a firmare l'appello».

Sono tanti i firmatari di quell'appello che oggi occupano posti di potere in Italia.
«Dovrebbero abiurare tutti come ho fatto io, ma quasi nessuno finora l'ha fatto. Calabresi... Vede, mi commuovo.Io ero in questura a Milano come inviato di Stampa Sera quando l'anarchico Pino Pinelli cadde dalla finestra. Andai in bagno perché avevo avuto un attacco di diarrea. Uscii e non c'era più nessuno nel salone dei cronisti. Li trovai tutti nel cortile attorno al corpo di Pinelli. Io ed Enzo Passanisi del Corriere andammo subito a casa della vedova. Ci raggiunsero anche Camilla Cederna e Corrado Stajano ».

Ha detto che frequentava gli ambienti extraparlamentari perché trovava splendide fidanzate.
«Sì, mi sono fatto delle gran scopate, erano donne libere ».


Lei era comunista di famiglia?
«No, i miei erano cattolici. Mio padre aveva un laboratorio di confezioni sartoriali dove lavorava con mia madre. Anch'io sono cattolico, praticante. Seguo la messa in latino, secondo il rito di San Pio V, tutte le domeniche alle 9,30, nella Chiesa di San Giovanni Domnarum, a Pavia».

Perché era cossuttiano?
«Perché mi piaceva Armando Cossutta, è una persona molto onesta, di grandi ideali. Ci sentiamo ancora al telefono».

Poi però uscì dal Pci per andare in Forza Italia. Opportunista?
«No, è il comunismo che uscì da me».

Cosa è rimasto del compagno Rossella?
«Un grande amore per le persone umili e bisognose, che ho riscoperto in Berlusconi».

Quindi anche il Cav è comunista.
«Berlusconi è l'uomo più a sinistra che ci sia in Italia».

A lui l'ha detto?
«Sì, e si è messo a ridere. Ma è vero. Infatti, lui a certi aristocratici al caviale non piace».

Fu nella fase cossuttiana che conobbe Massimo D'Alema?
«Sì, e non ho mai smesso di stimarlo. Spero davvero che diventi lui Mister Pesc».


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Veramente lei lo aveva sponsorizzato anche per il Quirinale.
«Sì, facemmo l'appello sul Foglio con Giuliano Ferrara. Ma oggi mi auguro che ci vada Berlusconi al Colle. O, se non lui, Gianni Letta».

La portò Cesare Romiti alla direzione della Stampa. Che rapporto aveva con l'Avvocato?
«Gli piaceva il mio cosmopolitismo, diceva che avevo "il viaggio incorporato". Avevamo un'ottima relazione che conservammo anche quando lasciai la direzione della Stampa per andare a fare l'inviato speciale a Washington. Mi chiamava sempre perché voleva sapere della Lewinsky».

Berlusconi le ha mai proposto una candidatura?
«Sì, mi ha proposto di fare il senatore alle ultime Politiche. Gli ho risposto: "Senatores boni viri, Senatus mala bestia"».

Non vorrà far credere che non è attratto neanche un po'dalla "mala bestia".
«Altroché. Alle prossime elezioni vorrei candidarmi ».

Punta al governo o si accontenta di un posto in Parlamento?
«No, farò il buon soldato Sc'vèik».

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