venerdì, gennaio 22, 2010

Il giornalismo investigativo delle Iene



Beckham non è un genio, ma da qui a trattarlo come un pezzo di carne ce ne passa. E basta col considerare le Iene esempio di giornalismo investigativo.

IL CORPO DEL REATO


Massimo Gramellini per La Stampa


La Iena televisiva Elena Di Cioccio ha abbordato il calciatore Beckham in un locale di Milano e, munita di guanti di resina, gli ha tastato il pacco, estremità compresa, inseguendo poi il malcapitato al grido di «è piccolo, è piccolo!».



Le immagini suscitano un sorriso automatico, come il movimento del ginocchio colpito dal martelletto del medico. C'è del sadismo, in quella scena. C'è lo sberleffo nei confronti del ricco bello & famoso. E c'è il brivido del proibito (il palpamento dei genitali maschili da parte di una donna era uno degli ultimi tabù sopravvissuti).


Insomma, c'è la televisione come siamo stati abituati a conoscerla in questi anni: un meccanismo infernale e infantile dove anche i programmi di buona qualità e di qualche pretesa, come «Le Iene», per catturare l'attenzione di un pubblico sempre più intontito devono colpirgli, ormai non solo metaforicamente, le parti basse.


Eviterò di fare il moralista, ribaltando la scena: come avremmo reagito se una Iena-maschio avesse palpato il seno della moglie di Bechkam gridandole «è piccolo, è piccolo»? Ed eviterò di fare il penalista, rammentando che la molestia sessuale rimane un reato, anche se compiuta nei confronti di una persona nota, persino di una persona nota che ha posato per la pubblicità di una marca di intimo.


Non posso invece evitare di fare il femminista: era dunque questa la parità per cui ci siamo battuti, una parità al ribasso che consenta alle donne di trattare in pubblico il corpo degli uomini con lo stesso disprezzo con cui gli uomini trattano quello delle donne?

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