mercoledì, febbraio 13, 2008

Mammoni



1 - «OFFESA DAL CAVALIERE: NON SI FIDA DEL MIO PIER»
Paola Di Caro per il “Corriere della Sera”
Parlare non vorrebbe: «Il mio consiglio a Pier? Ma io ho quattro figli mica uno solo, se dovessi mettermi a dare consigli a tutti, come farei, e poi magari non sarebbe nemmeno giusto...». Poi però si scioglie, la signora Mirella Vai Casini, perché il momento è «molto difficile», perché lei stessa è «davvero dispiaciuta di quello che sta accadendo», perché il solo fatto che suo figlio in questi giorni non la chiami con la solita affettuosa regolarità significa che «non vuol farmi sentire quanto sta male».

E siccome per una mamma il male di un figlio è sentire lo stesso male mille volte, ecco che in un momento così scatta la voglia di difenderlo, questo figlio fatto e cresciuto ma comunque oggi in difficoltà. E viene la voglia di appellarsi a quel Silvio Berlusconi che sempre ripete quanto vanno ascoltate le mamme, e che «io ho sempre stimato, anzi gli voglio bene, e lui lo sa, ci siamo visti e sentiti più volte, mi ha anche invitato a casa sua in Sardegna "così sta con la mia mamma", è una grande persona, ed è chiaro che ha il suo caratterino ma pure Pier ce l'ha, e gliel'ho detto tante volte a mio figlio "non esagerare, cerca di andare d'accordo con Silvio, non fare il testardo", perché per me è sempre stata una gioia vederli assieme loro tre, lui, Berlusconi, Fini».

Ma stavolta, sospira la signora Casini, stavolta Berlusconi sbaglia a «chiedere a Pier una cosa troppo dura da accettare, perché per lui mettere da parte il simbolo significa dire addio a una storia di coerenza, onestà e anticomunismo: la sua storia da quand'era ragazzino, quella della sua famiglia, di suo padre che ha militato per tutta la vita nella Democrazia cristiana dopo essere stato un combattente della lotta partigiana, di un partito che sarà pure piccolo ma ha una sua dignità, è fatto di persone a cui devi rispondere, mica chiudi bottega e arrivederci».

Certo, è vero, Fini ha rinunciato al simbolo di An e parlare di quell'alleato oggi così lontano è «meglio non farlo, guardi» ma in ogni caso «sono affari suoi, se la vedrà lui con i suoi elettori: oggi il tassista che mi riportava a casa si lamentava: "ma perché Fini l'ha fatto, io ho sempre votato An, e non lo capisco più"». E tutto questo, continua la signora Casini «perché poi? Perché non si fidano di Pier? Ma io mi sento offesa da questi sospetti: se lo avesse voluto, quante volte mio figlio avrebbe potuto aiutare il centrosinistra, tenere in vita Prodi, lavorare a un altro governo? Non l'ha mai fatto, mai, perché non si sarebbe più potuto guardare allo specchio, non lo conoscono se pensano che possa tradire. E quando mai ha votato diversamente dal resto della Cdl? Perché tanta sfiducia proprio adesso che si erano tutti ritrovati, ed io ero così contenta, dicevo finalmente, è quello che vuole la nostra gente, meno male! E invece...».

E invece adesso la rottura è a un passo, se non è già consumata, e quasi non vorrebbe crederci la signora Casini: «Perché a Bossi deve essere concesso di andare col suo simbolo e a mio figlio no? Queste preferenze, anche quegli inviti a cena a lui sì e agli altri no, ma insomma, non dovrebbero essere tutti uguali? E perché che facevano la lista unica a Pier l'hanno comunicato a cose fatte, mentre stava in treno? Non si tratta così una persona che magari è polemica, litiga, ma con cui fai pace un minuto dopo, perché è un buono d'animo, è sempre stato buono lui».

Diversamente, si dovrebbe fare: «Magari mi ascoltasse Berlusconi e chiamasse Pier, per farsi assieme un bel piatto di pastasciutta e parlare, chiarirsi, anche tutta una notte se serve. Potrebbero trovarlo ancora l'accordo ». Altrimenti, signora? «Altrimenti, io non so, penso a suo papà Tommaso, a cosa gli direbbe lui...». E lei che gli direbbe? «Io non credo che ce la farei a consigliargli di rinunciare alla sua storia. No, non ce la farei».

2 - LA MADRE, NANNI E I FILM: «LUI NON È MAI STATO VOLGARE»
Claudia Voltattorni per il “Corriere della Sera”
I figli, si sa, so' piezz 'e còre. Pure se hanno passato la cinquantina e ne hanno combinata una grossa. Come far arrabbiare il Vaticano. E Agata Apicella Moretti non guarda in faccia a nessuno. Emerge perfino dal suo (quasi) abituale silenzio per difendere il figlio Nanni attaccato dal responsabile della Cei per la pastorale giovanile don Nicolò Anselmi.
Mamma Agata non ci sta. Perché «Nanni non è mai volgare». Anzi. « Caos Calmo è un film di una pienezza incredibile, ed è di grande finezza», ribatte. Lei, ex professoressa di lettere allo storico liceo romano Visconti, per il suo Nanni ha perfino accettato di mettersi davanti alla macchina da presa in Aprile. Lei che in quel film del '98 lo ascolta comprensiva mentre lui si lamenta della sinistra che non reagisce a Berlusconi e fuma un enorme spinello. È con lui mentre, sempre in Aprile, estrae il corredino per il figlio in arrivo facendo a gara con moglie e suocera. Anche lei era all'anteprima del film diretto da Antonello Grimaldi. E lo difende.

Perché per mamma Agata, Nanni non sbaglia mai. «E poi — dice quasi a scusarlo — il film non è nemmeno di Nanni, lui qui è solo attore». E comunque, sottolinea, «non ho piacere a interferire nella vita di mio figlio e non lo voglio nemmeno fare». Le volte che è successo, lui non deve aver molto apprezzato. Lo raccontò proprio lei nel 2006 quando uscì Il Caimano: «Nanni mi sgrida se io intervengo sulle sue cose». Però nella stessa occasione lodò il lavoro del figlio: «Berlusconi non andrà a vedere il film di Nanni? Affari suoi, ma non sa quel che perde».

Qualche anno prima si espose ancora di più. Era il 2002, tempo dei Girotondi e della discesa in piazza Navona di Nanni e del suo urlo contro la « buròcrazia » della sinistra italiana. Il regista era ormai un punto di riferimento politico e stava per radunare migliaia di persone in piazza San Giovanni a Roma. «Sono molto preoccupata per Nanni», disse allora mamma Agata. Per lei Moretti era sempre «un figlio, non un leader politico», ma comunque lo decifrava e lo appoggiava: «Lui è entusiasta degli ideali che sta portando avanti e io naturalmente condivido». Cuore di mamma. E pure cuore di figlio. Per lei sempre un messaggio, una parola, un omaggio. Come in Palombella rossa: usa il suo cognome per il personaggio di Michele e le rivolge un'affettuosa dedica: «Mamma! Mia madre non tornerà più! Il brodo di pollo quand'ero malato, gli ultimi giorni prima delle vacanze... Mamma! Mamma, vienimi a prendere!».

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