mercoledì, febbraio 06, 2008

Signori, il circo....


Marco Travaglio per “l’Unità”
Incassati i 300 milioni di «rimborsi elettorali» quinquennali anche se la legislatura è durata due, i 41 partiti attualmente in vita (alle ore 17.00 di ieri) si preparano alla campagna elettorale tra gli ingorghi e le transumanze di chi va, chi viene e chi resta in mezzo alla strada perché non sa dove andare. Mastella pare non lo voglia nessuno, anche per via della famiglia numerosa, per giunta inseguita dai carabinieri.

I Liberaldemocratici, cioè Dini e D’Amico, sono prossimi alla scissione dell’atomo: Dini a destra, D’Amico a sinistra. Il Cainano, avendo promesso posti a tutti (persino un «ministero dell’Oceania» al sen. Randazzo), ha più gente sotto casa che capelli in testa. I sismografi rilevano smottamenti dalle parti dell’Udc, a causa della fuoriuscita di gas tossici, fra i quali Carlo Giovanardi. Il popolare Fernandel aveva già anticipato la sua mossa agli eventuali elettori con una lettera al Giornale, subito dopo la nascita del Partito del Popolo delle Libertà sul predellino della Mercedes dell’amato Silvio.

Poi però Silvio aveva smentito di aver mai fondato un partito al posto di Forza Italia, così Fernandel aveva smentito di aver mai scritto al Giornale e aveva avvertito l’Udc di non esser mai uscito, al che dall’Udc gli avevan detto di fare un po’ come gli pare, chè tanto - resti o vada - nessuno si accorge di nulla.

L’altroieri ha smentito la precedente smentita ed è di nuovo uscito, spiegando di aver sofferto in silenzio per troppi anni in un partito che non era più il suo, e ne ha fondato uno nuovo: i Popolari liberali, che presto si riuniranno a congresso in una cabina telefonica, intanto confluiscono in Berlusconi. Attenzione però,avverte Giovanardi: «non entriamo in Forza Italia, ma nel Partito popolare delle libertà».

Prima o poi qualcuno lo avvertirà che il Partito popolare delle libertà non esiste, visto che quelli di Berlusconi si chiamano Forza Italia e Partito del Popolo delle Libertà. In pratica Fernandel ha lasciato l’Udc (che l’aveva addirittura fatto ministro) per un partito fantasma. Ci appelliamo fin da ora a Piercasinando, che è personcina ammodo, perché riaccolga il figliol prodigo nella casa del padre, onde evitare che il pover’uomo si abbandoni a gesti inconsulti.

I posti a sedere, del resto, non mancano: se ne sono andati anche Baccini e Tabacci per dar vita alla Rosa Bianca, che dovrebbe imbarcare Savino Pezzotta, quello che parla con una patata sotto la lingua. Resta da capire se staranno a destra o a sinistra, ma pare che scioglieranno il dilemma in modo bipartisan: Baccini a destra, Tabacci a sinistra, Pezzotta a casa.

Alle gravi perdite di cui sopra, Piercasinando sopperisce da par suo con due new entry davvero appetitose: gli ex forzisti Ferdinando Adornato e Angelo Sanza, noti trascinatori di folle. Da giorni la sede dell’Udc in via Due Macelli è transennata per arginare il tumultuoso afflusso dei loro seguaci. Ora, Sanza è un ex dc, e si capisce.
Ma Adornato? A parte la rima con Piercasinando, non è dato sapere quali affinità elettive con l’Udc abbia scoperto costui, che 15 anni fa voleva spezzare le reni alla Prima Repub- blica e ora si ritrova in lista con Totò Cuffarò. Ex comunista, già direttore del giornale della Fgci Città futura, nel 1993 cofondò Alleanza democratica per spazzare via l’orrendo Caf, tutto eccitato dal repulisti di Mani Pulite.

Entrò alla Camera col Pds per salvare l’Italia dal «pericolo Berlusconi». Fondò il settimanale Liberal (9 vicedirettori e 8 lettori) per forgiare una «nuova classe dirigente». Poi virò in direzione Berlusconi, diventandone l’ideologo, ma senza dirgli niente. Produsse alcune centinaia di documenti programmatici che Berlusconi finse di leggere per non farlo soffrire. Organizzò decine di convegni a Gubbio e dintorni per una «svolta liberale» con Previti e Dell’Utri, tra cui uno memorabile sul ruolo de «Il berlusconismo nella storia del XX secolo». Depositò il marchio del Partito delle Libertà.

Ma poi Berlusconi, tra lui e la Brambilla, optò per la Brambilla: perché Nando ha tanti pregi, ma non ha un filo di tette. Da mesi il nostro meditava la riscossa, che l’altro giorno finalmente è arrivata: siccome Liberal mensile non lo comprava nessuno, ecco in edicola Liberal quotidiano, con tre direttori (gli altri sono Renzo Foa e Michael Novak) e, in copertina, un grande interrogativo esistenziale: «C’è ancora l’Italia?». Traduzione per i non-Adornando: «C’è un posto in lista per me?». Risposta di Piercasinando: «S’è appena liberato il trespolo di Giovanardi, ma fa presto, potrebbe tornare da un momento all’altro».

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