martedì, marzo 17, 2009

70 anni da Trap



E Trap disse: ''Non dire gatto se non ce l'hai nel sacco''. Gioanin è attore, filosofo e showman insieme. Il comunicatore
Mourinho se lo sogna un repertorio così di FABRIZIO BOCCA

ROMA - La frase più famosa, quasi un manifesto culturale, universale: "Non dire gatto se non ce l'hai nel sacco". Lo show più televisto nel mondo e scaricato da Youtube: "il monologo di Strunz". Il rito più silenzioso e intimo: l'aspersione dell'acqua santa davanti alla panchina. In panchina dalle sue labbra esce di tutto: parole, preghiere e molto altro ancora. La frase, l'ordine più diretto e secco, un marchio di riconoscimento: il fischio con i mignoli in bocca. E le braccia che partono subito alternativamente avanti e indietro. Il comunicatore Mourinho se lo sogna un repertorio così. Gioanin - come lo chiamava Brera - è attore, filosofo e showman insieme. Da Milano a Torino, dalla Germania al Portogallo, dall'Austria all'Irlanda: ovunque e in qualunque lingua. Non esistono barriere linguistiche per il Trap. Il Trap ha il suo esperanto riconosciuto e apprezzato nel mondo. L'ex ragazzino che a 15 anni lavorava in tipografia si è costruito un linguaggio proprio, unico, un saliscendi di pensieri che spesso ti lascia sperduto dentro il ragionamento, un labirinto di sottintesi, incisi negli incisi, conclusioni mai arrivate, frasi interrotte senza mai arrivare al verbo, similitudini mai sentite prima. Il trapattonese è una lingua-labirinto, un dialetto, ma anche un modo di essere, uno stile di vita. E' complicato, strano, a volte comico ma non sempre incomprensibile. "Non dire gatto se non ce l'hai nel sacco", a parte lo smarrimento iniziale, arriva dritto allo scopo, è la traduzione trapattonesca di stai calmo, non fare il passo più lungo della gamba e aspetta a cantare vittoria. E' un proverbio quasi di uso comune ormai: il Trap, ovviamente, è conterraneo del Manzoni e ne ha sentito l'influenza.

Oppure "non compriamo uno qualunque per fare del qualunquismo". Fa un po' ridere, però rende: non si sa bene cosa però si va via convinti che il messaggio sia arrivato. E ancora: "Sia chiaro che questo discorso resta circonciso tra noi". Chiaro no? Sottilizzate pure sul termine "circonciso", ma intanto il problema resta chiuso nello spogliatoio. "Quando ti abitui allo zucchero non accetti più il sale": ne ha regalate così tante di vittorie con la Juve, il Trap, che una sconfitta ogni tanto ci sta pure no? Oppure ancora "il nostro caso è prosa, non poesia". Ma certo, non stiamo a perdere tempo, diamoci da fare, cerchiamo di essere concreti, niente fronzoli, catenaccio e contropiede, vai.

Dalla Juve all'Inter, dalla Nazionale al Bayern Monaco. Il Trap è international, universalmente conosciuto, i suoi fischi non hanno bisogno di traduzione, le sue frasi hanno scolpito la storia del pallone. Il Trap è navigato ne ha vissute di tutti i colori, anzi peggio. "Nella mia carriera sono stato morso da otto scorpioni, ormai ho l'antidoto". E ancora "Una sfida ostica, ma anche agnostica". Questa è veramente difficile" Boh... "Abbiamo ritrovato il filo elettrico conduttore..." "Ho voluto vedere cosa c'era dentro le viscere di questa truppa". Queste si capiscono dai, funzionano.

Oppure tortuosissimi ragionamenti che lasciano di sasso: "Tante volte il tocco delle campane è bene sentirli tutti. In genere c'è il din don dan nelle campane, no? Sentire magari il solito rintocco din din din va a finire che non si sente il don dan, quindi c'è un'altra musica. Io ho voluto chiarire alcuni concetti". La Gialappa's prese a far scrivere sul video tv, durante Mai dire gol, le parole testuali delle sue interviste. Era quasi il clou dello show. Che il Trap non prese affatto bene, detestava essere preso in giro. Ma adesso chiunque traduce e mette in rete pezzi del frasario trapattoniano, internet pullula di video e trascrizioni. Come questa: "È estremamente delicato, un tema che si è già dibattuto, e sul quale si andrebbero ad avere delle alienazioni, squadre di città minori e quindi il calcio io credo che in Italia sia veramente un grosso treno culturale e quindi, tutto sommato, ritengo che in questa forma possa mantenere e gestirsi sull'arco nazionale ancora abbastanza equamente ben distribuito". Capito no?

E' buffo che dopo quarant'anni di calcio in Italia il massimo del Trap comunicatore sia stato raggiunto in Germania col famoso monologo di Strunz. Correva il marzo del 1998. Un'intemerata furiosa contro il bizzoso giocatore del Bayern. Se noi siamo stati investiti dal Trap italiano, pensate quale effetto dirompente abbia avuto sui tedeschi quel Trap che si è avventurato nella lingua di Goethe senza alcun timore. Ma cose disse veramente il Trap al malcapitato Strunz? Quali ragionamenti lo accalorarono in maniera così clamorosa? E' opportuno, per il bene storico della verità, ricorrere anche stavolta alla traduzione testuale, diventata persino un rap internettiano: "Uno allenatore non è un idiota. Questi giochi, come due o tre giocatori erano deboli come una vuoto bottiglia. Strunz! Strunz! è due anni qua, ha dieci partite giocato, è sempre infortunato. Cosa permettiamo? Strunz. Hanno molto simpatico compagni, mettete in dubbio i compagni! Devono mostrare adesso io voglio, sabato questi giocatori devono mostrarmi e i suoi fans devono da soli lo partita vincere. Io sono stanco adesso il padre di questi giocatori. Uno è Mario, uno, un altro è Mehmet. Strunz al contrario è uguale. Io sono terminato". Terminato e inarrivabile. Sublime.

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