Questo scritto è una perla. Un articolo della Barbara Spinelli, trascritto dalla Stampa di Domenica.
Lo si capisce dalle vignette di Giannelli sul Corriere della Sera, che dipingono un Berlusconi felice di ottenere da sinistra quel che non aveva ottenuto da destra.
Lo si capisce dalle parole di Federico Grosso, che su questo giornale, il 25 luglio, parla di legge necessaria al miglioramento delle carceri, ma viziata da un compromesso che garantisce impunità a crimini economici «fortemente caratterizzati da disvalore sociale e morale».
Lo si capisce dalle proteste di Eugenio Scalfari, di Luca Ricolfi, di Michele Ainis, di Vittorio Grevi, dell'ex giudice D'Ambrosio, del giudice Caselli.
La legge sull'indulto che ieri è passata al Senato è molto più di un errore. Nasce da una profonda, radicata indifferenza alla cultura della legalità e al rapporto sano fra Stato di diritto ed economia.
Le critiche pesanti rivolte da sinistra a Di Pietro, che ha provato a fermare la legge sino a dissociare la lealtà di ministro dalla propria coscienza di cittadino, confermano questa indifferenza. Di Pietro è sospettato di voler conquistarsi visibilità, oltre che di usare un linguaggio sleale, violento.
Il che forse non è falso: se c'è un modo di coltivare il protagonismo, quello del ministro è ben scelto. Ma gli strali si concentrano sul dito anziché su quel che il dito indica, e il proverbio cinese evocato da Di Pietro è sempre valido: «Quando il dito indica la luna, lo sciocco guarda il dito».
Lo sciocco non guarda alla sostanza, bensì all'apparenza. Per lo sciocco vale soprattutto: Primum Vivere, e dunque la sopravvivenza di una coalizione che senza Forza Italia non avrebbe approvato l'indulto.
Primum Vivere fu il motto di Craxi quando prese la guida del Psi: lo slogan rovinò una grande scommessa politica (il rafforzamento della sinistra non comunista) trascinando il socialismo italiano nella corruzione.
Il centro sinistra non corre quel pericolo ma quasi sembra trascurarlo. Come se in testa venisse anche per lei, in occasioni non marginali, la conquista-salvaguardia del potere e non quel che il potere fa.
In tali circostanze il resto conta poco o nulla, anche quando questo resto è la sostanza delle cose: la cultura della legalità e il senso civico della classe dirigente, in un paese dove il problema dell'etica nell'eco¬nomia e nella politica è il vero suo tarlo e la vera anomalia.
Questa trascuratezza in tema di legalità non cade dal cielo: si può scrivere ormai una storia degli Indifferenti in materia, che nell'ultimo decennio e più hanno perso di vista non solo l'importanza ma anche i benefici delle regole, della buona condotta finanziaria.
Che hanno consentito che alla giustizia venisse dato il nome di giustizialismo forcaiolo, alla morale il nome di moralismo. Che hanno sconnesso il legale dall'utile, l'onestà dalle esigenze - considerate più autentiche, pratiche - dell'economia o della gestione del potere.
E la storia di come piano piano s'è spenta la passione di Mani Pulite, e la speranza in una classe dirigente rinnovata. Di questa storia Berlusconi ha profittato, andando al potere nel '94 e nel 2001 senza che conflitto d'interessi e processi l'ostacolassero.
Da quale cultura (nel doppio significato del termine) è germinata questa storia che ha creato uno spazio per Berlusconi e che oggi glielo preserva? Da una cultura presente nei luoghi meno prevedibili, sia a destra sia nella sinistra radicale, sia nella politica sia in parte della Chiesa: sfatando le tesi di chi considera finito il catto-comunismo e non vede sorgere la nuova, strana alleanza tra catto-comunisti e Berlusconi.
In realtà, buona parte della Chiesa italiana si è rivelata attore di primo piano, e questo spiega come mai tanti cattolici di centro, pur distanziandosi da Forza Italia o combattendola, coltivano il culto berlusconiano dell'impunità.
Con il passare degli anni la Conferenza episcopale ha dimenticato le sue battaglie per la cultura della legalità e contro la mafia, pur di ritagliarsi uno spazio politico che compensasse il declinare, in molti suoi esponenti, della missione spirituale e profetica.
Del tutto dimenticata oggi è la nota pastorale redatta il 4 ottobre '91, poco prima di Mani Pulite, che s'intitolava «Educare alla legalità» e condannava il crescente corrompersi del colletti bianchi.
Del tutto scordate sembrano le parole tremende - un anatema che sconvolse il clan Provenzano, spingendolo ai delitti della primavera-estate '93 - che Giovanni Paolo II pronunciò contro la mafia (e implicitamente contro i voti di scambio coperti da
indulto).
Quel discorso, pronunciato dal Papa nella Valle dei templi a Agrigento il 9 maggio '93 («Convertitevi! Mafiosi convertitevi! Un giorno verrà il giudizio di Dio e dovrete rendere conto delle vostre malefatte!») è da anni introvabile sul sito internet della Santa Sede. La visita in Sicilia neppure è annoverata tra i viaggi del Pontefice.
L'altro attore non irrilevante è Rifondazione di Bertinotti.
Val la pena ricordare che fin dal 23 febbraio 2002, quando Di Pietro e la rivista MicroMega organizzarono al Palavobis di Milano una conferenza sulla legalità, l'attuale presidente della Camera si stizzì, svilendo un'iniziativa giudicata superflua, secondaria rispetto alle strutturali questioni economico-sociali: «E la rivolta dei ceti medi professionali - disse -. Da un lato (gli organizzatori) colgono fatti di involuzione della società politica, dall'altro rivendicano un ruolo come ceto e istituzioni, mi riferisco agli intellettuali e alla magistratura. È un terreno ambiguo».
Più di tre anni dopo, intervistato dal Corriere della Sera sulle indagini del giornalista Travaglio (inchieste Dell'Utri, Berlusconi), disse: «Marco Travaglio? Non nominatemelo. Solo a sentire il suo nome mi viene l'orticaria. I moralisti danneggiano la sinistra. Non amo il giustizialismo a tutti i costi. Ogni volta che qualcuno si autoinveste del ruolo di censore, di moralizzatore, rischia di fare più danni di chi poi si vuole condanna¬re» (5-10-05).
Così si giunge all'oggi: estendendo l'indulto ai crimini contro la pubblica amministrazione, e a corruzione e concussione (tutti gli scandali dell'ultimo decennio, compresi Parmalat e furbetti del quartierino), il fronte degli Indifferenti di sinistra esita a regolare i conti col berlusconismo. Nei fatti ne è contagiato, come Arturo Parisi temeva nell'estate 2005, quando avvenne il disastro Banca d'Italia.
Naturalmente esiste un'urgente necessità di migliorare le carceri italiane, disumanamente stracolme. Due papi si sono battuti per questo.
Ma l'emergenza è stata usata per un compromesso con Forza Italia che ha consentito a quest'ultima di imporre la propria agenda giudiziaria, con più successo ancora che nel passato (Grosso ricorda che esisteva un disegno di legge condiviso, del gennaio scorso, che concedeva ai delitti economici un solo anno di sconto e non tre).
I processi per questi delitti non sono cancellati ma la certezza della pena, mai lunghissima, è ridotta a zero. Può darsi che esistano ragioni per difendere l'interezza della legge; ma nessuno è parso convinto al punto tale da illustrarle bene.
Che il disagio di chi non ha impedito questo tipo d'indulto sia grande, lo rivelano le parole stupefacenti del deputato prodiano Franco Monaco: «Sono un soldato, il teste dell'indulto lo voto, ma attenti perché è un testo inaccettabile!».
Dunque, parte della sinistra ha voluto l'indultc così com'è, pur definendolo «inaccettabile». Ha ritenuto probabilmente che questo sia il prezzo del Primum Vivere, nei momenti in cui occorre conquistare il potere o non perderlo.
Primum Vivere è una sorta di scetticismo degenerato, che in simili momenti prende il sopravvento. L'intera campagna elettorale è stata condotta in fondo all'insegna di questo principio: non si sapeva se la battaglia sulla legalità avrebbe fatto vincere, e son state scelte l'indifferenza, l'afasia.
Nessuna parola sul conflitto d'interessi, sulle leggi ad personam della precedente legislatura, in genere sulla questione morale. L'attenzione si concentrò totalmente sul fisco, col risultato che Prodi più che attaccare dovette difendersi.
Vero è che promise di ripristinare la «maestà della legge», che denunciò in alcune interviste l'intreccio tra affari e politica. Ma la cultura della legalità è restata sconnessa dall'economia, come se non fosse invece parte fondamentale di essa.
Come se per ripartire e crescere, l'economia non avesse prima di tutto bisogno di restaurare il dovere civico del pagare le tasse, del rispettare le leggi, creando un clima fondato sulla fiducia, dunque affidabile.
Questo legame urge instaurarlo in Italia, perché altrimenti non solo la democrazia ma anche il mercato, divenendo diseducativi o distorti, falliscono e muoiono. La grande vocazione pedagogica di Prodi, che tante volte lo ha premiato, diverrà più che mai essenziale.
Abbiamo parlato di scetticismo degenerato perché gli scettici non intendevano questo, quando giudicavano superflue tutte le cose sensibili.
Nel IV secolo avanti Cristo, Pirrone consigliava l'atarassia e cioè l'imperturbabilità; raccomandava l'afasia, ritenendo che astenersi dal parlare fosse meglio delle affermazioni perentorie; suggeriva l'apatia, che evita emozioni forti.
Era poi raccomandata la sospensione di giudizio sulle cose del mondo (l'epoché) ma lo scopo era l'Atman: il collegamento con l'io più profondo dell'uomo, con la scintilla di Dio. Oggi l'Atman è la conquista del potere, la coalizione a qualsiasi prezzo, non la sostanza di quel che in politica si fa e il linguaggio con cui lo si spiega ai cittadini.
Primum vivere, deinde philosophari - in primo luogo bisogna vivere, dopo fai filosofia. Il detto antico non è errato: la ricerca della massima saggezza non può soffocare i bisogni elementari e animali dell'uomo, del suo convivere sociale.
Prima di dedicarsi alla sapienza e alla virtù, bisogna procurarsi il necessario per vivere. Ma gli antichi esaltavano le quotidiane virtù dell'onesto cittadino, quando posticipavano l'astratta cerca della Repubblica perfetta.
Non esaltavano - oscuro oggetto del desiderio, sensualità speciale di chi comanda - il potere fine a se stesso.
Barbara Spinelli
Pentma vuol dire pietra, ma questo blog è solo un sassolino, come ce ne sono tanti. Forse solo un po' più striato.
lunedì, luglio 31, 2006
Soldati senza onore
13:56
Israele, il bombardamento su Taibe non ha violato la tregua
Il bombardamento di Israele a Taibe, nel sud del Libano, non avrebbe violato la tregua di 48 ore perchè "ha colpito unicamente aree disabitate allo scopo di impedire attacchi contro le forze a terra". E' quanto riferito da un portavoce dell'esercito israeliano, che ha sottolineato come mai sia stata affermata l'assoluta cessazione di ogni bombardamento e si sia invece precisato che le azioni sarebbero potute continuare per proteggere i civili e i soldati.
Israele ha avuto la capacità di azzerare totalmente le distanze fra sé e i regimi che dice di combattere. Sono di parte? Sì. Ho troppi amici in Libano.
Israele, il bombardamento su Taibe non ha violato la tregua
Il bombardamento di Israele a Taibe, nel sud del Libano, non avrebbe violato la tregua di 48 ore perchè "ha colpito unicamente aree disabitate allo scopo di impedire attacchi contro le forze a terra". E' quanto riferito da un portavoce dell'esercito israeliano, che ha sottolineato come mai sia stata affermata l'assoluta cessazione di ogni bombardamento e si sia invece precisato che le azioni sarebbero potute continuare per proteggere i civili e i soldati.
Israele ha avuto la capacità di azzerare totalmente le distanze fra sé e i regimi che dice di combattere. Sono di parte? Sì. Ho troppi amici in Libano.
domenica, luglio 30, 2006
Indulto, si
Ecco chi ha votato a favore. Grazie a Marco.
Democrazia Socialista
Barani, Catone, De Luca Francesco, Del Bue, Nardi.
Forza Italia
Adornato, Alfano Angelino, Alfano Gioacchino, Aprea, Aracu, Armosino, Azzolini, Baiamonte, Baldelli, Berlusconi, Bernardo, Berruti, Bertolini, Biancofiore, Bocciardo, Bonaiuti, Bondi, Boniver, Boscetto, Brancher, Bruno, Brusco, Caligiuri, Campa, Carfagna, Carlucci, Casero, Ceccacci, Ceroni, Cesaro, Cicchitto, Cicu, Colucci, Conte Gianfranco, Costa, Craxi, Crimi, Dell’elce, Della Vedova, Di Cagno Abbrescia, Di Centa, Di Virgilio, Fabbri, Fallica, Fasolino, Fedele, Ferrigno, Fini Giuseppe, Fitto, Floresta, Fontana Gregorio, Franzoso, Fratta Pasini, Galli, Garagnani, Gardini, Gelmini, Germana’, Giacomoni, Giro, Giudice, Iannarilli, Jannone, La Loggia, Lainati, Laurini, Lazzari, Lenna, Leone, Licastro Scardino, Lupi, Marinello, Marras, Martusciello, Mazzaracchio, Milanato, Minardo, Mistrello Destro, Misuraca, Mondello, Mormino, Moroni, Nan, Napoli Osvaldo, Palmieri, Palumbo, Paoletti Tangheroni, Paroli, Pecorella, Pelino, Pepe Mario, Pescante, Picchi, Pili, Pizzolante, Ponzo, Prestigiacomo, Ravetto, Rivolta, Rossi Luciano, Russo Paolo, Santelli, Sanza, Scajola, Simeoni, Stagno D’alcontres, Stradella, Testoni, Tondo, Tortoli, Ugge’, Valducci, Valentini, Verdini, Verro, Vitali, Vito Alfredo, Vito Elio, Zanetta, Zorzato.
Italia Dei Valori
Rossi Gasparrini.
La Rosa Nel Pugno
Antinucci, Beltrandi, Bonino, Boselli, Buemi, Buglio, Capezzone, Crema, D’elia, Di Gioia, Mancini, Mellano, Piazza Angelo, Poretti, Schietroma, Turci, Turco, Villetti.
Misto
Brugger, Neri, Nucara, Oliva, Rao, Reina, Widmann, Zeller.
Rifondazione Comunista
Acerbo, Burgio, Cannavo’, Cardano, Caruso, Cogodi, De Cristofaro, De Simone, Deiana, Dioguardi, Duranti, Falomi, Farina Daniele, Ferrara, Folena, Forgione, Frias, Giordano, Guadagno, Iacomino, Khalil, Locatelli, Lombardi, Mantovani, Mascia, Migliore, Mungo, Olivieri, Pegolo, Perugia, Provera, Ricci Andrea, Ricci Mario, Rocchi, Russo Franco, Siniscalchi, Smeriglio, Sperandio, Zipponi.
Udc
Adolfo, Alfano Ciro, Barbieri, Bosi, Capitanio Santolini, Casini, Cesa, Ciocchetti, Compagnon, Conti Riccardo, D’agro’, D’alia, Delfino, Dionisi, Drago, Forlani, Formisano, Galati, Galletti, Giovanardi, Greco, Lucchese, Marcazzan, Martinello, Mazzoni, Mele, Mereu, Peretti, Romano, Ronconi, Ruvolo, Tabacci, Tassone, Tucci, Vietti, Volonte’, Zinzi.
Udeur
Adenti, Affronti, Capotosti, Cioffi, D’elpidio, Fabris, Giuditta, Li Causi, Morrone, Picano, Pisacane, Satta.
Ulivo
Albonetti, Allam, Amato, Amendola, Amici, Attili, Aurisicchio, Bandoli, Baratella, Barbi, Bellanova, Benvenuto, Benzoni, Bersani, Betta, Bianchi, Bianco, Bimbi, Bindi, Bocci, Boffa, Bordo, Brandolini, Bressa, Bucchino, Buffo, Burchiellaro, Burtone, Caldarola, Calgaro, Capodicasa, Carbonella, Cardinale, Carta, Castagnetti, Ceccuzzi, Cesario, Chianale, Chiaromonte, Chicchi, Chiti, Cialente, Codurelli, Colasio, Cordoni, Cosentino Lionello, Crisafulli, Crisci, Cuperlo, D’alema, D’antona, D’antoni, Damiano, Dato, De Biasi, De Brasi, De Castro, De Piccoli, Delbono, Di Girolamo, Di Salvo, Duilio, Fadda, Farina Gianni, Farinone, Fasciani, Fassino, Fedi, Ferrari, Fiano, Filippeschi, Fincato, Fiorio, Fioroni, Fistarol, Fluvi, Fogliardi, Fontana Cinzia, Franceschini, Franci, Froner, Fumagalli, Galeazzi, Gambescia, Garofani, Gentili, Gentiloni, Ghizzoni, Giachetti, Giacomelli, Giovanelli, Giulietti, Gozi, Grassi, Grillini, Iannuzzi, Incostante, Intrieri, Lanzillotta, Laratta, Leddi Maiola, Lenzi, Leoni, Letta, Levi, Lomaglio, Longhi, Lovelli, Luca’, Lulli, Luongo, Lusetti, Maderloni, Mantini, Maran, Marantelli, Marcenaro, Marchi, Mariani, Marino, Marone, Martella, Mattarella, Melandri, Merlo Giorgio, Merloni, Meta, Migliavacca, Miglioli, Milana, Minniti, Misiani, Monaco, Morri, Mosella, Motta, Musi, Mussi, Naccarato, Nannicini, Narducci, Nicchi, Oliverio, Orlando Andrea, Ottone, Papini, Parisi, Pedulli, Pertoldi, Pettinari, Pinotti, Piro, Piscitello, Pollastrini, Prodi, Quartiani, Ranieri, Realacci, Rigoni, Rossi Nicola, Rotondo, Ruggeri, Rugghia, Rusconi, Ruta, Rutelli, Samperi, Sanga, Sanna, Santagata, Sasso, Schirru, Scotto, Sereni, Servodio, Sircana, Soro, Spini, Sposetti, Squeglia, Stramaccioni, Strizzolo, Suppa, Tanoni, Tenaglia, Testa, Tolotti, Tomaselli, Trupia, Vannucci, Velo, Ventura, Verini, Vichi, Vico, Villari, Viola, Violante, Visco, Volpini, Zaccaria, Zanotti, Zucchi, Zunino.
Verdi
Balducci, Boato, Boco, Bonelli, Cassola, Cento, De Zulueta, Francescato, Fundaro’, Lion, Pecoraro Scanio, Pellegrino, Piazza Camillo, Poletti, Trepiccione, Zanella.
Il voto dei deputati è pubblico e quindi, per definizione, tutti hanno diritto di sapere come hanno votato i singoli parlamentari. Le votazioni sono presenti sul sito della Camera nel documento Indice Elenco N.2 da cui sono ripresi i nomi riportati in questo post.
Fonte: www.antoniodipietro.it
giovedì, luglio 27, 2006
Libano in vantaggio
ore 17:44 di un giorno da cani
600 le vittime libanesi
E' salito a circa 600 il numero delle vittime provocate in Libano dai bombardamenti israeliani inziati il 12 luglio scorso. Lo ha detto oggi il ministro della sanità Mohammed Khalife citato dall'emittente Tv al Arabiya. L'emittente si è limitata a riferire le dichiarazioni con una scritta "urgente" in sovrimpressione, in cui si precisa solo che si tratta di "civili". Le ultime stime diffuse oggi da fonti ufficiose parlavano di 431 morti in totale, compresi una trentina di guerriglieri Hezbollah e circa 20 soldati dell'esercito libanese. I feriti sarebbero almeno 2.000
..... Israele "solo" 53 morti... almeno in questo il Libano vince. Cosa mi auguro per Olmert? Non posso dirlo sennò poi magari In Israele per lavoro non entro più.
Ecco un fotogramma di Antz (la formica zeta). Era un film per ragazzi. Non certo il migliore nel suo genere. C'è però una scena fenomenale (che poteva essere messa solo in un film per bambini). Antz ritorna dalla battaglia contro dei rivali. Entrambi gli eserciti (il suo e quello nemico) sono stati sterminati. Lui è l'unico sopravvissuto. Torna a casa e nel suo formicaio tutti si rallegrano perché "hanno vinto" (memorabile lo striscione dei tifosi con la scritta 1- 0 we've won!). Nessuno pensa che sia stata un carneficina. Ecco. quello che rischia di scatenare Israele con la sua assurda vendetta (perché di questo si tratta, non di liberare dei soldati prigionieri) è molto simile a quella scena di Antz. E torno a dire: minacciare la distruzione di dieci edifici per ogni lancio di razzi da parte degli Hezbollah ha il sapore delle rappresaglie nazifasciste.
600 le vittime libanesi
E' salito a circa 600 il numero delle vittime provocate in Libano dai bombardamenti israeliani inziati il 12 luglio scorso. Lo ha detto oggi il ministro della sanità Mohammed Khalife citato dall'emittente Tv al Arabiya. L'emittente si è limitata a riferire le dichiarazioni con una scritta "urgente" in sovrimpressione, in cui si precisa solo che si tratta di "civili". Le ultime stime diffuse oggi da fonti ufficiose parlavano di 431 morti in totale, compresi una trentina di guerriglieri Hezbollah e circa 20 soldati dell'esercito libanese. I feriti sarebbero almeno 2.000
..... Israele "solo" 53 morti... almeno in questo il Libano vince. Cosa mi auguro per Olmert? Non posso dirlo sennò poi magari In Israele per lavoro non entro più.
Ecco un fotogramma di Antz (la formica zeta). Era un film per ragazzi. Non certo il migliore nel suo genere. C'è però una scena fenomenale (che poteva essere messa solo in un film per bambini). Antz ritorna dalla battaglia contro dei rivali. Entrambi gli eserciti (il suo e quello nemico) sono stati sterminati. Lui è l'unico sopravvissuto. Torna a casa e nel suo formicaio tutti si rallegrano perché "hanno vinto" (memorabile lo striscione dei tifosi con la scritta 1- 0 we've won!). Nessuno pensa che sia stata un carneficina. Ecco. quello che rischia di scatenare Israele con la sua assurda vendetta (perché di questo si tratta, non di liberare dei soldati prigionieri) è molto simile a quella scena di Antz. E torno a dire: minacciare la distruzione di dieci edifici per ogni lancio di razzi da parte degli Hezbollah ha il sapore delle rappresaglie nazifasciste.
Se Dio s'arrabbia
Questo pezzo mi è arrivato in mail. Lo riposto qui. Chi volesse iscriversi e ricevere testi del genere può farlo a questo indirizzo:
upnews-subscribe@domeus.it
I Galli della Loggia, i Mauri Pirania, le Iene con la Kippa, i Porci con le Ali, i Maghi di Oz, e altre legioni di brillanti giornalisti e intellettuali, ci stanno spiegando che la reazione di Israele non è eccessiva: eccessive, semmai, sono le parole di chi non comprende le peculiarità di Israele. Ognuno ha la sua cultura, e la peculiarità del dio di Israele lo dimostra. Un tipo poco paziente, questo dio, uno che condannava miliardi di uomini e donne a lavorare con sudore e partorire con dolore perché una certa Eva, da lui creata, si era permessa di mangiare una mela. O di trasformare due curiosi, tipo quelli che rallentano sulle autostrade quando ci sono incidenti nell?altra corsia, in statue di sale.
Un tipino irascibile, dunque. E quindi i suoi discendenti hanno diritto di seguire i propri usi, costumi e inclinazioni. Gli rapisci un soldato? E loro ti bombardano case e centrali elettriche che alimentano ospedali. Gli rapisci due soldati? E loro ti invadono un paese sovrano. Se gli rapisci 5 soldati scatenano una guerra termonucleare. E? ora di abbandonare i vecchi pregiudizi del passato e comprendere una volta per tutti Israele e tutta la sua legittima diversità culturale.
di Airoldo
mercoledì, luglio 26, 2006
Un tale nella rete
Calciopoli: grazie Palazzi, almeno ci ha provato
Era già tutto previsto. Ingiustizia è fatta. La nazionale vince i Mondiali e Calciopoli si trasforma dal più grande scandalo sportivo di sempre a ragazzata da chiudere coi soliti stantii nauseabondi tarallucci e vino. Ma la vera novità è l'invenzione della sentenza di "condanna" con, in pratica, l'amnistia inclusa. E sicuramente non è finita qui, a sentire i colpevoli che hanno anche il coraggio di fare la voce grossa e di praticare il vero sport italiano preferito, ossia il vittimismo. Ora vedo bene un qualche cadreghino ai vincitori Moggi, Giraudo & co. e pure Biscardi. Se lo meritano... Una richiesta soltanto. Poichè la "sentenza" della Corte Federale è la pietra tombale chiusa e sigillata sui sogni di un calcio pulito e sulle speranze, ancora una volta deluse, dei (tanti, ma sempre più disgustati) tifosi onesti, i politici, opinionisti, ecc., quando, puntualmente, si riproporrà il calcio truccato, si astengano dallo scandalizzarsi, dal "via il marcio" e barzellette simili. Un plauso va ad una persona che ha dimostrato coerenza e serietà e che, come sempre in Italia per le persone che fanno il loro dovere, non avrà nessun riconoscimento: grazie procuratore Palazzi! Almeno lei ci ha provato. Ma perché ribellarsi, alla fine, non paga mai?
Giovanni Villani
dalle lettere a Vittorio Zucconi
Altan
da Espresso.it
Sono stato abbastanza contento quando questo genio ha sostituito Forattini su la Repubblica. Altan nel mio cuore se la gioca con Bucchi. Sono due intellettuali che con due tratti di pennarello e tre parole riescono a colpire nel segno. Con quello che sta succedendo nel mondo (e in Italia) in questi giorni uno quasi si vergogna a indignarsi. Perché non sta bene. Perché magari non fa trendy. Fortuna che c'è Altan che ci ricorda che incazzarsi a volte non è solo giusto. È doveroso.
martedì, luglio 25, 2006
Di servizio
Manovra bis, governo pone fiducia, Cdl abbandona l'aula del Senato.
La scelta della maggioranza scatena l'ira della Cdl che abbandona l'aula del Senato per protesta contro "irregolarità e fiducia". Spiega la senatrice di Forza Italia Maria Elisabetta Alberti Casellati: "Durante la discussione sul pacchetto Bersani non solo non c'era il numero legale, c'erano anche schede doppie e così dopo averci tolto il diritto di parola taroccano anche i risultati". Insomma, "dopo le due fiducie il bavaglio continua", aggiunge Casellati, secondo cui così però si arriva a "irregolarità intollerabili".
Tutto quersto ovviamente detto dall'esponente di una coalizione che per cinque anni è andata avanti a colpi di maggioranze blindate in totale spregio della benché minima discussione parlamentare. Evidentemente il centrosinistra ha avuto buoni maestri.
Gentile Maria Elisabetta Alberti Casellati, chi semina vento difficilmente raccoglie una giornata di sole.
La scelta della maggioranza scatena l'ira della Cdl che abbandona l'aula del Senato per protesta contro "irregolarità e fiducia". Spiega la senatrice di Forza Italia Maria Elisabetta Alberti Casellati: "Durante la discussione sul pacchetto Bersani non solo non c'era il numero legale, c'erano anche schede doppie e così dopo averci tolto il diritto di parola taroccano anche i risultati". Insomma, "dopo le due fiducie il bavaglio continua", aggiunge Casellati, secondo cui così però si arriva a "irregolarità intollerabili".
Tutto quersto ovviamente detto dall'esponente di una coalizione che per cinque anni è andata avanti a colpi di maggioranze blindate in totale spregio della benché minima discussione parlamentare. Evidentemente il centrosinistra ha avuto buoni maestri.
Gentile Maria Elisabetta Alberti Casellati, chi semina vento difficilmente raccoglie una giornata di sole.
Quello scassapalle di Travaglio
Nella speranza che il collega non mi quereli per il titolo, vorrei spiegare il perché della mia simpatia nei suoi confronti. Il Travaglio può non piacere e a inizio carriera non scriveva certo come adesso. Però ha una memoria da elefante e una pazienza da certosino. Un certosino-elefante praticamente. Fa parte di quei giornalisti magari consapevoli del fatto che non potranno lanciarsi in voli pindarici e divertenti come sanno fare Merlo oppure Feltri (padre) e allora i Travagli riempiono i pezzi di dati, cifre ed eventi. Inoppugnabili. A volte i suoi pezzi sono pesanti da leggere proprio per questo, ma sono per lo stesso motivo un patrimonio da tenere in conto. Un esempio, l'ennesimo, è questo articolo apparso su Repubblica. Racconta l'indulto. E spiega perché, Previti a parte, molti cittadini italiani magari potrebbero soffrirne. Si può essere d'accordo o meno, ma si abbiano le palle di metterne in causa i contenuti con dati e cifre. Altrimenti si taccia e si pensi più che altro agli affari di Ceppaloni.
Trascrivo da Repubblica.
"Eternit era pronta a risarcire poi ha fatto marcia indietro"
L´avvocato delle 800 vittime dell´amianto: "Con l´indulto i parenti non vedranno un soldo"
A rischio a Torino un processo a Fiat Auto per lesioni colpose gravi o gravissime a 187 operai
"I proprietari hanno avuto la garanzia che entro l´anno arriverà anche l´amnistia"
MARCO TRAVAGLIO
TORINO - Non ci sono soltanto i reati finanziari e quelli di Tangentopoli. Ci sono anche i caduti sul lavoro. E le malattie professionali. E i morti da amianto: 3 mila soltanto per gli stabilimenti Eternit. L´indulto, e ancor di più l´amnistia prossima ventura, rischiano di mandare in fumo il maxiprocesso che si aprirà l´anno prossimo a Torino contro i big boss della multinazionale svizzera: fra questi, il "Berlusconi elvetico" Stephan Schmidheiny, il fratello Tomas (assistito da Carlo Malinconico, segretario generale di Palazzo Chigi) e il loro socio belga, barone Louis De Cartier de Marchienne.
Insieme a una decina di dirigenti e amministratori dei cinque stabilimenti italiani (Cavagnolo, Casale Monferrato, Reggio Emilia, Bagnoli e Siracusa), che dal 1906 fino a vent´anni fa hanno avvelenato la vita a migliaia di lavoratori e cittadini comuni, i tre magnati devono rispondere di disastro doloso e di un´infinità di omicidi colposi. Grazie all´indulto, difficilmente finiranno mai in carcere (anche se condannati a 6 anni, scenderebbero a 3 e otterrebbero l´affidamento ai servizi sociali, cioè resterebbero a piede libero). Grazie all´amnistia di 5 anni, annunciata per la ripresa autunnale, non verserebbero nemmeno un euro alle vittime e ai loro familiari. E dire che, fino a due settimane fa, i legali degli indagati e delle parti lese erano a un passo dall´accordo per un cospicuo risarcimento ai malati e ai parenti dei morti. Poi, in seguito a una strana telefonata, tutto è sfumato.
«E´ accaduto due settimane fa a Lugano», racconta a Repubblica l´avvocato Sergio Bonetto, che insieme al collega genovese Paolo Pissarello rappresenta 800 vittime. «Eravamo riuniti col liquidatore della Bacon, la società che controllava gli stabilimenti italiani della Eternit. Per tre ore abbiamo discusso, incontrando ampia disponibilità dei rappresentanti indiretti della famiglia Schmidheiny a riconoscere i danni e a rifonderli in misura accettabile. Prima d´impegnarsi nero su bianco, il liquidatore ha chiesto di fare una telefonata ed è uscito. E´ rientrato un´ora e mezza dopo, scuro in volto: "Scusate - ci ha detto - ma mi hanno appena revocato il mandato. Dicono di avere avuto la garanzia che entro l´anno arriverà l´amnistia". Non ci è rimasto altro che alzarci e andarcene. Ora, a settembre, nella riunione periodica con i malati e i parenti delle vittime, dovremo comunicare la triste notizia: se passa l´amnistia, nessuno vedrà un soldo di danni».
E l´indulto? «Beh - osserva l´avvocato - la prospettiva di uno sconto di pena così rilevante anche per reati tanto gravi come l´omicidio colposo da amianto, che provoca il mesotelioma pleurico, l´asbestosi, il carcinoma polmonare non solo in chi lavora negli stabilimenti, ma anche in chi abita nelle vicinanze, è un´ulteriore garanzia di sostanziale impunità. Se penso alla fatica che abbiamo fatto per raccogliere le carte che inchiodano l´Eternit, le perizie, le testimonianze, sfidando il potere di quelle potentissime lobby… E se penso che, solo a Casale, si scoprono ancor oggi 35-40 nuovi casi di mesotelioma all´anno…».
L´inchiesta Eternit, coordinata dal procuratore aggiunto Raffaele Guariniello, è in dirittura d´arrivo: dovrebbe concludersi, con le consulenze tecniche e gli studi epidemiologici, entro fine anno. Ma se, in dibattimento, dovesse cadere l´ipotesi più grave e difficile da dimostrare - il disastro doloso - le eventuali condanne per gli altri reati rientrerebbero facilmente nei 3 anni dell´indulto.
Non basta. L´avvocato Bonetto è parte civile anche in un altro processo, che inizierà a Torino il 7 ottobre: quello a carico degli ex vertici di Fiat Auto (68 manager e dirigenti, da Paolo Cantarella e Roberto Testore in giù), rinviati a giudizio per lesioni colpose gravi o gravissime nei confronti di 187 operai delle carrozzerie Mirafiori. Il processo mette in discussione l´organizzazione dei ritmi di produzione, che avrebbero causato nei lavoratori varie "sindromi da sforzo ripetuto" alle mani, alle spalle e alle braccia. Accuse gravi, ma punite con pene molto basse, certamente inferiori ai 3 anni "tagliati" dall´indulto. Il procuratore Guariniello, che coordina il pool "Salute e sicurezza", prevede un colpo di spugna pressoché totale di gran parte dei suoi processi anche per i reati ambientali, per il doping e per la tutela consumatori. Come quelli a carico delle multinazionali Bayer e Glaxo, per i presunti danni alla salute provocati da farmaci come il Lipobay e il Lanoxin. Per questi reati, oggi, in carcere non c´è nessuno. Grazie all´indulto, non ci entrerà nessuno nemmeno in futuro.
lunedì, luglio 24, 2006
Joan Lui
Che nevichi, piova o tiri vento, c'è sempre lui che ci strapppa un sorriso. Grazie a Tommaso e Claudio per la segnalazione.
BERLUSCONI: FOLLIE D'AMORE PER VERONICA A MARRAKECH /ANSA
SI IMPROVVISA DANZATORE MASCHERATO PER FESTEGGIARE COMPLEANNO
(di Javier Fernandez)
(ANSAmed) - RABAT, 24 LUG - Silvio Berlusconi mascherato da
misterioso danzatore che offre alla moglie una collana di
diamanti per il suo compleanno: e' stato questo il clou delle 48
ore di follie di amore organizzate dall'ex premier a Marrakech
per la moglie la settimana scorsa, e che oggi racconta dalla sua
prima pagina il quotidiano popolare Aujourd'hui le Maroc.
Secondo il giornale marocchino, si e' trattata di una serie
di sorprese organizzate da Berlusconi fra martedi' e mercoledi'
scorso. Tutto e' cominciato con l'arrivo di Veronica Lario,
accompagnata da uno dei figli, a bordo di un aereo privato.
Appena sbarcata, un accompagnatore locale l'ha condotta sul
terrazzo del Cafe' de France, tradizionale punto di osservazione
della piazza Djama el Fna, dove la signora Berlusconi si e'
seduta a gustare un te' verde alla menta, senza notare in un
angolo la presenza di sette donne velate, vestite con abiti
tradizionali berberi.
Dopo un po', pero', le velate cominciano ad interessarsi un
po' troppo da vicino alla signora italiana che, infastidita,
chiede di essere lasciata in pace. Ma quando le sette si tolgono
il velo scopre sorpresa che si tratta di sette amiche,
trasportate a Marrakech e travestite apposta dal marito, perche'
l'accompagnino nel suo compleanno.
Ma le sorprese non sono finite li'. Dopo una cena suntuosa e
una mattinata dedicata ad esplorare la Medina della Citta' Ocre,
Veronica e le amiche vanno a mangiare a Dar Marjana, ristorante
locale noto per le sue animazioni musicali.
E infatti ecco che appare un gruppo di musicisti e danzatori
''gnaoua'' (genere musicale importato in Marocco dai schiavi
dell'Africa subsahariana) che si esibiscono per i clienti. Uno
di loro, in ''gandoura'' blu di ordinanza e con un fazzoletto
blu che copre in parte il suo volto, sembra particolarmente
interessato alla bella signora italiana, e moltiplica i richiami
con i piedi e le mani.
Di colpo, scrive il giornale ''l'artista, con un piccolo
salto da guerriero, le e' balzato davanti, invitandola a
ballare. Ma lei lo rifiuta con tutte le forze, e la musica si
ferma di colpo. Nella sala, diventata bruscamente silenziosa, i
visi dei commensali si tendono. Ed e' allora che l'uomo con la
'gandoura' si avvicina ancora di piu' a Veronica, tirando fuori
dalla tasca una collana di diamanti e cantando in italiano 'Buon
compleanno, amore mio'''. Berlusconi rivela cosi' la sua
identita' alla moglie.
Seconda (e terza) sorpresa per Veronica e nuova festa per
Berlusconi e i suoi invitati, che dopo un nuovo giro in Medina
giovedi' mattina sono ripartiti in Italia a bordo di tre aerei
privati. (ANSAmed).
Israele stato fascista?
A ogni lancio di razzi da parte degli Hezbollah, l'esercito israeliano risponderà distruggendo dieci palazzi nella periferia sud di Beirut. É la minaccia che l'aviazione dello Stato ebraico lancia ai
miliziani sciiti libanesi.
Questo mi ricorda le rappresaglie fasciste. Ma naturalmente chi dice questo è antiebreo. Israele ha definitivamente perso la sua innocenza. Semmai ne abbia mai avuta una.
domenica, luglio 23, 2006
Ne resterà uno solo
da Repubblica.it
Dc, segretario contro presidente - "Fiori vuole spaccare il partito" -
ROMA - Sigla impegnativa, scarso seguito, gran voglia di litigare. Il presidente della nuova Democrazia cristiana Publio Fiori (ex An) è stato deferito al collegio dei probiviri perché ha convocato il Consiglio nazionale senza attendere la richiesta generale degli iscritti. Il segretario del partito Gianfranco Rotondi lo rimprovera di voler "sfasciare la Dc" coltivando un'eccessiva vicinanza a Casini e all'Udc. Da parte sua, Fiori accusa il segretario di essere legato a filo doppio con Berlusconi. Il consiglio nazionale del partito si riunirà la settimana prossima, ma l'esito della riunione sembra scontato: Rotondi può contare su 250 consiglieri nazionali e segretari provinciali, mentre Fiori su appena di 50 fedelissimi.
Gianfranco Rotondi non ha peli sulla lingua: "A Fiori e ai suoi mandanti sempre più chiari non riuscirà il maldestro tentativo di sfasciare un partito custode dell'identità democristiana ma, al tempo stesso, leale con Silvio Berlusconi. Purtroppo per Fiori, la nostra battaglia andrà avanti anche senza di lui".
Franco De Luca, responsabile nazionale degli Enti locali della Dc gli dà man forte: "Fiori prima di convocare la riunione ha passeggiato per un'ora in Transatlantico con Casini e Cesa. Si è trattato di un tentativo ingenuo e sprovveduto da parte di Casini di spaccare la Dc. I vecchi democristiani hanno nel sangue la tendenza a pugnalare l'amico in difficoltà e ad abbracciare il vincitore; ma non a caso noi siamo la nuova Dc".
Fiori replica: 'Non spetta a Rotondi decidere chi e' il presidente della Dc, ma al Consiglio nazionale che lo elegge ai sensi dell' art.79 dello statuto". "Se, come dice Rotondi - prosegue Fiori - i senatori, i deputati, i consiglieri nazionali, i segretari regionali e provinciali sono sulla sua linea politica, non capisco perché abbia paura di confrontarsi partecipando al prossimo Consiglio nazionale del 9 settembre. A questo punto anche per me il caso è chiuso".
- Mac Leod, ultimo membro iscritto (nel senso che pagava la quota) della Democrazia Cristiana. Ha deciso di abbandonare Gianfranco Rotondi al suo destino -
Dc, segretario contro presidente - "Fiori vuole spaccare il partito" -
ROMA - Sigla impegnativa, scarso seguito, gran voglia di litigare. Il presidente della nuova Democrazia cristiana Publio Fiori (ex An) è stato deferito al collegio dei probiviri perché ha convocato il Consiglio nazionale senza attendere la richiesta generale degli iscritti. Il segretario del partito Gianfranco Rotondi lo rimprovera di voler "sfasciare la Dc" coltivando un'eccessiva vicinanza a Casini e all'Udc. Da parte sua, Fiori accusa il segretario di essere legato a filo doppio con Berlusconi. Il consiglio nazionale del partito si riunirà la settimana prossima, ma l'esito della riunione sembra scontato: Rotondi può contare su 250 consiglieri nazionali e segretari provinciali, mentre Fiori su appena di 50 fedelissimi.
Gianfranco Rotondi non ha peli sulla lingua: "A Fiori e ai suoi mandanti sempre più chiari non riuscirà il maldestro tentativo di sfasciare un partito custode dell'identità democristiana ma, al tempo stesso, leale con Silvio Berlusconi. Purtroppo per Fiori, la nostra battaglia andrà avanti anche senza di lui".
Franco De Luca, responsabile nazionale degli Enti locali della Dc gli dà man forte: "Fiori prima di convocare la riunione ha passeggiato per un'ora in Transatlantico con Casini e Cesa. Si è trattato di un tentativo ingenuo e sprovveduto da parte di Casini di spaccare la Dc. I vecchi democristiani hanno nel sangue la tendenza a pugnalare l'amico in difficoltà e ad abbracciare il vincitore; ma non a caso noi siamo la nuova Dc".
Fiori replica: 'Non spetta a Rotondi decidere chi e' il presidente della Dc, ma al Consiglio nazionale che lo elegge ai sensi dell' art.79 dello statuto". "Se, come dice Rotondi - prosegue Fiori - i senatori, i deputati, i consiglieri nazionali, i segretari regionali e provinciali sono sulla sua linea politica, non capisco perché abbia paura di confrontarsi partecipando al prossimo Consiglio nazionale del 9 settembre. A questo punto anche per me il caso è chiuso".
- Mac Leod, ultimo membro iscritto (nel senso che pagava la quota) della Democrazia Cristiana. Ha deciso di abbandonare Gianfranco Rotondi al suo destino -
Fiori d'AranGio
Trascritto da il Giornale una gustosa cronaca di un matrimonio molto trendy. Oh yeeeessss.
Ceppaloni è sempre in festa. Il figlio del sindaco è convolato a nozze. Il giovane Pellegrino, balzato agli onori della cronaca di calciopoli come procuratore in erba e già in buoni rapporti con Luciano Moggi, si è sposato con Alessia Camilleri, figlia dell'ingegnere Carlo, fedelissimo di Clemente e professionista sempre a disposizione del partito e dei molti incarichi regionali.
I ceppalonesi sono sì contenti per i fiori d'arancio e i futuri figli maschi della famiglia Mastella (tutti sperano in un piccolo Clemente: auguri), ma ancor di più lo sono per gli effetti speciali che il matrimonio ha prodotto in paese. Nel borgo beneventano si dice che il sindaco Mastella in tre anni di amministrazione non sia riuscito a fare quanto ha realizzato in pochi mesi il figlio Pellegrino convolando a nozze con la bella Alessia il cui abito nuziale, fatto interamente a mano in un nota sartoria della zona, costa, centesimo più centesimo meno, circa 120mila euro.
La signora Ivana, madre della sposa, si era presto resa conto che la chiesa di San Giovanni, dove si è celebrato il matrimonio, non era proprio un gioiello e forse non era all'altezza della celebrazione. Bisognava far qualcosa. Detto fatto. La chiesa è stata rimessa a nuovo: ristrutturata, tinteggiata e ripulita. E sono stati messi anche marmi nuovi. Un ampio parcheggio, di cui il paese aveva bisogno da tempo, ha accolto le tante auto blu e siccome dopo la funzione religiosa c'era da raggiungere villa Mastella, che si trova nel punto più alto del paesino, proprio come il classico signorotto locale che tutto vede sa e domina, si è pensato bene di prevedere un servizio navetta per trasportare gli invitati dalla chiesa alla villa. Tutti contenti. «Se questi sono i risultati del matrimonio di Pellegrino», dicono in paese i concittadini di Mastella, «allora ci auguriamo che si sposi al più presto anche Elio, l'altro figlio dell'onorevole».
I festeggiamenti matrimoniali hanno avuto un prologo con «Quattro notti e più di luna piena»: una settimana di spettacoli, mostre, concerti nel centro storico e dintorni di Benevento. Quest'anno ci sono stati Gigi D'Alessio, Cesare Cremonini, Anna Oxa e anche Lucio Dalla. Un'idea di Sandra Mastella, la quale prima ha creato l'associazione Iside Nova, poi ne ha ceduto la presidenza al figlio Elio, quindi da presidentessa del consiglio della regione Campania ha lavorato per dare alla rassegna estiva la sponsorizzazione della Regione governata da Bassolino. Ma non è tutto. Perché dalla Regione è venuto anche qualcosina in più: la bellezza di un milione e 250 mila euro di contributi. Iside Nova è Sandra che tutto move.
Per controllare e proteggere ministri e vip presenti tra gli 800 invitati, la questura di Benevento, ha richiamato perfino il personale in ferie. Anche i vigili di Ceppaloni sono stati allertati per la sorveglianza dell'elicottero di Diego Della Valle. Ma ormai ci sono abituati, perché il presidente della Fiorentina atterra spesso da queste parti. Ma questa volta c'era un problema in più: non si sapeva dove far atterrare l'elicottero perché il parcheggio del cimitero del paese, che funge da personale eliporto per Della Valle tanto che al centro vi hanno disegnato il classico cerchio con la H per evidenziare al pilota il luogo dove atterrare, era occupato dalle centinaia di auto degli invitati. Tutto per omaggiare Mastella. Il ministro ama soprattutto la sua famosa piscina a forma di «cozza». Qui usa portare i suoi ospiti e mostrare a Ovest Benevento e a Est Forchia. Pare sia solito dire: «Lì, nel 321 a.C., un mio antenato, Ponzio Telesino, le suonò ai romani e li costrinse a passare sotto il giogo». Chissà se a Romano è andata di traverso la torta.
Politica estera
Con questo blog, l'ho ripetuto più volte, non ho nessuna presunzione di spiegare niente a nessuno. Quello che però mi fa sorridere è rileggere i post delle settimane passate. Post scritti di getto. Come questo. Forse.
Riguarda i geni che guidano Israele. Del genio massimo che guida gli Usa non parlo per carità di patria. Lo lascio fare ad arguti commentatori come Christian Rocca del Foglio. Quello che però mi pare assurdo è che Israele con questa scriteriata battaglia/invasione (perché di questo si tratta) è riuscita ad annullare un intero movimento che in Libano era riuscito a scacciare i siriani dal paese.
Ecco cosa battevano le agenzie alle 12, 34 di domenica:
Un'invasione terrestre del Libano da parte d'Israele spingerebbe la Siria a entrare in guerra con lo stato ebraico. Il monito è stato lanciato dal ministro siriano dell'Informazione, Mohsen Bilal, molto vicino al presidente Bashar Assad, in un'intervista al quotidiano spagnolo Abc.
Nell'ipotesi di un'invasione terrestre del Libano meridionale, ha affermato, le truppe israeliane potrebbero arrivare a 20 chilometri da Damasco. "Cosa facciamo - si è chiesto - restiamo con le braccia conserte?". "Assolutamente no. Senza dubbio la Siria interverrà nel conflitto. Ciò non vuol dire che la Siria dia il benvenuto al conflitto". "Lavoriamo con la Spagna - ha osservato - per arrivare a un cessate il fuoco. Ma se le truppe israeliane ci provocano, Damasco agirà per garantire la sicurezza nazionale del territorio siriano".
- l'esperto di politica estera Homer Simpson mentre spiega all'esecutivo israeliano come dirimere pacificamente una controversia -
Riguarda i geni che guidano Israele. Del genio massimo che guida gli Usa non parlo per carità di patria. Lo lascio fare ad arguti commentatori come Christian Rocca del Foglio. Quello che però mi pare assurdo è che Israele con questa scriteriata battaglia/invasione (perché di questo si tratta) è riuscita ad annullare un intero movimento che in Libano era riuscito a scacciare i siriani dal paese.
Ecco cosa battevano le agenzie alle 12, 34 di domenica:
Un'invasione terrestre del Libano da parte d'Israele spingerebbe la Siria a entrare in guerra con lo stato ebraico. Il monito è stato lanciato dal ministro siriano dell'Informazione, Mohsen Bilal, molto vicino al presidente Bashar Assad, in un'intervista al quotidiano spagnolo Abc.
Nell'ipotesi di un'invasione terrestre del Libano meridionale, ha affermato, le truppe israeliane potrebbero arrivare a 20 chilometri da Damasco. "Cosa facciamo - si è chiesto - restiamo con le braccia conserte?". "Assolutamente no. Senza dubbio la Siria interverrà nel conflitto. Ciò non vuol dire che la Siria dia il benvenuto al conflitto". "Lavoriamo con la Spagna - ha osservato - per arrivare a un cessate il fuoco. Ma se le truppe israeliane ci provocano, Damasco agirà per garantire la sicurezza nazionale del territorio siriano".
- l'esperto di politica estera Homer Simpson mentre spiega all'esecutivo israeliano come dirimere pacificamente una controversia -
sabato, luglio 22, 2006
Ho udito cose che voi umani...
Oggi la collega Neliana Tersigni al telegiornale ha definito Condoleezza Rice "sottosegretario americano". Non voglio nemmeno sapere come avrebbe definito uno come Gordon Brown. Chiamerebbe il Cancelliere dello scacchiere esperto di giochi di società? Fuor di metafora non sarebbe opportuno controllarli i pezzi prima di mandarli in onda sul TG1?
Ignoranti bipartisan
C'è sempre stato a sinistra il convincimento di essere detentori della cultura, della sapienza (non l'università). A volte, all'università, ho sentito leaderini e leaderoni di sinistra dire vaccate immani coperti dalla claque senza che nessuno potesse smascherarli. Qualcuno di quelli siede oggi in parlamento, ma deve avere evidentemente le idee molto, ma molto confuse.
Posto un breve intervento dal blog di Federico Rampini
Scopro, scusate il ritardo, che la maggioranza Prodi si regge anche sul voto del senatore Gigi Malabarba che si definisce “trotzskista-pacifista”. Dalle letture di giovinezza ricordo distintamente che Trotzski fu uno dei più geniali strateghi militari della rivoluzione bolscevica, prima di essere costretto all’esilio dove un sicario di Stalin lo assassinò. La notizia della conversione di Trotzski al pacifismo deve essere giunta a Malabarba direttamente dall’aldilà.
- Gigi Malabarba, un uomo confuso -
Posto un breve intervento dal blog di Federico Rampini
Scopro, scusate il ritardo, che la maggioranza Prodi si regge anche sul voto del senatore Gigi Malabarba che si definisce “trotzskista-pacifista”. Dalle letture di giovinezza ricordo distintamente che Trotzski fu uno dei più geniali strateghi militari della rivoluzione bolscevica, prima di essere costretto all’esilio dove un sicario di Stalin lo assassinò. La notizia della conversione di Trotzski al pacifismo deve essere giunta a Malabarba direttamente dall’aldilà.
- Gigi Malabarba, un uomo confuso -
Signori, ecco a voi il fosforo bianco
Continuo a pensare che Israele in questa aggressione al Libano si stai comportando da stato-carogna più che canaglia. L'ho scritto nei miei articoli e devo ammettere che oltre alle usuali offese sono arrivate anche attestazioni di stima. Posto un articolo spagnolo (tratto da EFE) dove si ventuila l'utilizzo di fosforo bianco da parte di Tsahal. Israele si sta comportando come unoo Stato aggressore. La pagherâ perché così facendo riuscirà a coagulare contro di sé l'odio del mondo islamico (e non solo). Forse il paese meriterebbe politici migliori. La Torah dice che "chi salva una vita salva il mondo intero". Israele rischia di perdere molto più di una guerra stavolta.
Médicos sur Líbano dicen víctimas tienen heridas "nunca vistas"
Beirut, 21 jul (EFE).- Varios médicos que trabajan en hospitales
del sur de Líbano explicaron a Efe que las víctimas que reciben de
las zonas bombardeadas por Israel presentan heridas de un tipo que
nunca antes habían visto pese a su experiencia en otras contiendas.
"Hace unos días recibimos nueve cadáveres de la entrada norte de
Sidón y todos presentaban unas lesiones muy extrañas", relató Mayed
Ozeiran, doctor en un centro de la ciudad sureña de Sidón.
"Aunque no estaban quemados, tenían la piel completamente negra.
Había un espacio vacío entre la piel y el resto del cuerpo y no
sangraban aunque llegaron media hora después del ataque. Jamás
habíamos visto una cosa así", explicó.
Ozeiran, que trabaja en el mismo centro desde 1982, año de la
segunda invasión israelí de Líbano, añadió que las heridas que
presentan las víctimas "no son de armamento convencional", aunque no
pudo dar una explicación sobre qué producto pudo causar dichas
lesiones.
La misma opinión expresó el doctor Ahmad Umrua, director del
hospital de Yabl Amel, en la región de Tiro, una de las zonas más
castigadas desde que el pasado 12 de julio comenzaron los ataques de
la aviación israelí.
"Recibimos heridos que parecen quemados pero cuya situación es
muy rara y que despiden un olor muy extraño", comentó antes de
explicar que la "carencia de los recursos más básicos" hace que sea
imposible solicitar los análisis pertinentes para determinar qué
causó las heridas.
El pasado 16, los medios libaneses denunciaron que Israel estaba
utilizando bombas de fósforo blanco (prohibido en la legislación
internacional) en sus ataques al sur del país, y en particular en la
zona de las Granjas de Cheba.
El fósforo blanco es una sustancia amarillenta que arde cuando se
expone al oxígeno en temperaturas de más de 30 grados; el fuego que
causa puede ser difícil de apagar y deja una espesa humareda. Las
partículas incandescentes de esa sustancia pueden causar quemaduras
químicas profundas y muy dolorosas.
Umrua denunció además que el ejército israelí está atacando las
carreteras de la zona y dejando "islas de población incomunicadas a
las que es imposible poder atender".
El doctor Umrua, que cifró en 236 los heridos recibidos por su
hospital -"todos civiles"-, añadió que la artillería israelí está
disparando contra las "ambulancias y los coches civiles que tratan
de trasladar a los heridos al centro ya que los aviones atacan a los
vehículos que se acercan y a los que tratan de trasladar a las
víctimas a otros lugares".
"Tampoco tenemos medios para poder sacar a la gente de los
edificios derruidos. Hemos recibido a dos niñas y a su abuela, que
pasaron 76 horas bajo las ruinas de su vivienda", protestó".
El médico, que pidió al mundo que "detenga esta guerra y ayude a
Líbano", explicó que la ausencia de recursos ha causado un nuevo
problema "con los cadáveres en descomposición que quedan entre los
escombros", con los riesgos sanitarios que conlleva. EFE
tdh/fjo/ig
|K:POL:POLITICA,CONFLICTO|
In morte di un sac-à-merde
E' morto di vecchiaia l'uomo del terrore cambogiano, leader dei Khmer Rossi, secondo per crudeltà e violenza solo a Pol Pot di cui era il successore. L'ex comandante militare Ta Mok, 82 anni, detto "il macellaio" e imputato nel processo per il genocidio compiuto sotto il regime comunista dei Khmer di Pol Pot, si è spento stamani in ospedale nella capitale Phnom Penh.
Ta Mok, che aveva una sola gamba, era stato portato in ospedale con problemi respiratori e di ipertensione a fine giugno ed è entrato in coma una settimana fa.
"Ta Mok - ha spiegato il medico - è deceduto questa mattina. Era un uomo anziano ed è morto per cause naturali, essendo debole di salute e affetto da problemi respiratori".
"Il macellaio" era il più importante fra gli imputati nel processo - le cui udienze si apriranno nel 2007 - ai (pochi) leader sopravvissuti del regime maoista instaurato dai Khmer Rossi dell'allora leader Pol Pot (morto nel 1998), che ha seminato il terrore in Cambogia per quattro anni dal 1975 prima di essere rovesciato dalle truppe del vicino Vietnam nel 1979. Si calcola che nel genocidio perpetrato contro il suo stesso popolo il regime di Pol Pot abbia ucciso da 1,7 a due milioni di persone.
Fra gli altri imputati, l'unico in carcere resta ora il gerarca soprannominato 'Douch'. Altri, fra cui Ieng Sary e Kieu Samphan, sono a piede libero. Il tribunale misto che svolgerà il processo è patrocinato dall'Onu e voluto dal governo cambogiano ed è stato creato nel 2003 dopo quattro anni di laboriosi negoziati.
Peccato sia morto nel suo letto.
venerdì, luglio 21, 2006
Piccoli schiavi
Per questo motivo non dò mai soldi ai ragazzini quando sono in Italia. Ovviamente, quando ti permetti di criticare questa gentaglia e cadi vittima della tua ira, i "pelosi" sono subito pronti a tacciarti di razzismo.
Bambini ridotti in schiavitù - Nove arresti tra Roma e Milano - Ognuno rendeva 200 euro al giorno: "Frustati, dormivano a terra"
Coinvolto nel traffico anche un avvocato civilista romano
L'arresto di uno dei trafficanti nel campo nomadi di via Tor Cervara
ROMA - Trafficavano in bambini: li compravano in Romania a mille euro e una volta raggiunta clandestinamente l'Italia, li costringevano a mendicare o a rubare. Al vertice dell'organizzazione dei baby mendicanti a Roma e Milano c'erano nove romeni, tutti arrestati. La direzione distrettuale antimafia della capitale li accusa di traffico di minori ridotti in schiavitù. Sei ordinanze sono state eseguite, otto uomini e una donna; per altre tre persone, che si trovano in Romania, sono state avviate le pratiche per l'estradizione. E' indagato anche un avvocato civilista di Roma e sono stati aperti fascicoli giudiziari per altre venti persone.
I bambini venivano frustati, costretti a dormire per terra, spesso erano legati. Molti di loro portano sulla pelle le tracce di bruciature di sigarette. Dovevano rendere non meno di 200 euro al giorno. C'è una conversazione telefonica tra una delle piccole vittime e un suo aguzzino che la polizia ha registrato nel febbraio scorso. "Posso tornare?", domanda il bambino. "Quanto hai fatto?". "200 euro". "No, devi rimanere".
La banda sfruttava non meno di un centinaio di bambini, un'industria ben rodata che riusciva a produrre utili cospicui. La magistratura ha calcolato che il provento per gli organizzatori del traffico di baby mendicanti era di centinaia di migliaia di euro.
Solo nel comune di Roma, secondo dati recenti dell'Eurispes, i piccoli sfruttati sarebbero 2500. Ridotti in schiavitù anche dai loro stessi genitori, interessati più ai 200 euro che possono fruttare, piuttosto che alla loro salute. Bambini costretti a stare sotto la pioggia o il sole cocente anche dodici ore al giorno
Bambini ridotti in schiavitù - Nove arresti tra Roma e Milano - Ognuno rendeva 200 euro al giorno: "Frustati, dormivano a terra"
Coinvolto nel traffico anche un avvocato civilista romano
L'arresto di uno dei trafficanti nel campo nomadi di via Tor Cervara
ROMA - Trafficavano in bambini: li compravano in Romania a mille euro e una volta raggiunta clandestinamente l'Italia, li costringevano a mendicare o a rubare. Al vertice dell'organizzazione dei baby mendicanti a Roma e Milano c'erano nove romeni, tutti arrestati. La direzione distrettuale antimafia della capitale li accusa di traffico di minori ridotti in schiavitù. Sei ordinanze sono state eseguite, otto uomini e una donna; per altre tre persone, che si trovano in Romania, sono state avviate le pratiche per l'estradizione. E' indagato anche un avvocato civilista di Roma e sono stati aperti fascicoli giudiziari per altre venti persone.
I bambini venivano frustati, costretti a dormire per terra, spesso erano legati. Molti di loro portano sulla pelle le tracce di bruciature di sigarette. Dovevano rendere non meno di 200 euro al giorno. C'è una conversazione telefonica tra una delle piccole vittime e un suo aguzzino che la polizia ha registrato nel febbraio scorso. "Posso tornare?", domanda il bambino. "Quanto hai fatto?". "200 euro". "No, devi rimanere".
La banda sfruttava non meno di un centinaio di bambini, un'industria ben rodata che riusciva a produrre utili cospicui. La magistratura ha calcolato che il provento per gli organizzatori del traffico di baby mendicanti era di centinaia di migliaia di euro.
Solo nel comune di Roma, secondo dati recenti dell'Eurispes, i piccoli sfruttati sarebbero 2500. Ridotti in schiavitù anche dai loro stessi genitori, interessati più ai 200 euro che possono fruttare, piuttosto che alla loro salute. Bambini costretti a stare sotto la pioggia o il sole cocente anche dodici ore al giorno
giovedì, luglio 20, 2006
This is not America...
.... ma da tanto
L'associazione australiana Getup! ha comprato intere pagine dei principali quotidiani del paese per far pubblicare un appello a favore di David Hicks, unico progioniero australiano detenuto a Guantanamo. "L'Australia domanda giustizia", il titolo della pagina, che ospita anche una lettera aperta al governo.
I veri problemi
A 70 anni suonati la ex diva Brigitte Bardot, strenua difensore dei diritti degli animali e del Fronte Nazionale (una cosa non esclude l'altra) vuole trasferirsi armi & pulci in Svezia stanca del suo paese, la Francia. Secondo la diva è troppo insensibile. L'esagono non farebbe abbastanza contro le pellicce. Alla notizia non si sono registrati in Francia suicidi di massa. Siamo però sicuri che sia solo questione di ore. La Bardot è la stessa che si strappa i capelli per i cani randagi di Bucarest, ma non si sente ugualmente disperata per la sorte dei bambini rumeni che vivono nell'immondizia e che abbandonano spesso quel che resta della propria infanzia nelle braccia di un adulto. Ognuno ha le sue priorità.
mercoledì, luglio 19, 2006
Donne
Naomi Campbell si dice "estremamente delusa" che la stampa italiana, da sempre sua sostenitrice, abbia scelto di pubblicare accuse "completamente inventate". La top model si riferisce al presunto incidente avvenuto a Viareggio, a bordo di uno yacht sul quale avrebbe litigato con lo chef provocando perfino danni all'imbarcazione. E adesso la Venere nera minaccia denunce e querele contro i giornali che hanno diffuso le notizie.
Ma insomma, perché non la rinchiudono a questa? Che palle! Non è che perché sei un gran pezzo di Bernarda ci devi centrifugare i maroni.
Luca
Uno dice: "ma arrivi in ritardo!". Sì, ma non lo sapevo. Ho avuto la notizia della scomparsa di Luca Fioretti molte settimane dopo. Era scomparso. Io, vivendo all'estero, comunicavo con lui via-mail. Nessuno mi ha avvertito e solo chiamando direttamente Maxim mi hanno comunicato cosa era successo.
Posto l'articolo del Giorno per dirvi chi era.
VIA SARFATTI
Giornalista in moto si schianta e muore
Era un giornalista l'uomo che ieri mattina ha perso la vita in via Sarfatti . Una Mini Cooper guidata da una studentessa, non ha rispettato una precedenza schiantandosi contro il centauro
Milano, 30 marzo 2006 - Era un grande appassionato di moto e su una moto ha perso la vita. Anche se non per colpa sua. Un’auto non ha rispettato la precedenza e l’ha preso in pieno.
È morto così ieri mattina in via Sarfatti, nei pressi della 'Bocconi', un giornalista di 41 anni, Luca Fioretti, caporedattore del mensile 'Maxim' e collaratore di «News Settimanale», il nuovo periodico diretto da Andrea Monti.
L’incidente è avvenuto alle 7.45. Fioretti era in sella a una moto Ducati di grossa cilindrata e stava percorrendo via Sarfatti, dopo aver svoltato da via Bocconi.
L’andatura non era veloce, sui 60-70 orari, ma all’improvviso è successo l’irreparabile.
A metà di via Sarfatti, dove c’è l’incrocio con via Castiglioni, è spuntata una Mini Cooper con una volante una studentessa. L’auto avrebbe dovuto dare la precedenza, ma non l’ha fatto e l’urto è stato inevitabile.
Il giornalista, dopo aver cercato di inchiodare, è scivolato a terra con tutta la moto ed è andato a sbattere probabilmente con la testa contro la portiera anteriore sinistra della Mini Cooper, quella del lato guida.
Inutile ogni soccorso. Sul posto sono giunte a sirene spiegate un’ambulanza e un’automedica, ma ogni tentativo di rianimare il giovane professionista si è rivelato inutile.
Illesa, invece, anche se in preda a un fortissimo choc, la conducente della Mini Cooper, Giulia N., 20 anni, di Biassono.Ora è indagata per omicidio colposo, mentre l’auto e la moto sono sono state sequestrate degli agenti della Polizia locale intervenuti sul posto.
Forte, naturalmente, lo sconcerto e il dolore tra i colleghi del mensile Maxim, dove Fioretti lavorava dal 2003 come caporedattore. "Luca era una persona fantastica - commenta commossa una collega al telefono - disponibile e collaborativa. La sua capacità più grande era di tenere unita la redazione, per questo la sua scomparsa si farà molto sentire".
Nato del giugno del ’64 a Torino, Luca Fioretti viveva da diversi anni a Milano e da circa 8 mesi era sposato con Laura, conosciuta durante una vacanza. A Maxim, nel suo ruolo di caporedattore, si occupava di collaboratori e di rubriche, mentre nei ritagli di tempo collaborava con «News Settimanale» scrivendo soprattutto di cinema e società.
martedì, luglio 18, 2006
Ma quanto è bona la Hudson?
L'equipaggio di un elicottero del corpo dei Marine è finito nei guai, dopo che il velivolo è precipitato, senza conseguenze per i piloti, mentre si girava una scena del film "You, Me&Dupree". La Marina statunitense ha aperto un'inchiesta interna sull'incidente: si sospetta che l'equipaggio sia stato distratto dal costume da bagno di Kate Hudson. All'arrivo della polizia l'attrice afferma di essersi "resa conto di quello che avevo addosso" e di aver esclamato "Mi dispiace, qualcuno mi porta un accappatoio?".
Parole da ricordare
Bombardato dall'aviazione militare israeliana un villaggio, dove sono morte sette persone, tutte componenti della stessa famiglia, bambini compresi. Attaccata anche Beirut e altre città libanesi. Altri 182 italiani sono rientrati stamane dal Libano. Il vicecapo di stato maggiore ha assicurato: "La fine dei raid tra qualche settimana: andremo avanti fino al raggiungimento degli obiettivi". Il segretario dell'Onu: prima devono cessare le ostilità, poi forza di stabilizzazione in Libano pere la quale Annan si aspetta un maggior impegno europeo.
Ce ne ricorderemo quando qualche imbecille oserà bruciare una bandiera d'Israele alle prossime manifestazioni e alcuni Soloni si riempiranno la bocca di parole come antisemitismo e olocausto? Si che ce ne ricorderemo.
Quello compiuto da Israele è un crimine non autodifesa.
lunedì, luglio 17, 2006
Arrestato e liberato
Preparava un reportage sulla costruzione di una nuova diga in Cina ed è finito in manette. E’ successo al giornalista del settimanale tedesco “Die Zeit”, Georg Blume. Per lui c’è l’accusa di “attività giornalistica illegale”, ovvero di aver investigato sulla costruzione di una diga sul fiume Nujiang, nella provincia sudoccidentale dello Yunnan. Il corrispondente ha rifiutato di distruggere le interviste alla popolazione del villaggio che dovrebbe sgomberare per consentire la costruzione della diga. E così, giovedì, Blume è stato portato alla stazione di polizia di Liuku, nella regione del Lushui. Anche se il governo cinese non ha ancora ufficializzato la costruzione della diga sul fiume Nujang, i funzionari locali hanno già ordinato alla popolazione di lasciare la zona interessata agli eventuali lavori. Le autorità cinesi impongono a tutti i giornalisti stranieri di chiedere un permesso al comando locale per realizzare dei reportage. Se questo permesso viene negato, il servizio viene bollato come “attività giornalistica illegale”. Questo è solo l’ultimo di una lunga serie di corrispondenti stranieri arrestati in Cina a causa di questa norma. E la censura non è affatto tenera neanche con i giornalisti cinesi. Secondo il rapporto del comitato per la protezione dei giornalisti con sede a New York, alla fine dello scorso anno erano 32 i giornalisti cinesi detenuti, il numero più alto al mondo.
Liberato un giorno dopo, il venerdì come ha confermato egli stesso al telefono.
Chi semina merda raccoglie Bush
... che poi potrebbe essere la stessa cosa....
L'ultima gaffe, George W. Bush, la regala al G8. Il presidente Usa si lascia andare a commenti pesanti sui protagonisti del conflitto in Medio Oriente. I Grandi stanno facendo colazione e il capo dell'amministrazione americana, rivolgendosi al premier britannico Tony Blair, dice la sua su come mettere fine alla guerra: "L'unica - spiega convinto in tono confidenziale - è che Siria e Hezbollah la smettano di seminare questa merda". Peccato che il microfono della tv sia aperto e che Bush, in quel momento, sia filmato dalle telecamere.
domenica, luglio 16, 2006
Propaganda
Fra le varie stupidaggini che posto, segnalo una cosa seria. La guerra che sta insanguinando il medio oriente. Le colpe non stanno solo da una parte. Non è vero che Israele non abbia colpe. Il compito di un giornalista dovrebbe essere quello di spiegare che cosa succede senza prendere posizione. Senza timore di accusare i colpevoli. In Italia esiste un sito di pura propaganda sionista. Si chiama informazione corretta - www.informazionecorretta.com (il massimo). Purtroppo, nella desolante superficialità del giornalismo italiano questo sito ci sguazza. Posto un articolo sulla tragedia di Marwahin. Cosa sia Marwahin lo spiegherò in un altro post.
16.07.2006 Omissioni e invenzioni per demonizzare Israele
cronache scorette sui bombardamenti del Libano e sulla tragedia di Marwahin
Testata:La Stampa - La Repubblica
Autore: Giuseppe Zaccaria - la redazione
Titolo: «Come topi in trappola sotto il rombo dei jet - Obbedivano all´ordine di evacuazione così sono state distrutte due famiglie»
«Ancora una volta in trappola come topi...», berciava ieri mattina l’autista Hussein, continuando a cimentarsi in percorsi sterrati e facendo seguire a constatazioni in lingua inglese elaborati improperii in un purissimo arabo da angiporto. Qualsiasi linguaggio si voglia usare la realtà è questa, in pochi giorni la capitale mediorientale del disordine è ripiombata nell’isolamento e nelle psicosi di trent’anni.
Nello stesso tempo però è pronta a partorire le medesime disperate reazioni: se i bombardamenti non saranno fermati presto, davvero «questa campagna di distruzione si trasformerà in guerra aperta» come minaccia in televisione Hassan Nasrallah, capo del «partito di Dio».
Zaccaria dimentica che l'aggressione viene da Hezbollah, e dai suoi mandanti, e adotta acriticamente il medesimo linguaggio di Hezbollah
Il nuovo apartheid
L’altra sera il capo sciita scampato all’incursione dei «jet» ha detto alla sua televisione che il movimento hezbollah «è pronto alla guerra totale» annunciando che al largo di Beirut una nave israeliana stava bruciando colpita da un missile «Debka» di produzione iraniana. Ha detto «guardate l’orizzonte e vedrete le fiamme» e anche se le fiamme non si vedevano, ci crediate o no in quel momento esatto nei quartieri sciiti della capitale sono cominciati i festeggiamenti.
Qui stiamo parliamo di gente povera, affamata, arretrata, devastata, bombardata, isolata dal mondo ma come in ogni angolo del globo i disperati non hanno bisogno di vedere l’orizzonte, gli basta immaginarlo.
La rappresentazione della comunità sciita libanese fatta da Zaccaria è stereotipata, lontana dalla realtà e propagandistica: mira a suggerire una giustificazione per il sostegno all'aggressione di Hezbollah e una più forte condanna di Israele, che si accanisce sui "disperati della terra".
Ed ecco che nelle sentine di quel nuovo «apartheid» che i missili aria-terra stanno cercando di creare
che i missili aria-terra israeliani mirino a creare un "nuovo apartheid" è una pura invenzione di Zaccaria: i missili mirano a fermare l'aggressione di Hezbollah.
Zaccaria non è forse conoscenza dell'attacco in cui sono morti 8 soldati israeliani e due sono stati rapiti e della pioggia di razzi katiuscia su Israele?
si sono visti cortei di auto strombazzanti come da noi per la vittoria nel mondiale, donne velate che per le strade lanciavano la «zalhouta», l’urlo stridulo che incita all’azione, ragazzi e bambine trovavano momenti di contatto saltellando insieme come per celebrare chissà quale vittoria.
Israele continua a picchiare con bombardamenti di precisione che in luogo del bisturi adoperano il «machete» e forse la strage di ieri, quella delle due famiglie carbonizzate in un pullmino a Marwahin, segnerà il punto di svolta del conflitto. Le ali di Davide possono pure lanciare su Beirut volantini che raffigurano Nasrallah come un serpente cobra che inghiotte la nazione, però bisogna rendersi conto che in Libano la modernissima idea della «guerra chirurgica» sta subendo aggiornamenti quotidiani e terribili estensioni.
La «svolta democratica»
Qui per colpire gli hezbollah si sta annullando l’esistenza di un Paese intero, le vie di comunicazione sono interrotte, si bombardano porti e centrali elettriche, strade, ponti, minareti, impianti idrici e distributori del gas, bruciano depositi di carburante, la benzina diventa introvabile mentre nel Sud per raggiungere gli ammalati i medici devono guadare i fiumi. Morti e feriti civili non si contano più.
Zaccaria dimentica di scrivere che gli Hezbollah agiscono utilizzando la popolazione civile come "scudo", collocano deliberatamentei loro depositi di munizioni in quartieri densamente popolati.
Dimentica anche di dire che la prima preoccupazione di Israele è stata quella di ridurre la capacità di movimento e l'operatività di Hezbollah.
Per farlo si dovevano necessariamente colpire anche infrastrutture civili.
Forse si è ancora in tempo per fermare tutto questo. Nel frattempo i libanesi rimasti a Beirut si sentono nuovamente topi in trappola, per i più anziani è una sensazione conosciuta mentre per la brillante gioventù metropolitana (quella che l’anno scorso faceva gridare alla «svolta democratica mediorientale») la sensazione svela qualcosa di terribilmente nuovo.
Alle 9 del mattino la radio nazionale ha appena parlato di nuovi bombardamenti verso Sud, il porto di Tiro è sotto tiro, se così si può dire, proviamo ad andare a vedere. Attraversare Beirut oggi è come percorrere un quadro di De Chirico privato di muse, per almeno un quarto d’ora la strada costiera sembra territorio privato e a percorrerla c’è soltanto la nostra vettura, l’interprete a un certo punto dice: «Guarda, le navi israeliane...». Nella foschia dell’orizzonte si distinguono a malapena alcune sagome ed è impossibile distinguere le insegne. La difesa libanese non ha alcuna possibilità di contrastare la supertecnologia militare israeliana nè di controllare l’esercito hezbollah, fino all’assassinio dell’ex premier Rafik Hariri - primavera 2005 - il Libano investiva in banche e edilizia di lusso senza dare un soldo all’esercito, poi l’attentato ha cambiato le cose.
Venti chilometri più avanti ecco la risposta: il viadotto di Damour Nahmeh è saltato. Immaginate un’autostrada deserta dove a un certo momento un’auto arriva in controsenso lampeggiando disperatamente. Verso le cinque del mattino due aerei di Davide sono sbucati dal nulla e hanno fatto saltare tutto, in quel momento passava l’auto di un capitano dell’esercito libanese e adesso l’uomo è in rianimazione con le gambe amputate.
Arrivano i «jet»
Bisogna tentare strade alternative. Ce n’è una che a monte attraversa sobborghi sciiti e il percorso contiene qualcosa di istruttivo poichè dimostra che a Beirut i quartieri altoborghesi sono rinserrati e come morti mentre in quelli devastati, poveri e polverosi in qualche modo la vita continua, donne velate stendono panni alle finestre e gli uomini aspettano di vedere cosa accade mentre si preparano a vendere cara la pelle. Ci sono profughi che arrivano con bambini protetti dal sole con una calza in testa.
I pochi soldati libanesi dei posti di blocco tentano di spiegare che non si va avanti, a un incrocio un minuscolo blindato dell’esercito rassomiglia a quelli delle nostre armate durante la campagna d’Africa, passa un jet di Israele. Chi non si è mai sentito passare un «jet» sulla testa non sa cosa significhi quel terribile «uuuaurrghhh» che squassa timpani e cervello e ti schiaccia in terra. È qualcosa che annienta e carica assieme poichè se la paura passa poi ti rialzi con dentro una rabbia animale e se potessi farlo addenteresti gli aerei in volo. Se questa è la reazione di un ratto occidentale non è difficile immaginare quella dei topi sciiti che stanno perdendo casa, lavoro, famiglia e patria.
Nove bambini inceneriti
Proseguendo lungo il tratturo è facile accorgersi che l’aviazione israeliana ha distrutto anche i piccoli ponti delle strade secondarie, verso Sud i porti di Sidone e Tiro sono isolati e nessuno sarà in grado di documentare quanto accade, comprese le stragi di civili.
Qui Zaccaria propone un'ipotesi priva di fondamento: Israele avrebbe distrutto i ponti per impedire la documentazione delle stragi di civili che intende compiere.
Un giornalismo che non si basa sui fatti, ma sulla demonizzazione
A poca distanza dal porto di Tiro, un attacco missilisticio israeliano ha incenerito un pullmino di persone in fuga: diciotto morti, nove bambini.
Il ritorno nella capitale non riserva sorprese, ma verso le 8 di sera perfino nell’albergo che ha investitori israeliani arrivano impiegati che ti costringono a scendere al piano interrato per via di un indecifrabile «allarme». Questo articolo viene trasmesso da un rifugio traboccante di bambini e signore della Beirut bene e povere colf cingalesi. La situazione libanese rischia davvero di scappare di mano a tutti.
Con il titolo "Obbedivano all´ordine di evacuazione così sono state distrutte due famiglie" La REPUBBLICA dà notizia della tragedia di Marwahin. Evidente è l'intento di far apparire la strage un atto intenzionale di Israele, che prima dà ordini di evacuazione e poi uccide chi li rispetta.
Ma il quotidiano tace completamente un fatto cruciale, che riprendiamo dalla corretta cronaca di Davide Frattini:
I famigliari delle vittime hanno accusato anche l'Unifil, forza dell'Onu nel sud del Libano, per non aver accolto gli abitanti del villaggio. «Se li avessero fatti entrare subito nella base, non sarebbero mai morti», racconta Mohammed Oqla alla
Reuters. Qualche ora prima un centinaio di residenti si era rivolto ai caschi blu, ma erano stati respinti perché i funzionari Onu non avevano potuto trovare conferme all'avvertimento dell'esercito israeliano.
Ecco il testo di REPUBBLICA:
--------------------------------------------------------------------------------
TIRO - Scappavano dal villaggio di Marwahin, dalla zona calda del sud del Libano con un minubus e un altro mezzo. In 21 sono morti, bruciati vivi o dilaniati da un missile israeliano. Nove erano bambini, uno di questi stringeva tra le mani un pezzo di pane: così è stato trovato dai soccorritori, che si sono visti davanti una scena agghiacciante (foto sopra e a destra) Il bombardamento è avvenuto nel villaggio di Shamaa, a poca distanza da Tiro. Le vittime erano componenti di due famiglie. L´invito ad evacuare entro due ore Marwahin, considerato una base operativa di Hezbollah, era stato dato attraverso proprio dagli israeliani.
sabato, luglio 15, 2006
Che cosa c'entra Padre?
L'Aquila: traslata la Beata Antonia i fedeli insorgono, la curia si spacca
Alle proteste che si sono levate fin dall'annuncio, il vescovo monsignor Molinari aveva spiegato che la decisione era stata presa dalle suore dell'ordine delle Clarisse "dopo aver sentito la Santa Sede, il vescovo diocesano e i superiori francescani". Per replicare a chi paventava conseguenze negative per la religione, il prelato aveva parlato di "fenomeni pseudoculturali che dichiaratamente combattono la fede". E aveva osservato con disappunto che eguale indignazione non s'era verificata per la presenza, alla Festa dell'Unità in corso nel capoluogo, del parlamentare di Rifondazione comunista, Vladimir Luxuria e di Franco Grillini dell'Arcigay.
Per la cronaca le spoglie sono state trasferite nel convento delle Clarisse di Santa Chiara, a Paganica.
non vedo il nesso fra le due cose. Vladimiro Guadagno non mi sembra abbia portato via nessuna reliquia durante la sua visita. Un'occasione per tacere persa. Nevvero?
Molinari è il primo da destra
Alle proteste che si sono levate fin dall'annuncio, il vescovo monsignor Molinari aveva spiegato che la decisione era stata presa dalle suore dell'ordine delle Clarisse "dopo aver sentito la Santa Sede, il vescovo diocesano e i superiori francescani". Per replicare a chi paventava conseguenze negative per la religione, il prelato aveva parlato di "fenomeni pseudoculturali che dichiaratamente combattono la fede". E aveva osservato con disappunto che eguale indignazione non s'era verificata per la presenza, alla Festa dell'Unità in corso nel capoluogo, del parlamentare di Rifondazione comunista, Vladimir Luxuria e di Franco Grillini dell'Arcigay.
Per la cronaca le spoglie sono state trasferite nel convento delle Clarisse di Santa Chiara, a Paganica.
non vedo il nesso fra le due cose. Vladimiro Guadagno non mi sembra abbia portato via nessuna reliquia durante la sua visita. Un'occasione per tacere persa. Nevvero?
Molinari è il primo da destra
Ecco dov'era finito
Signori, la silfide!
Siccome alcuni amici mi hanno criticato per l'intervento su Cassano, oggi posto le foto della silfide barese che pesa 86 chili. Nessun dubbio che sia un campione, ma forse dovrebbe rendersi conto che un professionista, anche se di appena 24 anni, dovrebbe fare maggiore attenzione al proprio corpo soprattutto quando ci lavora.
C(h)iribbio
Sono diventate un caso politico le magliette che inneggiano alla mafia. Al mercato di Palermo vanno per la maggiore, ma l'Unione ha chiesto che vengano sequestrate e ritirate dalle bancarelle. Le T-shirt con scritte e battute su Cosa Nostra sono in vendita sui banchi e nei negozi ad un prezzo che varia dai 6 ai 25 euro. Le frasi che ricorrono di più sono: "Mafia made in Italy", "Corleone family", "Al Capone". "Sono indignata", ha commentato Maria Falcone, sorella del giudice ucciso a Capaci.
Sempre esagerati in Italia
e allora i colombiani che cosa dovrebbero dire? Per la cronaca la linea di queste magliette si chiama "de Puta Madre69"
O ancora questa favolosa T shirt che certo non avrà bisogno di traduzione
venerdì, luglio 14, 2006
Prandello
Ma che belle parole
(ANSA) - Che il campionato abbia inizio così
com'è la Serie A. Per i processi ci sarà tempo, meglio non
farli in fretta... Silvio Berlusconi entra a gamba tesa nel
dibattito sull'immediato futuro del mondo del calcio, proponendo
una sorta di 'moratoria' per 'calciopoli'. "In attesa di
chiarimenti definitivi - dice il Cavaliere - potremmo far
partire il prossimo campionato così com'é e poi vedere l'esito
dei processi". Insomma, tutti in serie A, perché "non parlo
solo del Milan, ma di tutti i tifosi della Juventus, della
Fiorentina e della Lazio che mi scrivono".
Nel giorno del suo ritorno a Montecitorio, dove ha preso
possesso del nuovo ufficio nel corridoio posteriore all'Aula, la
cosidetta 'Corea', Berlusconi boccia su tutta la linea il
processo a 'calciopoli'. Il suo ragionamento è chiaro: no a
"processi troppo veloci", perché per arrivare alle sentenze
"bisogna prima risentire tutte le telefonate, rivedere i testi,
le accuse e le difese e verificare se ci sono fatti concreti".
Poi semmai punire, ma "senza eccedere, perché si finirebbe col
danneggiare tutti, dai tifosi, compresi quelli delle altre
squadre, a chi lavora nelle Tv".
Dopo la proposta di un'amnistia e quella di un indulto, sui
banchi della politica, nell'imminenza del pronunciamento di
primo grado della Caf, cala l'ipotesi 'moratoria'. Ma, attorno
alle parole dell'ex premier, il coro dei 'no' è quasi unanime,
ingrossato dalle voci di esponenti della maggioranza e
dell'opposizione.
Ricominciare a giocare come niente fosse? Il ministro Antonio
Di Pietro non ne vuole sentir parlare: "Grazie a Dio le
sentenze sono imminenti e il campionato comincia dopo la fine
del processo, quindi non potrà non tenerne conto". Gli fa eco
il segretario del Pdci Oliviero Diliberto: "Chi ha sbagliato
paghi. Si rispettino, sin da adesso, le sentenze dei giudici,
qualunque esse siano".
Anche il romanista doc e deputato di An Maurizio Gasparri non
plaude alla proposta di Berlusconi: "Dicono che dò sempre
ragione al Cavaliere ma stavolta, pur capendo il suo istinto,
non sono d'accordo con lui. Quando propone di riprendere il
campionato così com'é parla da tifoso, da presidente di una
squadra di calcio".
La sponda a Berlusconi la offre invece Maurizio Paniz,
deputato di Fi e primo a parlare di un atto di clemenza per
'calciopoli'. Per il presidente dello Juventus Club
Montecitorio, la proposta dell'ex premier è "preferibile anche
all'ipotesi di amnistia, perché tutelerebbe i tifosi e
permetterebbe lo svolgersi di un processo serio, con tempi
adeguati".
Durante il question time alla Camera, è tornato
sull'argomento anche il ministro della Giustizia Clemente
Mastella, per ribadire: "Non ho mai pronunciato la parola
amnistia", anche perché "non posso chiedere l'estinzione di
un reato quando non c'é stata ancora la pena".(ANSA).
com'è la Serie A. Per i processi ci sarà tempo, meglio non
farli in fretta... Silvio Berlusconi entra a gamba tesa nel
dibattito sull'immediato futuro del mondo del calcio, proponendo
una sorta di 'moratoria' per 'calciopoli'. "In attesa di
chiarimenti definitivi - dice il Cavaliere - potremmo far
partire il prossimo campionato così com'é e poi vedere l'esito
dei processi". Insomma, tutti in serie A, perché "non parlo
solo del Milan, ma di tutti i tifosi della Juventus, della
Fiorentina e della Lazio che mi scrivono".
Nel giorno del suo ritorno a Montecitorio, dove ha preso
possesso del nuovo ufficio nel corridoio posteriore all'Aula, la
cosidetta 'Corea', Berlusconi boccia su tutta la linea il
processo a 'calciopoli'. Il suo ragionamento è chiaro: no a
"processi troppo veloci", perché per arrivare alle sentenze
"bisogna prima risentire tutte le telefonate, rivedere i testi,
le accuse e le difese e verificare se ci sono fatti concreti".
Poi semmai punire, ma "senza eccedere, perché si finirebbe col
danneggiare tutti, dai tifosi, compresi quelli delle altre
squadre, a chi lavora nelle Tv".
Dopo la proposta di un'amnistia e quella di un indulto, sui
banchi della politica, nell'imminenza del pronunciamento di
primo grado della Caf, cala l'ipotesi 'moratoria'. Ma, attorno
alle parole dell'ex premier, il coro dei 'no' è quasi unanime,
ingrossato dalle voci di esponenti della maggioranza e
dell'opposizione.
Ricominciare a giocare come niente fosse? Il ministro Antonio
Di Pietro non ne vuole sentir parlare: "Grazie a Dio le
sentenze sono imminenti e il campionato comincia dopo la fine
del processo, quindi non potrà non tenerne conto". Gli fa eco
il segretario del Pdci Oliviero Diliberto: "Chi ha sbagliato
paghi. Si rispettino, sin da adesso, le sentenze dei giudici,
qualunque esse siano".
Anche il romanista doc e deputato di An Maurizio Gasparri non
plaude alla proposta di Berlusconi: "Dicono che dò sempre
ragione al Cavaliere ma stavolta, pur capendo il suo istinto,
non sono d'accordo con lui. Quando propone di riprendere il
campionato così com'é parla da tifoso, da presidente di una
squadra di calcio".
La sponda a Berlusconi la offre invece Maurizio Paniz,
deputato di Fi e primo a parlare di un atto di clemenza per
'calciopoli'. Per il presidente dello Juventus Club
Montecitorio, la proposta dell'ex premier è "preferibile anche
all'ipotesi di amnistia, perché tutelerebbe i tifosi e
permetterebbe lo svolgersi di un processo serio, con tempi
adeguati".
Durante il question time alla Camera, è tornato
sull'argomento anche il ministro della Giustizia Clemente
Mastella, per ribadire: "Non ho mai pronunciato la parola
amnistia", anche perché "non posso chiedere l'estinzione di
un reato quando non c'é stata ancora la pena".(ANSA).
Cassanate
Sempre sulla falsariga degli articoli un po' così, mi permetto di segnalare una corrispondenza di Luca Caioli da Madrid sul primo allenamento sostenuto dai Merebgues, sotto l'occhio vigile di Fabio Capello. Sul Corsera il collega menzionava l'ottimo stato di forma del campioncino barese tornato con voglia di far bene. Lo stesso giorno però, el Pais ha pubblicato un articolo diametralmente opposto sulle condizioni fisiche del gioiello di Bari vecchia. Due Pezzi a confronto. Due visioni sideralmente opposte.
Ecco el Pais.
Cassano, fuera de peso, se reencuentra con Capello
El técnico del Madrid, muy pendiente de Guti, dirige su primer entrenamiento en Valdedebas
ELEONORA GIOVIO - Madrid
EL PAÍS - Deportes - 13-07-2006
No estaban Casillas, Raúl, Cicinho, ni ningún otro jugador mundialista. Así que, en el primer entrenamiento que dirigió Fabio Capello en la ciudad deportiva, todas las miradas iban dirigidas a Antonio Cassano, a su estado físico y a su aguante después de 53 días de vacaciones. Muy pasado de peso, nunca se alejó de Baptista y, quizá influenciado por la presencia de un staff técnico todo italiano, se le olvidó el castellano. En total sólo eran 14 futbolistas de la primera plantilla, más nueve canteranos.
Ed ecco il Corrierone
Don Fabio diventa il Gladiatore
Per Capello nuovo soprannome, sorrisi e un Cassano già in forma
REAL MADRID / Invasione di giornalisti e telecamere per il primo allenamento in attesa dei reduci del Mondiale
MADRID - Tredici telecamere e 20 zoom inquadrano i campi di calcio di Valdebebas. Attendono pazienti l' immagine. Per ora c' è poco da immortalare: il verde, le porte imbiancate, il cielo coperto, il calore africano e, al fondo, gru in movimento e camion gialli che vanno e vengono spostando montagne di terra. Alle 10.40 brusio e movimenti frenetici come in un alveare che qualcuno è andato a disturbare. Partono i motori delle macchine fotografiche le cassette iniziano a girare. Fabio Capello entra in campo. È il suo primo giorno da allenatore del Real Madrid. Tutti pronti a trovare lo sguardo, il gesto, l' occhiata che vale la copertina sulla seconda èra Capello. L' uomo tanto atteso dai merengue si presenta in calzoni corti blu, maglia bianca con lo scudo del Real sul petto. Occhiali azzurri e con le braccia dietro la schiena. Affida ai suoi uomini, Massimo Neri e Santiago Lozano, i preparatori fisici, il compito di far correre i 23 giocatori, 12 della prima squadra più 8 del Castilla, il vivaio del Madrid e 3 di ritorno dai prestiti. Ci sono Woodgate ed Helguera, Guti e Diogo. E poi Antonio Cassano. Il barese è in gran forma, brillante all' orecchio, catena al collo, scarpe rosse, corre accanto a Baptista. E, quando alle 12.22 finisce l' allenamento, è il più lesto a scappare via dedicando un gran sorriso e un gesto del pollice a qualcuno, forse suo cugino, che lo sta guardando da una saletta riservata. Tonino compie 24 anni, avrà pure il diritto di andarli a festeggiare, invece che stare a sudare nella città sportiva del Real.... (...)
Ma che allenamento ha visto il Caioli? Cassano era almeno 10 chili sovrappeso.
Come si vince? Male.
Sono passati diversi giorni dalla vittoria dei nostri eroi contro i perfidi comunisti francesi, come dice Calderoli. Mi ero ripromesso di non ritornare su questo argomento. Poi ho letto un articolo-commento-motefacciovedechissoio di Francesco Merlo su Repubblica. Il tema ancora la testata di Zizou al Materazzi. Mi sono chiesto che cosa sia rimasto dei valori dello sport nel nostro paese. Poco.
Il Merlo scrive generalmente in maniera meravigliosa, ma questa volta ha cagato fuori dal secchio. So di mancare a una regola del giornalismo che impone di NON parlar male dei colleghi, ma questa volta nel mio piccolo mi ribello a questa maniera tutta italiana di giustificare le peggiori porcate. Materazzi dovrebbe essere sanzionato almeno quanto Zidane (che per me ha smesso di giocare un paio d'anni fa). Ho trascritto da Repubblica il commento di Merlo e lascio ad altri giudicare.
La testa vuota di Re Zizou
FRANCESCO MERLO
Di sicuro era meglio se stava zitto. Ha detto infatti che «la reazione è stata al di sotto della provocazione». E dunque Zidane, che ha abbattuto con una testata Materazzi, vanta ancora un credito e deve essere risarcito: ci vorrebbe adesso una bella coltellata, o un colpo di pistola, o una solenne esecuzione ordinata dalla Fifa e approvata dal sessanta per cento dei francesi. SEGUE A PAGINA 22 Insomma, Zidane sarà anche un campione, ma non c' è nulla di più "scemo" che tirare fuori la madre, la sorella e la moglie a giustificazione del proprio energumenismo. Perciò Zidane ieri sera è diventato la caricatura del delitto d' onore. E anche l' afrore selvatico, arcaico e animalesco, l' antico retaggio pastoral mediterraneo dell' onore qui è ammorbidito dall' inconsistenza, dalla mancanza dell' offesa alla donna. In questa storia infatti non ci sono donne violate ma, se è vero quel che ha raccontato Zidane, ci sono due caproni: uno che ha straparlato e l' altro che ha usato la capa, ma solo perché non aveva a portata di mano "u scannaciareddi", il lungo serramanico appuntito e tagliente che i macellai usano per sgozzare gli agnellini. Eppure, qualcosa ci è piaciuto nella pomposa intervista di Zidane, preparata e vissuta in Francia come l' annunzio del Messia. Ci diverte che ci siano rimasti male i terzomondisti, gli islamofili, quelli che, come l' organizzazione "Sos racisme" avevano letto nei movimenti labiali di Materazzi un trattato di De Gobineau. Sicuri dell' insulto etnico, avevano trasformato Zidane da colpevole autore di un gesto irresponsabile, cialtrone e volgare, da bullo dei campi calcio in un dannato della Terra oltraggiato, in un algerino aggredito dall' Oas. E in tanti erano pronti a scendere in piazza, a manifestare contro l' appropriazione indebita della coppa, contro il rigurgito fascio-razzista degli italiani, contro l' espulsione reazionaria a danno della Francia multiculturale. Al contrario dispiace, a noi che abbiamo ammirato la sua grande eleganza calcistica, che Zidane da riprovevole sia diventato anche ridicolo, da campione isterico si sia trasformato nella macchietta della lesa maestà di Francia. E difatti ieri in tv Zidane sembrava un tragicomico personaggio dei "Delitti esemplari" di Max Aub, di quelli che commettono violenza per futili motivi e ti fanno rimanere senza parole per la gratuità assoluta e per la totale mancanza di ragioni, per la banalità del gesto collerico, furiosamente vestita di saperi dai giornalisti e dagli intellettuali e recitata da Zidane con una gravità da maschione : «Mi tirava la maglietta», «non era la prima volta che mi insultava», «ci sono frasi che fanno più male di un cazzotto»~. Sembrava di sentire le lagnosie infantili collodiane: «Mi metteva gli ossi delle ciliege nella tasca», «afferrava le mosche e me le gettava nell' orecchio», «mi allargava il buco del grembiule». Perciò questa intervista, che ha aggiunto oltraggio a oltraggio, ci toglie l' ultimo dubbio: Zidane non merita il titolo di miglior calciatore dei mondiali, che dovrebbe essere assegnato al più corretto e al più leale. Meriterebbe invece di essere affidato ai servizi sociali, per accelerarne la crescita e stimolarne la maturazione. L' intervista del resto arriva a conclusione di una campagna nazionale francese che mira a rovesciare il fatto e, paradossalmente, a rendere reversibile la storia di questo mondiale. Istintivamente, come fosse un pensiero unico, già all' indomani della sconfitta, gran parte della stampa parigina aveva cominciato a costruire attorno a Zidane un eccentrico mondo di serissima mistificazione, con l' idea del generoso ma duro "marsigliese" che reagisce all' offesa del piccolo provocatore di professione, un personaggio dei romanzi di Izzo, un eroe che applica un codice d' onore brutale ma virile contro tutti i cagnacci spregevoli come quell' italiano. è una sorta di leghismo rovesciato che capovolge anche l' ovvietà, perché trasforma le cose nel loro contrario. Chi infatti dovrebbe starsene nascosto, a morire di vergogna, è Zidane e non certo Materazzi. Alla fine l' intervista ha solo confermato che non ci sono attenuanti per Zidane, che non c' è provocazione che giustifichi una violenza fisica premeditata, vale a dire il contrario dello sport: la slealtà combinata con la ferocia. Ed è un peccato che dopo essersi comportato come un casseur di banlieue (recidivo), Zidane abbia esibito in tv anche lo status di stella impunita, di homme-France che pensa di godere dell' immunità come un qualsiasi parlamentare italiano. D' altra parte l' intervista, con quel suo affannoso cercare attenuanti, dimostra anche che chi l' ha premiato l' ha fatta ancora più grossa. Nessuno ha dato la palma del miglior calciatore a Maradona dopo che ha segnato il gol con la mano, e nessuno ha celebrato Totti dopo il suo famigerato sputo all' avversario danese. Capita infatti che i giocatori si comportino da teppisti, ma è grave che al teppismo di Zidane si vogliano trovare delle ragioni. Insomma per giustificare un premio ingiustificabile, ci si è messi a pesare il banalissimo insulto di Materazzi: la famiglia, la sorella, la mamma~ L' intera intervista è stata orchestrata come una legittima rivincita su una partita di calcio perduta sul campo. E purtroppo la grande Francia, la nostra amata Francia con questa difesa a oltranza di un teppista mette a rischio la sua proverbiale eleganza. Sembra infatti la Francia antipatica e supponente dei pregiudizi e delle barzellette: vi immaginate Voltaire che giustifica o solo nasconde con le attenuanti un comportamento arrogante e violento? Ma c' è di più. L' intervista vale un' altra testata. Non c' è peggio di chi prima ti offende fisicamente e poi, per giunta, ti vuole spiegare perché l' ha fatto; prima ti colpisce e poi ti dà anche del cretino perché tu non hai capito le sue ragioni. No, non era adesso in tv che Zidane avrebbe dovuto trovare le parole ma sul campo, e rispondere, come fanno tutti, all' insulto con l' insulto, invece di usare la testa come un pitbull usa le fauci. Ancora: subito dopo la partita, Zidane avrebbe potuto chiedere scusa a tutti i tifosi, cercare l' avversario aggredito e magari invitarlo a passeggiare con lui sugli Champs-élisées, per mostrare a tutti che si può perdere la testa ma anche ritrovarla, e che i colpi proibiti, gli eccessi, le oltranze, insomma il coup de sang finisce quando finisce il gioco. Durante una partita, quando c' è il contatto fisico, l' insulto alle mogli e alle sorelle è scontato, anche se nessuno conosce davvero le mogli e le sorelle dei giocatori o degli arbitri che mai si ritengono offese, mai si ribellano, mai querelano. E negli stadi vengono esibiti striscioni nei quali "il cornuto" è addirittura elevato ad arte popolare. E comunque nessun insulto giustifica l' aggressione all' avversario indifeso, l' attacco di sorpresa e di nascosto. Tolgano dunque a Zidane il premio di migliore giocatore del mondiale e lo consegnino con tante scuse a Buffon o a Cannavaro, alle cui caviglie Zidane neppure arriva (è un insulto? speriamo che, se ci incontra, Zidane non ci rifili una testata).
mercoledì, luglio 12, 2006
Labiali
Ricostruzioni su cosa possa aver detto Materazzi a Zidane per farlo imbestialire così
«Verresti a giocare nell'Inter?» (Blog)
«Sei un terrorista islamico» (Sos Racism)
«Zizou, te le devo proprio dire: tua moglie ha un Kalashnikov tatuato sulla chiappa destra» (Il Foglio)
«Zizou, dopo la partita mi presti lo shampoo?» (Blog)
«Ma Moggi non t'aveva detto di sbagliarlo, il rigore?» (La Stampa)
«Tua sorella è una puttana» (Tv Globo)
«Sei il figlio di una puttana terrorista» (The Times)
«Guarda Zizou che quando Sartre propone di restaurare la dialettizzazione intersoggettiva resuscitando la libertà che, pur non essendo mai scomparsa come condizione dell'agire individuale, è divenuta il modo nel quale l'uomo alienato deve vivere a perpetuità il suo carcere e finalmente la sola maniera che egli abbia di scoprire la necessità delle sue alienazioni e delle sue impotenze, secondo me non ha capito una mazza» (Blog)
«Ma che rigori..Facciamo testa o croce..» (Blog)
«A Zidanne, ridacce la Monnalisa» (Blog)
«Sei uno sporco arabo» (Francesco Cossiga)
«Sei figlio di un Harkis» (Mokhtarr Addad Zidane, cugino del calciatore. N.B: un Harkis, ai tempi della Battaglia di Algeri, era un collaborazionista dei francesi)
«La maglietta preferisco toglierla a tua moglie» (Fonte citata dall'Agi)
«Sì, sì sei un fenomeno» ( International Herald Tribune)
martedì, luglio 11, 2006
Purga
La terapia è cominciata. O almeno una prima somministrazione di quel vaccino citato dal presidente della Rai, Claudio Petruccioli, all'indomani dello scandalo "Vallettopoli". Quando aveva fatto notare che il "malcostume" dell'azienda è "un'infezione che viene dall'esterno", che il sintomo è "quando una donna sta sul trespolo per un'ora in trasmissione senza dire niente", che il dovere delle istituzioni è "rendere l'organismo inattaccabile dal virus". Per farla breve, dalla prossima stagione tv, saranno banditi dai programmi Rai quei personaggi che, direttamente o indirettamente, hanno danneggiato la reputazione e l'immagine dell'azienda. Una "lista nera", anticipata dal settimanale Gente, con 28 nomi, coloro che si sono distinti, nei mesi passati, per atteggiamenti tutt'altro che consoni allo spirito del servizio pubblico.
A cominciare da Elisabetta Gregoraci. Vittima sacrificale dello scandalo "Vallettopoli" che ha coinvolto anche il portavoce di An, Salvatore Sottile, la 26enne soubrette di Soverato, attualmente fidanzata di Flavio Briatore, già rimossa dalla conduzione di una sfilata di moda estiva, sarebbe stata anche esclusa dal cast della quarta edizione dell'Isola dei famosi. Fra le chiacchiere in circolazione, anche quella che, per prestarsi al ruolo di "naufraga", avrebbe percepito qualcosa come un milione di euro.
Isola negata anche a Cristiano Malgioglio, il paroliere e intrattenitore amico di molte della ragazze in transito tra Farnesina, Rai e Palazzo Chigi. Lui, però, pare che si fosse addirittura autocandidato per partecipare al reality. Con un certo disappunto da parte di Giorgio Gori, leader della Magnolia che produce lo show.
- il Cristiano in versione banzai. Forse presagiva lo scandalo? -
Il ponte levatoio che permette l'accesso a viale Mazzini non si solleva solo per chi ha avuto a che fare con lo scandalo delle intercettazioni. Nella lista, anche personaggi che già hanno dato prova della loro inclinazione al disturbo. Tipo la coppia Antonio "er mutanda" Zequila e il vigoroso Adriano Pappalardo, già radiati lo scorso inverno da Fabrizio Del Noce dopo la rissa in diretta a Domenica In, che costò anche a Mara Venier, rea di non essere stata in grado di sedare la bagarre, una puntata di sospensione.
E sempre per aver alzato un po' troppo la voce, cartellino rosso pure per Carmen Di Pietro (che tuttavia continua a dispensare perle di saggezza, ospite di programmi come L'Italia sul Due - Estate) e per Antonella Elia, che dopo il "blobbatissimo" scambio di pizzoni con Aida Yespica sulla spiaggia dell'Isola dei famosi, aveva di nuovo dato prova di scarso autocontrollo a Domenica In, producendosi in un acceso dibattito con Marina Ripa di Meana ("sei una vecchia" diceva la Elia, "Sei una squinzia di quartiere" replicava l'altra").
Che Del Noce abbia fatto fuori la Venier da Domenica In, è cosa nota, così come si sa che la conduttrice s'è sposata e che trascorrerà i prossimi due anni lontano dalla tv, in giro per il mondo col suo amato Nicola Carraro. Al suo posto, come annunciato dallo stesso direttore di RaiUno, una tripla conduzione femminile affidata a Lorena Bianchetti, Gabriella Germani e Luisa Corna.
Ma sembra che Del Noce avrebbe fortemente desiderato, al posto della Venier, Caterina Balivo, in virtù dell'affetto che lega il direttore di RaiUno alla giovane fidanzata di Nicola Maccanico, figlio di Antonio, già ministro delle Telecomunicazioni. Invece la Balivo resta a Festa italiana, traino di La vita in diretta, punta di diamante del pomeriggio di RaiUno.
A cominciare da Elisabetta Gregoraci. Vittima sacrificale dello scandalo "Vallettopoli" che ha coinvolto anche il portavoce di An, Salvatore Sottile, la 26enne soubrette di Soverato, attualmente fidanzata di Flavio Briatore, già rimossa dalla conduzione di una sfilata di moda estiva, sarebbe stata anche esclusa dal cast della quarta edizione dell'Isola dei famosi. Fra le chiacchiere in circolazione, anche quella che, per prestarsi al ruolo di "naufraga", avrebbe percepito qualcosa come un milione di euro.
Isola negata anche a Cristiano Malgioglio, il paroliere e intrattenitore amico di molte della ragazze in transito tra Farnesina, Rai e Palazzo Chigi. Lui, però, pare che si fosse addirittura autocandidato per partecipare al reality. Con un certo disappunto da parte di Giorgio Gori, leader della Magnolia che produce lo show.
- il Cristiano in versione banzai. Forse presagiva lo scandalo? -
Il ponte levatoio che permette l'accesso a viale Mazzini non si solleva solo per chi ha avuto a che fare con lo scandalo delle intercettazioni. Nella lista, anche personaggi che già hanno dato prova della loro inclinazione al disturbo. Tipo la coppia Antonio "er mutanda" Zequila e il vigoroso Adriano Pappalardo, già radiati lo scorso inverno da Fabrizio Del Noce dopo la rissa in diretta a Domenica In, che costò anche a Mara Venier, rea di non essere stata in grado di sedare la bagarre, una puntata di sospensione.
E sempre per aver alzato un po' troppo la voce, cartellino rosso pure per Carmen Di Pietro (che tuttavia continua a dispensare perle di saggezza, ospite di programmi come L'Italia sul Due - Estate) e per Antonella Elia, che dopo il "blobbatissimo" scambio di pizzoni con Aida Yespica sulla spiaggia dell'Isola dei famosi, aveva di nuovo dato prova di scarso autocontrollo a Domenica In, producendosi in un acceso dibattito con Marina Ripa di Meana ("sei una vecchia" diceva la Elia, "Sei una squinzia di quartiere" replicava l'altra").
Che Del Noce abbia fatto fuori la Venier da Domenica In, è cosa nota, così come si sa che la conduttrice s'è sposata e che trascorrerà i prossimi due anni lontano dalla tv, in giro per il mondo col suo amato Nicola Carraro. Al suo posto, come annunciato dallo stesso direttore di RaiUno, una tripla conduzione femminile affidata a Lorena Bianchetti, Gabriella Germani e Luisa Corna.
Ma sembra che Del Noce avrebbe fortemente desiderato, al posto della Venier, Caterina Balivo, in virtù dell'affetto che lega il direttore di RaiUno alla giovane fidanzata di Nicola Maccanico, figlio di Antonio, già ministro delle Telecomunicazioni. Invece la Balivo resta a Festa italiana, traino di La vita in diretta, punta di diamante del pomeriggio di RaiUno.
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